
Notizie
TFR in busta paga al debutto. Ecco vantaggi e svantaggi
Dal 1° marzo i lavoratori del settore privato potranno chiedere nella busta paga il Tfr in corso di maturazione. Il decreto ha avuto il via libera del Consiglio di Stato.
Kamsin Il decreto che stabilisce le modalità della richiesta del tfr in busta paga, misura introdotta nella legge di stabilià 2015 ha ricevuto alcuni giorni fa l'ok del Consiglio di Stato ed entro la fine di questa settimana il testo sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Circa 12 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato saranno messi di fronte a una scelta. Continuare a impiegare gli accantonamenti annuali del Tfr (trattamento di fine rapporto) come si è fatto finora, cioè lasciandoli in azienda (o nel fondo Inps, per le imprese con più di 50 dipendenti) ai fini della liquidazione al momento del pensionamento, oppure destinandoli al finanziamento di un fondo pensione integrativo? O invece, ed è questa la novità, dirottare gli stessi accantonamenti in busta paga, aumentando così il proprio stipendio, ma ovviamente riducendo l'importo della futura liquidazione o pensione complementare?
Secondo quanto stabilito dalla legge di Stabilità chi vorrà, potrà chiedere con un apposito modulo al proprio datore di lavoro di versare il Tfr maturando in busta paga. Questa scelta si potrà compiere a partire dal primo marzo prossimo e fino alla metà del 2018. L'azienda, quindi, gli verserà la quota mensile di Tfr in ogni stipendio fino a giugno 2018, quando la sperimentazione si chiuderà. È evidente che nel fare la sua scelta il lavoratore terrà conto di molteplici fattori e non solo dell'aspetto fiscale.
I vantaggi. L'aspetto positivo è che lo stipendio, per chi si avvale dell'opzione, sarà piu' alto. L'effetto in busta paga scegliendo l'anticipo del Tfr, sarà di circa 72 euro netti al mese per un reddito lordo di 18 mila euro l'anno, 100 euro per un reddito di 25 mila, 125 per uno di 35 mila. Fondi in piu' che in un momento di crisi possono fare comodo.
Gli svantaggi. Sul tavolo ci sono diverse cose da tenere a mente. A cominciare dalla tassazione che sarà applicata sul Tfr fino agli effetti sul reddito Isee che rischiano di penalizzare le agevolazioni familiari, dalle rette degli asili nido alle mense scolastiche. Poi c'è il problema della minore rendita che sarà erogata dalla previdenza complementare dato che l'opzione blocca per tre anni gli afflussi ai fondi pensione. In ogni caso, inoltre, la scelta è irrevocabile e quindi sino al 30 giugno 2018 non si potrà tornare indietro.
1. Il fisco. Per quanto riguarda il prelievo fiscale, il fatto che il governo abbia deciso di sottoporre il Tfr in busta paga alla ordinaria tassazione Irpef (alla quale si aggiungono le addizionali locali), fa sì che il prelievo risulti maggiore di quello agevolato previsto sul Tfr (si applica l'aliquota media effettiva degli ultimi 5 anni di lavoro), tranne che nei casi di redditi molto bassi (il "pedaggio" che si paga al fisco è evidente della grafica sottostante).
2. I Fondi pensione Tra le cose che bisogna valutare bene prima di decidere per il Tfr in busta, c'è la partita relativa ai fondi pensione. Qualora un dipendente decidesse di optare per questa soluzione, in busta finirebbe anche quella parte della liquidazione che il lavoratore destina ai fondi pensione. Con il risultato che l'assegno integrativo rischierà di subire una penalizzazione tra il 10 e il 30%, a seconda del numero di anni di iscrizione al fondo.
3. Isee e detrazioni La busta paga resa più pesante dal Tfr rischia di avere effetti negativi anche sul reddito Isee che serve a usufruire di molte prestazioni sociali, dall'abbonamento agevolato al bus, alle tasse universitarie. Non solo, l'erogazione del cosiddetto Tir inciderà sulle detrazioni per lavoro dipendente o su quelle per i familiari. Con l'anticipo del Tfr, sostengono dalla Fondazione Consulenti del Lavoro, ci sarà una ricaduta negativa (tasse in più e sgravi in meno) che potrà arrivare, per un reddito medio di 23.000 euro a 330 euro. Oltre ai 50 euro di imposte in più dovute alla tassazione ordinaria, un lavoratore con un reddito medio rischia di perdere detrazioni per 280 euro.
