Bernardo Diaz

Bernardo Diaz

Bernardo Diaz, dottore commercialista collabora con PensioniOggi.it dal novembre del 2015.  

Complice l'avvicinarsi della tornata elettorale del 25 Maggio i partiti cercano di ottenere l'estensione da parte del governo del bonus Irpef appena varato Renzi. Piu' che di un'estensione si tratta in verità di un ampliamento della platea dei beneficiari del bonus degli 80 euro per tenere in considerazione il nucleo familiare; con una modifica che dovrebbe essere apposta sulla legge di conversione al Decreto Legge 66/2014.

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Ad anticiparlo è stata Cecilia Guerra, relatrice del Pd sul decreto Irpef: «Il governo sta ragionando per capire se ci sono spazi. Il tema— ha aggiunto — è quello delle coperture, quindi la prima parola è del governo». L'ipotesi più accreditata prevede di estendere il bonus ai nuclei monoreddito con almeno tre figli. Il tetto di reddito passerebbe in questo caso da 26 a 31 mila euro.

Un'indicazione che in base ai primi calcoli effettuati non comporta oneri eccessivi e, quindi, sostenibile sul versante delle coperture. La misura, oltre che cara all'alleato Ncd, da giorni impegnato a introdurre il cosiddetto quoziente familiare nel decreto, si presterebbe come cartuccia nel rush finale di una campagna elettorale in cui il bonus, voluto da Renzi, ha ottenuto un'indiscussa centralità.

Le intenzioni del governo saranno ufficializzate da martedì 27 maggio, giorno in cui governo e relatori riprenderanno la discussione sul decreto in vista del voto. In attesa di tali decisioni, il nodo resta legato alle eventuali coperture che nel frattempo verranno approfondite. Nei giorni scorsi Ncd ha specificato che la rimodulazione dei beneficiari del bonus in base al numero dei figli (soglia di reddito a 1.800 euro per chi ha due figli, a 2.200 per chi ne ha tre e a 2.600 per chi ne ha quattro) richiede circa 10 milioni di euro, che potrebbero essere coperti dalla spending review.

Dopo il voto della Camera è diventato definitivamente legge il decreto su emergenza abitativa e mercato delle costruzioni approvato dal governo alla fine di marzo.  Il sostegno alle locazioni è uno degli obiettivi principali del provvedimento voluto dal ministro delle Infrastrutture Lupi: viene perseguito con diversi interventi. Da una parte c'è un incremento degli stanziamenti: 100 milioni in più per il Fondo nazionale dedicato a questa finalità e di 225,92 quello destinato in particolare agli inquilini morosi incolpevoli.

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Alcune novità importanti anche per i proprietari. Viene resa definitiva la discesa al 10 per cento dell'aliquota della tassazione sostitutiva sui redditi da locazione in caso di contratti a canone concordato, nelle aree ad alta densità abitativa: la novità si applicherà per il quadriennio 2014-2017.  C'è poi la stretta sulle occupazioni, uno dei punti più contestati dai movimenti di protesta. Chiunque occupi abusivamente un immobile non potrà chiedere né di avere la residenza in quello stabile e nemmeno l'allacciamento di utenze pubbliche quali acqua elettricità e gas. Qualora ciò invece avvenga, i relativi atti saranno comunque nulli per legge. Inoltre agli occupanti di alloggi di edilizia residenziale pubblica sarà preclusa la partecipazione alle procedure di assegnazione di case di questo tipo.

Sempre sull'edilizia residenziale pubblica, il decreto rilancia un programma di recupero e razionalizzazione dei relativi alloggi, mettendo sul piatto 500 milioni. Altri 67,9 milioni dovrebbero invece servire per il recupero di alloggi da assegnare agli inquilini delle categorie meno abbienti, che abbiano avuto un provvedimento di sospensione degli sfratti. Su questo fronte sono previste agevolazioni anche per le imprese: in particolare i redditi che derivano dalla locazione di alloggi sociali, di nuova costruzione oppure che abbiano ricevuto interventi di manutenzione e di recupero, non concorreranno alla formazione del reddito d'impresa ai fini dell'Ires né alla formazione del valore della produzione ai fini dell'Irap.

Il pagamento della Tasi per i Comuni che avranno stabilito le aliquote e le detrazioni entro il 23 Maggio dovrà essere effettuato entro il 16 Giugno. Nei soli Comuni ritardatari l'acconto per le abitazioni diverse dalle principali si pagherà a Settembre.

