Redazione

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- Roma, 7 lug. - Un duro botta e risposta tra grillini e democratici sull'Italicum ha portato al naufragio del dialogo tra M5s e Pd. A Renzi, che chiedeva un documneto scritto sui dieci punti proposti dai democratici, i pentastellati hanno risposto con una intervista di Luigi Di Maio ritenuta pero' insufficente, tanto da spingere i grillini a disdire l'incontro fissato per oggi alle 15. "Quando ho sentito Guerini, ed e' una questione di serieta', abbiamo fissato ora, data e luogo" aveva detto Di Maio, ma alle richieste del Pd aveva obiettato: "stiamo rasentando il ridicolo. Ho gia' risposto con un'intervista al Corriere della Sera, il documento scritto non e' un metodo per ottenere una legge elettorale degna di questo nome".

DI MAIO: "IL PD E' INAFFIDABILE, ORA PARLIAMO SOLO CON RENZI" (LEGGI)

"La nostra piu' grande apertura e' l'inizio di questo tavolo di confronto. Abbiamo dimostrato una buona volonta' per discutere e pianificare un percorso. Poi, nei singoli punti il dibattito diventa un po' noioso. La legge elettorale non e' il problema dell'Italia ma e' importante. Noi ci teniamo molto alle preferenze, loro ci tengono ad altri punti, speriamo in un punto d'incontro". Di Maio ha confermato anche che "siamo pronti a cancellare l'idea delle 'preferenze negative', pero' facciamo una legge per cui i condannati in via definitiva, a parte quelli per reati di opinione, in Parlamento non entrano piu'". Sui tempi per avere la nuova legge elettorale Di Maio ha detto che "Renzi la vorrebbe portare a casa in autunno ma i tempi stanno gia' slittando. Noi ci siamo dati, dopo un'eventuale intesa col Pd, 100 giorni incluso agosto".

A dare l'annuncio del forfait era stata Alessandra Moretti: "Per quanto ne so io, l'incontro oggi non si tiene. Io sto per partire per Bruxelles" avvea detto, "Per sedersi intorno ad un tavolo bisogna ragionare in maniera approfondita. Serve un documento, non basta un'intervista", in ogni caso, l'importante e' che si sia aperto un dialogo costruttivo". Il capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza, ha confermato che l'incontro si terra' "solo dopo che saranno pervenute formali risposte alle questioni indicate nei giorni scorsi dal Partito Democratico". .

- Roma, 7 lug. - "Oggi io, Danilo Toninelli, Paola Carinelli e Maurizio Buccarella incontreremo il Pd per l'incontro decisivo sulla legge elettorale". Lo conferma dalla sua pagina Fb il vicepresidente M5S della Camera, Luigi Di Maio. Dunque l'appuntamento in agenda, almeno secondo i 5 Stelle, resta, come scrive Di Maio, alle "ore 15, Sala del Cavaliere, Camera dei Deputati".

Il post e' completato dal link al blog di Beppe Grillo in cui veniva rilanciata l'intervista di ieri allo stesso di Maio, contenente, annota oggi l'esponente M5S, "le risposte alle domande che si pone il Pd".

E' nella giornata di ieri, infatti, che dai Dem sono arrivate richieste di impegni scritti da parte di M5S sul terreno delle riforme.

IL PD NON CEDE, "NIENTE INCONTRO, PRIMA RISPOSTE FORMALI" (LEGGI)

 

I democratici, infatti, ritengono necessario che prima venga formalizzato un documento sui 10 punti messi per iscritto dal Pd. Altrimenti, si fa notare, c'e' il rischio concreto che l'incontro sia inutile.

E se l'Italicum accende il dibattito interno anche alla maggioranza, su soglie e necessita' di introdurre le preferenze, i riflettori restano puntati sulle riforme costituzionali per cui si apre una settimana chiave. "Quando non si hanno idee, si ricorre agli epiteti, tipo 'sabotatori', e agli slogan... Se si stesse al merito delle cose si andrebbe avanti meglio", dice Vannino Chiti rispondendo alla richiesta di 'ortodossia' sulle riforme che arriva dalla maggioranza Pd. Chiti, a proposito del nuovo Senato, parla di "riforma sbagliata e non votabile, ma parlo per me" e torna a chiedere "accordi chiari e sul merito".

Corradino Mineo, esponente di spicco dei 'malpancisti' Pd, non fa passi indietro: rivendica di stare "esprimendo una posizione individuale" e ripete ancora una volta che "non siamo una corrente. Ho dato un consiglio a Matteo Renzi e non ne sono pentito, perche' se continuera' come un carro armato su questa linea, alla lunga - avverte - sara' lui il responsabile di un errore e gli elettori se ne renderanno conto". "Non sono un capo partito", dice ancora Mineo esprimendo la sua "fortissima sensazione che il premier si stia rendendo conto di alcuni problemi reali". "Di cosa discuteremo stasera al gruppo Pd, qual e' la riforma del Senato? Noi - incalza - non sappiamo ancora se ci sara' l'immunita', sarebbe un errore. Non sappiamo quanti saranno i deputati, non sappiamo come si eleggera' il Presidente della Repubblica. Ci sono ancora talmente tante incertezze che non so su cosa ci chiedono fedelta'. Ci chiedono fedelta' sull'idea, non bisogna dissentire. Questo mi pare grottesco". "Si e' capito che la maggioranza del PD non vuole i senatori eletti dal popolo, io non capisco perche'", dice ancora Mineo.

