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Regime dei Minimi e Pensioni, pronto l'ok alle modifiche con il milleproroghe
Mini-proroga degli sfratti, riapertura dei termini per chiedere la rateizzazione delle cartelle di Equitalia la, proroga al 2015 del vecchio regime dei minimi al 5%.
Kamsin E' approdato oggi pomeriggio alla Camera per la discussione generale il decreto legge Milleproroghe dopo il via libera delle commissioni Bilancio e Affari costituzionali, e sul quale il governo probabilmente porra' la questione di fiducia.
Quelle che seguono sono alcune delle principali novita' che dovrebbero ricevere il via libera nelle prossime ore:
Vecchio regime dei 'minimi' prorogato al 2015. I titolari di partita Iva che guadagnano fino a 30mila euro potranno scegliere per tutto l'anno in corso tra il nuovo regime dei minimi (previsto nella Stabilita') con l'aliquota forfettaria al 15%, e il vecchio regime al 5%, con il limite fino a 5 anni o al raggiungimento del 35esimo anno d'eta'.
Partite Iva: stop aumento aliquota Inps. Con l'individuazione da parte del Governo di una copertura di 120 milioni di euro, per il terzo anno consecutivo viene bloccato al 27% l'aumento previsto dell'aliquota contributiva Inps per le partite Iva.
L'aliquota dei contributi previdenziali dovuta dai possessori di partita Iva iscritti alla gestione separata Inps aumentera' al 28% nel prossimo anno e al 29% nel 2017.
Sfratti. Arriva una 'mini proroga' di 4 mesi. Il giudice potra' "disporre la sospensione dell'esecuzione" dello sfratto "fino al centoventesimo giorno dall'entrata in vigore della legge di conversione", per consentire il "passaggio da casa a casa".
Fondo di garanzia. Potranno accedere al Fondo di garanzia per le Pmi solo le imprese fino a 250 dipendenti. Viene cosi' rinviato al 2016 l'ampliamento della platea alle aziende fino a 499 lavoratori, previsto dalla Stabilita'.
Equitalia. riaperti termini rateizzazione cartelle. C'e' tempo fino al 31 luglio 2015 per chiedere la concessione di un piano di rateizzazione delle cartelle Equitalia.
'Fuga dei cervelli': incentivi prorogati a tutto il 2017 I benefici fiscali per agevolare il rientro in Patria dei cosiddetti 'cervelli in fuga' vengono prorogati fino alla fine del 2017. L'agevolazione riguarda i cittadini "che studiano, lavorano o che hanno conseguito una specializzazione post laurea all'estero e che decidono di fare rientro in Italia".
Terremoto Aquila: Comune potra' sforare Patto stabilita' Il Comune dell'Aquila potra' sforare il Patto di stabilita' interno anche per l'esercizio finanziario del 2014.
Regioni: no sanzioni se si supera Patto stabilita' Anche nel 2014 le Regioni che non hanno rispettato il patto di stabilita' interno non subiranno sanzioni.
Giudici di pace: piu' tempo per chiedere no chiusura uffici Differito al 30 luglio 2015 il termine entro cui gli enti locali interessati possono chiedere il mantenimento degli uffici dei giudici di Pace di cui era stata chiesta la chiusura.
seguifb
Zedde
Riforma Pensioni, Damiano: prime misure già nel milleproroghe
Potrebbe arrivare a breve un primo risultato positivo sul fronte previdenziale, almeno per i professionisti con partita iva iscritti nella gestione separata. Parola del Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano. Kamsin “La conclusione del ‘Milleproroghe’ - sostiene Damiano in una nota - porta alcune buone notizie: oltre al risultato gia’ acquisito la scorsa settimana sui contratti di solidarieta’, questa notte si e’ conquistato anche un risultato importante per le partite iva per il quale abbiamo lungamente combattuto”.