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La Tasi è il Tributo Comunale per i Servizi Indivisibili con cui le Amministrazioni Comunali provvedono al pagamento delle spese per il mantenimento dei Servizi erogati ai cittadini.  Ai sensi dell'art. 1 - comma 639 - della legge 147/2013, il presupposto  impositivo della Tasi è il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di fabbricati, compresa l’abitazione principale così come definita ai fini Imu, e di aree scoperte  edificabili e non , a qualunque uso adibiti con l'esclusione delle aree scoperte accessorie o di pertinenza di locali tassabili, non operative e delle aree comuni condominiali.

Si ricorda peraltro che questo Tributo non si applica ai terreni agricoli; l'Agenzia delle Entrate con il provvedimento 41/E/2014, ha infatti fissato la regola generale che l’Imu sostituisce l’Irpef e le relative addizionali sul reddito dominicale del terreno anche  nel caso  in cui per il 2013 fosse  dovuta esclusivamente la mini Imu.

Il calcolo della Tasi a differenza di quanto accadeva per l'Imu, è piu' complesso perchè bisogna conoscere  l'aliquota (e le eventuali detrazioni) previste dal Comune in cui è situato l'immobile. L'aliquota va applicata (come per l'IMU)  sulla rendita catastale, rivalutata del 5% e moltiplicata per 160.

L’aliquota di base della TASI è pari all’1 per mille.  Il Comune potrà, con specifica delibera: ridurre, azzerare o rideterminare l’aliquota rispettando però il vincolo per cui la somma delle aliquote della Tasi e dell'Imu, per ciascuna tipologia di immobile, non sia superiore all’aliquota IMU massima statale al 31.12.2013 (10,6‰). Per il 2014 l’aliquota massima della TASI non può superare il 2,5‰ (per i fabbricati rurali l’1‰); solo per finanziare maggiori detrazioni per le fasce deboli è stato anche previsto l'aumento ulteriore fino allo 0,8 per mille (cd. super-Tasi). In questo modo le aliquote massime possono raggiungere il 3,3 per mille sulle abitazioni principali o l'11,4 per mille per le altre abitazioni.

Dato che il presupposto dell'Imposta  è in sostanza la presenza e l'utilizzo del territorio comunale, sono tassati sia i possessori che gli utilizzatori di un Immobile.  Nel caso che l’unità Immobiliare sia occupata da un soggetto diverso dal  proprietario, sia l'inquilino che il proprietario stesso, sono tenuti al pagamento in  misura diversa e in maniera autonoma:  l'occupante  (inquilino) verserà fra il 10% ed il 30% dell’ammontare complessivo della TASI nella misura stabilita dal Comune;  il possessore (titolare del diritto reale "proprietario") verserà la differenza. In caso di leasing l’imposta è dovuta dal locatario. In caso di detenzione temporanea di durata non superiore a 6 mesi nel corso dello stesso anno solare, la TASI è dovuta soltanto dal possessore dei locali e delle aree a titolo di proprietà - usufrutto - uso - abitazione o superficie.

La Tasi andrà versata con modello F24 oppure  con bollettino di conto corrente postale. Le scadenze a regime sono il 16 Giugno per la prima rata e il 16 Dicembre per la seconda nei Comuni che hanno provveduto entro il 23 Maggio all'approvazione delle delibere per quest'anno; per i Comuni che non rispetteranno questa data il pagamento slitterà a Settembre secondo quanto annunciato dal Governo. Probabilmente la nuova data sarà il 16 Settembre e varrà per le sole abitazioni diverse da quelle principali (queste ultime invece pagheranno tutta l'imposta al 16 Dicembre, sempre in caso di ritardo dei Comuni nelle approvazione della delibera). Sul punto si attende ora di conoscere il provvedimento ufficiale del Governo.


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L’aula della Camera ha approvato con 277 sì e 92 no il decreto legge recante misure urgenti per l’emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015. Il provvedimento è legge. Una legge che «finalmente affronta organicamente il problema e non il solito decreto tampone che si limita al vecchio rito della proroga degli sfratti», ha commentato il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. «Con questo Piano, che mobilita quasi 2 miliardi di euro, andiamo concretamente incontro a chi ha bisogno e vive il dramma dell’emergenza casa». «Il decreto - ha aggiunto Lupi - contiene infine tutta una serie di agevolazioni fiscali per rimettere in moto il mercato degli affitti che dimostrano come il fisco possa essere amico dei cittadini e favorire lo sviluppo».

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In particolare il testo destina più risorse alle locazioni, con il fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione e per il fondo dedicato ai morosi incolpevoli, riduce al 10% la cedolare secca per i proprietari di immobili che applicano canoni concordati e prevede agevolazioni fiscali per l'acquisto di mobili e per i redditi più bassi che devono pagare un affitto. Tra gli altri provvedimenti, si ricordano la stretta sugli abusivi che impone lo stop agli allacci delle utenze, mentre le spese per l'acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici, fino a un tetto di 10 mila euro, sono svincolate dalla spese sostenute per la ristrutturazione dell'abitazione che fruiscono delle detrazioni.

