Riforma Pa, ecco come cambia la dirigenza pubblica

Davide Grasso Venerdì, 26 Agosto 2016
Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare il decreto legislativo sulla riforma della Dirigenza Pubblica. Via libera al ruolo unico.
Dirigenza pubblica pronta al restyling. Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri il decreto legislativo attuativo dell'articolo 11 della Riforma della Pa che reca un'ampia revisione del meccanismo di ingresso, l'introduzione del ruolo unico, nuove regole in materia di retribuzione, responsabilità e decadenza dal ruolo. 

La prima novità riguarda il superamento delle due fasce rimpiazzate dal ruolo unico dei dirigenti. Con il ruolo unico ogni dirigente può ricoprire qualsiasi ruolo dirigenziale senza più distinzioni tra prima e seconda fascia. I ruoli a regime saranno tre: il ruolo unico dei dirigenti statali, in cui rientrano tutti i dirigenti delle amministra­zioni statali, degli enti pubblici non economici nazionali, delle università e delle agenzie go­vernative; il ruolo unico delle regioni (in cui confluiranno anche i dirigenti della Asl con l'eccezione dei medici); il ruolo unico degli enti locali (dove finiscono anche i segretari comunali). Re­stano fuori dal ruolo unico i sog­getti con contratto in regime pubblico, ossia il personale non contrattualizzato: i magistrati ordinari, amministrativi e contabili, gli avvocati e procuratori dello Stato, il personale militare e delle Forze di polizia di Stato, il per­sonale della carriera diplomati­ca e della carriera prefettizia. 

Ogni ruolo avrà una sua Commissione (saranno quindi tre), create all'interno del Dipartimento della Funzione Pubblica con funzioni, tra le altre, di verifica del rispetto dei criteri di conferimento de­gli incarichi e dell'utilizzo dei sistemi di valutazione per la lo­ro attribuzione o la revoca. Al termine di ogni incarico è da queste valutazioni che passe­ranno i dirigenti che, con inter­pello, verranno collocati alla guida di un nuovo ufficio o con­fermati per una sola volta in quello in corso. Le tre commissioni saranno istituite entro 90 giorni dall'entrata in vigore del decreto. 

L'accesso. L'altra novità riguarda il meccanismo di accesso. Si diventerà dirigenti attraverso due canali: tramite il corso-concorso oppure con il concorso, entrambi banditi annualmente per ciascuno dei tre ruoli di dirigente (stato, regioni ed enti locali) per un numero fisso di posti, definito in relazione al fabbisogno minimo annuale del sistema amministrativo. Potranno partecipare solo i candidati in possesso di un titolo di studio non inferiore alla laurea magistrale. Si prevede inoltre l'esclusione di graduatorie di idonei nonché la possibilità di reclutare anche dirigenti di carriere speciali e delle autorità indipendenti. In entrambi i percorsi i vincitori dovranno superare un successivo esame dopo un primo periodo di immissione in servizio, di regola pari a tre anni.

Gli incarichi. Gli incarichi dei dirigenti saranno conferiti dalle amministrazioni che selezioneranno il dirigente dall'ambito dei soggetti appartenenti al relativo ruolo unico -  attraverso una procedura con avviso pubblico, sulla base di requisiti e criteri definiti dall’amministrazione ed approvati dalle Commissioni per la dirigenza statale, regionale o locale nonché in base al principio dell'equilibrio di genere. L'incarico sarà quadriennale, rinnovabile per una sola volta per ulteriori due anni senza ricorrere alla procedura di avviso pubblico nel caso di valutazione positiva. Ci saranno poi presupposti oggettivi per la revoca, anche in relazione al mancato raggiungimento degli obiettivi, e della relativa procedura.

Tema delicatissimo è quello relativo alla scadenza dell'incarico: concluso il mandato, il dirigente dovrà partecipare ad almeno 5 interpelli all’anno per essere ricollocato ad altra amministrazione; in assenza di incarico, il primo anno percepirà il solo trattamento economico fondamentale e il secondo anno lo stesso decurtato di un terzo. Successivamente il Dipartimento della funzione pubblica lo potrà collocare d’ufficio in posti vacanti. Il dirigente a cui è revocato l’incarico per inadempienza avrà un anno di tempo per avere un nuovo incarico altrimenti scatterà la licenziabilità e, quindi, la decadenza dal ruolo unico. 

Infine tra i criteri di delega è previsto un rafforzamento della re­sponsabilità dei dirigenti, con particolare riferimento alla esclusiva imputabilità a loro della responsabilità per l'attivi­tà gestionale e la verifica delle performance degli uffici. Sui si­stemi di valutazione ­delle per­formance verrà introdotta una semplificazione dell'impianto normativo attuale e ad esso ver­rà collegata di più la retribuzio­ne, con una omogeneizzazione del trattamento economico fondamentale e accessorio nel­l'ambito di ciascun ruolo unico.

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Documenti: La Bozza del Decreto Legislativo sulla Riforma della Dirigenza Pubblica

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