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Maggiore cautela nell'assegnazione delle sospensive, inasprimento delle sanzioni per dissuadere dalle liti temerarie, giro di vite sulle incompatibilità dei magistrati.

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La Riforma della Pubblica Amministrazione che sarà discussa dopo le elezioni europee conterrà anche, secondo le intenzioni di Renzi, alcune modifiche sulla giustizia amministrativa. E' quanto ha affermato il premier nella conferenza stampa dello scorso venerdì santo in cui ha lanciato un intervento di riforma della giustizia amministrativa. I punti chiave dell'esecutivo sono la maggiore cautela nell'assegnazione delle sospensive, un inasprimento delle sanzioni per dissuadere dalle liti temerarie ed un giro di vite sulle incompatibilità dei magistrati.

La questione delle sospensive ha detto il premier sono una vera spina nel fianco per molte imprese perchè inceppano l'economia bloccando gli appalti fino all'udienza di merito. Per Renzi si dovrebbero fissare tempistiche certe: in caso di appalti l'udienza di merito va fissata entro 30 giorni dall'ordinanza di sospensione cautelare. In via perentoria però (perchè attualmente il termine è già quello ma viene praticamente sempre dilatato lasciando ai tribunali una grande elasticità nella fissazione dell'udienza).

Inoltre, per fare in modo che lo strumento della sospensiva non si trasformi in un modo per dilazionare il contenzioso, bisognerà, a detta dell'esecutivo, inasprire le sanzioni; e introdurre filtri più efficaci contro tutte le liti temerarie. I vincoli già esistono nel codice – sanzione pecuniaria non inferiore al doppio e non superiore a cinque volte il contributo unificato (articolo 26, comma 2) – ma attualmente non appaiono in grado di fermare il prodursi di contenzioso "temerario".

Piu' deciso invece il taglio ai tanto discussi incarichi extra dei magistrati di Tar e Consiglio di Stato, su cui il premier vuole dare una robusta stretta per limitare quelle attività che danno luogo a significativi arrotondamenti della retribuzione che le toghe continuano a svolgere.

La Camusso chiede con urgenza a Cisl e Uil di aprire una ver­tenza per assi­cu­rare una pen­sione ai gio­vani, riva­lu­tare quelle attuali e intro­durre un’uscita fles­si­bile.

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Da Rimini, aprendo il XVII Con­gresso della Cgil, Susanna Camusso attacca Renzi e lo accusa di attuare "una logica dell’autosufficienza della poli­tica" che "sta deter­mi­nando una tor­sione demo­cra­tica verso la gover­na­bi­lità a sca­pito della par­te­ci­pa­zione". C'è una forte "insofferenza verso la con­cer­ta­zione — spiega la Camusso — e la man­canza di equi­li­brio dei poteri nella nuova legge elet­to­rale e nella riforma costi­tu­zio­nale".

La segretaria boccia poi il decreto Lavoro: "Aumenta la pre­ca­rietà, men­tre noi vor­remmo discu­tere di sta­bi­lità. Si fac­cia dav­vero un con­tratto unico a tutele cre­scenti, si sem­pli­fi­chino tutte le altre forme, lascian­done in piedi 3: con­tratto a ter­mine cau­sale, som­mi­ni­stra­zione, appren­di­stato. E un lavoro auto­nomo auten­tico, di cui vanno defi­niti i diritti uni­ver­sali, a par­tire dalla maternità". E lancia però la sua proposta al governo Renzi: un programma di quattro punti "come i lati del qua­drato rosso Cgil". Prima di tutto la Cgil chiede l'uni­fi­cazione della cassa ordi­na­ria e straor­di­na­ria, per esten­derle a tutti i set­tori e dimen­sioni di impresa. "Va supe­rata la cassa in deroga, ma uti­liz­zando l’intervento pub­blico per i con­tri­buti figu­ra­tivi e un’indennità di disoc­cu­pa­zione che copra anche gli atipici" ha detto il leader Camusso.

L’altro lato del qua­drato è quello delle pensioni: Susanna Camusso chiede "a Cisl e Uil di aprire una ver­tenza per assi­cu­rare una pen­sione ai gio­vani, riva­lu­tare quelle attuali e intro­durre un’uscita fles­si­bile". Nes­sun det­ta­glio ulte­riore, ma forse è utile ricor­dare che la Cgil in pas­sato si era espressa a favore dell’ipotesi emersa durante l’ultimo governo Prodi, quando si par­lava di garan­tire ai lavo­ra­tori almeno il 60% della retri­bu­zione media per­ce­pita. Gli attuali coef­fi­cienti assi­cu­rano molto meno, pen­sioni pra­ti­ca­mente da fame per i giovani.

