
Pensioni
Pensioni, Poletti chiarirà quanti sono i non salvaguardati sino al 2018
L'interrogazione al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti intende acclarare il numero degli esclusi dalle salvaguardie per predisporre un apposito intervento legislativo.
Kamsin Si svolgerà Venerdì prossimo in Commissione Lavoro presso la Camera dei Deputati l'interrogazione a risposta scritta (5-05234) sollevata da Maria Luisa Gnecchi (Pd) al Ministro del lavoro e delle politiche sociali volta a conoscere quanti siano i lavoratori non ancora salvaguardati, che hanno sottoscritto accordi individuali di esodo ante 31 dicembre 2011 con le aziende Poste, Enel, Eni, Telecom e quale sia la relativa data di accesso alla pensione con previgenti requisiti.
L'onorevole ricorda, infatti, che nonostante ad oggi si sia pervenuti ad approvare il sesto provvedimento di salvaguardia che prevede per questa tipologia la decorrenza del trattamento pensionistico entro il 6 gennaio 2016, risulta, "dalle segnalazioni che pervengono dai lavoratori interessati, che permangono accordi di esodo individuale, stipulati sempre entro il 31 dicembre 2011, che prevedono l'accesso al pensionamento ben oltre l'anno 2018".
"E' certamento comportamento "discutibile" che un datore di lavoro pubblico sottoponga un accordo di esodo individuale al proprio dipendente nel 2011, per raggiungere il pensionamento, ben oltre 10 anni dalla stipula dell'accordo stesso; e diventa parimenti difficile per il legislatore valutare gli interventi relativi alle salvaguardie quando non si è a conoscenza della portata del fenomeno sopra descritto".
L'obiettivo dell'interrogazione, sostengono i firmatari, è volto a meglio delineare i contorni dei lavoratori rimasti esclusi dalle tutele al fine di predisporre un ulteriore intervento in materia di salvaguardia pensionistica.
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Pensioni, il 99% degli assegni dei telefonici è piu' generoso dei contributi versati
Il 99% delle pensioni erogate ai telefonici in pagamento nel 2015 subirebbe una riduzione se gli assegni venissero calcolati con il metodo contributivo.
Pensioni, Poletti: valutiamo le misure per accorpare i pagamenti al 1° del mese
Il termine per il pagamento delle doppie pensioni potrebbe essere spostato al primo di ogni mese invece che al 10 per evitare di creare disagio nei pensionati.
Kamsin Il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, è cauto sulla possibilità di spostare al primo del mese il pagamento delle pensioni per i titolari di doppia prestazione erogate dalla previdenza pubblica già a partire dal 1° giugno. L'ipotesi, rilanciata dal presidente dell'Inps, Tito Boeri, e condivisa dai sindacati, "è presa in considerazione dal Governo ma al momento attuale, ricorda il ministro, la normativa attuale non prevede tale misura".
"Abbiamo una norma nella legge di stabilità (articolo 1, comma 302 della legge 190/2014, ndr), che reca l'accorpamento al 10 mese del pagamento delle pensioni, degli assegni, delle pensioni e delle indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili, nonché delle rendite vitalizie (Inail) per i titolari di piu' trattamenti dei pensionati titolari. Questa norma, che riguarda solo i titolari di doppie pensioni, però è stata congelata "per non creare danno ai pensionati" ha detto Poletti.
"E' un tema quindi che ha bisogno di un intervento normativo, vedremo anche i veicoli normativi che ci consentono di farlo, sempre che non sia possibile farlo attraverso un atto amministrativo, stiamo valutando anche questo" ha concluso Poletti.
Boeri, spero dl per assegni primo del mese da giugno - L'unificazione per l'erogazione degli assegni il primo del mese invece che il 10 (circa due milioni le persone interessate) potrebbe arrivare già a giugno. Se lo augura il presidente dell'Inps Tito Boeri sottolineando che a breve dovrebbe arrivare su questa unificazione un decreto legge. Boeri ha ricordato che al momento per chi la doppia pensione è previsto che l'erogazione sia il 10 di ogni mese. "Ma per queste famiglie dieci giorni di ritardo sono un problema serio".
"Stiamo lavorando a tappe forzate con le banche e le poste - ha spiegato Boeri nel corso di un briefing sull'operazione 'La mia pensione' - per anticipare il pagamento delle pensioni al primo del mese". Boeri ha sottolineato che l'operazione significa per l'Inps avere maggiori spese in termini di interessi ma che è in corso una trattativa per una riduzione del costo unitario dei bonifici. "E' un'operazione neutra per le banche e per lo Stato - ha detto - che va a vantaggio dei pensionati".
