Pensioni

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Le ipotesi sostenute dalla minoranza dem chiedono il sostanziale ripristino della possibilità di accedere alla pensione in un'età compresa tra 60 e 62 anni unitamente ad un requisito contributivo.

Kamsin "Con il via libera delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato alla nomina di Tito Boeri alla guida dell'Inps ci attendiamo proposte concrete da parte del Governo per modificare la legge Fornero". A dirlo è Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati.  "E' innegabile che il sistema così non va e che sono necessari diversi aggiustamenti". 

“In primo luogo, l’eccessivo innalzamento dell’eta’ pensionabile, oltre i 67 anni, frena l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. In secondo luogo – continua -  il problema dei cosiddetti esodati, che non e’ ancora concluso nonostante il fatto che con sei salvaguardie si sia risolta positivamente la situazione  di oltre 170.000 lavoratori, impone una correzione al sistema pensionistico. Le nostre proposte sono note: l’introduzione di un criterio di flessibilita’ a partire dai 62 anni di eta’ con 35 di contributi per consentire l’accesso alla pensione, oppure l’adozione di “Quota 100″. Si tratta di proposte che risolverebbero strutturalmente il problema”.

"La Quota 100, sarebbe uno strumento di forte flessibilità del sistema - ricorda Damiano - perchè consentirebbe l'ingresso alla pensione già con 60 anni e 40 anni di contributi oppure con requisiti contributivi minori in cambio di un'età maggiore. Le combinazioni possibili sono tante proprio come sono eterogenee le condizioni di ciascun lavoratore". 

"Bisogna considerare che nella vecchia normativa si richiedevano 61 anni e una quota 97 ma c'era un'attesa di altri 12 mesi che di fatto allungava i tempi di pensionamento". 

"Qualsiasi proposta si scelga deve comunque restare ferma la possibilità di accedere alla pensione, indipendentemente dall'età anagrafica, con 41 anni di contributi (sia per uomini che per donne, ndr) e senza l'applicazione di penalizzazioni, perchè chi ha lavorato una vita intera non deve vedersi ridursi l'assegno".

“E' quindi necessario che si apra un confronto serio sulla questione. Poletti ha indicato che dopo il 20 Febbraio si inizierà a riflettere. Sarebbe ora" conclude Damiano

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Il Comitato esprime amarezza per l'ennesima bocciatura dell'emendamento presentato da Sel al decreto legge milleproroghe che avrebbe risolto per via legislativa il problema.

Kamsin Il Comitato Opzione Donna guidato da Daniella Maroni si prepara alla class action contro l'inps. L'obiettivo è ottenere l'annullamento, per via giurisdizionale, delle due Circolari del 2012 (la 35 e la 37 del 14 Marzo 2012) che impediscono alle lavoratrici di accedere alla pensione con 57 anni e 35 anni di contributi se maturati entro il 31.12.2015 come recita l'articolo 1, comma 9 della legge 243/04. 

La vicenda è nota da tempo. L'Inps con le predette circolari ha indicato che la data di dicembre 2015 va intesa come termine entro cui deve essere maturata la decorrenza della prestazione pensionistica, cioè comprensiva della finestra mobile di 12 mesi (18 per le autonome) e della speranza di vita Istat. La conseguenza è che i requisiti anagrafici e contributivi vanno raggiunti con un anno di anticipo, almeno, rispetto alla scadenza originariamente prevista.

Una condizione che, di fatto, accorcia occultamente ed indebitamente i termini per la fruizione del regime sperimentale, una strada riscoperta in questi anni da un numero sempre maggiore di lavoratrici per anticipare l'uscita in barba alle regole fornero che chiedono 66 anni e 3 mesi nel pubblico e 63 anni e 9 mesi nel privato, oppure 41 anni e mezzo di contributi. L'anticipo però costa parecchio. L'assegno infatti viene calcolato con il sistema totalmente contributivo e quindi si deve mettere in conto una perdita di almeno un quarto dell'importo che sarebbe stato conseguito con le regole del sistema misto. Insomma nessun regalo.

La querelle va avanti ormai da anni. Lo scorso 22 Ottobre il Comitato ha diffidato l'Inps a rivedere le due circolari (la 35 per il comparto privato; la 37 per il comparto pubblico) entro 90 giorni. Il termine è spirato inutilmente il 3 Febbraio senza sostanziali passi avanti. 

