Sergey

Sergey

Mi occupo di diritto della previdenza e del lavoro. Mi sono laureato nel 1976 in Giurisprudenza alla Cattolica. Dal 1985 lavoro all'Inps.

Una norma del decreto legge sulla Pa provvede al taglio del 35% dei diritti camerali dovuti dalle imprese alle Camere di Commercio. Nel 2017 la riduzione arriverà al 50%. Sullo sfondo l'intenzione di abolire definitivamente il contributo.

Kamsin Alla fine il governo ha dovuto fare dietrofront. Il tanto atteso taglio del 50% dei diritti camerali che le imprese devono pagare alla Camere di Commercio non avverrà dal prossimo anno, come era stato indicato nella prima versione del decreto di Riforma della Pubblica Amministrazione. Ma piu' gradualmente. L'articolo 28 del Dl riduce infatti l’importo del diritto annuale, per l’anno 2015, del 35 per cento, per l’anno 2016, del 40 per cento e, a decorrere dall’anno 2017, del 50 per cento, in una prospettiva di "riordino del sistema delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura" che contemplerà l’eliminazione del diritto annuale.

Verosimilmente la riduzione dei diritti camerali si applicherà sulle somme attualmente dovute dalle imprese, come determinata dal Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze; in altri termini la riduzione dovrebbe scattare sia con riguardo ai diritti dovuti in misura fissa, per i soggetti iscritti al REA e per le imprese individuali iscritte al registro delle imprese, sia quelli commisurati al fatturato dell'esercizio precedente, per gli altri soggetti.

La riduzione, inoltre, dovrebbe essere un primo "assaggio" in vista della definitiva soppressione di tali importi. Il governo infatti, con il ddl 1577 presentato in Senato, ha proposto la riforma dell’organizzazione, delle funzioni e del finanziamento delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.

Al suo interno, si prevede - tra l'altro - l'eliminazione del diritto annuale a carico delle imprese, la riduzione dei compiti e delle funzioni, il trasferimento al Ministero dello sviluppo economico delle competenze relative al registro delle imprese, il riordino della disciplina dei compensi dei relativi organi ed una disciplina transitoria che assicuri la sostenibilità finanziaria e il mantenimento dei livelli occupazionali.

Zedde

La nuova normativa riduce i termini per la certificazione dello status di handicap da 90 giorni a 45 giorni dalla data di presentazione della domanda.

Kamsin Tempi piu' brevi per il riconoscimento dello stato di disabile. L’ art. 25 del dl 90/2014 ha infatti ridotto i termini per la certificazione dello status di handicap da 90 giorni a 45 giorni dalla data di presentazione della domanda. Decorso tale termine senza che la commissione si sia espressa, gli accertamenti vengono effettuati in via provvisoria da un medico specialista nella patologia denunciata in servizio presso l’Asl in cui è assistito l’interessato.

L'articolo 25 del decreto precisa, tra l'altro, che l'efficacia di tali accertamenti sono estesi anche ai fini della precedenza nella scelta della sede di assegnazione o trasferimento nei concorsi pubblici e per i benefici alternativi al prolungamento del congedo parentale fino ai tre anni di vita del figlio affetto da handicap in situazione di gravità, e che consistono nel diritto a fruire di due ore di riposo giornaliere e dei permessi dal lavoro (articolo 33, legge n. 104/1992). Ma le novità non terminano qui.

L'interessato sottoposto a visita medica potrà infatti richiedere alla commissione medica il rilascio di un certificato provvisorio al termine della visita, valido fino all'emissione dell'accertamento definitivo in modo da anticipare gli effetti del beneficio. 

Il decreto agevola poi gli esoneri dalle visite di controllo sullo stato invalidante effettuate dall'Inps periodicamente. I soggetti esonerati sono quelli cui sia stata accertata una menomazione o patologia stabilizzata o ingravescente e quelli affetti da sindrome da talidomide o sindrome di Down. Fino al 24 giugno, l'esonero era invece subordinato pure all'avvenuto riconoscimento, a favore dell'invalido, dell'indennità di accompagnamento o di comunicazione. Ora tale condizione è venuta meno.

Infine il decreto dispone, di grande importanza, l'esonero dalla prove preselettiva nelle prove d’ esame nei concorsi pubblici e per l’ abilitazione alle professioni in favore di soggetti con invalidità superiore all’ 80%.

Zedde

Il Comitato Opzione Donna chiede un celere intervento del governo per rivedere le Circolari dell'Inps del 2012: "Seimila uscite bloccate, intervenga il governo".

