Notizie

Notizie

Ameno di dodici mesi di distanza dal decreto Poletti si profila un nuovo intervento, il quarto negli ultimi due anni e mezzo, sui contratti a termine. Ci sarà una fase di transizione per le collaborazioni a progetto che poi verranno cancellate. Stessa sorte toccherà probabilmente al lavoro ripartito.

Kamsin Sui contratti a termine si potrebbe tornare indietro. La loro durata massima, che lo stesso governo Renzi aveva portato, per quelli senza causale, da uno a tre anni nel suo primo provvedimento importante, potrebbe scendere da 36 a 24 mesi, e c'è l'ipotesi anche di ritoccare il numero di proroghe, per ridurle da 5 a 3. A parziale compensazione, però, viene alzato un altro tetto: se oggi ogni azienda, sul totale dei dipendenti, non può avere più del 20% di lavoratori a termine il limite sarà portato più in alto, probabilmente al 30%. Mentre nulla cambia sulla causale, che non dovrà essere indicata dal datore di lavoro.

Il governo sta mettendo a punto il Dlgs di riordino delle tipologie contrattuali  il terzo attuativo del Jobs act atteso per il consiglio dei ministri del 20 febbraio e con l'occasione si potrebbe profilarsi un nuovo intervento sui contratti a termine. «L'obiettivo  afferma il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei  è quello di promuovere il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, per effetto del mix tra maggiore flessibilità in uscita e incentivi, contrastando l'area grigia dei contratti parasubordinati, che mascherano rapporti di subordinazione».

Confermate le altre novità del decreto che dovrebbe procedere, come stabilito nel disegno di legge delega, al «disboscamento» delle forme di lavoro più precarie. Dovrebbe scomparire il lavoro a chiamata, che però potrebbe lasciare il passo a un ricorso più facile ed esteso ai voucher, i buoni per le prestazioni occasionali. L'apprendistato di 1° (diploma e qualifica professionale) e 3° livello (alta formazione) avrà una forte semplificazione da concordare con il ministero dell'Istruzione. Possibile il rafforzamento anche del part-time verticale, cioè la possibilità di lavorare solo in alcuni giorni della settimana accettando una riduzione dello stipendio. Si prevede il graduale superamento delle collaborazioni a progetto. Restano da definire le nuove regole per le collaborazioni coordinate e continuative,  le associazioni in partecipazione, e il lavoro a chiamata: il governo vorrebbe cancellarlo del tutto ma nella ristorazione la modifica non va giu'.

seguifb

Zedde

Il Comitato esprime amarezza per l'ennesima bocciatura dell'emendamento presentato da Sel al decreto legge milleproroghe che avrebbe risolto per via legislativa il problema.

Kamsin Il Comitato Opzione Donna guidato da Daniella Maroni si prepara alla class action contro l'inps. L'obiettivo è ottenere l'annullamento, per via giurisdizionale, delle due Circolari del 2012 (la 35 e la 37 del 14 Marzo 2012) che impediscono alle lavoratrici di accedere alla pensione con 57 anni e 35 anni di contributi se maturati entro il 31.12.2015 come recita l'articolo 1, comma 9 della legge 243/04. 

La vicenda è nota da tempo. L'Inps con le predette circolari ha indicato che la data di dicembre 2015 va intesa come termine entro cui deve essere maturata la decorrenza della prestazione pensionistica, cioè comprensiva della finestra mobile di 12 mesi (18 per le autonome) e della speranza di vita Istat. La conseguenza è che i requisiti anagrafici e contributivi vanno raggiunti con un anno di anticipo, almeno, rispetto alla scadenza originariamente prevista.

Una condizione che, di fatto, accorcia occultamente ed indebitamente i termini per la fruizione del regime sperimentale, una strada riscoperta in questi anni da un numero sempre maggiore di lavoratrici per anticipare l'uscita in barba alle regole fornero che chiedono 66 anni e 3 mesi nel pubblico e 63 anni e 9 mesi nel privato, oppure 41 anni e mezzo di contributi. L'anticipo però costa parecchio. L'assegno infatti viene calcolato con il sistema totalmente contributivo e quindi si deve mettere in conto una perdita di almeno un quarto dell'importo che sarebbe stato conseguito con le regole del sistema misto. Insomma nessun regalo.

La querelle va avanti ormai da anni. Lo scorso 22 Ottobre il Comitato ha diffidato l'Inps a rivedere le due circolari (la 35 per il comparto privato; la 37 per il comparto pubblico) entro 90 giorni. Il termine è spirato inutilmente il 3 Febbraio senza sostanziali passi avanti. 

In settimana è caduta poi anche la proposta di Sel di estendere l'opzione donna sino al 31 dicembre 2016 tramite un emendamento al decreto legge milleproroghe, una modifica che avrebbe risolto la questione, indirettamente, anche con riguardo alle lavoratrici in parola.