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Zedde
Pensioni, il ricalcolo degli assegni penalizza solo le pensioni d'oro
L’importo della pensione non può eccedere quanto sarebbe stato erogato applicando il calcolo interamente retributivo per tutte le anzianità contributive maturate dall’assicurato.
Kamsin Ricalcolo piu' soft per gli assegni di coloro che hanno almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. La Circolare Inps 74/2015 chiarisce, infatti, che dovrà essere messo in pagamento l'importo minore tra la cifra determinata con il sistema di calcolo vigente (cioè retributivo sino al 2011 e contributivo pro rata dal 1° gennaio 2012) e quella determinata applicando il calcolo interamente retributivo per tutte le anzianità contributive maturate dall’assicurato.
Ma l'assegno determinato con questa seconda modalità di calcolo sarà tuttavia meno penalizzante rispetto a quanto si riteneva all'indomani dell'approvazione della misura. Infatti da un lato l'Inps precisa che potranno essere valorizzate con l'aliquota di rendimento prevista con il sistema retributivo (2% e poi mano mano decrescente al crescere dell’importo della stessa retribuzione pensionabile) anche le anzianità contributive eccedenti i 40 anni di contributi (superando il concetto di massima anzianità contributiva); dall'altro l'istituto indica che possono essere valorizzati tutti i periodi lavorativi accreditati compresi quelli eventualmente maturati dalla data di conseguimento del diritto a quella di effettiva corresponsione della pensione.
Insomma per confrontare l'importo dell'assegno in essere si utilizzerà un calcolo retributivo diverso da quello in vigore fino al 31 dicembre 2011 e piu' favorevole potendosi derogare al limite massimo di anzianità contributiva valorizzabile. Rimarranno invece inalterati i criteri per la determinazione della retribuzione pensionabile e delle aliquote di rendimento per la generalità dei lavoratori che com'è noto decrescono al crescere dell’importo della stessa retribuzione pensionabile.
L'Inps, come indicato, metterà in pagamento l’importo minore determinato dal raffronto fra i due sistemi di calcolo.
Gli effetti - I lavoratori maggiormente colpiti dall'innovazione, cioè quelli per i quali l'importo del trattamento determinato attraverso il secondo sistema di calcolo è inferiore a quello attualmente vigente, sono coloro che cessano con un'anzianità anagrafica superiore all'età prevista per la pensione di vecchiaia (cioè oltre i 66 anni e 3 mesi) e con retribuzioni medie superiori a circa 46mila euro annui, cioè superiori al tetto pensionabile vigente nel sistema retributivo.
Costoro, infatti, non avendo nessun massimale sulle retribuzioni, riescono a valorizzare, con il sistema contributivo, l'intera cifra sulla terza quota di pensione (quota C) ottenendo, quindi una prestazione superiore a quella determinata con il secondo sistema di calcolo grazie anche all'attivazione di coefficienti di trasformazione piu' succulenti perchè calcolati sino al 70° anno di età.
Il perimetro di applicazione del taglio risulta quindi interessare potenzialmente soprattutto i professori universitari, i dirigenti, i medici, i magistrati e alti funzionari delle forze militari o dello stato (i cd. grand commis) che com'è noto possono restare in servizio sino a 70-75 anni sfruttando retribuzioni medie lorde ben superiori ai 100mila euro; mentre non dovrebbero sussistere effetti negativi per i lavoratori con retribuzioni medio-basse che magari si trattengono oltre il 40° anno di versamenti sul posto di lavoro. Cio' in virtu' proprio del superamento del concetto di massima anzianità contributiva che, altrimenti, avrebbe costituito un ulteriore limite alla crescita degli assegni nel sistema retributivo determinando la spiacevole conseguenza di travolgere anche gli assegni di importi bassi.
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Riforma Pensioni, Damiano: si fa sempre piu' strada l'ipotesi flessibilità in uscita
L’idea di introdurre un criterio di flessibilita’ nel sistema pensionistico si fa sempre piu’ strada: oltre a Poletti e Boeri abbiamo le dichiarazioni di Gutgeld, consigliere economico di Renzi, e dell’ex ministro Fornero, che hanno sostenuto che si puo’ ‘rendere l’eta’ pensionabile piu’ flessibile, a condizione che chi si ritira prima prenda di meno’”. Kamsin Lo dichiara in una nota Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera. “Sul merito – prosegue – possiamo avere delle differenze, ma non c’e’ dubbio che l’idea della flessibilita’ e’ quella giusta. In Commissione lavoro della Camera è ripresa la discussione sulle correzioni al sistema pensionistico e decideremo di avere in audizione, accanto alle parti sociali, anche il ministro del Lavoro ed il Presidente dell’INPS”.