4. Bonus 80 euro La liquidazione in busta paga non inciderà sulla possibilità di ricevere il bonus 80 euro, perché le somme non contribuiranno a sfondare il tetto dei 26 mila euro previsto dalla normativa. Neanche l'imponibile previdenziale sarà influenzato dall'erogazione del Tfr in busta buga.
Infine, il lavoratore che volesse aderire all'operazione Tfr in busta paga dovrebbe anche considerare che, se è iscritto a un fondo pensione da almeno 8 anni può già ora chiedere, senza doverlo motivare, fino al 30% del montante accumulato, godendo di una tassazione più favorevole.
seguifb
Zedde
Pensioni 2015, si acceleri sulla riforma della Gestione separata
Le associazioni delle partite Iva plaudono al blocco degli aumenti delle aliquote contributive nella gestione separata per il 2015. Damiano: "necessario trattare i professionisti senza cassa come i lavoratori autonomi".
Kamsin Dal 1° gennaio 2015, in applicazione della legge Fornero, i contributi Inps della gestione separata, già bloccati nel 2013/2014, sarebbero passati al 30,72% per arrivare al 33%. Il governo ha fatto marcia indietro con l'appoggio di tutti i partiti politici che hanno preso coscienza dell'assurda previsione legislativa e l'aumento dell'aliquota contributiva è stato bloccato.
Per questo motivo sentiamo il dovere di ringraziare tutti i politici che si sono adoperati per la soluzione temporanea del problema, tua proprio a loro rivolgiamo un pressante invito a «battere il ferro a caldo» ed organizzare un Tavolo di lavoro con il ministro Paletti, i presidenti elle Commissioni Lavoro di camera e senato, il presidente dell'inps Tito Boeri e con i rappresentanti delle associazioni dei professionisti che ancora vivono in uno stato di apprensione sia per la perdurante crisi attuale, sia per le aspettative future, affatto rosee sul fronte pensionistica.
L'Ancot ha chiesto audizione sia ai prof. Tito Boeri, che ha assicurato un incontro a breve, sia al ministro Poletti dal quale attendiamo notizie in merito. Non possiamo più attendere, perché la pressione contributiva che già passata dal 21 al 24% con il governo Prodi e il ministro del Lavoro Cesare Damiano, è iniziata dal lontano 2007. Sono anni che i lavoratori autonomi vengono vessati con contributi pesantissimi, con pensioni da miseria e con prestazioni di previdenza e assistenza veramente discriminanti nei confronti di altri lavoratori.
L'Ancot ha già da tempo presentato proposte costruttive per migliorare la struttura previdenziale della gestione separata. L'obiettivo, condiviso anche da Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera è di trattare le partite Iva come gli altri lavoratori autonomi facendo pagare i contributi previdenziali al 24%.
La novità per le partite Iva. L'articolo 10-bis aggiunto al decreto legge milleproroghe 2015 riduce, per il triennio 2015-2017, la misura dell'aliquota contributiva pensionistica per i lavoratori autonomi titolari di posizione fiscale ai fini dell’IVA e che non siano né pensionati né iscritti ad altre gestioni pensionistiche obbligatorie. La riduzione non riguarda, quindi, le altre categorie di lavoratori iscritti alla Gestione separata, quali i titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa (si ricorda che, per questi ultimi, gli oneri contributivi pensionistici sono a carico per due terzi del committente).
Per i soggetti interessati si prevede per il 2015, un'aliquota pari al 27%; per il 2016, un'aliquota pari al 28%; per il 2017, un'aliquota pari al 29%. A decorrere dal 2018, resta ferma la misura - già prevista, con riferimento a tale decorrenza, per tutti gli iscritti alla Gestione separata che non siano né pensionati né assicurati presso altre forme obbligatorie - di 33 punti percentuali.
seguifb
Zedde
Pensioni / Esodati, La Lega appoggia una settima salvaguardia
I parlamentari leghisti alla Camera Deputati intendono promuovere le richieste avanzate in questi mesi dai Comitati degli esodati presentando un apposito disegno di legge in materia.