Class Action piu' vicina. Data l'impasse dal Comitato si stanno preparando a raccogliere le firme per l'adesione alla class action, un'azione che è stata avallata nei mesi scorsi anche dagli Onorevoli Gnecchi e Damiano (Pd). Il Comitato avrà, infatti, un anno di tempo per presentare un ricorso collettivo al Tar del Lazio per ottenere la rimozione in via giurisdizionale delle Circolari. L'azione, precisano, sarà aperta a chiunque abbia un interesse con le stesse caratteristiche di quello delle ricorrenti (c'è un bacino di 6mila lavoratrici potenziali aderenti, stimano dal Comitato) che dunque potranno unirsi all'azione collettiva sino a 20 giorni prima della fissazione dell'udienza preliminare al Tar del Lazio.

La speranza del Comitato è tuttavia che l'Inps, sotto la guida del nuovo Presidente Tito Boeri, con un atto di autotutela amministrativa, revochi le predette circolari prima dell'avvio del ricorso giurisdizionale al fine di evitare un lungo e complesso contenzioso.

seguifb

Zedde

Esprime dubbi sui dati della Cassaintegrazione diffusi nei giorni scorsi dall'Inps, Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera. Lo fa tramite un'intervista raccolta dal Fatto Quotidiano questa mattina, dopo la denuncia fatta dal suo blog dopo aver letto i dati dell'Istituto sulla cassa integrazione relativa al 2014. Kamsin  Cosa l'ha allarmata? Ho letto una dichiarazione dell'Inps nella quale si affermava che il totale delle ore di Cassa integrazione autorizzate nel 2014 si attestava a 1 miliardo e 112 milioni registrando una diminuzione di circa il 6% rispetto allo stesso consuntivo del 2013 indicato in 1 miliardo e 182 milioni.

Quindi, una bella notizia? Certo. Però io verifico trimestralmente i dati dell'Inps e ricordavo che il consuntivo del 2013 non era quello indicato ma 1 miliardo e 76 milioni, oltre 100 milioni di meno. Quindi se confrontiamo il dato 2013 con quello del 2014 si ha un aumento del 3% e non una diminuzione.

Cosa ha risposto l'Inps? Che l'Istituto provvede nel mese di giugno di ciascun anno a rivedere e aggiornare la cifre del mese di gennaio. Dopo la revisione, quindi, si è arrivati a 1 miliardo e 182 milioni. Ma se vogliamo monitorare davvero la Cig dobbiamo confrontare dati omogenei.

Quale sarà, infatti, il dato rivisto a giugno? Sarebbe opportuno non fare dichiarazioni affrettate. E perché quella fretta? Non lo so. Avrebbero dovuto precisare che si trattava di un confronto tra dati non omogenei.

L'Inps ha cercato di mostrarsi gentile con il governo?
Non voglio essere malizioso ma qualcuno può essere indotto in tentazione e magari se si può fornire un dato positivo lo si fa. Ma non è corretto. A proposito di Inps ci sono state polemiche sulla nomina del nuovo presidente accusato di non avere i requisiti adeguati.

Qual è il suo giudizio? Le osservazioni sui requisiti del nuovo presidente venivano soprattutto da parte di Forza Italia e Ncd. Come presidente di Commissione ho pensato fosse giusto valutare il problema. Abbiamo convocato Boeri per un'audizione a cui è venuto da Londra. Per quello che mi riguarda le spiegazioni fornite sono state più che sufficienti. Su 32 votanti, abbiamo avuto 4 astensioni del M5S e un voto contrario di Forza Italia.

A che punto è la discussione sui decreti delegati del Jobs Act? Il parere del Parlamento non è vincolante e quindi il governo può non tenerne conto. Sarà un passaggio politico. A me premono tre cose: cancellare il riferimento ai licenziamenti collettivi; inserire un criterio di proporzionalità tra infrazione e sanzione; aumentare le indennità in caso di licenziamento.

seguifb

Zedde

Con il nuovo anno si riduce la durata della mobilità in deroga. Nelle regioni in cui sarà concessa la durata non potrà superare i 6 mesi (8 mesi nelle regioni del mezzogiorno).

Kamsin Nuova stretta per la mobilità in deroga. Chi accede all'ammortizzatore sociale quest'anno potrà contare su una assistenza fino (massimo) a 6 mesi (erano 7 sino al 31 dicembre 2014). Unica eccezione è prevista per i lavoratori che risiedono nelle Aree svantaggiate del mezzogiorno (di cui al Dpr 218/1978) che potranno contare su un assegno sino ad 8 mesi sia nel 2015 che nel 2016. Sono gli effetti del recente decreto del Ministero del Lavoro 83473 dello scorso 12 agosto che ha dato una stretta agli ammortizzatori sociali in deroga in vista del loro superamento a partire dal 2017.

Quest'anno il trattamento di mobilità in deroga non potrà essere concesso ai lavoratori che hanno già beneficiato dello stesso trattamento per 3 anni o più, anche non continuativi, in passato; mentre chi sarà ammesso non potrà superare comunque i 3 anni e 4 mesi complessivi di fruizione. La mobilità in deroga, inoltre, è riservata ai lavoratori provenienti da imprese di cui all’art. 2082 del codice civile, ivi compresi i piccoli imprenditori di cui all’articolo 2083 del codice civile, che siano disoccupati e che abbiano reso la dichiarazione di disponibilità al lavoro ai sensi del D.Lgs. 181/00; è necessario inoltre avere un'anzianità aziendale di almeno 12 mesi di cui 6 di lavoro effettivamente prestato e risultare privi di altra prestazione legata alla cessazione del rapporto di lavoro (es. Aspi, Mini-Aspi o disoccupazione agricola).

Per accedere all'ammortizzatore si dovrà presentare la domanda per via telematica, alla sede inps territoriale,  a pena di decadenza entro 60 giorni dalla data del licenziamento o dalla scadenza della precedente prestazione.

Per la concessione della mobilità in deroga bisogna comunque fare riferimento agli accordi territoriali siglati nella propria regione di residenza. Quasi tutte le regioni hanno concesso l'ammortizzatore sociale con l'eccezione, per ora, solo di Piemonte e Veneto che hanno preferito dirottare le risorse a finanziare altri strumenti di sostegno. Gli assegni, come noto, vengono posti in pagamento dall'Inps con una procedura che è stata snellita dallo stesso decreto. L'Inps infatti entro 3 giorni dalla ricezione della domanda deve trasmetterla la domanda alle Regioni che devono effettuare la propria istruttoria nel giro di 30 giorni. Alla fine, il provvedimento di concessione viene trasmesso entro 5 giorni all'Istituto di previdenza che è incaricato del monitoraggio mensile di domande, prestazioni e flussi finanziari.

seguifb

Zedde

Dal Governo parere positivo all'emendamento che consente il prepensionamento e la mobilità dei dipendenti civili delle Croce Rossa in esubero. Partita rinviata sui minimi dei professionisti. Stop alla proroga dell'opzione donna.

Kamsin Tutto rimandato sulla revisione delle aliquote nella gestione separata. L'esame di ieri in Commissione Bilancio a Montecitorio sugli emendamenti al decreto legge milleproroghe segna ancora una volta il passo. Le proposte emendative dei vari gruppi parlamentari sono state accantonate in attesa che il Governo indichi la strada da seguire. Arriva lo stop invece alla proposta Sel di prorogare il regime sperimentale donna fino al 2016: il presidente della Commissione Paolo Sisto, stante la contrarietà dell'esecutivo ha invitato i deputati firmatari al ritiro dell'emendamento esprimendo altrimenti parere contrario alla misura.

Passano invece due emendamenti che garantiscono ai dipendenti civili della Croce Rossa in eccedenza o in esubero lo stesso trattamento previsto per quelli delle province indicato dalla legge di stabilità 2015. La misura consentirà il prepensionamento di coloro che, dichiarati in esubero, maturano la decorrenza della pensione, con la vecchia normativa, entro il 31 dicembre 2016; mentre gli altri saranno posti in mobilità obbligatoria e volontaria verso Regioni, Comuni e amministrazioni pubbliche.

Tra le altre misure approvate in Commissione c'è il rinvio del calendario della dichiarazione precompilata: slitta al 30 settembre prossimo il termine del 31 gennaio 2015 entro cui i Caf avrebbero dovuto inviare al Fisco la relazione tecnica con le garanzie di idoneità tecnico-organizzativa del centro anche in relazione ai loro dipendenti, alla loro formazione nonché ai sistemi di controllo interno sulla correttezza dell'attività svolta. Sempre in tema di precompilata slitta di un anno anche il triennio di riferimento delle dichiarazioni trasmesse dai Caf (ora diventa 2016, 2017 e 2018) su cui calcolare il requisito per essere autorizzati all'attività di assistenza fiscale. Via libera anche al posticipo al 2017 dell'entrata in vigore della riforma dell'esame di abilitazione degli avvocati, e del prolungamento da 4 a 6 anni della durata complessiva degli assegni di ricerca (rinnovi compresi).

Per quanto riguarda i tempi l'obiettivo resta quello di concludere l'esame del testo in commissione al più tardi nel week end  febbraio per trasmettere il 16 il provvedimento in Aula e garantire il primo via libera della Camera non oltre il 20 di questo mese.

seguifb

Zedde

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati

Accedi