In settimana è caduta poi anche la proposta di Sel di estendere l'opzione donna sino al 31 dicembre 2016 tramite un emendamento al decreto legge milleproroghe, una modifica che avrebbe risolto la questione, indirettamente, anche con riguardo alle lavoratrici in parola.

Class Action piu' vicina. Data l'impasse dal Comitato si stanno preparando a raccogliere le firme per l'adesione alla class action, un'azione che è stata avallata nei mesi scorsi anche dagli Onorevoli Gnecchi e Damiano (Pd). Il Comitato avrà, infatti, un anno di tempo per presentare un ricorso collettivo al Tar del Lazio per ottenere la rimozione in via giurisdizionale delle Circolari. L'azione, precisano, sarà aperta a chiunque abbia un interesse con le stesse caratteristiche di quello delle ricorrenti (c'è un bacino di 6mila lavoratrici potenziali aderenti, stimano dal Comitato) che dunque potranno unirsi all'azione collettiva sino a 20 giorni prima della fissazione dell'udienza preliminare al Tar del Lazio.

La speranza del Comitato è tuttavia che l'Inps, sotto la guida del nuovo Presidente Tito Boeri, con un atto di autotutela amministrativa, revochi le predette circolari prima dell'avvio del ricorso giurisdizionale al fine di evitare un lungo e complesso contenzioso.

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Zedde

Dal Governo parere positivo all'emendamento che consente il prepensionamento e la mobilità dei dipendenti civili delle Croce Rossa in esubero. Partita rinviata sui minimi dei professionisti. Stop alla proroga dell'opzione donna.

Kamsin Tutto rimandato sulla revisione delle aliquote nella gestione separata. L'esame di ieri in Commissione Bilancio a Montecitorio sugli emendamenti al decreto legge milleproroghe segna ancora una volta il passo. Le proposte emendative dei vari gruppi parlamentari sono state accantonate in attesa che il Governo indichi la strada da seguire. Arriva lo stop invece alla proposta Sel di prorogare il regime sperimentale donna fino al 2016: il presidente della Commissione Paolo Sisto, stante la contrarietà dell'esecutivo ha invitato i deputati firmatari al ritiro dell'emendamento esprimendo altrimenti parere contrario alla misura.

Passano invece due emendamenti che garantiscono ai dipendenti civili della Croce Rossa in eccedenza o in esubero lo stesso trattamento previsto per quelli delle province indicato dalla legge di stabilità 2015. La misura consentirà il prepensionamento di coloro che, dichiarati in esubero, maturano la decorrenza della pensione, con la vecchia normativa, entro il 31 dicembre 2016; mentre gli altri saranno posti in mobilità obbligatoria e volontaria verso Regioni, Comuni e amministrazioni pubbliche.

Tra le altre misure approvate in Commissione c'è il rinvio del calendario della dichiarazione precompilata: slitta al 30 settembre prossimo il termine del 31 gennaio 2015 entro cui i Caf avrebbero dovuto inviare al Fisco la relazione tecnica con le garanzie di idoneità tecnico-organizzativa del centro anche in relazione ai loro dipendenti, alla loro formazione nonché ai sistemi di controllo interno sulla correttezza dell'attività svolta. Sempre in tema di precompilata slitta di un anno anche il triennio di riferimento delle dichiarazioni trasmesse dai Caf (ora diventa 2016, 2017 e 2018) su cui calcolare il requisito per essere autorizzati all'attività di assistenza fiscale. Via libera anche al posticipo al 2017 dell'entrata in vigore della riforma dell'esame di abilitazione degli avvocati, e del prolungamento da 4 a 6 anni della durata complessiva degli assegni di ricerca (rinnovi compresi).

Per quanto riguarda i tempi l'obiettivo resta quello di concludere l'esame del testo in commissione al più tardi nel week end  febbraio per trasmettere il 16 il provvedimento in Aula e garantire il primo via libera della Camera non oltre il 20 di questo mese.

