Sergey

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Mi occupo di diritto della previdenza e del lavoro. Mi sono laureato nel 1976 in Giurisprudenza alla Cattolica. Dal 1985 lavoro all'Inps.

L’anno scolastico, per un insegnante, comincia il primo settembre e quindi entro il mese di agosto la normativa deve entrare in vigore se non si vuole saltare un altro anno”. Così Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera, e la senatrice Pd Maria Luisa Gnecchi, hanno fatto oggi il punto della situazione sulla vicenda dopo la bocciatura al provvedimento sui ‘quota 96 della scuola′, avvenuta ieri in Senato. Kamsin Gli esponenti del Pd invitano a risolvere al più presto la situazione.

 “Il Governo – sottolineano – non può votare alla Camera la fiducia su un decreto per poi cambiarlo al Senato, magari con una nuova fiducia e pretendere che quel testo, nel momento in cui ritorna alla Camera, venga ratificato senza colpo ferire. Ci vuole coerenza poltica: se un ministro si affida al parere delle commissioni di merito non può, successivamente, cambiare strada perché la ragioneria non approva”. “È imbarazzante – continuano – la marcia indietro su ‘quota 96′ degli insegnanti, sulle penalizzazioni da cancellare per chi va in pensione di anzianità prima dei 62 anni e sui benefici per i famigliari delle vittime del terrorismo: una soluzione a questi problemi va trovata”. I parlamentari democratici ritengono positiva la promessa del premier, Matteo Renzi, di risolvere entro il mese di agosto il problema, ma chiedono “un confronto immediato con il Governo perché è necessario che già nei prossimi giorni, prima della chiusura del Parlamento, si decida in che modo procedere.

Nel senso di una pronta soluzione della vicenda anche il Ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia che nel corso dell'approvazione del decreto sulla Pa, avvenuta oggi in Senato, ha ribadito che non c'erano le condizioni per un intervento sui quota 96: "Ieri il presidente del Consiglio ha detto che entro agosto ci sarà un intervento strutturale sulla scuola, all'interno del quale si affronterà il tema delle entrate degli insegnanti nella scuola, delle precarietà e del rinnovamento".

Zedde

Il trattamento di cassa integrazione in deroga può essere richiesto in presenza di situazioni aziendali dovute a eventi transitori e non imputabili all'imprenditore o ai lavoratori; situazioni aziendali determinate da situazioni temporanee di mercato; crisi aziendali; operazioni di ristrutturazione o riorganizzazione. In nessun caso ii trattamento può essere concesso in caso di cessazione dell'attività dell'impresa o di parte della stessa.
La stretta tocca anche i percettori dei trattamenti economici, che possono essere riconosciuti a operai, impiegati e quadri - compresi gli apprendisti e i lavoratori somministrati - con una anzianità contributiva presso l'impresa di almeno 12 mesi alla data di inizio dell'intervento, anzianità ridotta per il solo 2014 ad almeno otto mesi. Diminuisce sensibilmente anche la durata: massimo 11 mesi nel 2014, non più di cinque mesi nel 2015.
Cambiano anche le procedure: la domanda (corredata dall'accordo sindacale) deve essere presentata, in via telematica, all'Inps e alla Regione entro venti giorni da quando ha inizio la sospensione o la riduzione di orario, prima devono però essere utilizzati tutti gli strumenti ordinari di flessibilità, compresa la fruizione delle ferie residue. Per il 2014 le Regioni potranno derogare ai nuovi criteri entro il limite del 5% delle risorse a esse attribuite o, coprendo le eventuali eccedenze con mezzi finanziari propri.

Anche la mobilità in deroga subisce cambiamenti, in particolare potranno fruirne, fino al 31 dicembre 2016, i lavoratori disoccupati privi di altra prestazione collegata alla cessazione del rapporto di lavoro. La durata dell'intervento varia a seconda che i beneficiari abbiano o meno già beneficiato di prestazioni di mobilità in deroga per oltre tre anni e delle aree territoriali di residenza, in misura decrescente dal 1° gennaio 2015 e fino al 31 dicembre 2016.

Stop alla deroga per i quota 96 della scuola, via la misura che salvava dalla penalizzazione quei lavoratori che avrebbero raggiunto i requisiti per la pensione anticipata entro il 2017, i docenti e i primari potranno restare sul posto di lavoro sino a 70 anni; no ai benefici previdenziali alle vittime di terrorismo. Kamsin Sono queste le misure che sono state stralciate dal testo della legge di conversione del Dl sulla Pa che erano state approvate in prima lettura alla Camera la settimana scorsa. Insomma al Senato è arrivato, come anticipato ieri da Pensioni Oggi, il contrordine su gran parte di quelle misure previdenziali che avevano fatto tirare un sospiro di sollievo per molti lavoratori. Ora il testo sarà votato dal Senato dove il governo ha posto la questione di fiducia e poi dovrà tornare alla Camera per la terza lettura. Il tutto dovrebbe concludersi entro Venerdì in modo da rispettare la breve pausa estiva del Parlamento.