Kamsin Tandem esodati Lega Nord per una settima salvaguardia. I parlamentari leghisti alla Camera Deputati intendono appoggiare le richieste avanzate in questi mesi dai Comitati degli esodati per l'approvazione di una settima e (probabilmente) definitiva tutela contro gli errori della legge Fornero del 2011.
Gli onorevoli Fedriga e Prataviera hanno dichiarato, infatti, che la Lega è pronta a promuovere un disegno di legge per estendere le tutele previste dalla legge 147/2014 sino al 2018 e ricomprendere i lavoratori esclusi attualmente dai benefici tra cui in particolare le quindicenni, gli autorizzati ai volontari prima del 20 luglio 2007, i lavoratori titolari del trattamento edile e la correzione delle Circolari Inps 35 e 37 del 14 marzo 2012 relative alla riduzione dei termini per la fruizione dell'opzione donna.
L'asse "Lega-esodati" potrebbe trovare una sponda anche negli altri partiti di opposizione, Idv-Sel e M5S che da tempo condividono le medesime battaglie. Del tutto insufficienti, del resto, appaiono le aperture della maggioranza che sostiene il Governo. Pietro Ichino, membro della Commissione Lavoro di Palazzo Madama, intende, infatti, limitare un eventuale ulteriore intervento legislativo in materia in favore di casi circoscritti e residuali per i quali si stanno predisponendo delle apposite schede di "segnalazione", una sorta di censimento, sul sito del Senato. Una farsa secondo il M5S che denuncia come la vicenda esodati debba essere risolta immediatamente, prima ancora dell'avvio di una discussione sulla flessibilità in uscita "che riguarderà anche tutti i lavoratori licenziati dopo il 2012".
seguifb
Zedde
Statali, Madia: stop ai precari nelle Pa dal 2017
Niente piu' Co.co.co e co.co.pro nel pubblico dal 2017 e tutele ai precari storici. La promessa del Ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia.
Kamsin L'abolizione dei contratti di collaborazione introdotta nel settore privato con il Jobs act, sarà estesa anche al pubblico. Il riferimento è all'articolo 47 della bozza di decreto legislativo sui contratti "quelli dei co.co.co che sono solo nel pubblico". Ma bisognerà ancora attendere due anni, fino al 2017. Ad annunciarlo è stato ieri il ministro della Funzione Marianna Madia, a margine di un convegno sulle società pubbliche e i servizi locali organizzato dall'associazione Prodemos. A partire dal 2017, ha sottolineato il ministro, «si faranno i concorsi e si ricomincerà da un approccio sano di entrata». Quanto al precariato storico, il ministro della Funzione pubblica ha voluto sottolineare come ci siano «realtà nella pubblica amministrazione che si reggono sui co.co.co». Madia ha spiegato che «è ragionevole prevedere delle tutele, delle riserve», per questi lavoratori, anche se, ha aggiunto, «dobbiamo ancora vedere come». Una cosa è certa ha spiegato ancora Madia: il canale per accedere alla Pubblica amministrazione con contratti a tempo indeterminato «resta quello del concorso».
seguifb
Zedde
Cure a Domicilio, il beneficio è solo per i lavoratori del pubblico impiego
Il termine di presentazione delle domande per accedere alle prestazioni di assistenza domiciliare previsti dal programma Home Care Premium 2014 è differito al 31 marzo 2015.
Kamsin L'Inps Gestione dipendenti pubblici (ex Inpdap) ha di recente pubblicato on line il
nuovo bando per l'erogazione di contributi economici diretti al sostegno dell'assistenza domiciliare di soggetti non autosufficienti, che siano esclusivamente lavoratori e pensionati del pubblico impiego, nonché per i loro coniugi e familiari entro il primo grado (genitori e figli).
La misura comprende, inoltre, gli orfani minorenni di dipendenti o pensionati pubblici, i minori regolarmente affidati e i nipoti minori a carico del titolare del diritto. Il bando, il cui termine per la presentazione delle domande è stata differita al 31 marzo, ha come criterio di ammissione al beneficio l'ordine cronologico della richiesta in via telematica. Si rivolge esclusivamente ai residenti in Ambiti territoriali sociali (enti locali, aziende speciali di servizi alla persona, aziende sanitarie eccetera) che abbiano stipulato con l'Inps un'apposita convenzione (l'elenco degli enti convenzionati è sul sito www.inps.it). Il progetto si chiama Home care premium, dura nove mesi, dal 1° marzo al 30 novembre 2015. L'intervento è finanziato dal "Fondo credito" alimentato dal prelievo obbligatorio dello 0,35% sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici e dello 0,15% sugli assegni dei pensionati pubblici iscritti al Fondo.
