Pensioni
Pensione anticipata, l'ingiustizia del taglio sugli assegni già liquidati
Un emendamento apposto alla legge di stabilità cancella le penalizzazioni solo con riferimento agli assegni liquidati dal 1° gennaio 2015.
Kamsin La Fornero ha eliminato “le quote Damiano” età + contributi e previsto penalizzazioni qualora una lavoratrice vada in pensione anticipata con 41 anni e 1 mese di contributi (oggi 41 e 6 mesi per l’aspettativa di vita aumentata), e un uomo con 42 anni e 1 mese, oggi 42 anni e 6 mesi, ad un'età inferiore ai 62 anni.
Grazie ad un ordine del giorno, a prima firma Damiano, già nel dicembre 2011, durante la discussione del Salva Italia, per eliminare questa ingiustizia, si è riusciti nel Mille proroghe a prevedere che almeno fino al 2017 venissero attenuate, ma Fornero ha preteso di introdurre un concetto assurdo : solo in presenza di “prestazioni effettive di lavoro” si possono evitare le penalizzazioni.
Questo ha aperto una storia infinita, il Senato ha reso “prestazione effettiva di lavoro” le giornate di donazione di sangue, con relativa copertura di oneri prevista dalla Ragioneria di stato, poi alla Camera i congedi parentali, poi l’assistenza ai disabili, senza rendersi conto che la stessa persona può essere donatrice di sangue, avere un figlio, abile o disabile, ma venir penalizzata ugualmente perché si è sposata e ha utilizzato il congedo matrimoniale o ha avuto l’ardire di scioperare nell’arco della vita e quindi mantenere la punizione di veder si penalizzata la pensione.
Eravamo riusciti a correggere tali assurdità nel Decreto sulla pubblica amministrazione nel luglio di quest’anno, ma per una valutazione diversa degli oneri di copertura tra l’inps e la Ragioneria di Stato al Senato, l’emendamento è stato eliminato dal testo. Nella legge di stabilità siamo riusciti a riproporlo soggiacendo alla richiesta dei maggiori oneri, ma il Governo ha riformulato il nostro emendamento aggiungendo “a decorrere dal 1° gennaio 2015” togliendo le penalizzazioni solo per le pensioni con decorrenza dal 1° gennaio 2015.
Il Presidente del Consiglio, mercoledì 3.12 in aula alla Camera, ha citato l’eliminazione delle penalizzazioni fino al 2017 come cosa positiva e giusta, anzi “vantandosi” dell’impegno in stabilità a favore delle pensioni.
Avevamo già presentato un’interrogazione per sapere quante pensioni fossero già state liquidate con penalizzazioni. Complessivamente sono andati in pensione con penalizzazioni : 11.825 donne e 3338 uomini da gestioni private + 9432 donne e 772 uomini da gestioni pubbliche. La riformulazione del Governo, limitando la cancellazione delle penalizzazioni dall’1.1.15, colpisce, quindi, 21257 donne e 4110 maschi: ancora una volta sono penalizzate di più le donne !
Storicamente se tutto si misura sulla “prestazione effettiva di lavoro”, è dimostrato che i lavori di cura sono ancora oggi sulle spalle delle donne e trattandosi di periodi di lavoro di 41 anni e 6 mesi è evidente che ciò ancora conta molto: la pensione è il riassunto della vita lavorativa, quindi pensioni molto più basse e per di più con penalizzazioni ! La conferma di questa discriminazione di genere si evidenzia nel classico periodo “maschile” come il servizio militare che, anche fuori dal rapporto di lavoro, è stato considerato da Fornero “prestazione effettiva di lavoro” e la maternità obbligatoria fuori dal rapporto di lavoro NO ! 5 mesi per le donne non considerati, e ben 18 o 12 di servizio militare per i maschi considerati.
Le persone, donne prima di luglio 2013 e uomini prima di agosto 2014, che hanno decorrenze prima dei 62 anni, sono coloro che hanno avuto benefici per esposizione all’amianto o vittime di terrorismo, periodi quindi di contribuzione figurativa.
Possiamo accettare che disabili, esposti all’amianto, vittime di terrorismo mantengano questa riduzione della pensione per tutta la vita ?
Mi sembra veramente un’ingiustizia non prevedere o la riliquidazione o almeno la fine delle penalizzazioni per le pensioni gia’ in pagamento con il 31.12.14, in modo che dall’1 gennaio 2015 tutti abbiano la pensione senza penalizzazione.
Sempre la ministra Fornero, prevedendo dal primo gennaio del 2012 il calcolo contributivo per tutti, ha anche eliminato il limite di 2080 settimane su cui calcolare la pensione, 40 anni. In base ad una filosofia condivisibile, ogni contributo previdenziale deve essere valorizzato, salvo che non siamo in un periodo di massima occupazione, la gente anzi che lavorare di più, si trova licenziata, senza lavoro, senza ammortizzatore sociale, senza pensione. Le uniche categorie che possono lavorare fino a 70 anni sono medici, magistrati e docenti universitari, queste le categorie veramente favorite, tanto che dal 2011 noi diciamo che andrebbero modificati i criteri di calcolo delle pensioni, va armonizzato il sistema; per il pubblico impiego ancora si utilizza l’ultimo stipendio per calcolare la pensione fino al 31.12.92+ calcolo retributivo fino al 31.12.11 + contributivo, le categorie di cui sopra potrebbero arrivare a 50 anni di contribuzione, con una pensione quindi superiore alla retribuzione goduta in modo molto significativo.
Noi facciamo proposte di correzione dal 2011, ma il Governo sotto la pressione dell’opinione pubblica attraverso vari articoli di giornali, ha presentato un emendamento chiamato “contro le pensioni d’oro” per porre un limite al calcolo, ma non interviene realmente sulle distorsioni da correggere, diventa un limite per tutti. Da una prima formulazione che avrebbe penalizzato tutti, siamo riusciti almeno a pretendere che i nuovi requisiti richiesti per la pensione anticipata, quindi ad oggi 41 anni e 6 mesi per le donne e 42 e 6 mesi per gli uomini siano valorizzati. Tuttavia, in seguito alle reazioni di altri opinionisti che ritenevano “un pannicello caldo” l’emendamento perché non agiva sulle pensioni in essere, il Governo ha aggiunto un subemendamento, incomprensibile, che metterà a rischio il tutto, perché prevede che si possa intervenire anche sulle pensioni in essere dal primo gennaio 2015.
Questo episodio conferma che sulle pensioni non si deve intervenire in modo estemporaneo, il sistema previdenziale ha bisogno di certezze. Non è servita la lezione della manovra Fornero, sembrava si dovessero salvaguardare 50mila persone, siamo già a 170mila e ancora ci sono situazioni disperate. Evidentemente stiamo vivendo in un periodo storico in cui non conta più monitorare, valutare e approfondire per fare le cose giuste, purtroppo conta di più la lettura che il mondo fa di ciò che facciamo.
seguifb
Zedde
Articolo di Maria Luisa Gnecchi (Pd) - Commissione Lavoro della Camera Dei Deputati
Pensioni / Esodati, salvaguardia piu' ampia per i lavoratori in mobilità
La Commissione esaminatrice della DTL Milano riprenderà tutti i "preavvisi di diniego" inviati e li riesaminerà dando "accoglimento" alle relative domande una volta verificata la congruenza dei necessari documenti presentati a suo tempo dai richiedenti.
Kamsin Si è conclusa positivamente la vicenda dei lavoratori in mobilità sottoscrittori anche di un accordo individuale/collettivo di incentivo all'esodo che si erano visti rigettare, con un preavviso di diniego, la domanda di accesso alla sesta salvaguardia da parte della Direzione Territoriale del Lavoro di Milano (e delle altre della Regione Lombardia). Ne hanno dato notizia, ieri, con una nota stampa i diretti interessati.
In esito agli incontri che si sono tenuti in Regione Lombardia la Direzione Interregionale del Lavoro ha provveduto ad inviare una nota interpretativa, lo scorso 2 Febbraio, alle DTL con la quale si invitano le Direzioni a provvedere all’accoglimento delle istanze in parola e a rivedere, pertanto, le interpretazioni restrittive inizialmente assunte. Le Commissioni delle DTL riesamineranno d'ufficio nei prossimi giorni, dunque, tutti i "preavvisi di diniego" inviati dando "accoglimento" alle relative domande una volta verificata la congruenza dei necessari documenti presentati a suo tempo dai richiedenti.
Seguifb
Zedde
Riforma Pensioni, Poletti: Discuteremo anche di pensioni d'oro
La proposta targata Tito Boeri prevedeva un taglio progressivo sulle pensioni calcolate con il sistema retributivo oltre una determinata soglia.
Kamsin "Quando verrà il momento faremo discussioni su tutto". Così il ministro Giuliano Poletti uscendo dal convegno sul lavoro organizzato dal Partito democratico a Torino si è limitato a rispondere sull'ipotesi ventilata dal presidente dell'Inps Tito Boeri di intervenire sulle cosiddette pensioni d'oro, oltre i 3mila euro, che sono tali soprattutto grazie al sistema retributivo non più in vigore.
Il taglio immaginato da Tito Boeri. La proposta targata Boeri, presentata con un articolo sul sito la voce.info firmato con Fabrizio Patriarca e Stefano Patriarca, è un intervento sugli assegni staccati dall'Inps calcolati col cosiddetto metodo retributivo, vale a dire quello che prevedeva di conteggiare le pensioni sulla base di una media aritmetica degli ulitmi stipendi da lavoratore. Sistema andato progressivamente in soffitta a partire dal 1996, ma ancora «in vigore», almeno pro quota, per i pensionati di vecchia data. Boeri vorrebbe assicurare allo Stato un gettito da 4 miliardi di euro l'anno colpendo gli assegni da 2mila euro (lordi) in su con una stangata progressiva: da 2mila e fino a 3mila euro, sforbiciata del 20% sulla quota di pensione calcolata col retributivo; 30% fino a 5mila e 50% oltre.
Secondo quanto scriveva Boeri, «principi di equità distributiva e intergenerazionale legittimano interventi sulle pensioni in essere circoscritti a 1) redditi pensionistici al di sopra di un certo importo e 2) su quella parte della prestazione che non è giustificabile alla luce dei contributi versati, vale a dire la differenza fra le pensioni che si sarebbero maturate con il sistema contributivo definito dalla legge del 1995, e quelle effettivamente percepite».
L'economista, presidente in pectore dell'Inps, ritiene che «un prelievo circoscritto a quanto avuto in più rispetto ai contributi versati eviterebbe anche effetti negativi sui contribuenti». Ciò perché «darebbe un messaggio forte e chiaro ai lavoratori, quelli che pagano le pensioni agli attuali pensionati: se i vostri accantonamenti previdenziali vi danno diritto a prestazioni calcolate con il metodo contributivo (ciò che i varrà per tutti i lavoratori in Italia), non avrete nulla da temere, le vostre prestazioni future non verranno mai toccate dal consolidamento fiscale». Da temere, invece, hanno gli «sfortunati» che ora potrebbero veder tagliato in un colpo solo l'assegno mensile. I «colpiti» sarebbero circa 1,7 milioni di soggetti così suddivisi: 850mila ex dipendenti privati, 770mila ex statali e 100mila autonomi.
Le probabilità di un intervento del Governo in tal senso tuttavia appaiono ridotte. Oltre allo scoglio della Corte Costituzionale che ha sempre affermato l'intangibilità dei diritti acquisiti non c'è all'interno del governo e della maggioranza alcun accordo sull'introduzione di una misura del genere.
seguifb
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Riforma Pensioni, Damiano: si converga sulla quota 100
Le ipotesi sostenute dalla minoranza dem chiedono il sostanziale ripristino della possibilità di accedere alla pensione in un'età compresa tra 60 e 62 anni unitamente ad un requisito contributivo.
Kamsin "Con il via libera delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato alla nomina di Tito Boeri alla guida dell'Inps ci attendiamo proposte concrete da parte del Governo per modificare la legge Fornero". A dirlo è Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. "E' innegabile che il sistema così non va e che sono necessari diversi aggiustamenti".
“In primo luogo, l’eccessivo innalzamento dell’eta’ pensionabile, oltre i 67 anni, frena l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. In secondo luogo – continua - il problema dei cosiddetti esodati, che non e’ ancora concluso nonostante il fatto che con sei salvaguardie si sia risolta positivamente la situazione di oltre 170.000 lavoratori, impone una correzione al sistema pensionistico. Le nostre proposte sono note: l’introduzione di un criterio di flessibilita’ a partire dai 62 anni di eta’ con 35 di contributi per consentire l’accesso alla pensione, oppure l’adozione di “Quota 100″. Si tratta di proposte che risolverebbero strutturalmente il problema”.

"La Quota 100, sarebbe uno strumento di forte flessibilità del sistema - ricorda Damiano - perchè consentirebbe l'ingresso alla pensione già con 60 anni e 40 anni di contributi oppure con requisiti contributivi minori in cambio di un'età maggiore. Le combinazioni possibili sono tante proprio come sono eterogenee le condizioni di ciascun lavoratore".
"Bisogna considerare che nella vecchia normativa si richiedevano 61 anni e una quota 97 ma c'era un'attesa di altri 12 mesi che di fatto allungava i tempi di pensionamento".
"Qualsiasi proposta si scelga deve comunque restare ferma la possibilità di accedere alla pensione, indipendentemente dall'età anagrafica, con 41 anni di contributi (sia per uomini che per donne, ndr) e senza l'applicazione di penalizzazioni, perchè chi ha lavorato una vita intera non deve vedersi ridursi l'assegno".
“E' quindi necessario che si apra un confronto serio sulla questione. Poletti ha indicato che dopo il 20 Febbraio si inizierà a riflettere. Sarebbe ora" conclude Damiano
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Opzione Donna, piu' vicina la class action contro l'Inps
Il Comitato esprime amarezza per l'ennesima bocciatura dell'emendamento presentato da Sel al decreto legge milleproroghe che avrebbe risolto per via legislativa il problema.
Kamsin Il Comitato Opzione Donna guidato da Daniella Maroni si prepara alla class action contro l'inps. L'obiettivo è ottenere l'annullamento, per via giurisdizionale, delle due Circolari del 2012 (la 35 e la 37 del 14 Marzo 2012) che impediscono alle lavoratrici di accedere alla pensione con 57 anni e 35 anni di contributi se maturati entro il 31.12.2015 come recita l'articolo 1, comma 9 della legge 243/04.
La vicenda è nota da tempo. L'Inps con le predette circolari ha indicato che la data di dicembre 2015 va intesa come termine entro cui deve essere maturata la decorrenza della prestazione pensionistica, cioè comprensiva della finestra mobile di 12 mesi (18 per le autonome) e della speranza di vita Istat. La conseguenza è che i requisiti anagrafici e contributivi vanno raggiunti con un anno di anticipo, almeno, rispetto alla scadenza originariamente prevista.
Una condizione che, di fatto, accorcia occultamente ed indebitamente i termini per la fruizione del regime sperimentale, una strada riscoperta in questi anni da un numero sempre maggiore di lavoratrici per anticipare l'uscita in barba alle regole fornero che chiedono 66 anni e 3 mesi nel pubblico e 63 anni e 9 mesi nel privato, oppure 41 anni e mezzo di contributi. L'anticipo però costa parecchio. L'assegno infatti viene calcolato con il sistema totalmente contributivo e quindi si deve mettere in conto una perdita di almeno un quarto dell'importo che sarebbe stato conseguito con le regole del sistema misto. Insomma nessun regalo.
La querelle va avanti ormai da anni. Lo scorso 22 Ottobre il Comitato ha diffidato l'Inps a rivedere le due circolari (la 35 per il comparto privato; la 37 per il comparto pubblico) entro 90 giorni. Il termine è spirato inutilmente il 3 Febbraio senza sostanziali passi avanti.

