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Il governo dovrà stabilire se la salvaguardia dei docenti che hanno raggiunto i requisiti di pensionamento nell'anno scolastico 2011/2012 è meritevole di tutela.

Oggi è previsto il voto in Commissione Bilancio alla Camera sulla proposta di legge Ghizzoni-Marzana di cui è relatrice Barbara Saltamartini. Nell'ultima seduta la Commissione aveva già espresso parere favorevole all'unanimità sul progetto di legge 249 che consente il mantenimento delle previgenti regole di pensionamento agli insegnanti che hanno raggiunto i requisiti per l'eta' pensionabile entro la fine dell'anno scolastico 2011/2012.

La vicenda delle pensioni della scuola va avanti ormai da oltre un anno e sta provocando una spaccatura profonda tra sostenitori e detrattori dell'intervento. Da un lato c'è infatti chi difende la proposta indicando inaccettabile la discriminazione di quei docenti che hanno maturato i requisiti dopo il 31 dicembre 2011 ma pur sempre all'interno dello stesso anno scolastico di riferimento che sono costretti a restare sul lavoro per almeno altri 4-5 anni; dall'altro c'è chi ritiene prioritario destinare le risorse ad avvantaggiare gli esodati piuttosto che quei lavoratori che avrebbero comunque un salario garantito a fine mese.

Ad ogni modo presto la questione rischia di diventare una grana del governo Renzi. Il Ministero dell'Economia e la Ragioneria generale dello Stato hanno dato parere negativo al progetto di legge nei giorni scorsi ma ancora una volta i componenti della Commissione Ncd, Pd, 5 Stelle, e Sel si dicono pronti a votare a favore della proposta. Muro contro muro. In definitiva sarà dunque Renzi a dover sbrogliare la matassa ed indicare soprattutto quali risorse destinare. La proposta infatti costa circa 400 milioni la cui copertura è quantomai incerta.

Nel provvedimento si scaricano i costi sul Fondo esodati istituito dalla legge 228 2012 ma la Ragioneria dello Stato ha bocciato tale intervento. Francesco Boccia presidente della commissione Bilancio si è detto tuttavia positivo: "chiederemo al governo di dare il via libera al provvedimento. In quel caso la Commissione indicherà eventualmente altre poste".

La deroga - La proposta introduce una deroga al regime introdotto dalla cosiddetta riforma Fornero estendendo le vecchie regole di pensionamento al personale della scuola che abbia maturato i requisiti per la pensione entro l'anno scolastico 2011/2012. In pratica vengono ricompresi nel beneficio gli insegnanti che maturano i vecchi requisiti tra il 1° gennaio 2012 ed il 31 agosto 2012. 

La pensione per i beneficiari sarà posta in pagamento dal 1° settembre 2014 nel limite massimo di 4.000 soggetti. La procedura di monitoraggio prevede che l'Inps definisca un elenco numerico delle domande dei lavoratori che intendono avvalersi del beneficio basato, ai fini dell'ordine di priorità, sul criterio progressivo risultante dalla somma dell'età anagrafica e dell'anzianità contributiva vantate dei singoli richiedenti al 31 dicembre 2012.

L'aumento delle tasse azioni sulle rendite finanziarie servirà sostenere taglio dell'Irap del 10 per cento alle imprese. Spunta però l'ipotesi di uno slittamento a luglio.

Matteo Renzi ha annunciato che la tassazione sulle rendite finanziarie passerà dal 20 al 26 % sui redditi di capitale e sui redditi diversi. La misura garantirà risorse che finanzieranno la riduzione dell'Irap del 10 per cento delle aziende private. Secondo il premier l'aumento di 6 punti percentuale delle aliquote sul capital gain, su interessi e dividendi garantirà un maggior gettito di circa 2,6 miliardi; cifra che verrà utilizzata per ridurre di circa 2,4 miliardi il peso dell'Irap sulle aziende private considerando anche un margine di sicurezza di 200 milioni di euro per contenere un eventuale calo del gettito.