Kamsin E' a tutti nota la vicenda che vede contrapposta l'Inps e le lavoratrici che nel prossimo anno  matureranno i requisiti anagrafici e contributivi utili per esercitare l'opzione donna. La legge 243/2004 (articolo 1, comma 9) ha stabilito infatti che fino al 31 dicembre 2015 le lavoratrici possono conseguire il diritto all'accesso al trattamento pensionistico con i requisiti agevolati (57 anni e 35 di contributi) con la prestazione calcolata però con il sistema contributivo.

L'istituto di previdenza tuttavia, con la circolare Inps 35/2012, ha precisato che tale data va intesa quale termine ultimo entro cui deve aprirsi la finestra mobile (12 mesi per le dipendenti, 18 per le autonome). Senza contare che, al requisito anagrafico (58 anni per le autonome e 57 per le dipendenti) dal 2013 si applica la maggiorazione di 3 mesi per l'adeguamento alla speranza di vita.

Di conseguenza per le lavoratrici, attualmente, il tempo utile per sfruttare questa possibilità è in procinto di scadere: se entro il mese di novembre non saranno stati perfezionati i requisiti anagrafici (57 anni e 3 mesi) e contributivi (35 anni) sarà impossibile riuscire a centrare la finestra del 31 dicembre 2015. Un pò meglio va solo per le lavoratrici del pubblico impiego che avranno sino al 30 Dicembre 2014 per maturare i requisiti (e nei loro confronti il requisito contributivo di 35 anni si intende perfezionato con 34 anni, 11 mesi e 16 giorni di servizio). 

"La vera questione è che la legge c’è e una circolare INPS, che è un atto amministrativo, non può modificare una Legge dello Stato" dice a pensionioggi.it Daniella Maroni dirigente del Comune di Ravenna e tra le fondatrici del Comitato Opzione Donna.

Negli ultimi tempi i media hanno più volte commentato questa situazione che penalizza ingiustamente le lavoratrici limitando loro un diritto riconosciuto dalla legge. In loro favore si è anche schierato, nei mesi scorsi, il Parlamento approvando una mozione con cui impegnava l'esecutivo a rivedere la posizione "restrittiva" dell'Inps sulla vicenda per rendere fruibile la sperimentazione fino a tutto il 2015 (inteso quale termine per la maturazione dei requisiti e non la decorrenza). Ma il tentativo parlamentare di annullare l'interpretazione dell'istituto nazionale di previdenza non ha, sino ad oggi, sortito alcun effetto.

Secondo la dirigente ravennate "i ricorsi già ci sono e molti altri ne arriveranno, quindi, se il Governo non interviene per tempo, con un’interpretazione autentica o sollecitando l’INPS a rivedere le sue posizioni, saranno un boomerang per tutta la collettività". 

Invece il tempo passa e nulla cambia: “Il ministero delle Finanze, per via delle tabelle Inps sulle nuove aspettative di vita nei decenni a venire, sostiene che non ci sono le risorse sufficienti per una effettiva copertura. Una considerazione assurda, perché se le donne vanno in pensione con il sistema contributivo fanno risparmiare, nel periodo di riferimento, oltre 1000 milioni di euro”.

Opzione Donna, rischio valanga di ricorsi contro l'InpsZedde

Agevolate le modalità di prescrizione dei medicinali per il trattamento delle patologie croniche e invalidanti. Possibile la somministrazione sino a 6 confezioni di farmaci per ricetta. 

Tra i vari interventi di semplificazione contenuti nel decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione (Dl 90/2014) figura anche una novità importante per quanto riguarda i soggetti con patologie croniche. Kamsin L’articolo 26 del provvedimento infatti modifica la disciplina sulle modalità di prescrizione dei medicinali per il trattamento delle patologie croniche e invalidanti. La novella consente, a condizione che si tratti di farmaci già impiegati dal paziente da almeno sei mesi, la possibilità di somministrare un massimo di sei confezioni di farmaci per ricetta. Il provvedimento estende anche la durata della terapia (inerenti alla singola ricetta) da 60 a 180 giorni. La novità viene attuata "nelle more della messa a regime sull’intero territorio nazionale della ricetta dematerializzata" (la quale potrebbe rendere più veloce per il paziente, sotto il profilo strettamente materiale, il conseguimento della ricetta).

Com'è noto finora, il numero massimo di confezioni per ricetta (a favore degli esenti per malattia) era pari a tre, e comunque la prescrizione non poteva superare i 60 giorni di terapia. La prescrizione fino a sei pezzi per ricetta (pluriprescrizione) era consentita soltanto per i medicinali a base di antibiotici in confezione monodose, i medicinali a base di interferone a favore dei soggetti affetti da epatite cronica e i medicinali somministrati esclusivamente per fleboclisi. Con l'entrata in vigore del nuovo provvedimento pertanto il numero delle confezioni che possono essere prescritte raddoppiano.