Con lo stralcio delle innovazioni l'esecutivo ha dunque deciso di accogliere i rilievi della Ragioneria generale dello Stato, che aveva sollevato dubbi di copertura nel documento presentato venerdì scorso. Nel dettaglio, secondo la Ragioneria, la norma sui quota 96 della scuola, che avrebbe regalato il pensionamento a settembre a 4mila insegnanti e addetti della scuola (platea che potrebbe allargarsi), risulta «scoperta in termini di fabbisogno e indebitamento netto». E quindi per assicurare «la neutralità degli effetti per il 2014 la riduzione da apportare si deve attestare a 45 milioni di euro» (e non 34 milioni come indica la relazione tecnica del provvedimento).

Nella legge di conversione dovrebbero quindi vedere la luce sono alcune delle misure discusse nei giorni scorsi su Pensioni Oggi. In particolare resta l'abolizione del trattenimento in servizio nelle Pa a decorrere dal 31 Ottobre 2014 (31 Agosto 2014 per il personale scolastico) con la deroga prevista in favore dei magistrati (che vedono il termine dell'istituto spostato al 31 Dicembre 2015).  Resta salva la facoltà per le Pa di risolvere il rapporto di lavoro in favore dei dipendenti che abbiano raggiunto la massima anzianità contributiva (42 anni e 6 mesi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne) a condizione tuttavia che abbiano perfezionato il 62° anno di età (65 per i dirigenti medici e di ruolo sanitario). La facoltà non sarà esercitabile nei confronti dei magistrati, dei professori universitari e dei responsabili di struttura complessa del Servizio sanitario nazionale. Questi lavoratori quindi potranno rimanere in servizio sino al 70° anno di età.

Saltata anche la norma che limitava il ricorso all'ausiliaria dei militari e quella che consentiva benefici previdenziali in favore delle vittime di terrorismo. Dovrebbe invece passare la misura che consente il prepensionamento dei giornalisti di imprese editoriali in crisi per favorire i processi di ristrutturazione (il governo infatti non ha formulato una proposta di soppressione dell'articolo 1-ter).

Nel commentare le novità sull'abolizione della deroga per i quota 96 della scuola Matteo Renzi ha difeso ieri la misura indicando che non c'entrava nulla con la "ratio" del decreto ma ha fatto sapere che sulla scuola è in preparazione un intervento entro fine agosto assai più ampio, come perimetro di riferimento, della platea dei 4mila interessati dalla misura cancellata. Insomma il governo ha minimizzato le tensioni con la Ragioneria indicando che entro pochi giorni la politica potrà prevalere sulle obiezioni tecniche.

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La commissione Affari costituzionali del Senato ha votato questa mattina le modifiche presentate dal governo al dl con le misure sulla Pubblica amministrazione. Smontate, come anticipato da Pensioni Oggi le novità introdotte alla Camera sulla Riforma Fornero. Kamsin Salta l'articolo 1-bis, la norma che avrebbe consentito a 4mila persone, tra insegnanti e personale della scuola, di andare in pensione dal 1° Settembre; sparisce anche la norma che cancellava la penalizzazione in favore di coloro che - sino al 2017 - avrebbero maturato i 42 anni e 6 mesi di contributi (41 anni e 6 mesi per le donne) (vedi i dettagli). Insomma sul fronte dei lavoratori precoci e dei quota 96 la legislazione vigente rimarrà immutata.

E' andata via anche la norma che avrebbe consentito alle amministrazioni pubbliche di far andare in pensione dirigenti delle strutture sanitarie e professori universitari raggiunti i 68 anni di età. 
La commissione è impegnata da stamattina nell'esame dei circa 650 emendamenti presentati sul decreto legge con l'obiettivo di concludere i lavori entro oggi. Alle 14 l'Assemblea sarà chiamata a confermare il parere favorevole sempre della commissione Affari Costituzionali sui presupposti di costituzionalità. Appare scontata la richiesta della fiducia da parte del Governo dato che il Dl con le modifiche dovrà tornare alla Camera ed essere convertito in via definitiva entro il 23 agosto.


Dura la reazione della politica che si era spesa per risolvere il problema soprattutto dei lavoratori precoci. "Sarebbe scandaloso non risolvere quota 96 degli insegnanti, ma soprattutto utilizzare argomenti falsi per non fare questa scelta”. A dirlo in una nota congiunta sono Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera, e la deputata (capogruppo Pd  in commissione Lavoro) Maria Luisa Gnecchi commentando lo stop al Senato dopo l’approvazione alla Camera.

“La misura – spiegano – è destinata esclusivamente a quegli insegnanti che, a causa di un errore del Governo Monti, non hanno potuto andare in pensione entro il mese di agosto del 2012″. “Persone che – ribadiscono – a differenza degli altri lavoratori che in pensione ci sono andati poiché hanno maturato il loro diritto entro il dicembre 2011, sono costrette a calcolare i loro contributi con la cadenza dell’anno scolastico, cioè dal primo settembre di ogni anno, anziché sulla base di quello solare. Si tratta dunque di riparare un torto e non di regalare un privilegio”. “Se la politica non sa riconoscere i propri errori non può pretendere di riavvicinarsi ai cittadini”. I due parlamentari Pd chiedono quindi che il Governo chiarisca la situazione. “Anche perché – concludono – su questa norma, che adesso si vorrebbe cancellare, è stata posta la fiducia. Una soluzione deve essere trovata”.