Sul tavolo della commissione Affari costituzionali arriveranno i nodi fin qui rinviati e ancora non risolti: dall'elezione del Senato, a quella del Capo dello Stato, alla modifica dello strumento referendario.

Stasera alle 20 si terra' l'assemblea dei senatori Pd. Sono una ventina, fra loro, quelli che chiedono un Senato elettivo. Una tesi che potrebbe uscire rafforzata dai risultati del sondaggio che sempre domani il direttore di IPR Marketing, Antonio Noto, presentera' per la fondazione Univerde, in conferenza stampa a Palazzo Madama: "Gli italiani e la riforma del Senato. Abolito, nominato o elettivo?". Anche nel Nuovo Centro destra di Angelino Alfano c'e' chi e' ribadisce di preferire un Senato votato dai cittadini. "La riforma del Senato cosi' com'e' non va. Elezione diretta va introdotta", ha twittato, ad esempio, Roberto Formigoni.

Domani, invece, dovrebbe proseguire l'assemblea dei gruppi di Forza Italia. Sono oltre trenta i senatori azzurri che hanno apposto la loro firma al ddl di Agusto Minzolini che chiede un Senato scelto dai cittadini. Cosi' come lo chiede Sel, il Movimento 5 Stelle e gli ex grillini. Sempre domani tornera' a riunirsi la Commissione Affari Costituzionali e l'approdo in Aula del ddl, da programma, e' fissato per mercoledi'. Ma sono diversi i senatori che pensano non si faccia in tempo: troppi ancora gli emendamenti da affrontare, inclusi quelli al titolo V.

Con ogni probabilita' domani si riunira' anche la conferenza dei Capigruppo per stabilire il calendario dei lavori.

La presidente del gruppo Sel Loredana De Petris ha gia' chiesto a Pietro Grasso che, finito l'esame della Commissione, ci sia una settimana di tempo prima dell'arrivo del testo in Aula e martedi' mettera' di nuovo sul tavolo la sua richiesta, durante la riunione. .