Prevede il riconoscimento di un contributo dai 200 ai 1.200 euro mensili secondo le condizioni di non autosufficienza ed economiche dell'assistito e del nucleo familiare. Dall'importo sono dedotte eventuali indennità di invalidità civile e di accompagnamento e altri assegni di cura. Oltre al contributo economico, il bando prevede la corresponsione di misure integrative di sostegno all'assistenza domiciliare quali l'invio al domicilio di operatori sociosanitari o educatori professionali, la frequenza ai centri diurni, i servizi di accompagnamento e trasporto sociale, la consegna di pasti a domicilio, la fornitura di ausili e strumenti per ridurre il grado di non autosufficienza. Il richiedente, all'atto della presentazione della domanda, deve aver presentato all'Inps la Dichiarazione unica sostitutiva finalizzata all'acquisizione della certificazione Isee riferita al nucleo familiare in cui è presente il beneficiario. Per dettagli e consultazione del bando si rimanda alla pagina del bando disponibile sul sito internet dell'istituto.
seguifb
Zedde
A cura di Paolo Ferri, Acli Italiane
Altro...
Jobs Act, maternità rafforzata per le lavoratrici nella gestione separata
Il diritto all'indennità di maternità non verrà bloccato dal mancato pagamento dei contributi alla gestione separata dell'Inps da parte del committente.
Kamsin La maternità arriverà anche per le co.co.co. In attesa della soppressione di questa figura contrattuale la bozza attuativa del Jobs Act, prevede, anche se solo per il 2015, una sorta di estensione ai parasubordinati del principio cd. di automaticità delle prestazioni in base al quale, anche se il datore di lavoro non ha versato tutti i contributi dovuti sulle retribuzioni, i dipendenti conservano comunque il diritto alle prestazioni. Lo stesso principio non vige per la gestione separata Inps, anche se al versamento dei contributi devono provvedere i committenti (al pari dei datori di lavoro) nel caso di co.co.co. e co.co.pro.
Con riferimento all'indennità di maternità, l'articolo 13 della bozza del provvedimento approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri prevede che i lavoratori e le lavoratrici, non iscritte ad altre forme obbligatorie, conservano il diritto al trattamento economico anche in caso di mancato versamento dei relativi contributi da parte del committente.
Altra novità degna di nota riguarda l'estensione del congedo di paternità ai lavoratori autonomi, in caso di non fruizione da parte delle proprie congiunte, anch'esse lavoratrici autonome e imprenditrici agricole. Il T.u. maternità, si ricorda, prevede la corresponsione di un'indennità giornaliera a favore di tali lavoratrici per il periodo di gravidanza e per quello successivo al parto, per una durata di cinque mesi: due prima e tre dopo il parto. La riforma prevede che la stessa indennità spetti al padre, anch'egli lavoratore autonomo, per il periodo in cui sarebbe spettata alla madre lavoratrice autonoma o per la parte residua in caso di morte o di grave infermità ovvero di abbandono, nonché in caso di affidamento esclusivo del bambino al padre.
Stessa estensione di tutela riguarda i professionisti. In base all'attuale disciplina, le libere professioniste hanno diritto ad un'indennità di maternità per i due mesi antecedenti la data del parto e i tre mesi successivi alla stessa. La riforma prevede che la stessa indennità vada riconosciuta al padre libero professionista per il periodo in cui sarebbe spettata alla madre libera professionista o per la parte residua, in caso di morte o di grave infermità della madre ovvero di abbandono, nonché in caso di affidamento esclusivo del bambino al padre.
seguifb
Zedde
Pensioni, benefici piu' ampi per i lavoratori esposti a rischio chimico a Cengio
Il periodo di esposizione al rischio chimico da cloro, nitro ed ammine dello stabilimento ex ACNA di Cengio deve essere moltiplicato per il coefficiente di 1,5 sia ai fini della maturazione del diritto di accesso alla prestazione pensionistica sia ai fini della determinazione dell'importo.