In settimana è caduta poi anche la proposta di Sel di estendere l'opzione donna sino al 31 dicembre 2016 tramite un emendamento al decreto legge milleproroghe, una modifica che avrebbe risolto la questione, indirettamente, anche con riguardo alle lavoratrici in parola.
Class Action piu' vicina. Data l'impasse dal Comitato si stanno preparando a raccogliere le firme per l'adesione alla class action, un'azione che è stata avallata nei mesi scorsi anche dagli Onorevoli Gnecchi e Damiano (Pd). Il Comitato avrà, infatti, un anno di tempo per presentare un ricorso collettivo al Tar del Lazio per ottenere la rimozione in via giurisdizionale delle Circolari. L'azione, precisano, sarà aperta a chiunque abbia un interesse con le stesse caratteristiche di quello delle ricorrenti (c'è un bacino di 6mila lavoratrici potenziali aderenti, stimano dal Comitato) che dunque potranno unirsi all'azione collettiva sino a 20 giorni prima della fissazione dell'udienza preliminare al Tar del Lazio.
La speranza del Comitato è tuttavia che l'Inps, sotto la guida del nuovo Presidente Tito Boeri, con un atto di autotutela amministrativa, revochi le predette circolari prima dell'avvio del ricorso giurisdizionale al fine di evitare un lungo e complesso contenzioso.
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Milleproroghe, ok al prepensionamento nella Croce Rossa
Dal Governo parere positivo all'emendamento che consente il prepensionamento e la mobilità dei dipendenti civili delle Croce Rossa in esubero. Partita rinviata sui minimi dei professionisti. Stop alla proroga dell'opzione donna.
Kamsin Tutto rimandato sulla revisione delle aliquote nella gestione separata. L'esame di ieri in Commissione Bilancio a Montecitorio sugli emendamenti al decreto legge milleproroghe segna ancora una volta il passo. Le proposte emendative dei vari gruppi parlamentari sono state accantonate in attesa che il Governo indichi la strada da seguire. Arriva lo stop invece alla proposta Sel di prorogare il regime sperimentale donna fino al 2016: il presidente della Commissione Paolo Sisto, stante la contrarietà dell'esecutivo ha invitato i deputati firmatari al ritiro dell'emendamento esprimendo altrimenti parere contrario alla misura.
Passano invece due emendamenti che garantiscono ai dipendenti civili della Croce Rossa in eccedenza o in esubero lo stesso trattamento previsto per quelli delle province indicato dalla legge di stabilità 2015. La misura consentirà il prepensionamento di coloro che, dichiarati in esubero, maturano la decorrenza della pensione, con la vecchia normativa, entro il 31 dicembre 2016; mentre gli altri saranno posti in mobilità obbligatoria e volontaria verso Regioni, Comuni e amministrazioni pubbliche.
Tra le altre misure approvate in Commissione c'è il rinvio del calendario della dichiarazione precompilata: slitta al 30 settembre prossimo il termine del 31 gennaio 2015 entro cui i Caf avrebbero dovuto inviare al Fisco la relazione tecnica con le garanzie di idoneità tecnico-organizzativa del centro anche in relazione ai loro dipendenti, alla loro formazione nonché ai sistemi di controllo interno sulla correttezza dell'attività svolta. Sempre in tema di precompilata slitta di un anno anche il triennio di riferimento delle dichiarazioni trasmesse dai Caf (ora diventa 2016, 2017 e 2018) su cui calcolare il requisito per essere autorizzati all'attività di assistenza fiscale. Via libera anche al posticipo al 2017 dell'entrata in vigore della riforma dell'esame di abilitazione degli avvocati, e del prolungamento da 4 a 6 anni della durata complessiva degli assegni di ricerca (rinnovi compresi).
Per quanto riguarda i tempi l'obiettivo resta quello di concludere l'esame del testo in commissione al più tardi nel week end febbraio per trasmettere il 16 il provvedimento in Aula e garantire il primo via libera della Camera non oltre il 20 di questo mese.
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Zedde