“Si tratta – aggiunge – del blocco, per il terzo anno consecutivo, dell’aumento dei contributi previdenziali per questi lavoratori autonomi che rimarra’ al 27% anche nel 2015 e aumentera’ gradualmente negli anni successivi, passando al 28% nel 2016 e al 29% nel 2017. Si tratta di un risultato importante al quale potra’ accompagnarsi anche la riforma del lavoro autonomo per quanto concerne il regime dei minimi. Il Governo dovrebbe varare su questo tema un decreto gia’ nel Consiglio dei ministri di venerdì. Resta inteso che le misure sulla previdenza non possono esaurisi qui: dopo l'approvazione dei decreti delegati sulla Riforma del Mercato del Lavoro si dovrà avviare una discussione sui temi caldi della previdenza come ha indicato il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti."
“Questo risultato – prosegue – e’ il frutto della capacita’ di ascolto del governo e dell’iniziativa unitaria dei partiti a favore di una categoria di lavoratori, composta per lo piu’ da giovani, che correva il rischio di essere fortemente penalizzata. Rimane da risolvere il tema dei voucher, con un massimale di 3000 euro su base annua, per i lavoratori cassintegrati che intendano svolgere attivita’”.
“L’anno scorso – conclude Damiano – la Ragioneria aveva dato parere positivo con la motivazione di “minori esborsi per l’Inps”, in quanto esonerata dalla contribuzione figurativa; quest’anno il parere e’ stato invece negativo. Si tratta di una contraddizione evidente, tenendo anche conto del fatto che questa proposta, gia’ in fase di sperimentazione, contribuisce a eliminare le sacche di lavoro nero. Ci auguriamo che il Governo nel consiglio dei ministri di venerdi’, dovendo affrontare il tema dei voucher, risolva anche questa situazione”.
seguifb
Zedde
Pensioni d'oro, torna alla Consulta il contributo di solidarietà
Dovrà passare di nuovo all'esame della Consulta il prelievo che interessa circa 50mila pensionati d'oro con trattamenti previdenziali superiori a 90mila euro annui.
Kamsin Torna di nuovo alla Consulta il contributo di solidarietà sulle pensioni introdotto con la legge di stabilità 2014 (legge 147/2013). A chiamare in causa la Consulta è questa volta la Corte dei conti (sezione giurisdizionale per il Veneto - giudice unico delle pensioni), investita della questione da un ricorso di un gruppo di ex magistrati, docenti, ufficiali delle forze armate e dirigenti pubblici e privati. Torna in forse, dunque, lo sforzo chiesto a circa 50mila pensionati, che ricevono un assegno superiore a 14 volte il minimo (circa 91mila euro all'anno).
Il contributo, come si ricorderà, è di natura progressiva ed è articolato sui trattamenti pensionistici nel seguente modo: 6% di trattenuta tra 91.251,16 e 130.358,80 euro (da 14 a 20 volte il minimo); 12% di trattenuta per la parte eccedente i 130.358,81 euro e 195.538,20 euro (da 20 a 30 volte il minimo); 18% per la parte eccedente i 195.538,20 euro (oltre 30 volte il minimo). Il contributo si applica per il triennio 2014-2016.
Il contributo di solidarietà fu introdotto in un primo momento nel 2011 con il decreto legge 98/2011 per poi essere abrogato dalla Consulta nel 2013 (sentenza 116/2013). La censura della Corte Costituzionale rilevò che il provvedimento era discriminatorio perchè riguardava solo i pensionati “ senza garantire il rispetto dei principi fondamentali di uguaglianza a parità di reddito, attraverso una irragionevole limitazione della platea dei soggetti passivi”. Con la nuova norma il legislatore ha cercato, però, di rispondere ai rilievi della Consulta del 2013 sottolineando il carattere eccezionale dell'intervento, limitato al triennio 2014-2016, e aveva specificato che i soldi sarebbero stati trattenuti ai pensionati «anche al fine di concorrere al finanziamento» delle salvaguardie per gli esodati, una sorta di solidarietà previdenziale.