Kamsin Il coefficiente di maggiorazione da riconoscere ai lavoratori esposti al rischio chimico da cloro, nitro ed ammine dello stabilimento ex ACNA di Cengio (SV) è 1,5. E' quanto conferma il sottosegretario al welfare Luigi Bobba in risposta ad una interrogazione sollevata da Anna Giacobbe presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati la scorsa settimana. L'interrogazione verteva sui benefici da riconoscere a tali lavoratori ai sensi del comma 133 dell'articolo 3 della legge n. 350 del 2003; la normativa in parola, infatti, ha previsto, a decorrere dal 2004, l'estesione dei benefici previdenziali previsti per i lavoratori che siano stati esposti all'amianto ai lavoratori esposti al rischio chimico da cloro, nitro e ammine, dello stabilimento ex ACNA di Cengio.
Ma dato che dal 2 Ottobre 2003 i benefici previdenziali per l'amianto si sono ridotti - il coefficiente di maggiorazione è passato da 1,5 ad 1,25 per effetto del decreto legge 269/2003 - era rimasta in bilico anche la disciplina da applicare di riflesso ai lavoratori esposti al rischio cloro. L'Inps infatti ha dapprima attribuito il coefficiente di maggiorazione ridotto (Circolare 78/2004), salvo poi tornare sui suoi passi riconoscendo il coefficiente 1,5 (Circolare 116/2005) individuato dalle disposizioni previdenti alla data del 2 ottobre 2003 e quindi valevole sia ai fini della maturazione del diritto di accesso alla prestazione pensionistica sia ai fini della determinazione dell'importo della medesima.
Sul punto, nel corso degli anni, si è però registrato un mutevole orientamento giurisprudenziale, dapprima volto a confermare il trattamento di maggior favore per detti lavoratori; successivamente vi sono state pronunce più restrittive rispetto a quanto stabilito dall'Inps con la circolare n. 116. Molti lavoratori basandosi sul riconoscimento amministrativo dell'Inps, hanno accettato situazioni di mobilità volontaria, oppure in mancanza di lavoro, stanno versando la contribuzione inerente anni mancanti per l'accesso al pensionamento.
Il Sottosegretario Bobba tuttavia ha confermato che in favore dei lavoratori dello stabilimento ex Acna di Cengio, il periodo di esposizione al rischio chimico da cloro, nitro e ammine, indipendentemente dagli anni di esposizione è moltiplicato per il coefficiente di 1,5 sia ai fini della maturazione del diritto di accesso alla prestazione pensionistica sia ai fini della determinazione dell'importo della medesima.
seguifb
Zedde
Riforma Pensioni, Uil: Patto unitario per la reintroduzione delle quote
La Uil propone un "patto d'azione" a Cgil e Cisl su contratti, fisco e pensioni. La proposta intende creare "una nuova struttura e una nuova politica della contrattazione collettiva" con i leader di Cgil e Cisl, Susanna Camusso e Annamaria Furlan.
Kamsin Un unico modello contrattuale valido per tutti i lavoratori, pubblici e privati, che allunghi la sua durata da 3 a 4 anni, che confermi i due livelli, e che ancori gli aumenti salariali all'aumento del Pil. La sostanziale reintroduzione della pensione con le quote per flessibilizzare le uscite a partire da 60 anni di età o 40 anni di contributi. E' questa la proposta per un nuovo modello del welfare, che il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, invia ai sindacati cugini per una riflessione comune.
La lettera ai leader Susanna Camusso e Anna Maria Furlan è partita ieri in serata, ora si attendono le risposte. Intanto la Uil dettaglia meglio il piano d'attacco di un rinnovato sindacato unitario. Sul fisco, infatti, la Uil apre, anche se con qualche riserva, al ddl di iniziativa popolare presentato nei giorni scorsi dalla Cisl come possibile base di discussione da implementare mentre sulla previdenza l'obiettivo vorrebbe essere quello di ottenere un incontro con il ministro del lavoro Giuliano Poletti per riaprire il capitolo comune sulla flessibilità, gli esodati e la governance dell'Inps, ormai urgente dopo l'avvenuto riassetto dei vertici dell'istituto.