Nel presentare la manovra fiscale sulle rendite finanziarie il premier Matteo Renzi ha anche sottolineato come l'aumento dal 20 al 26 per cento della tassazione ponga l'Italia in linea con gli altri paesi europei. In effetti con l'aumento delle aliquote l'Italia sarà allineata alla media degli altri paesi europei che si attesta intorno al 25 per cento, però è bene ricordare che a differenza degli altri Stati dell'Unione i risparmiatori italiani sono anche chiamati a pagare l'imposta del bollo del 2 per mille e la Tobin tax. 

La misura secondo quanto annunciato dal neo-premier dovrebbe scattare dal prossimo 1° maggio ma per consentire agli operatori e agli intermediari finanziari di adeguare le proprie procedure è possibile che il governo trovi un accordo per posticiparla al 1° luglio.

La stretta sulle rendite finanziarie riguarderà la tassazione di tutti i principali proventi derivanti da prodotti finanziari (conti correnti, conto deposito, certificati di deposito, azioni ed obbligazioni, fondi di investimento italiani e stranieri, gestioni individuali e derivati) ad eccezione però, come espresso dallo stesso Matteo Renzi, dei titoli di Stato, le cui aliquote resteranno ferme al 12,5%.

Cgil, Cisl e Uil attaccano il governo: i pensionati italiani sono allo stremo. In 15 anni gli assegni hanno perso il 30 per cento del loro potere d'acquisto.

Sventato per il momento la possibilità di un contributo di solidarietà i pensionati protestano contro le misure approvate da Renzi. Del resto il primo ministro è stato molto chiaro: "per il momento i soldi in tasca e pensionati non li metto. Per loro non cambia nulla, non prendono di più e non danno di più a meno che non incassino cifre come 8 mila euro al mese".

Terminata quindi la querelle sulle eventualità di un prelievo extra sulle fasce medie resta aperta la questione degli sgravi Irpef garantiti ai lavoratori che guadagnano fino a 1500 euro netti al mese e non riconosciuti anche ai pensionati. 

La questione non piace ai sindacati che attaccano il governo su questo fronte. La leader della Cgil Camusso ricorda che "per favorire la ripresa il governo deve guardare ai tanti pensionati che hanno trattamenti bassi. Anche a loro è dovuta una restituzione fiscale". Una linea condivisa anche da Cisl e Uil e per i pensionati lavoratori autonomi Cupla che precisano "come la stragrande maggioranza degli assegni stia sotto i mille euro, altro che pensioni d'oro".  

Dal loro punto di vista i sindacati fanno presente che negli ultimi 15 anni le pensioni hanno perso il 30 per cento del loro potere d'acquisto eroso dall'aumento generale delle tasse e dal fatto che sono state trasformate in un nuovo amortizzatore sociale per le famiglie. "Ora però gli anziani non ce la fanno più dato che negli ultimi due anni le vendite di nuda proprietà sono incrementate del 23 per cento" ha detto il segretario Camusso.

Lo sconto Irpef annunciato dal premier Matteo Renzi comporterà un bonus fino a 90 euro al mese per i redditi annui lordi inferiori a 25 mila euro. 

La riduzione dell'Irpef sarà effettuata a partire dal prossimo mese di maggio. E sarà incentrata sulle cifre che ha diffuso il premier Matteo Renzi la scorsa settimana nel corso della conferenza stampa al termine del Cdm: 10 miliardi l'intervento complessivo, 10 milioni i lavoratori coinvolti (con esclusione delle partite iva), concentrazione delle risorse in favore dei redditi al di sotto dei 25 mila euro lordi annui, beneficio palpabile per chi guadagna sino a 1.500 euro netti in busta paga. 

L'esatto importo di quanto andrà in busta paga non è ancora certificabile in quanto dipenderà da come verrà formulata la norma ma indicativamente il bonus dovrebbe essere di circa 75-85 euro al mese in più. Vediamo dunque quali potrebbero i vantaggi fiscali conseguibili dai potenziali destinatari.

Innanzitutto la platea dei potenziali beneficiari. E' certo che i destinatari del provvedimento saranno i lavoratori dipendenti che guadagnano tra gli 8 mila e i 25 mila euro annui lordi, si tratta di un numero complessivo di 10 milioni e 436 mila soggetti.