Dal 2014 al 2017 potranno usufruire della cedolare secca scontata al 10% per i canoni concordati chi ha un contratto di locazione stipulato nei comuni per i quali sia stato deliberato, negli ultimi cinque anni, lo stato di emergenza a seguito di eventi calamitosi. C'è poi la proroga dei benefici per inquilini emersi da nero: fino al 31 dicembre 2015 gli inquilini che hanno usufruito delle norme che prevedevano agevolazioni per gli inquilini che emergevano da contratti a nero, potranno continuare a fruire del pagamento del canone in misura ridotta e non dovranno restituire i soldi.

Con la prima variazione al bilancio di previsione 2014, l'Istituto migliora di 4 miliardi il conto economico. Il "rosso" scende a 8 miliardi ma la gestione ex-inpdap continua a mostrare un disavanzo strutturale importante.

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Otto miliardi di buco per l'Inps. Un 2014 per niente facile per l'Istituto Nazionale di Previdenza che comunque, chiuderà l'anno con un miglioramento, rispetto al bilancio di previsione, per circa 4 miliardi. E' quanto emerge dalla prima nota di variazione al bilancio preventivo   approvato dal Consiglio di integrazione e vigilanza dell'Istituto lo scorso febbraio. (Lo apprende l'Adnkronos).

Nel dettaglio la gestione finanziaria di competenza presenta un risultato negativo di 8,3 miliardi: la differenza cioè, fra 402 miliardi di accertamenti e 410,3 di impegni. Il miglioramento è stato di 3,6 miliardi rispetto alle previsioni di bilancio originarie del 2014 che presentava un disavanzo di 12 miliardi.

Migliora la situazione patrimoniale - La nota di variazione presenta un netto miglioramento della situazione patrimoniale, che passa da un rosso di 4,5 miliardi a un attivo di 21,2 grazie al ripiano dei disavanzi delle gestioni ex Inpdap (l'ex Istituto Nazionale di Previdenza per i dipendenti delle Amministrazioni pubbliche) deciso con la legge di stabilità con un apporto di 21,6 miliardi.

Entrate contributive inferiori alle uscite per le pensioni - Dal bilancio di previsione dell'Inps emerge che le entrate contributive nel corso del 2014 ammontano a 211,6 mld a fronte di uscite per le pensioni per 269,3 miliardi. Le uscite per prestazioni Istituzionali ammontano a 305,5 miliardi, tenendo conto di 36,1 miliardi per prestazioni temporanee. Dall'analisi dei dati appare significativo lo stacco tra le entrate contributive e la spesa per prestazioni pari a circa 58 miliardi, che interessa sia la gestione Inps per 48 mld che quella ex Inpdap per 10,4 mld.

Preoccupa la situazione dell'ex Inpdap - C'è preoccupazione per l'ex Inpdap, il cui disavanzo complessivo è influenzato in modo quasi esclusivo dalla Cassa pensioni dei dipendenti locali. La Cpdei infatti, presenta il maggior disavanzo economico patrimoniale tra le gestioni ex Inpdap con un trend che è peggiorato negli ultimi anni e un disavanzo patrimoniale per il 2014 di 42,2 miliardi. Si tratta di un disavanzo (si legge nella nota di variazione), strutturale generato dal blocco del turn over e dalle pensioni baby, per il quale occorrerebbe trovare una idonea soluzione che individui le fonti di copertura. 

Un 2014 quindi per niente facile per l'Istituto Nazionale di previdenza che, comunque, chiuderà l'anno con un miglioramento, rispetto al bilancio di previsione.

 La nota Civ conferma poi gli effetti della vecchia spending review che, da quest'anno, impongono un contenimento complessivo delle spese di funzionamento dell'Istituto di oltre 591 milioni, di cui 529 derivanti da tagli alle spese di gestione, razionalizzazioni e tagli di consumi intermedi. In particolare si prevede la rinegoziazione dei contratti con Poste e banche per circa 70 milioni, il taglio di 32,5 milioni alle risorse destinate ai Caf e di 115 milioni di quelle postali grazie alla posta elettronica certificata. L'Inps otterrà risparmi dai tagli alla spesa per l'informatica di 88 milioni, dalla dismissione di contratti di locazione, dalla riduzione dei fondi per il finanziamento della contrattazione integrativa e dal taglio ai compensi agli organi dell'Istituto. Punto sul quale incide anche il nuovo tetto di 240mila euro lordi annui per le retribuzioni dei dirigenti, che tocca il direttore generale ed oltre 10 figure professionali dell'istituto.

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