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La volontà del governo di iniziare a ragionare da Settembre sulla possibilità di introdurre nuove regole per consentire la flessibilità dei tempi di pensionamento piace ai sindacati. Kamsin Cgil, Cisl, Uil, Federmanager e quasi tutte le forze politiche danno giudizi positivi all'annuncio, fatto dal ministro del Welfare Giuliano Poletti con un’intervista ieri al Messaggero, di voler affrontare l’argomento a breve con l'inizio della discussione della legge di Stabilità.

L’idea di Poletti è quella di fornire un ventaglio di possibilità al lavoratore che intende lasciare il lavoro per andare in pensione prima dei tempi canonici fissati dalla riforma Monti- Fornero. Poletti ha parlato di strumenti differenziati adatti e coerenti con le diverse situazioni anche se non ha specificato nei dettagli quali saranno le iniziative.

Le ipotesi che circolano sui tavoli del Dicastero di Via Veneto sono in linea di massima tre. E sono note.  C'è la possibilità di anticipare la pensione fino a 62 anni di età con penalità rispolverando il progetto di legge Baretta-Damiano bloccato da un anno in Parlamento; la riapertura del sistema delle quote che regolava la vecchia pensione di anzianità (si parla di raggiungere quota 100, ossia bisognerebbe arrivare, ad esempio, a 40 anni di contributi e 60 di età); l'introduzione del ”prestito pensionistico“ per chi ha perso il lavoro a pochi anni dal raggiungimento dei requisiti richiesti per l’accesso all’assegno pensionistico.

La proposta Damiano - Il disegno di legge messo a punto già nella scorsa legislatura prevede, con 35 anni di contributi, la possibilità di anticipare l’età del pensionamento fino a 62 anni, con un sistema di penalizzazioni (dal 2 all’8% a seconda di quanti anni mancano ai 66). Verrebbe meno inoltre defintivamente la penalizzazione per chi ha maturato 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica.

La Quota 100 - Possibile l'introduzione di un sistema basato sulla precedente pensione di anzianità. Cioè ancorato ad un minimo di età anagrafica unitamente al perfezionamento di un requisito contributivo (es 40 anni di contributi e 60 di età; oppure 39 di contributi e 61 di età).

Il Prestito Pensionitico - E' l'ipotesi elaborata dall'ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini. L'idea consentirebbe a chi, a pochi anni dalla pensione, si ritrova disoccupato e senza ammortizzatori sociali di chiedere all'Inps un anticipo dell’assegno pensionistico fino a 2-3 anni, importo che poi sarà rimborsato piano piano con micro-prelievi sull'assegno una volta conseguita la pensione.

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Dovrebbe essere scontata una nuova modifica al Senato al decreto legge sulla riforma della Pubblica Amministrazione. In particolare la modifica dovrebbe interessare il capitolo pensioni. Kamsin Sul testo licenziato questa settimana dalla Camera (ieri il provvedimento è giunto in commissione Affari costituzionali del Senato) il Governo e i tecnici del ministero dell'Economia e della commissione Bilancio hanno infatti iniziato a verificare i rilievi sulle coperture avanzati dalla Ragioneria generale dello Stato.  Nel mirino del Dicastero di via XX Settembre ci sono soprattutto due capitoli di spesa che rischiano di andare fuori controllo. Si tratta della misura in favore dei quota 96 della scuola (vedi i dettagli) e dell'eliminazione, fino al 2017, del disincentivo all'uscita per i cd. lavoratori precoci. 

Il primo capitolo estende la deroga alla Riforma pensionistica Fornero in favore di quattromila lavoratori del comparto scuola (docenti e personale amministrativo scolastico) che hanno maturato la quota 96 entro il 31 Agosto 2012. Personale che potrà già lasciare dal 1° Settembre. Significativa anche l'altra misura che sterilizza la penalizzazione in favore di tutti i lavoratori che abbiano maturato i requisiti per la pensione anticipata entro il 2017, anche se non avranno compiuto i 62 anni.

L'obiettivo dell'Esecutivo è individuare una soluzione ai rilievi del Mef aumentando le coperture. In tal caso le misure resterebbero intatte. Ma non è affatto da escludere che, in assenza di una convincente "coperta" economica le due norme siano stralciate definitivamente dal testo. In entrambi i casi sarà comunque necessario un nuovo esame da parte della Camera (il dl va convertito in legge entro il 23 agosto, pena la decadenza). Un vero e proprio stillicidio per questi lavoratori che da mesi vedono inanellarsi una serie di promesse e smentite. I tempi saranno comunque strettissimi: oggi si riprende con la discussione generale, mentre il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per domenica alle ore 15. Entro lunedì poi il testo sarà in Aula a palazzo Madama dove si arriverà alla votazione finale entro la prossima settimana.

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