L'escamotage non basta però secondo la Corte dei conti. Prima di tutto, spiegano i magistrati contabili, il fatto che le risorse siano trattenute dalle gestioni previdenziali e non riversate allo Stato non fa nessuna differenza, dal momento che lo Stato rimane l'unico titolare della competenza previdenziale e l'Inps è un suo «ente strumentale». Nemmeno la finalità salva esodati risulta decisiva per i magistrati, perché la norma non prevede una destinazione esclusiva di queste risorse al finanziamento delle "salvaguardie" ma spiega che gli enti previdenziali le utilizzano «anche» per questo scopo. In questo quadro, anche la nuova sforbiciata si presenta come «definitiva», perché le somme trattenute dagli enti previdenziali non sono ovviamente recuperabili, e assume secondo la Corte dei conti l'aspetto di un «prelievo tributario»
seguifb
Zedde
Esodati / Sesta Salvaguardia, serve una proroga della scadenza del 2 marzo
I sindacati ricordano che l'Inps non riuscirà ad inviare la certificazione a tutti gli aventi diritto entro la data del 2 marzo. "Serve una proroga a giugno della scadenza".
Kamsin "Una proroga della scadenza del 2 marzo per la presentazione delle domande cartacee di cessazione dal servizio per i prof destinatari della sesta salvaguardia." E' quanto chiede una nota della Cisl Scuola. Il sindacato ricorda che il personale della scuola che entro il 5 gennaio 2015 aveva chiesto alla competente direzione territoriale del lavoro di poter rientrare tra i 1.800 lavoratori che potevano beneficiare, in deroga alla normativa in vigore (riforma Fornero), delle disposizioni riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico con i requisiti anagrafici e contributivi maturati successivamente al 31 dicembre 2011 prevista dall'art. 2, comma 1, lett. d) della legge 10 ottobre 2014, n. 147 ha tempo fino al 2 marzo 2015 per presentare al ministero dell'istruzione la domanda, in modalità cartacea, di cessazione dal servizio (nota 4441 del 9 febbraio 2015 del Miur).
Questa data - ricordano dalla Cisl - appare non congrua in quanto l'inps sta iniziando solo in questi giorni ad inviare le lettere di certificazione e, pertanto, c'è il concreto rischio che molti docenti non la riceveranno in tempo utile per poter produrre la domanda di cessazione dal servizio. Sarebbe opportuno, quindi, che il ministero proroghi tale termine a giugno in modo da consentire a tutti gli aventi diritto di presentare la domanda.
I destinatari. Per poter beneficiare della deroga, il personale della scuola ha dovuto dimostrare di aver fruito, nel corso del 2011, del congedo straordinario di cui all'art. 42, comma 5, del decreto legislativo 151/2001(per l'assistenza di un parente in situazione di handicap in stato di gravità) o dei permessi (tre giorni al mese) di cui all'art. 33, comma 3, delle legge 104/1992, sempre per l'assistenza di parenti disabili in situazione di gravità. Era richiesto, inoltre, di aver maturato un diritto a pensione (di anzianità), con le vecchie regole, entro il 31 Dicembre 2014 (cioè con i 40 anni di contributi oppure con la quota 97,3 con almeno 61 anni e 3 mesi di età e 35 di contributi) e di risultare incluso nella graduatoria stilata dall'Inps in funzione della data di maturazione del diritto a pensione.
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Riforma Pensioni, Cisal: è tempo di intervenire. Basta parole
Anche se la Corte Costituzionale ha respinto il referendum relativo all'abolizione della legge Fornero sul sistema pensionistico, solo il Governo non si è reso conto che essa è già stata ampiamente bocciata, respinta, rifiutata dai cittadini italiani". Kamsin E' quanto dichiara Francesco Cavallaro, Segretario Generale della Cisal, in relazione a quanto sostenuto dal Ministro Poletti, intenzionato a riaprire la tematiche previdenziali non appena saranno approvati i decreti attuativi del Jobs act.
"Ci attendiamo dunque - continua Cavallaro - che il Parlamento azzeri la legge Fornero e proponga un percorso sulla previdenza condiviso con le parti sociali e, almeno per una volta, trasparente e attento al rispetto dei diritti costituzionali. Primo fra tutti - precisa Cavallaro - il diritto di proprietà, in quanto i contributi previdenziali sono soldi dei lavoratori e non strumento di alchimie contabili per sanare i conti dello Stato".
"Queste considerazioni - conclude il segretario Cisal - confermano la richiesta di sempre della Cisal di provvedere con assoluta priorità ad una strutturale riforma fiscale per una più equa redistribuzione della ricchezza e per far cessare lo scandaloso fenomeno di evasione fiscale e contributiva che sta massacrando l'economia del Paese e in primis il suo sistema previdenziale".
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Zedde
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Jobs Act, contributi più alti per chi fa uso della Cassa Integrazione
Le aziende che fanno un massiccio ricorso alla cassa integrazione dovranno pagare l'anno successivo un contributo più alto. Oggi la cassa integrazione è finanziata anche con un contributo fisso a carico delle aziende. Il decreto attuativo dei Jobs act renderà mobile la soglia.
Kamsin Le aziende che faranno ricorso alla cassa integrazione pagheranno un contributo piu' elevato. Una sorta di bonus-malus, un criterio ben noto nelle assicurazioni auto. La novità sarà inserita nel quarto decreto attuativo del Jobs act, la riforma del mercato del lavoro, che dovrebbe arrivare il 20 febbraio sul tavolo del consiglio dei ministri, insieme a quello che ridurrà il numero dei contratti precari. «Il nostro obiettivo è cambiare la cassa integrazione, renderla sostenibile per evitarne la cancellazione», dice Filippo Taddei, il responsabile economia del Pd. Oggi la cassa integrazione è finanziata anche con un contributo fisso a carico delle imprese: il 2,9% del monte salari per quelle con meno di 50 dipendenti, il 3,2% per quelle che superano tale soglia.
Il decreto attuativo renderà mobile quella soglia: la forchetta non è stata ancora definita, possibile che si vada da un minimo del 2% ad un massimo del 4%. Tuttavia il principio è chiaro: le aziende che fanno un massiccio ricorso alla cassa integrazione pagheranno un contributo più alto mentre quelle che la usa meno dovranno versare una percentuale più bassa.
In altri termini il bonus malus rappresenterebbe un freno agli abusi e un premio a chi rispetta le regole, magari versando quel 3% senza mai vederlo tornare indietro. Oltre alla misura Taddei conferma che ci sarà anche una stretta sul monitoraggio delle richieste. Un monitoraggio diverso, concentrato sulla cosiddetta stagionalità: «Se anno dopo anno - spiega Taddei - si vede che la stessa azienda presenta le stesse richieste nello stesso periodo dell'anno, vuol dire che c'è qualcosa che non va. Forse dietro non c'è una crisi aziendale, con il doveroso intervento a sostegno da parte dello Stato, ma solo un'impresa che sta ottimizzando il ciclo produttivo, utilizzando i contributi pubblici e delle altre imprese».
C'è poi una terza novità nel decreto allo studio del governo: la cancellazione della cassa integrazione a zero ore, in cui i lavoratori che prendono il sussidio non lavorano. Nei primi dieci mesi dell'anno scorso sono stati 540 mila. «Anche questo - conclude Taddei - è un uso distorto degli ammortizzatori sociali. Questa strada sarà percorribile solo in caso di vera e propria riconversione industriale, cioè quando si, passa a una produzione diversa, rendendo necessario lo stop agli impianti e la riqualificazione dei dipendenti».
Intanto, secondo i dati della Cgil, le ore di cassa integrazione richieste sono diminuite del 6% nel 2014, ma nonostante ciò il bilancio resta pesante: le ore autorizzate restano infatti abbondantemente sopra il miliardo (1,1 per la precisione) con una perdita di reddito complessiva pari a circa 4,3 miliardi. In pratica si sono perse ore di lavoro per 530.000 lavoratori equivalenti a tempo pieno, pari a un taglio in busta paga di 8.000 euro a testa. La Cgil segnala che il 2014 è il terzo peggior anno dal 2008, e porta il totale delle ore autorizzate in sette anni a 6,6 miliardi. L'anno scorso sono esplose soprattutto le richieste di cassa straordinaria (+18,4%) che nell'anno ha rappresentato il 60% delle richieste totali, mentre per la cassa ordinaria le richieste sono diminuite del 30% e per la cassa in deroga del 19%. «Con questi dati e una crescita pari allo zero - dice il segretario confederale Serena Sorrentino - ridimensionare gli ammortizzatori sociali, come contenuto nel Jobs act, sembra una follia».
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Zedde
Isee 2015, le indennità ai disabili restano fuori dall'Isee
I Giudici dichiarano illegittima la riforma dell'Isee nella parte nella quale considera nel reddito disponibile anche le pensioni legate a situazioni di disabilità e le indennità di accompagnamento.
Kamsin Il Tar del Lazio ha giudicato illegittima la riforma dell'Isee nella parte nella quale considera nel reddito disponibile anche le pensioni legate a situazioni di disabilità e le indennità di accompagnamento. Così ha stabilito il Tribunale amministrativo a seguito di un ricorso presentato dall'Unione per la tutela delle persone con disabilità intellettiva (Utim) e dall'Associazione promozione sociale (Anmil) riguardante l'articolo 4, comma 2, lettera f) del Dpcm 159/2014 con cui si è attuata la revisione dell'Isee.
Com'è noto l'indicatore della situazione economica equivalente è uno strumento che serve per valutare la ricchezza di un nucleo familiare al fine di avere accesso a condizioni agevolate a determinati servizi, quali per esempio mense scolastiche e asili prevista dal decreto legge 201/2011. L'articolo 5 del Dl ha stabilito che ai fini Isee si deve adottare una definizione di reddito disponibile che include «le percezioni di somme, anche se esenti da imposizione fiscale...valorizzando in misura maggiore la componente patrimoniale sita sia in Italia sia all'estero». L'obiettivo di questa disposizione, secondo i giudici, è correggere gli errori del passato per cui risultavano privi di reddito persone che non avevano risorse sottoponibili a dichiarazione Irpef, ma che in realtà non erano tali.
E' il caso, per esempio, delle pensioni estere non tassate in Italia, dei redditi prodotti e tassati all'estero, dell'assegno di mantenimento di figli percepito dal coniuge divorziato. Il Dpcm, invece, include nel reddito disponibile anche i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, comprese carte di debito a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche. Ebbene, secondo il Tar Lazio questa definizione, ricomprende, senza motivo, «gli emolumenti riconosciuti a titolo meramente compensativo e/o risarcitorio a favore delle situazione di disabilità, quali le indennità di accompagnamento, le pensioni Inps alle persone che versano in stato di disabilità e bisogno economico, gli indennizzi da danno biologico invalidante, di carattere risarcitorio, gli assegni mensili da indennizzo riconosciuti ai sensi delle legge 210/92 e 229/05».
Tali importi, invece, non possono essere considerati reddito e le deduzioni e detrazioni previste dal Dpcm per i disabili non sono sufficienti perché non tengono conto «dell'effettiva volontà del legislatore, costituzionalmente orientata e tesa a riequilibrare situazioni di carenza fittizia di reddito e non a introdurre specifiche detrazioni e franchige su un concetto di reddito allargato».
"È con soddisfazione - dice l'Anmil - che apprendiamo la notizia dell'accoglimento da parte del Tar del Lazio del ricorso presentato dai familiari dei disabili contro la riforma dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) entrata in vigore a inizio 2015, che ha introdotto un nuovo meccanismo di calcolo del reddito per l'accesso ad aiuti e a prestazioni sociali agevolate, sfavorevole per le persone con disabilità più gravi".
Una pronuncia, quella del Tar, - conclude il comunicato - pienamente in linea con quanto denunciato dall'Anmil già nelle prime fasi di elaborazione del regolamento. Auspichiamo che ora il Governo prenda atto al più presto di questa importante pronuncia, risolvendo una questione che tutto il mondo della disabilità sta vivendo come una inaccettabile e ingiusta aggressione dei propri diritti".
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Riforma Pensioni, Damiano: quota 100 è una proposta "robusta e solida"
Il presidente della Commissione Lavoro della Camera chiede intanto un rapido intervento sull'opzione donna con la rimozione delle due Circolari Inps del 2012.
Kamsin "Aprire un tavolo di confronto serio sulla flessibilità in uscita, esodati e ricongiunzioni onerose dopo il 20 Febbraio." E' quanto torna a chiedere l'ex-ministro del lavoro e attuale presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano. "Il Ministro Poletti ha dichiarato che dopo il Jobs Act ci sarà spazio per un confronto, una riflessione seria, per una revisione dell'età pensionabile.
Accogliamo con positività l'apertura del Ministro ma nel frattempo che si decide su come ritoccare la legge Fornero sarebbe utile che il Ministero del Lavoro rimuova quelle restrizioni che impediscono alle lavoratrici di accedere all'opzione donna nel 2015, una interpretazione illegittima imposta dall'Inps nel 2012 in accordo però con i titolari del Lavoro e dell'Economia dell'epoca" ha ricordato Damiano. "Sarebbe un ulteriore segnale che il Governo, dopo lo stop alla penalizzazione approvato con la legge di stabilità 2015, si interessa ai problemi concreti dei lavoratori".
Tornando ai correttivi alla Legge Fornero Damiano ricorda come sia necessario rivedere il meccanismo degli adeguamenti alla speranza di vita. "L'articolo 12 del Decreto Legge 78 del 2010 ha applicato la speranza di vita in modo selvaggio verso tutti i lavoratori nell'AGO e nelle forme sostitutive ed esclusive senza tener conto delle specifiche esigenze di ciascun comparto". E' evidente però che non tutti i lavori sono uguali e quindi è necessario calibrare gli adeguamenti in funzione del tipo di attività svolta. E' una questione di giustizia sociale".
Quanto alla flessibilità in uscita le proposte avanzate da Damiano sono note da tempo. La minoranza Dem suggerisce due proposte, alternative, l'una all'altra per anticipare le uscite: l’introduzione di un criterio di flessibilita’ a partire dai 62 anni di eta’ con 35 di contributi per consentire l’accesso alla pensione con una piccola penalità sulle quote retributive dell'assegno, oppure l’adozione della “Quota 100″.
"Si tratta di proposte che hanno un costo piu' elevato rispetto ad altre ipotesi ventilate dai quotidiani le quali - a nostro avviso - rischiano però di essere solo dei "palliativi" sostiene Damiano. L'obiettivo deve essere piuttosto quello di ristabilire un meccanismo di gradualità semplice da comprendere per i lavoratori come accadeva con le quote della pensione di anzianità sino al 2011. In questo contesto le nostre due proposte sostenute dai dem appaiono "strutturali, robuste e solide" precisa Damiano.
"Deve comunque restare ferma la possibilità di accedere alla pensione, indipendentemente dall'età anagrafica, con 41 anni di contributi (sia per uomini che per donne, ndr) e senza l'applicazione di penalizzazioni, perchè chi ha lavorato una vita intera non deve vedersi ridursi l'assegno".
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Zedde
Pensioni / Esodati, nessuna salvaguardia se la domanda è in ritardo
Chi ha ricevuto conferma dall'Inps di poter accedere alla salvaguardia deve presentare domanda di pensione entro la data di decorrenza indicata dall'Inps.
Kamsin Non presentare domanda di pensione dopo aver ricevuto la certificazione di poter fruire della salvaguardia espone al rischio di perdere il diritto al beneficio di ottenere la pensione con le vecchie regole pensionistiche. E' quanto ha indicato il messaggio inps 9305/2014 con riferimento a quei lavoratori che hanno avuto il via libera definitivo dall'Inps ad andare in pensione con le regole ante-fornero.
"I soggetti in possesso della lettera certificativa possono presentare la domanda di pensione in salvaguardia in qualsiasi momento successivo all’apertura della finestra al pari di tutti gli altri assicurati. In tali casi, tuttavia, qualora alla data di presentazione della domanda di pensione in salvaguardia risulti raggiunta la copertura finanziaria prevista dalla legge per ciascuna categoria di lavoratori salvaguardati, la domanda stessa dovrà essere respinta”.
La vicenda. La questione era nata da diverse interrogazioni poste agli uffici territoriali dell'Inps volte a comprendere se, dopo la ricezione della certificazione, fosse possibile ritardare la presentazione della domanda di pensione anche di diversi mesi al fine di conseguire un assegno piu' elevato. Secondo l’Inps, invece , il lavoratore che non rispetta la prima decorrenza utile della pensione in salvaguardia si assume il rischio di non avere poi diritto a pensione sulla base dei requisiti previsti per i salvaguardati.
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Inps, stretta sui medici che non segnalano il decesso del pensionato
I medici che accertano la morte di un pensionato devono darne notizia all'Inps entro 48 ore dalla data del decesso pena una sanzione fino a 300 euro.
Kasmin L'Inps avvia una nuova stretta contro una forma di truffa particolarmente macabra, quella attuata da coloro che nascondono la morte di un familiare per continuare a percepire la pensione. Grazie alle nuove disposizioni contenute nella legge di Stabilità per il 2015 (legge 190/2014), che stanno per entrare in vigore, i margini di azione per i furbi si riducono notevolmente.
L'istututo ha pubblicato, infatti, la scorsa settimana la Circolare 33/2015 con la quale ricorda che i medici che accertano la morte di un pensionato devono darne comunicazione all'Inps entro 48 ore, pena una sanzione tra i 100 e i 300 euro. In particolare, per i medici necroscopi c'è l'obbligo di invio telematico all'Inps del certificato di accertamento del decesso entro 48 ore dall'evento con le stesse modalità per la trasmissione delle certificazioni di malattia online.
Dalla data del decesso, le prestazioni in denaro già erogate al pensionato da parte dell’INPS si intendono corrisposte con riserva, ai fini della verifica del diritto.
Gli Uffici pagatori (Banche e Poste), sui cui conti correnti tali somme sono accreditate, sono tenuti: 1) a restituire prontamente all’Istituto le somme corrisposte con riserva, nel caso in cui si accertasse che il beneficiario non ne avesse avuto diritto; 2) a fornire all’INPS le generalità del soggetto che ha disposto di tali somme, in caso di impossibilità sopravvenuta ad effettuare la restituzione.
La normativa è volta a correggere il ritardo dell'anagrafe nella comunicazione del decesso, ritardo che poteva arrivare anche ad alcune settimane, permettendo agli interessati di percepire comunque una o due rate di pensione non dovuta.
Al di là dell'aspetto penale, il fenomeno sebbene ridotto negli ultimi anni, comporta una perdita per l'Inps di alcuni milioni l'anno, somme che dovrebbero essere gradualmente recuperate grazie alle nuove procedure.
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