- Roma, 7 lug. - "Quando ho sentito Guerini, ed e' una questione di serieta', abbiamo fissato ora, data e luogo". Prima che arrivasse la 'disdetta' da parte Pd, cosi' parlava Luigi Di Maio a 24 Mattino su Radio 24. Alle richieste del Pd di firmare prima un documento di impegno sui dieci punti chiesti da Renzi, Di Maio ha obiettato che "stiamo rasentando il ridicolo. Ho gia' risposto con un'intervista al Corriere della Sera, il documento scritto non e' un metodo per ottenere una legge elettorale degna di questo nome". "Credo che l'incontro ci sara', al di la' delle metodologie delle risposte", considerava l'esponente M5S. Al di la' della questione dell'incotro, ormai saltato almeno per oggi, queste sono state le indicazioni sul metodo da parte di Di Maio: "La nostra piu' grande apertura e' l'inizio di questo tavolo di confronto. Abbiamo dimostrato una buona volonta' per discutere e pianificare un percorso. Poi, nei singoli punti il dibattito diventa un po' noioso. La legge elettorale non e' il problema dell'Italia ma e' importante. Noi ci teniamo molto alle preferenze, loro ci tengono ad altri punti, speriamo in un punto d'incontro". Di Maio ha confermato anche che "siamo pronti a cancellare l'idea delle 'preferenze negative', pero' facciamo una legge per cui i condannati in via definitiva, a parte quelli per reati di opinione, in Parlamento non entrano piu'". Sui tempi per avere la nuova legge elettorale Di Maio ha detto che "Renzi la vorrebbe portare a casa in autunno ma i tempi stanno gia' slittando. Noi ci siamo dati, dopo un'eventuale intesa col Pd, 100 giorni incluso agosto". .
- Roma, 6 lug. - Si apre una settimana fondamentale per il governo e l'iter delle riforme. Martedi' il ministro dell'Economia Padoan sara' all'Ecofin per ribadire la necessita' che l'Europa 'cambi verso' e punti sulla crescita. Ma sia il premier che il ministro dell'Economia sono convinti che ci siano le condizioni per quella flessibilita' necessaria per evitare la strada del solo rigore. Del resto il Capo dell'esecutivo ha inaugurato il semestre di presidenza Ue sottolineando la forza di un governo che sta portando avanti un consistente pacchetto di riforme e che gode di una stabilita' politica necessaria per realizzare gli obiettivi. Ma appunto per contare in Europa c'e' bisogno, e il premier lo ripete da tempo, che l'Italia sia credibile. Ragion per cui il presidente del Consiglio non intende piu' accettare i condizionamenti di chi frena sulle riforme. A partire dal suo partito. Tanto che, riferiscono fonti parlamentari del Pd, c'e' il rischio di un braccio di ferro che non porti da nessuna parte. Il premier e' irremovibile sul no all'elettivita' dei senatori. Il ragionamento e' sempre lo stesso e lo ripetera' anche domani sera alla riunione di gruppo. Ma se la minoranza dovesse ancora creare degli ostacoli al cammino delle riforme l'ipotesi, sottolineano le stesse fonti parlamentari, e' quella di un rinvio della nuova segreteria e di una gestione di Largo del Nazareno 'allargata' a tutte le componenti del partito. "Proprio ora che siamo ad un passo dal traguardo non possiamo permetterci di perdere ancora tempo", ragiona un renziano. Tra i frondisti del Pd in realta' c'e' anche chi accetterebbe una sorta di compromesso: pochi accorgimenti sulla riforma del Senato, a patto che si cambi l'Italicum, a cominciare dalla preferenze. Del resto a chiedere una modifica del nuovo testo sulla legge elettorale partorito dall'accordo tra Pd e FI e' anche Ncd. Per non parlare del Movimento 5 stelle che, con Luigi Di Maio, e' tornato alla carica sulla necessita' di un confronto aperto. Ma il Pd ha dettato le 'condizioni' ai grillini e si aspetta risposte scritte dalla delegazione di M5S. La pattuglia di FI al Senato intanto affila le armi, nei prossimi giorni tornera' a chiedere la convocazioni del gruppo per continuare quella discussione iniziata con Silvio Berlusconi. L'ex premier, pero', non ha intenzione di riaprire la partita, e cosi' anche Matteo Renzi. .
- Roma, 6 lug. - Alla vigilia di una settimana bollente per le Riforme, resta in forse l'incontro fra Pd e Movimento 5 Stelle sulla legge elettorale. Se la delegazione M5S - con il capogruppo a Palazzo Madama, Maurizio Buccarella - lo da' per fissato, i democratici giudicano apprezzabile l'apertura di Luigi Di Maio, ma ritengono necessario che prima venga formalizzato un documento sui 10 punti messi per iscritto dal Pd. Altrimenti, si fa notare, c'e' il rischio concreto che l'incontro sia inutile. I grillini, secondo quanto apprende l'Agi, si dicono "sorpresi" per la richiesta del Pd: "la stiamo valutando" affermano fonti dell'M5s. E se l'Italicum accende il dibattito interno anche alla maggioranza, su soglie e necessita' di introdurre le preferenze, i riflettori restano puntati sulle riforme costituzionali per cui si apre una settimana chiave. Sul tavolo della commissione Affari costituzionali arriveranno i nodi fin qui rinviati e ancora non risolti: dall'elezione del Senato, a quella del Capo dello Stato, alla modifica dello strumento referendario. Domani sera alle 20 si terra' l'assemblea dei senatori Pd. Sono una ventina, fra loro, quelli che chiedono un Senato elettivo. Una tesi che potrebbe uscire rafforzata dai risultati del sondaggio che sempre domani il direttore di IPR Marketing, Antonio Noto, presentera' per la fondazione Univerde, in conferenza stampa a Palazzo Madama: "Gli italiani e la riforma del Senato. Abolito, nominato o elettivo?". Anche nel Nuovo Centro destra di Angelino Alfano c'e' chi e' ribadisce di preferire un Senato votato dai cittadini. "La riforma del Senato cosi' com'e' non va. Elezione diretta va introdotta", ha twittato, ad esempio, Roberto Formigoni. Martedi dovrebbe proseguire l'assemblea dei gruppi di Forza Italia. Sono oltre trenta i senatori azzurri che hanno apposto la loro firma al ddl di Agusto Minzolini che chiede un Senato scelto dai cittadini. Cosi' come lo chiede Sel, il Movimento 5 Stelle e gli ex grillini. Martedi tornera' a riunirsi la Commissione Affari Costituzionali e l'approdo in Aula del ddl, da programma, e' fissato per mercoledi'. Ma sono diversi i senatori che pensano non si faccia in tempo: troppi ancora gli emendamenti da affrontare, inclusi quelli al titolo V. Con ogni probabilita' martedi' si riunira' anche la conferenza dei Capigruppo per stabilire il calendario dei lavori. La presidente del gruppo Sel Loredana De Petris ha gia' chiesto a Pietro Grasso che, finito l'esame della Commissione, ci sia una settimana di tempo prima dell'arrivo del testo in Aula e martedi' mettera' di nuovo sul tavolo la sua richiesta, durante la riunione. "Altrimenti chi non e' componente della commissione non ha il tempo di fare mente locale" e di conoscere quello che andra' a votare. Sulla Costituzione "non si puo' andare avanti per diktat di partito", spiega De Petris. A Palazzo Madama, poi c'e'chi guarda con 'sospetto' la volonta' di fare in fretta anche sul fronte della Legge elettorale: non si e' mai vista approvare una riforma della legge per il voto - osservano - senza che poi si vada subito alle urne? . L'intenzione vera, insomma, per alcuni, e' andare ad elezioni anticipate. .
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