Secondo la Uil i tempi dopo il cambio della guardia al vertice dell'Inps, l'approvazione del Jobs Act, sono ormai maturi. "Lo stesso Poletti ha detto che così com'è creerà problemi sociali e le imprese ribadiscono come la rigidità in uscita non favorisce la ripresa occupazionale", aggiunge ancora Barbagallo in attesa quindi di ricevere l'ok di Camusso e Furlan per inviare al ministro la richiesta di un incontro urgente.
La proposta del sindacato va nel senso di reintrodurre, sostanzialmente, la pensione di anzianità abrogata dal 2012 con la Riforma Fornero: "siamo tutti d'accordo sulla necessità di un ripristino dell'uscita a 60 anni con il perfezionamento di un requisito contributivo (le cosiddette quote, ndr) e il riportare l'asticella dell'uscita indipendentemente dall'età a 40-41 anni di contributi" ha indicato Barbagallo. "Si può discutere dei dettagli ma serve una boccata d'ossigeno per immettere sul mercato del lavoro i giovani, fortemente penalizzati dall'allungamento dell'età pensionabile".
Anche il Fisco è in agenda. "Noi avevamo negli anni scorsi mesi a punto una piattaforma unitaria. Ma siamo disponibili a partire anche dal piano presentato dalla Cisl anche se una legge di iniziativa popolare in Italia, per la verità, non ha mai avuto successo e l'estensione delle detrazioni fiscali agli autonomi ci lascia perplessi", ha detto Barbagallo.
E poi il modello contrattuale che dovrà essere "unico per tutti, privati e pubblici" per scommettere sulla ripresa stimolando i salari, da legare all'aumento del Pil, ma anche la produttività e nuove relazioni industriali."Il 2015 deve essere l'anno della contrattazione", dice ancora Barbagallo per il quale "le prospettive più favorevoli dell'economia consentono ed impongono al sindacato di elaborare piattaforme che, per la prima volta dal 1992, si misurino non con la necessità di tutelare i salari dall'inflazione, ma con l'opportunità di governare la politica contrattuale del salario per promuovere la crescita".
seguifb
Zedde
Pensioni usuranti, domande entro il 1° marzo per l'uscita anticipata
Coloro che hanno svolto lavori particolarmente faticosi e pesanti, riconosciuti come usuranti, hanno la possibilità di andare in pensione prima rispetto all'età ordinaria per la vecchiaia con un'anzianità contributiva di almeno 35 anni ed un'età di 61 anni e 3 mesi.
Kamsin Ultimi giorni per presentare le domande per accedere ai benefici dei lavori usuranti. I lavoratori addetti a «lavorazioni particolarmente faticose e pesanti», che perfezionano il diritto al pensionamento anticipato nell'anno 2015, hanno tempo fino al 1° marzo prossimo per presentare la domanda di riconoscimento del beneficio all'Inps. Il decreto legislativo 67/2011 riconosce ai lavoratori addetti ad attività usuranti il diritto di andare in pensione con un regime agevolato.
Le attività in questione sono individuate nell'articolo 1 del Dlgs 67/2011 e sono riconducibili a quattro macro-categorie.
a) Lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti di cui all'articolo 2 del decreto del ministero del lavoro del 19 Maggio 1999.
Si tratta dei lavoratori adibiti a lavori svolti in galleria, cava o miniera; i lavori ad alte temperature; i lavori in cassoni ad aria compressa; le attività per l’ asportazione dell’ amianto; le attività di lavorazione del vetro cavo; i lavori nella catena di montaggio; lavori svolti dai palombari; lavori espletati in spazi ristretti.
b) Lavoratori notturni come definiti e ripartiti ai soli fini del dlgs 67/2011 nelle seguenti categorie: 1) lavoratori a turni che prestano lo loro attività nel periodo notturno per almeno 6 ore per un numoero minimo di giorni lavorativi all'anno non inferiore a 64; 2) lavoratori che prestano la loro attività per almeno 3 ore nell'intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino per periodi di lavoro di durata pari all'intero anno lavorativo.
c) i lavoratori alle dipendenze di imprese per le quali operano le voci di tariffa per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.
