Redazione

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- Shanghai, 10 giu. - "L'Expo di Milano deve essere l'occasione per l'Italia di raccontare se stessa, l'Italia e' piu' grande delle cose negative che vengono dette": e' l'auspicio lanciato dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che, visitando a Shanghai il padiglione italiano dell'Expo 2010, ha criticato "i professionisti del pessimismo" che si aggirano attorno all'appuntamento del 2015. "Dobbiamo usare l'Expo per scrivere una pagina nuova del racconto del Made in Italy", ha aggiunto il premier. "Tutto quello che vedete", ha aggiunto Renzi alludendo al padiglione italiano di Shanghai di 3.600 metri quadrati progettato da Giampaolo Imbrighi, "e' collegato alla volonta' di innovare, alla volonta' di costruire un progetto Italia, volonta' che portera' il nostro Paese a essere sempre piu' competitivo". Il premier ha ringraziato la Cina per l'"investimento significativo" fatto per essere presente all'Expo 2015, un investimento, ha osservato, deciso perche' "sanno bene che cosa significa poter ospitare un'Expo e lo sanno molto meglio di molti nostri professionisti del pessimismo". "L'Expo di Milano non e' solo un'opportunita' per alcuni, ma una gigantesca opportunita' per tutti", ha insistito. Il presidente del Consiglio ha poi avuto un breve incontro con il sindaco di Shanghai, Yang Xiong. .
- Roma, 10 giu. - Paolo Virzi' contro Beppe Grillo. Il regista livornese al Quirinale, dove e' stato ricevuto dal presidente della Repubblica con gli altri candidati ai David di Donatello, torna sulla clamorosa sconfitta del Partito Democratico a Livorno, roccaforte rossa per 60 anni. "Mi dicono che il neosindaco grillino Filippo Nogherin non e' un fanatico, ma il problema in quel movimento - aggiunge - e' Beppe Grillo. Mi fa una rabbia enorme, perche' e' una persona che non ha confidenza con la democrazia. Il suo e' un nazismo light". Il regista, da sempre impegnato politicamente a sinistra, confessa poi di non essere affatto sorpreso dalla sconfitta del Pd nell'elezioni comunali di due giorni fa. "Molti miei amici , che non sono grillini, hanno votato il candidato del M5S - spiega all'AGI Virzi' al temine del cerimonia di presentazione dei candidati ai David di Donatello 2014 al Quirinale - hanno fatto questa scelta perche' non erano soddisfatti della politica di Livorno. Chi ha governato la citta' negli ultimi anni, infatti, pensava di vivere di rendita. In questo momento Livorno e' morta, io non ho speranze. In 70 anni a Livorno la sinistra ha avuto dei rappresentanti eccezionali, che hanno creato una situazione virtuosa: una citta' operaia, inclusiva, tollerante. Ma ora le cose sono cambiate e loro sono rimasti indietro". .
- Roma, 10 giu. - Sulla vicenda Mose arriva anche la precisazione di Niccolo' Ghedini: "Se dovesse essere provato, ma e' impossibile, che un solo euro mi fosse pervenuto per la mia attivita' politica per la quale, e' fatto notorio, ho sempre pagato personalmente, sono pronto a dimettermi immediatamente da senatore". Ghedini' inoltre respinge come "diffamatoria" quella che definisce come "la prospettazione contenuta in un articolo de Il Fatto Quotidiano ove, pur dando correttamente conto che non vi e' alcuna indagine nei miei confronti, si afferma che Colombelli sarebbe stato il mio 'uomo nero' e che vi fosse anche un collegamento con il presidente Berlusconi". Nel corso di una precisazione per smentire alcune ricostruzioni di stampa sul caso Mose, il senatore FI, legale di Silvio Berlusconi, sottolinea tra l'altro che "ovviamente cosi' non e'". Respinge "le millanterie narrate dalla signora Minutillo, utilizzate all'evidenza per ottenere in allora indebiti vantaggi e da questa riportate agli inconsapevoli dott. Baita e Ing. Mazzacurati, che - sottolinea - mai, come dagli stessi dichiarato hanno avuto contatti con me, sono smentite dalle indagini e da alcune precise e dettagliate intercettazioni ambientali". Niccolo' Ghedini anticipa che "si procedera' ad adire l'autorita' giudiziaria" e confessa che "resta l'amarezza che i giornalisti non abbiano sentito l'esigenza di fare almeno una minima verifica o ricercare un qualche contradditorio creando una gravissima delegittimazione poiche' questo tipo di diffamazione e' irrimediabile