Immaginando un intervento che comporti un incremento delle detrazioni fiscali al crescere del reddito, il bonus pertanto dovrebbe risultare maggiormente elevato per i redditi inferiori a 15 mila euro l'anno e diminuire gradualmente per quelli superiori a tale cifra sino ai 25.000 euro.

Per il primo scaglione, cioè quello tra gli ottomila e 12 mila euro, l'intervento potrebbe portare nelle tasche dei contribuenti circa 91 euro netti al mese il prossimo 27 maggio. La fascia successiva, individuata tra i 12mila e 15 mila euro, potrebbe ottenere un bonus di circa 95-96 euro al mese; la terza fascia, individuabile tra i 15 e i 20 mila euro, dovrebbe portare a casa un bonus di 83 euro. Benefici chiaramente piu' bassi per la quarta fascia, quella tra i 20 e i 25 mila euro lordi l'anno, dove il peso delle detrazioni è diverso: qui il bonus dovrebbe attestarsi intorno ai 60 euro netti in più al mese.

Irrisolto invece il problema degli incapienti cioè di quei quasi 4 milioni di lavoratori che non riescono a raggiungere gli 8.000 euro lordi annui che, pertanto, non sono interessati da un eventuale incremento delle detrazioni o di un intervento sull'Irpef. Per questi lavoratori il governo potrebbe però prevedere un bonus mensile di circa 20-25 euro netti che saranno erogati direttamente dall'INPS. 

I dettagli del provvedimento tuttavia non sono noti in quanto non esiste un testo base adottato dal Consiglio dei ministri. Per conoscere le modalità attuative dell'intervento sull'Irpef proposte dall'esecutivo Renzi bisognerà pertanto attendere la pubblicazione di un decreto legge (previsto verosimilmente per il mese di aprile) dopo il via libera da parte di Bruxelles e l'adozione del nuovo Def previsto per fine marzo.

Con il decreto casa la cedolare secca viene ridotta al 10 per cento per chi affitta a canone concordato. 

Il decreto legge sulla casa è stato finalmente approvato dal Consiglio dei ministri. In attesa della pubblicazione del testo in Gazzetta la novità principale è stata confermata: c'è la riduzione ulteriore dal 15 al 10 per cento dell'aliquota prevista per la cedolare secca in favore di chi affitta a canone concordato. Già con il precedente decreto del fare il governo Letta aveva previsto una riduzione dal 20 al 15 per cento per agevolare e stimolare gli affitti. Ora la misura dovrebbe ulteriormente rendere conveniente su larga scala il ricorso al canone concordato e dare una scossa ad un mercato immobiliare in profonda crisi. 

Nel decreto viene anche previsto un aumento della detrazione Irpef fino a 900 euro annui per inquilini di alloggi sociali che posseggono un reddito inferiore a 15.493,71 euro e fino a 450 euro annui per coloro che hanno un reddito inferiore a 30.987,41 euro. 

Non è passata invece la misura per la quale si era battuto il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi che voleva introdurre un aliquota scontata al 4 per mille sull'imu per chu affitta la casa di proprietà.

Tra le altre misure contenute nel decreto c'è il rifinanziamento di 100 milioni del fondo affitti e di 226 milioni del fondo "morosità incolpevole" che aiuta le persone che in un momento di difficoltà in via temporanea non possono pagare l'affitto. 

Nel decreto è anche previsto un piano di recupero degli alloggi popolari degli IACP pari a 468 milioni di euro. Il piano dovrà essere messo a punto dal Ministero dei Trasporti entro sei mesi dell'entrata in vigore del decreto e verrà finanziato con i fondi revocati alle opere pubbliche bloccate. I fondi serviranno a rendere agibili 12mila alloggi l'anno attraverso opere di recupero edilizio e manutenzione straordinaria.

Tra le misure destinate alle famiglie disagiate ci sono anche incentivi per la vendita degli alloggi iacp agli inquilini che li abitano: qui si prevede un fondo mutui in favore degli inquilini che acquistano l'alloggio con la possibilità di ottenere un contributo in conto interessi massimo dell'1% per 7 anni. 

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