Si tratta dei lavoratori indicati nell'elenco n. 1 contenuto nell'allegato 1 allo stesso dlgs 67/2011, cui si applicano i criteri per l'organizzazione del lavoro previsti dall'articolo 2100 del cc, impegnati all'interno di un processo produttivo in serie, contraddistinto da un rimo determinato da misurazione di tempi di produzione con mansioni organizzate in sequenze di postazioni, che svolgano attività caratterizzate dalla ripetizione costante dello stesso ciclo lavorativo su parti staccate di un prodotto finale, che si sostano a flusso continuo o a scatti con cadenze brevi determinate dall'organizzazione del lavoro o della tecnologia, con esclusione degli addetti a lavorazioni collaterali a linee di produzione, alla manutenzione, al rifornimento materiali, ad attività di regolazione o controllo computerizzato delle linee di produzione e al controllo qualità.
d) i conducenti di veicoli, di capienza complessiva non inferiore a 9 posti, adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo.
Il periodo minimo di attività - Per godere dei benefici i lavoratori devono avere svolto queste attività per almeno 7 anni, compreso l'anno di maturazione dei requisiti, negli ultimi dieci anni di attività lavorativa (per le pensioni aventi decorrenza dal 1° Gennaio 2018 tali attività devono essere state svolte per almeno la metà della vita lavorativa complessiva).
Il Pensionamento nei lavori usuranti. Per maturare il diritto al pensionamento anticipato nel 2015, un lavoratore addetto ad attività usurante deve raggiungere quota 97,3 con almeno 35 anni di contributi e 61 anni e 3 mesi di età. Per i notturni con meno di 78 notti lavorate i requisiti da raggiungere sono elevati sino a due anni, così come per i lavoratori autonomi (si veda la tabella riassuntiva dei requisiti).
Una volta perfezionati i requisiti, si dovrà attendere, per la decorrenza della pensione, l'apertura della cosiddetta finestra mobile. La decorrenza è fissata 12 o 18 mesi dopo la maturazione dei requisiti, a seconda che la pensione sia liquidata a carico di una gestione dei dipendenti o degli autonomi.
La domanda. Per l'accesso al beneficio gli interessati devono presentare apposita domanda alla sede INPS entro il 1° Marzo 2015 se in tale anno si maturano i requisiti agevolati; la domanda è volta ad ottenere il riconoscimento di lavoro usurante e quindi non è da confondere con la domanda di pensione che sarà presentata solo in un momento successivo, previa comunicazione di accogliemento della domanda di accertamento di aver svolto lavoro usurante (che avviene entro il 30 Ottobre 2015).
Un esempio. Immaginiamo un lavoratore che ha svolto attività usuranti e che matura la quota 97,3, ad esempio, nel settembre 2015: costui sarà chiamato a presentare la domanda volta al riconoscimento del beneficio entro il prossimo 1° marzo. Entro il 30 Ottobre 2015 riceverà, se tutto fila liscio, la conferma dall'Inps di poter accedere al beneficio con l'indicazione della data di decorrenza (si presume dal 1° Ottobre 2016, per via delle finestre mobili). A questo punto, per accedere alla pensione non gli resterà altro che fare domanda di pensione verso agosto-settembre 2016.
Il rispetto della scadenza del 1° marzo è importante. Infatti la presentazione della domanda oltre i termini sopra indicati comporta, in caso di accertamento positivo dei requisiti, il differimento del diritto alla decorrenza da uno a tre mesi a seconda dei mesi di ritardo.
Nello specifico il differimento è pari:
- ad un mese, per un ritardo della presentazione massimo di un mese;
- a due mesi, per un ritardo della presentazione superiore ad un mese ed inferiore a tre mesi;
- a tre mesi per un ritardo della presentazione pari o superiore a tre mesi.
La possibilità di fruire dei benefici in parola dipende inoltre dalle coperture finanziarie che sono state messe a disposizione dal Dlgs 67/2011 di anno in anno. Qualora risultassero insufficienti la data di decorrenza indicata dall'inps potrebbe spostarsi.
seguifb
Zedde
Naspi 2015, perimetro ampio per il nuovo ammortizzatore universale
La Naspi potrà essere fruita anche dai lavoratori che hanno presentato le dimissioni per giusta causa. Sostituirà l'Aspi, la Mini-Aspi e, dal 2017, l'indennità di mobilità ordinaria.
Kamsin La Naspi sarà sempre piu' un ammortizzatore universale destinato ad inglobare la maggior parte dei sostegni economici attualmente erogati nei confronti dei lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro. E' questo il disegno che emerge nel decreto legislativo attuativo per il riordino dell'intera normativa in materia di ammortizzatori sociali licenziato dal Consiglio dei ministri di venerdì scorso.
L'ammortizzatore unico. La Naspi sarà applicabile a tutti i lavoratori che abbiano perduto involontariamente il lavoro a decorrere dal 1° maggio 2015 e sostituirà, dalla stessa data, le prestazione di Aspi e miniAspi introdotte dalla Legge Fornero. Il regime sarà pertato riunificato in un unico ammortizzatore che assorbirà, dal 2017, anche i lavoratori che attualmente percepiscono l'indennità di mobilità ordinaria (legge 223/1991), il trattamento speciale edile e tutti i trattamenti in deroga che saranno soppressi.
I destinatari. L'ammortizzatore sarà applicabile a tutti i lavoratori dipendenti, con la sola esclusione degli assunti a tempo indeterminato dalle pubbliche amministrazioni e degli operai agricoli per i quali continua a trovare applicazione una normativa ad hoc. Per accedere è necessario poter far valere almeno 13 settimane di contribuzione nel quadriennio precedente l'inizio del periodo di disoccupazione e, contestualmente, far valere 30 giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi che precedono il periodo appena citato. Naturalmente è necessario essere in stato di disoccupazione ai sensi del dlgs 181/2000.
Il perimetro della tutela sarà tuttavia piu' ampio. Potranno fruire del sostegno sia quei lavoratori che hanno perso involontariamente il posto di lavoro, sia in caso di dimissioni per giusta causa (ad esempio il mancato pagamento della retribuzione; l'aver subito molestie sessuali nel luogo di lavoro; il non accettare modificazioni peggiorative delle mansioni lavorative; il Mobbing; ecccetera) nonché nelle ipotesi di risoluzione consensuale sottoscritta presso la Dtl in seno al tentativo obbligatorio di conciliazione introdotto dalla riforma Fornero.
La NASPI spetterà anche nei casi di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro intervenuta nell'ambito della procedura di cui all'articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, cioè nei casi di conciliazione con esito positivo.
La misura. L'importo della Naspi sarà rapportato alla retribuzione imponibile previdenziale degli ultimi quattro anni e ancorata a un sistema di calcolo che porta l'indennità concedibile sino ad massimo di 1.300 euro, con un decremento del 3% mensile a decorrere dal quarto mese di fruizione. Il tutto per un periodo pari alla metà delle settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni, al netto dei periodi contributivi utilizzati per la percezione dell'indennità di disoccupazione. A decorrere dal 1° gennaio 2017 la Naspi non potrà essere corrisposta per un periodo che ecceda le 78 settimane.
La Richiesta. Nulla cambia sulle modalità di richiesta, visto che in ogni caso la richiesta sarà telematica con le relative tempistiche, 68 giorni oltre il quale si va in decadenza, e decorrenza: dall'ottavo giorno della cessazione del rapporto di lavoro se la richiesta viene presentata in tale intervallo ovvero dal primo giorno successivo alla data di presentazione negli altri casi.
Condizioni per beneficiare della Naspi saranno la partecipazione del beneficiario a iniziative di attivazione lavorativa ovvero a percorsi di riqualificazione, ma anche attività di politiche attive per ricollocarsi sul mercato del lavoro le cui azioni verranno definite da un decreto ministeriale entro 90 giorni dall'entrata in vigore del decreto.
Nell'intero sistema di riordino, infine, rientra anche il Contratto di ricollocazione, ovvero una dote individuale spendibile presso i soggetti accreditati al fine di trovare, in tempi rapidi, un'occupazione stabile. L'intera procedura sarà curata dal soggetto accreditato e l'assegno di ricollocazione sarà incassato solamente a occupazione avvenuta. Un insieme di misure, quindi, che riorganizzano in un tutt'uno le politiche attive e passive del lavoro che si inseriscono nel più ampio disegno di riforma del mercato del lavoro rappresentato dal Jobs Act.
seguifb
Zedde