“Sul tavolo – prosegue Damiano – c’e’ la proposta del PD: poter scegliere di andare in pensione a partire dai 62 anni con 35 anni di contributi e con una penalizzazione massima dell’8%. Il Governo si confronti e non si fermi di fronte a due prevedibili ostacoli: il primo, e’ quello delle risorse che, a nostro avviso, possono essere stornate dalla montagna di risparmi miliardari che registriamo dal 2012, ben oltre le previsioni della stessa Ragioneria. Il secondo, e’ l’ostilita’ della Unione Europea che pretende sempre di dettare legge quando si tratta di pensioni (da tagliare) e di licenziamenti (da rendere piu’ facili), alla quale va detto con chiarezza che le correzioni che noi proponiamo non mettono in discussione l’impianto della “riforma”. Si tratta, invece, di un intervento di giustizia sociale che puo’ aprire, con l’incremento del turnover, l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro” conclude il deputato PD.
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Esodati, Poletti: le risorse non utilizzate serviranno per una settima salvaguardia
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha aperto alla possibilità di estendere le attuali salvaguardie in favore degli esodati ma solo in esito al monitoraggio avviato dal Senato e dall'Inps.
Kamsin I fondi destinati alle salvaguardie rimarranno a disposizione per ulteriori interventi in favore dei cd. lavoratori esodati. Lo ha dichiarato oggi pomeriggio il ministro del Lavoro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel corso del question time alla Camera dei Deputati.
"Rispetteremo gli impegni assunti" ha detto il Ministro "ma prima dobbiamo attendere l'esito del monitoraggio avviato dall'Inps e dalla Commissione Lavoro di Palazzo Madama volto a censire il numero esatto dei lavoratori che hanno perso il lavoro entro il 2011; "alla conclusione del monitoraggio, confermiamo la nostra intenzione di mantenere utilizzate le risorse che sono all'interno del Fondo Esodati per affrontare quella parte di problemi che siano ancora eventualmente irrisolti" ha detto il ministro. Si potranno quindi utilizzare "le risorse date – prima di aprire un tema riguardante quali altre eventuali risorse possano essere necessarie per un intervento – come è stato fatto l'anno precedente" in occasione della sesta salvaguardia.
Il Titolare di Via Veneto ha ribadito comunque che il Governo sta studiando un apposito strumento per accompagnare alla pensione tutti coloro che hanno perso il lavoro anche successivamente al 2011 e che, pertanto, non possono essere destinatari della normativa sulla salvaguardia pensionistica neanche in caso di una sua estensione. "L'altro punto su cui stiamo lavorando è una verifica della possibilità di intervenire nei confronti di quei cittadini che, vicini al pensionamento, perdono il lavoro e non raggiungono la maturazione dei requisiti, nonostante gli ammortizzatori sociali. Quindi, con questi due interventi, pensiamo di essere in grado di affrontare il tema che qui ci è stato proposto" ha detto Poletti.
Gnecchi: estendere di un anno le tutele. Secondo l'Onorevole Gnecchi (Pd) "risulta particolarmente urgente spostare di un anno, dal 6 gennaio 2016 al 6 gennaio 2017, i termini di decorrenza per fruire delle tutele previste dalla legge 147/2014" e come sia necessario ricomprendere anche i lavoratori edili e coloro che non hanno potuto siglare un accordo con il datore di lavoro per via del fallimento della stessa azienda. "Si tratta di situazioni che generano una profonda iniquità di trattamento" ha ricordato la Gnecchi.
Sempre sul tema degli esodati Poletti ha ricordato che, a seguito di una istruttoria avviata dal Ministero del Lavoro, i lavoratori agricoli a tempo determinato potranno comunque partecipare alla sesta salvaguardia: "la direzione generale per le politiche previdenziali e assicurative ha ritenuto plausibile estendere a questi lavoratori questo beneficio. Quindi, si sta lavorando con le direzioni interregionali per mettere in atto ogni azione volta a riconsiderare le domande presentate dagli interessati nei termini previsti e a predisporre tutti i necessari adempimenti".
Poletti apre sulla rivisitazione del regime sperimentale delle lavoratrici. Qualche spiraglio anche sull'opzione donna, un'altra questione sollevata dagli onorevoli interroganti durante il question time: "l'INPS sta raccogliendo le domande (di coloro che maturano i requisiti nel corso del 2015, ndr) e sta monitorando la situazione che di fatto si sta producendo, nella volontà di affrontare questo tema e verificare se, a fronte delle domande che vengono presentate, si possano produrre le condizioni per risolvere questo nodo, che, come è noto, è pendente da un po’ di tempo" ha detto Poletti.
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