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E’ da diverse settimane che il ministro Giuliano Poletti interviene sulla previdenza e non riusciamo a comprendere se si tratti di una ‘excusatio non petita’ o del vero desiderio di porre mano ad un riesame dell’ultima legislazione”. Kamsin E' quanto dichiara il dirigente confederale dell’Ugl, Nazzareno Mollicone, che commenta un post su Facebook del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, spiegando che “più di una volta è tornato sui problemi creati dalla legge Fornero, e questa intensità di dichiarazioni avviene stranamente dopo la bocciatura del referendum proposto proprio contro questa riforma delle pensioni”.

Nel mentre si stringono i tempi per i decreti attuativi del Jobs act: il 20 febbraio ha annunciato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti arriverà in Consiglio dei ministri la normativa di revisione delle tipologie contrattuali, il cosiddetto «codice dei contratti» che dovrebbe prevedere il «superamento» delle collaborazioni, anche se l'obiettivo resta quello di ridurre la precarietà senza far aumentare il lavoro nero.

Secondo l'Ugl dopo questa data "si deve quindi intavolare una discussione seria sulla Riforma delle Pensioni. Ci auspichiamo che si apra finalmente un serio tavolo di confronto con le Parti Sociali per esaminare tutti i problemi della previdenza, che non sono solo quelli provocati dalla Fornero”.  L'occasione - secondo l'Ugl - sarà fornita con la presentazione del piano di Riforma della governance dell'Inps".

Del resto, in settimana la Commissione lavoro del Senato ha dato parere positivo alla nomina di Tito Boeri alla presidenza dell'Istituto e a questo punto si stringono i tempi per il passaggio di consegne con Tiziano Treu (manca solo il passaggio al Cdm e il decreto del nuovo presidente della Repubblica). Non è invece ancora sciolto il nodo del direttore generale. Il mandato dell'attuale direttore, Mauro Nori è scaduto a fine dicembre e al momento è in prorogatio fino al 15 febbraio. È probabile che arrivi una conferma con un clausola di scadenza al momento dell'approvazione della nuova governance.

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E' l'effetto del meccanismo di rivalutazione delle pensioni che, nel 2014, ha avuto un effetto negativo dovuto al fatto che l'inflazione l'anno scorso è stata più bassa di quanto stimato.

Kamsin In attesa dei correttivi da apportare alla legge Fornero, così come ricordato di recente dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, è possibile fare il punto delle misure che interesseranno non solo chi è già in pensione ma anche chi è in procinto di andarci. Purtroppo gli effetti delle norme, alcune delle quali contenute nella legge di Stabilità, non sono tutti positivi.

Proprio in questi giorni, i pensionati hanno constatato che l'assegno di gennaio è più basso di quello di dicembre in virtù di una nuova trattenuta denominata «conguaglio pensione da rinnovo». Si tratta degli effetti automatici del meccanismo di rivalutazione delle pensioni che, nel 2014, ha avuto un effetto negativo dovuto al fatto che l'inflazione l'anno scorso è stata più bassa di quanto stimato. Mediamente, saranno "trattenuti" 12 euro per ogni mille euro di pensione. La trattenuta riguarderà i mesi di gennaio e febbraio mentre, da marzo, gli assegni torneranno di poco a crescere per effetto della rivalutazione provvisoria prevista per il 2015.

Per il triennio 2014-2016, è stato introdotto un diverso sistema di calcolo per rivalutare gli assegni previdenziali. Per il 2015, gli assegni fino a tre volte il minimo (1.502,64 euro) avranno un incremento dello 0,30%. Quelli compresi tra tre e quattro volte il minimo saranno rivalutati dello 0,285% mentre gli importi superiori fino a 2.504,4 euro subiranno un incremento dello 0,225%. Sarà invece dello 0,150% l'aumento per gli assegni tra i 2.504,40 e i 3.005,28 euro per poi scendere allo 0,135% per le pensioni oltre 6 volte il minimo.

La trattenuta Gli assegni di gennaio e febbraio, però, saranno colpiti dalla trattenuta generata dalla differenza emersa tra l'inflazione programmata e quella realmente calcolata a fine anno. I più colpiti saranno coloro che hanno una pensione superiore a 6 volte il minimo (61,88 euro annui) mentre la cifra scende a 6,50 euro per chi ha il trattamento minimo.

Stop penalizzazioni E' una delle novità introdotte dalla Stabilità approvata a dicembre. Per i lavoratori che accederanno alla pensione dal 1° gennaio 2015, e che matureranno i requisiti di anzianità contributiva la fine del 2017, sono bloccate le penalità nel caso in cui si lascia il lavoro con meno di 62 anni.

Le penalità bloccate sono dell'1 % per ogni anno di anticipo rispetto ai 62 anni e del 2% per ogni ulteriore anno di anticipo rispetto ai 60. Resta, invece, ancora da comprendere se gli assegni già decurtati potranno essere "depenalizzati" a partire dal 1° gennaio 2015 su apposita domanda del pensionato. Sul punto si attende un chiarimento da parte dell'Inps entro Marzo.

Contributo di solidarietà Anche per quest'anno, e fino al 2016, resterà in vigore il cosiddetto "contributo di solidarietà" sulle pensioni alte. Per quanto riguarda le pensioni che vanno da 7.003 a 10.047 euro, il prelievo sarà del 6%. Sale al 12%, invece, per tutti gli assegni inseriti nella fascia 10.047-15.071 mentre si arriva fino al 18% per tutte le pensioni superiori ai 15.071 euro.

Incremento dei requisiti di accesso alla pensione. Lo scorso 30 dicembre, è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto che porta in avanti di ulteriori quattro mesi le speranze di vita media. Questo inciderà, a partire dal 2016, con l'età che bisognerà raggiungere per ottenere il trattamento pensionistico. Dall'anno prossimo, per le pensioni anticipate saranno necessari 42 anni e dieci mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, mentre per quelle di vecchiaia saranno necessari 66 anni e 7 mesi di età.

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A cura di Paolo Ferri, Acli Italiane

Il sindacato della Cgil che rappresenta i lavoratori del comparto della scuola e del pubblico impiego presenta 5 punti al Governo per riformare la Legge Fornero.

Kamsin "La riforma Fornero ha profondamente modificato il nostro sistema previdenziale intervenendo su procedure e diritti che si ritenevano consolidati e mettendo a dura prova le legittime aspettative e progetti che dopo una vita di lavoro si pensa di poter realizzare". E' quanto si legge in una nota diffusa dalla FLC Cgil, il ramo del sindacato guidato dalla Camusso che rappresenta i lavoratori della scuola e del pubblico impiego.

"L’età di accesso alla pensione - ricordano dal sindacato - si è “allungata” per contenere il costo della previdenza pubblica, impedendo così ai giovani l’ingresso nel mercato del lavoro in una età utile per maturare un adeguato assegno pensionistico".

Il sindacato mette dunque all'ordine del giorno almeno 5 punti per rivedere la legge Fornero. In primis c'è il ripristino della flessibilità in uscita, con un minimo di 60 anni di età, cioè il sostanziale ritorno alla vecchia pensione di anzianità, cancellata dal 2012 dalla legge Fornero. La misura è accompagnata dal ripristino dell'uscita con 40 anni di contributi, sia per uomini che per donne, indipendentemente dall'età anagrafica sempre come prevedeva la vecchia normativa.

In terzo luogo il sindacato chiede l'abolizione dell'aggancio dei requisiti per la pensione alla speranza di vita, un innalzamento "ingiusto e punitivo" che già dal 2016 porterà un incremento di 4 mesi di tutti i requisiti di accesso alla prestazioni a carico dell'AGO.

Fari accesi ancora sulla questione dei quota 96 della scuola per i quali "è necessaria una doverosa soluzione". La vicenda riguarda i lavoratori della scuola che hanno maturato il diritto al pensionamento con i vecchi requisiti nell’agosto del 2012. "La politica a tutt’oggi - sottolineano dal sindacato - non vuole dare risposta ai loro appelli, non per un motivo economico (ormai il loro numero è ampiamente scemato), ma perché non si vuole aprire un varco in una legge ingiusta che ha colpito i diritti di molte categorie di lavoratori, in spregio delle norme legislative e contrattuali".

La nota sindacale chiede, infine, di "introdurre sistemi di tutela che salvaguardino gli importi pensionistici delle vite lavorative discontinue e con scarsa contribuzione" con un chiaro riferimento all'innalzamento delle pensioni minime e all'estensione dell'integrazione al trattamento minimo anche delle prestazioni erogate con il sistema contributivo. 

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