Il terzo punto riguarda il fisco. La Cgil torna a pro­porre la patri­mo­niale, ovvero una tas­sa­zione dei ric­chi; chiede che la resti­tu­zione avviata con gli 80 euro sia estesa a pen­sio­nati e inca­pienti; sostiene il ripri­stino del reato di falso in bilan­cio, l'uni­fi­cazione delle ban­che dati e l'abbassamento della soglia di trac­cia­bi­lità del con­tante a 300 euro.

Infine, il quarto lato del qua­drato rosso è contro lo sfruttamento del lavoro precario. Mag­giore tutela di chi lavora in appalto, can­cel­lando l’articolo 8. Com­ple­tare la legi­sla­zione con­tro il capo­ra­lato. Rior­di­nare il mondo delle coo­pe­ra­tive: un attacco fron­tale ine­dito nella sto­ria della Cgil. "Ci indi­gniamo — dice Camusso — quando si usano appalti alla qua­lun­que, si disdet­tano gli accordi come una qual­siasi mul­ti­na­zio­nale, se la pre­senza del ’socio’ lavo­ra­tore è solo un pre­te­sto per non appli­care i con­tratti. Si pub­bli­chino i rego­la­menti, si appli­chino i contratti".

Si amplia la possibilità di ricorrere al prepensionamento per i dipendenti pubblici in esubero nella propria amministrazione; le uscite non potranno essere utilizzate per fare spazio a nuovi assunti più giovani, ma dovranno servire a ridurre stabilmente il personale e generare risparmi di spesa.

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Con la circolare della funzione pubblica 4/2014 firmata dal Ministro Marianna Madia vengono nuovamente fissate le modalità di attuazione delle norme a suo tempo varate nel Dl 95/2012 e poi modificate con il Dl 102/2013. Si tratta dei provvedimenti di spending review varati dal Governo Monti in base ai quali è possibile applicare ai lavoratori delle amministrazioni pubbliche le regole pensionistiche antecedenti alla riforma Fornero nell’ambito delle procedure di mobilità, per smaltire gli esuberi risultanti dai piani di riduzione del personale approvati dalle Pa.

La circolare 4/2014, come già anticipato nella pagine di Pensioni Oggi nei giorni scorsi, segue peraltro un medesimo provvedimento della Funzione Pubblica del 2013 (Circolare della Funzione Pubblica 3/2013) e specifica che le pubbliche amministrazioni, regioni ed enti locali compresi, hanno la possibilità di collocare in pensione i lavoratori in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi validi utili a perfezionare la decorrenza della prestazione pensionistica, secondo le vecchie regole, entro il 31 dicembre 2016. Nel provvedimento si ribadisce, fra l'altro, che il collocamento in "prepensionamento" in deroga alla disciplina vigente non è un diritto soggettivo del lavoratore, bensì di una scelta che opera l'Amministrazione nel contesto dei piani di razionalizzazione degli assetti organizzativi e di riduzione della spesa di personale. Pertanto non può essere invocato unilateralmente dal lavoratore pubblico.

La platea interessata - La norma originaria del 2012 individuava una platea di 24.000 dipendenti teoricamente in esubero, 11 mila nello Stato centrale e 13 mila negli enti territoriali. Di questi circa 8.000 avrebbero già maturato i requisiti per l’uscita entro il 31 dicembre 2011, data limite prima dell’entrata in vigore della riforma Fornero, preferendo però restare al lavoro. Altri li avrebbero maturati nel 2012 e nel 2013, in modo da poter conseguire la pensione (determinata con le vecchie regole e quindi anche con le “finestre” di un anno) entro il 2014. Poi un successivo decreto legge 102/2013 ha spostato la scadenza finale per l’operazione al 31 dicembre 2016, creando quindi ulteriori spazi.

Di conseguenza si stima che i lavoratori coinvolti possano raggiungere e superare le 20 mila unità; in ogni caso le cifre dipenderanno dalle scelte concrete delle amministrazioni, che poi dovranno verificare con l’Inps le posizioni degli interessati prima di metterli a riposo. Alcune migliaia di posti sono già stati “prenotati” dagli stessi Inps e Inail, nell’ambito dei propri processi di riorganizzazione.

I requisiti per l’uscita sono quelli in vigore fino al 2011, per i quali era poi previsto un successivo e graduale aggiornamento: per quest’anno sono richiesti 65 anni e 3 mesi (con 20 di contributi) per l’uscita di vecchiaia oppure, per l’anzianità, 40 anni di contributi indipendentemente dall’età o ancora la quota 97, con un minimo di 61 anni e 3 mesi di età e di 35 di contributi. Requisiti che vanno raggiunti almeno con 12 mesi di anticipo (15 per i cd. "quarantisti") per rispettare il vincolo della decorrenza della prestazione entro il 31 Dicembre 2016. 

E' stato firmato il Dm attuativo che rende fruibili anche ai dipendenti dei partiti politici la Cassa integrazione straordinaria e i contratti di solidarietà di settore.

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E' stato firmato il decreto ministeriale che estende ai partiti politici la Cigs e i contratti di solidarietà difensivi per far fronte alle possibili ripercussioni sul personale per la fine del finanziamento pubblico ai partiti previsto dal decreto legge 149/2013. Dal 1° gennaio 2014 i partiti e i movimenti politici possono fruire dei due ammortizzatori sociali.   Per quanto riguarda il trattamento straordinario di integrazione salariale, la riforma riconosce il diritto ad utilizzare l’ammortizzatore (con i relativi obblighi contributivi) senza alcun correttivo rispetto alla disciplina generale.  Anche per quanto riguarda i contratti di solidarietà, il decreto estende ai partiti l’istituto vigente – in particolare, il contratto difensivo di “tipo A”- senza stabilire regole speciali. I dipendenti di tali soggetti potranno quindi fruire degli incentivi connessi alla riduzione dell’orario di lavoro in misura uguale a quanto previsto per gli altri lavoratori

Gli strumenti vengono però adeguati alle specificità del settore: i partiti politici potranno accedervi anche se occupano meno di 15 lavoratori, e potranno beneficiare di questi ammortizzatori sociali anche le articolazioni e le sezioni territoriali dei partiti.

Per quanto riguarda la CIGS e per i contratti di solidarietà, l’utilizzo dell’ammortizzatore deve essere preceduto da un accordo sindacale. In questo scenario, dovranno essere elette delle RSA, oppure dovranno essere coinvolte le rappresentanze collettive operanti in settori che possono considerarsi affini (ad esempio, il terziario).

Per la concessione del trattamento Cigs, i partiti devono presentare una domanda alla direzione generale delle politiche attive e passive del ministero del Lavoro. Il decreto ministeriale prevede un particolare sistema di monitoraggio dei costi finalizzato a evitare che il ricorso alla cassa determini lo sforamento del budget annuo previsto dallo stesso Dl 149/13: 15 milioni di euro per il 2014, 8,5 milioni di euro per il 2015 e 11,25 milioni di euro annui a decorrere dal 2016. Importi che saranno arricchiti dai contributi versati dai prestatori e dai partiti per un complessivo 0,90% della retribuzione percepita. 

Il decreto stabilisce pertanto che per ciascuno degli anni il trattamento di integrazione salariale non potrà superare i limiti complessivi derivanti dalla sommatoria degli stanziamenti di legge e dei contributi accantonati con l'obbligo dell'Inps di non consentire l'accesso all'ammortizzatore qualora non ci siano piu' risorse disponibili.  Il decreto stabilisce infine che, qualora sia raggiunto il 90% del budget a disposizione nell'anno interessato, l'Inps dovrà darne comunicazione ai Ministeri del Lavoro e dell'Economia.

"NonStiamoSereni" è lo slogan della campagna avviata a livello nazionale dai sindacati pensionati di Cgil Cisl Uil e che, ieri è partita in tutta Italia. 

Una cartolina (ma anche un hashtag da utilizzare sui social network), indirizzata al presidente del Consiglio Renzi da spedire in massa a Palazzo Chigi entro il mese di giugno per ribadire le richieste che potrebbero migliorare le condizioni di anziani e pensionati e che, finora, sono rimaste inascoltate.

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"Un welfare pubblico e solidale, lotta agli sprechi e ai privilegi, riduzione della tassazione sui pensionati che stanno pagando un conto durissimo alla crisi perdendo, negli ultimi 10 anni, il 10% del proprio potere d'acquisto e che sono stati ingiustamente esclusi dalla manovra sugli 80 euro mensili prevista a favore dei lavoratori dipendenti. Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uil Pensionati che, nella nostra regione, rappresentano circa 300 mila iscritti, hanno stampato 200mila cartoline - in tutta Italia saranno più di un milione - con su scritte le proprie rivendicazioni e sulle quali sarà possibile raccogliere le firme dei cittadini che aderiranno alla petizione".

"In difesa dei diritti dei pensionati, ma anche dei giovani senza lavoro e dei non autosufficienti, per uno stato sociale adeguato, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil Pensionati di Roma e del Lazio invitano pensionate e pensionati, giovani, lavoratrici e lavoratori a sostenerli nella raccolta firme e a firmare e far firmare le cartoline che saranno distribuite sui territori nei banchetti che verranno allestiti nelle piazze e nei mercati dei principali centri della regione".

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