Riforma Pensioni, nodi irrisolti dopo lo Sblocca ItaliaZedde

Si concluderà a breve l'iter del ddl sulla sesta salvaguardia. Nella legge di stabilità il governo potrebbe togliere le penalizzazioni per i lavoratori precoci e concedere maggiore flessibilità.

Kamsin Dopo il brutto stop nel decreto legge sulla pubblica amministrazione, le speranze di una revisione della Riforma Fornero sono affidate alla prossima legge di stabilità. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha sostanzialmente confermato, prima della pausa estiva, la volontà del governo di introdurre dei correttivi al Dl 201/2011 per concedere maggiore flessibilità sull'età pensionabile. 

L’idea fatta dal Ministro è quella di fornire un ventaglio di possibilità al lavoratore che intende lasciare il lavoro per andare in pensione prima dei tempi canonici fissati dalla riforma Monti- Fornero. Poletti ha parlato di strumenti differenziati adatti e coerenti con le diverse situazioni anche se non ha specificato nei dettagli quali saranno le iniziative.

Tra le ipotesi in campo c'è la possibilità di riproporre i cd. "pensionamenti flessibili", un progetto elaborato lo scorso anno dagli onorevoli Baretta e Damiano che consentirebbe un anticipo della pensione fino a 62 anni di età e 35 di contributi con un sistema di penalità; la riapertura del sistema delle quote che regolava la vecchia pensione di anzianità; l'introduzione del ”prestito pensionistico“ per chi ha perso il lavoro a pochi anni dal raggiungimento dei requisiti richiesti per l’accesso all’assegno pensionistico.

Sempre nell'ottica di consentire un anticipo sull'età pensionabile, la legge di stabilità potrebbe essere il veicolo da utilizzare per la proroga dell'opzione donna, una misura su cui l'esecutivo ha fatto nelle scorse settimane un frettoloso dietrofront, ma che potrebbe estendere la possibilità per lavoratori e lavoratrici di accedere alla pensione con requisiti agevolati sino al 2018 al prezzo di avere un assegno calcolato con il sistema contributivo. Una modifica in tal senso, del resto, è chiesta da migliaia di lavoratrici sia del settore privato che pubblico.

Nel corso del question time alla Camera di questa settimana, Poletti ha dato poi la disponibilità del governo ad approfondire, con la legge di stabilità, un riesame dei disincentivi per coloro che accedono alla pensione anticipata con meno di 62 anni. La richiesta delle forze politiche è di cancellare le penalizzazioni sino al 2017.

Le altre misure su cui si attende il via libera - Va verso la conversione definitiva il disegno di legge sulla sesta salvaguardia in Senato; il provvedimento, approvato agli inizi di luglio alla Camera dovrebbe ricevere il disco verde di Palazzo Madama entro la prima metà del mese di Ottobre, prima della presentazione della legge di stabilità. Silenzio assoluto invece per quanto riguarda la vicenda dei quota 96 della scuola.

Le proposte per introdurre maggiore flessibilità

La proposta Damiano - Il disegno di legge messo a punto già nella scorsa legislatura prevede, con 35 anni di contributi, la possibilità di anticipare l’età del pensionamento fino a 62 anni, con un sistema di penalizzazioni (dal 2 all’8% a seconda di quanti anni mancano ai 66). Verrebbe meno anche la penalizzazione per chi ha maturato 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica. Si tratta dei cd. pensionamenti flessibili.

La Quota 100 - Possibile l'introduzione di un sistema basato sulla precedente pensione di anzianità. Cioè ancorato ad un minimo di età anagrafica unitamente al perfezionamento di un requisito contributivo (es. 40 anni di contributi e 60 di età; oppure 39 di contributi e 61 di età).

Il Prestito Pensionitico - E' l'ipotesi elaborata dall'ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini. L'idea consentirebbe a chi, a pochi anni dalla pensione, si ritrova disoccupato e senza ammortizzatori sociali di chiedere all'Inps un anticipo dell’assegno pensionistico fino a 2-3 anni, importo che poi sarà rimborsato piano piano con micro-prelievi sull'assegno una volta conseguita la pensione.

Riforma Pensioni, piu' facile il pensionamento d'ufficio a 65 anni nelle Pa

Riforma Pensioni, reversibilità e penalizzazioni nella legge di stabilitàZedde

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati