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- Roma, 29 lug. - Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, nel corso della conferenza stampa alla Farnesina con il presidente della Confederazione Svizzera, Didier Burkhalter ribadisce il sostegno italiano al ruolo dell'Osce in Ucraina, "l'organizzazione che puo' cercare di far ripartire il dialogo nazionale nel Paese e, quando ci saranno le condizioni, il disarmo nell'est ed elezioni": "Credo - ha aggiunto il capo della diplomazia italiana - che vada valorizzato che a Vienna l'Osce e' riuscito a ottenere in via consensuale l'estensione della missione degli osservatori nell'est Ucraina" e l'approvazione di "una nuova missione per l'osservazione del controllo delle frontiere sul lato russo". Da parte sua, Burkhalter, presidente di turno dell'Osce, ha sottolineato come sia "importante" che l'organizzazione "conservi la capacita' di consenso". "Nonostante le difficolta', e' ancora possibile decidere in 57", ha aggiunto, ricordando il rinnovo della missione e l'avvio di una nuova per la sorveglianza delle frontiere. Il presidente svizzero ha quindi rivolto un "appello per il cessate il fuoco" nella zona del disastro aereo nell'est dell'Ucraina, e per "un corridoio che permetta accesso alla nostra missione di osservatori" per favorire "un'inchiesta vera e concreta". .
- Roma, 29 lug. - L'Aula del Senato riprendera' domani mattina alle 9,30 la discussione sugli emendamenti al ddl Riforme. Durante la seduta di oggi, caratterizzata dall'ostruzionismo attuato dalle opposizioni, sono stati respinti cinque emendamenti. .
- Roma, 29 lug. - La tagliola non funziona, gli appelli sono gia' stati lanciati, si tenta la mediazione al Senato sulle riforme ma anche quella e' ancora lontana dal successo. Poteva essere il giorno della pace, a Palazzo Madama, ed in effetti ne Pd le acque si sono fatte piu' tranquille. Mancano pero', per far scoppiare la pace generale, gli assensi di M5S, Lega e Sel. E pare proprio che non verranno accordati. Stamane, quando in Aula riprende la discussione sulla revisione della Carta costituzionale, va al microfono Vannino Chiti, leader riconosciuto dei dissidenti del Pd. Elenca una serie di proposte che equivalgono ad una mano tesa: concentrare il dibattito su alcuni temi precisi, tra cui le modalita' di elezione del Senato, il numero dei deputati e l'immunita', quindi ridurre gli emendamenti a "una decina" e poi rinviare alla prima settimana di settembre il voto finale sul ddl riforme. Il suo partito non fatica molto a dare ufficialmente il via libera all'idea. Ma gia' Forza Italia lancia avanza subito i primi distinguo. Dice si' ai tempi suggeriti, ma mette subito in chiaro che non potranno essere toccati i termini dell'accordo tra Renzi e Berlusconi. Lasciando intendere che tra questi bisogna mettere anche l'Italicum. Pronta la risposta di M5S, Lega e Sel. Il primo a rispondere, mille miglia lontano da Roma, e' Beppe Grillo. Il M5S e' pronto a lasciare il Parlamento se dovesse passare una riforma che preveda il Senato non elettivo, chiarisce: "Rimarremo ancora fino a quando sara' possibile cercare di impedire il colpo di Stato con l'eliminazione del Senato elettivo. Dopo, se questi rottamatori della Costituzione non ci lasceranno scelta, ce ne andremo". Vogliamo risposte concrete da Renzi o qua nesuno va in ferie, avverte il capogruppo della Lega al Senato Gian Marco Centinaio. Sel, da parte sua, si prende un paio d'ore prima di affiancarsi formalmente agli irriducibili. "Dire 'togliete gli emendamenti e poi discutiamo' e' una condizione irricevibile", spiega Nicola Fraoianni, che esprime apprezzamento per l'iniziativa di Chiti ma spiega come sia impossibile trattare "con chi insulta". Il riferimento e' ai "gufi, frenatori e rosiconi" che popolano il lessico politico del Presidente del Consiglio. Nel frattempo tenta una mediazione personale il Presidente del Senato. Pietro Grasso interrompe prima i lavori d'Aula per permettere a tutti di raccogliere le idee. Poi propone di continuare la discussione sulle riforme a partire dai punti meno controversi. Alla fine incassa un ennesimo no. Questa volta del governo. E' la giornata dei veti incrociati. .
- Roma, 29 lug. - Nell'Aula del Senato scatta la regola del 'Canguro'. I senatori hanno respinto l'emendamento 1.35 presentato da Sel sulla riduzione del numero dei parlamentari. La bocciatura ha precluso le successive 53 proposte di modifica analoghe. Stesso effetto ha sortito il no all'emendamento 1.88 sull'elezione diretta dei membri del Parlamento. Il voto contrario dell'Assemblea ha prodotto un 'salto' all'emendamento 1.1445. In un colpo solo si e' dunque passati da pagina 40 a pagina 620 del fascicolo degli emendamenti, circa 1400 proposte sono decadute.
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