rimanendo nei lettori sempre il sospetto che fosse vera la falsa notizia." Il senatore FI interviene sulla vicenda Mose con un'articolata nota che prende le mosse da alcune ricostruzioni giornalistiche. "Sul quotidiano la Repubblica - osserva allora il parlamentare, e legale di Silvio Berlusconi - sono riportate notizie, addirittura virgolettate, del tutto inventate e che mi riguarderebbero. Nei suoi verbali, il dott. Baita MAI ha prospettato che direttamente o indirettamente mi sia stato fatto pervenire del denaro. E cosi' tutti gli altri dichiaranti ivi compresi la signora Minutillo, l'ing. Mazzacurati e il signor Colombelli. Tant'e' che non solo non vi e' alcuna indagine nei miei confronti ma non e' stata ritenuta alcuna incompatibilita' con la difesa dell'On. Galan nello stesso procedimento". "E' evidente che per la portata gravemente diffamatoria dell'articolo si procedera' nelle sedi competenti", annuncia. "Parimenti diffamatoria - scrive ancora Ghedini - e' la prospettazione contenuta in un articolo de Il Fatto Quotidiano ove, pur dando correttamente conto che non vi e' alcuna indagine nei miei confronti, si afferma che Colombelli sarebbe stato il mio 'uomo nero' e che vi fosse anche un collegamento con il presidente Berlusconi. Ovviamente - sottolinea - cosi' non e'". "Con il signor Colombelli che - riprende - mai ho accreditato e che ha casualmente conosciuto a casa mia la signora Minutillo, con cui ha intrapreso un autonomo rapporto, vi e' stata in anni lontani una frequentazione trattandosi di persona gradevole, simpatica e con la comune passione per i motori. Ma - precisa Ghedini - non vi era con questi nessun collegamento ne' politico ne' economico come risulta dagli stessi atti di indagine. Parimenti risulta che nel 2010 interruppi, come confermato dagli atti, ogni rapporto amicale con Colombelli la cui frequentazione del resto gia' dal 2005, e anche cio' consta documentalmente, e' stata assai sporadica". L'ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, commenta la notizia, riportata dalla stampa, del suo coinvolgimento (anche se non indagato) nell'inchiesta sul Mose. "Ci vuole proprio molta fantasia per trasformare un normale e doveroso 'contatto istituzionale' in una richiesta o, peggio, in un versamento, e inventare cosi' una 'favola' come quella attribuita alla Signora Minutillo. E non basta che lo stesso Baita in qualche modo precisi o smentisca, sia pure con fatica: meglio raccontarla quella 'favola'". "Ma come si fa a smentire una favola? - Prosegue Letta - Basta dire che non c'e' nulla di vero? E che e' tutta una fandonia? Di certo, c'e' solo che, nella realta', non esistono ne' richieste ne' versamenti. Non sono mai esistiti, mai pensati e neppure immaginati. Per fortuna non sono io a doverlo dire, dal momento che prima di me, l'ha scritto con chiarezza il GIP di Venezia". L'ex sottosegretario poi cita la pagina 499 della "famosa" Ordinanza sul MOSE, dove il magistrato riconosce esplicitamente che quei contatti sono "del tutto privi di rilievo penale, non risultando alcun tipo di richiesta, ma risultando esclusivamente un interessamento rispetto ad un importante opera quale il MOSE, rientrante nella fisiologia dei rapporti politico-istituzionali". "Peccato - scrive Letta - che qualche giornale si sia fermato alla prima stazione e non sia arrivato al capolinea dell'Ordinanza. L'avessero fatto, avrebbero dovuto rinunciare al gioco perverso della insinuazione maliziosa, o della suggestione subdolamente allusiva per 'tirarmi dentro' vicende che non mi riguardano. E questo evidentemente dispiaceva. Come tante volte era gia' successo in passato". "Non e' la prima volta - ricorda ancora Letta -, infatti, che il mio nome viene evocato o citato in una delle tante inchieste che riempiono le cronache di questi mesi. Ed e' ovvio che lo sia, perche' negli anni di Governo, mi sono occupato di tante vicende, certo di tutte le piu' importanti, ma solo per dovere di ufficio e per le responsabilita' connesse alla funzione ed al ruolo. Ma l'ho sempre fatto - conclude - con spirito rigorosamente istituzionale, nella piu' assoluta correttezza e trasparenza, senza mai venir meno ai principi di onesta', di lealta' e di responsabilita', nel pieno rispetto della legge e dell'ordinamento". .
- Roma, 10 giu. - Nel giorno in cui il Capo dello Stato lancia un appello per le riforme "anche istituzionali", richiamando tutti all'obiettivo primario che e' quello "di rinnovare il Paese liberandolo dagli schemi del passato", in Parlamento scoppia il 'caso Mauro'. Nei giorni scorsi, infatti, c'era stata tensione per la scelta di Mario Mauro di votare in dissenso dal proprio gruppo, e cosi' i Popolari, per asicurare un cammino piu' spedito e sicuro alla riforma, sostituiscono lo stesso ex ministro dalla commissione con il collega Lucio Romano. "Ancora siamo nei tempi" previsti sulle riforme e "siamo vicini ad un accordo", dice il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi. "Stiamo facendo un lavoro condiviso ma mancano le ultime cose da verificare", ha aggiunto. Ma la sostituzione di Mario Mauro decisa dal Gruppo per l'Italia tiene banco non appena la commissione Affari costituzionali inizia la seduta. Ad intervenire per primi, viene riferito in ambienti parlamentari, la capogruppo di Sel, Loredana De Petris, e, per Forza Italia, Augusto Minzolini che 'denuncia': "La strozzatura del dibattito su Mauro da parte della presidente Finocchiaro non mi sembra una scelta felice. Innanzitutto, in termini di logica: visto che la commissione ha lavorato molto cambiare composizione ora non puo' che suscitare perplessita'. Secondo - osserva - usare questi espedienti per cambiare equilibri crea maggiore tensione e non risolvono il problema di fondo. Che le riforme andranno approvate dall'aula di palazzo Madama. Tanto piu' - aggiunge - si potrebbe porre una questione rispetto alla logica degli equilibri". "Non credo infatti che il senatore Mauro, dopo l'affronto ricevuto, rimanga all'interno del gruppo e si porra' anche il problema della presenza del suo sostituto, senatore Romano", rileva ancora. "Chiaramente il dibattito in commissione e' eterodiretto", dice invece il capogruppo M5S in commissione Affari costituzionali al Senato, Giovanni Endrizzi. "Vorrei che parlassero i soloni della democrazia interna", su questa vicenda", aggiunge riferendosi alle altre forze politiche. .
- Roma, 10 giu. - "Non potevo mancare visto il temporaneo prolungamento del mio mandato che cerco di esercitare nei limiti del possibile fermamente e rigorosamente ma soltanto tenendo conto dell'interesse generale del Paese". Il Presidente della repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto al Quirinale i candidati ai David di Donatello e ha ribadito che il suo 'bis' e' temporaneo. Quindi, parlando con i protagionisti della settima arte, ha detto: "Il cinema, con tutte le difficolta' di questo momento, sta dimostrando una vitalita' straordinaria. Le difficolta' persistono nel cinema - ha sottolineato il Capo dello Stato - ma bisogna dire che forse un po' tutti abbiamo abusato della parola crisi. Poi qualcuno ci ha spiegato abbondantemente che crisi non significa solo 'crisi' ma anche 'nuovo inizio'". L'anziano presidente ha anche ricordato i tempi, da lui autoironicamente definiti della "preistoria", quando "anche io avevo tentato di avventurarmi per queste strade. Poi - ha aggiunto - mi sono perso per altre strade...". Tra gli 'ospiti' di Napolitano c'era anche Sophia Loren, premiata con un David speciale per la sua interpretazione de 'La voce umana' di Cocteau diretta dal figlio Edoardo Ponti. La Loren in un elegantissimo tailleur pantalone bianco si e' detta "felicissima di esser qui, per me e' un grande onore". Poi, parlando di Napolitano, ha aggiunto: "Ho visto un Presidente fuoriclasse un uomo straordinario, pieno di umanita'. Essere qui mi da un'emozione particolare . E'stata una bellissima giornata". Al termine della cerimonia nei saloni del Quirinale e' andato in scena il 'selfie' col Presidente. Durante il rinfresco offerto ai numerosi attori, registi e produttori cinematografici, il Capo dello Stato si e' infatti 'concesso' con disponibilita' a chi gli ha chiesto di fare una foto insieme con il cellulare. Insomma, l'ormai inevitabile 'selfie'. E, anzi, Napolitano ha detto sorridente che "le foto non si chiedono, si fanno". .
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