Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

"Con il Presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, abbiamo inviato nei giorni scorsi una lettera al Premier Matteo Renzi ed ai ministri competenti per sollevare, per l’ennesima volta, il problema dei “quota 96″ degli insegnanti".

{div class:article-banner-left}{/div}

Così ha ricordato il suo impegno per risolvere la vicenda dei 4mila insegnanti rimasti intrappolati nelle maglie della Riforma Fornero, l'ex ministro del lavoro Cesare Damiano.

Tornano quindi a sperare i "Quota 96", i docenti che da oltre due anni si batteno per vedersi riconoscere il diritto di accedere alla pensione facendo valere i requisiti anagrafici e contributivi previgenti l’entrata in vigore dell’art. 24 del decreto legge 201/2011 (riforma Fornero). Sono 4 mila i docenti interessati, si tratta di persone che hanno maturato i vecchi requisiti per la pensione tra il 1° Gennaio 2012 e il 31 Agosto 2012 e che ora hanno visto slittare la data di pensionamento di almeno 3 anni. Gli interessati ribadiscono la necessità di una pronta soluzione della vicenda, in tempo utile per accedere alla pensione già dal prossimo 1° Settembre. Una speranza che negli ultimi mesi si è affievolita dopo il niet del Ministero dell'Economia alla proposta di legge Ghizzoni/Marzana che si è infranta sullo scoglio delle coperture finanziarie, troppo incerte anche secondo la Ragioneria Generale dello stato.  

La palla ora è dunque del governo che deve individuare le coperture necessarie. Se nei giorni c'è stata una timida apertura da parte del ministro dell'istruzione Stefania Giannini i tempi stringono. Per centrare l'uscita del 1° settembre, considerando anche la pausa estiva di Agosto, il governo ha tempo massimo un paio di mesi per tradurre la proposta in legge. 

"Abbiamo ricordato l’”errore” commesso dall’allora ministro Fornero che confuse l’anno solare con quello scolastico, impedendo a molti insegnanti di poter andare in pensione. In successivi interventi, le Commissioni Lavoro e Bilancio della Camera hanno quantificato il numero di lavoratori interessati: si tratta di circa 4.000 persone che potrebbero lasciare il loro impiego ad altrettanti giovani insegnanti. Si tratterebbe di una operazione tutta a saldo positivo. Il tempo stringe se si vuole risolvere il problema, evitando di perdere un altro anno.

Anche la copertura finanziaria è stata quantificata: si tratta di circa 400 milioni di euro totali distribuiti nell’arco di alcuni anni. Una cifra a portata di mano per la copertura della quale invitiamo il Governo a dare una risposta tempestiva. Siamo sicuri che il Presidente del Consiglio sia fortemente sensibile al problema e che ci aiuterà a risolverlo" ha concluso Damiano.

In attesa di conoscere i prossimi passi dell'esecutivo su lavoro e pensioni che riprenderanno la settimana prossima dopo il risultato delle Elezioni Europee di oggi, l'ex ministro del lavoro Cesare Damiano esprime la sua contrarietà ad una revisione dell'articolo 18 e la necessità di introdurre maggiore flessiblità per l'uscita dal mondo del lavoro.

{div class:article-banner-left}{/div} 

"Se il centrodestra pensa che la legge Delega sul lavoro sia l’occasione per cancellare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, troverà la nostra ferma opposizione. Il PD si batte per il contratto di Inserimento a tempo indeterminato a condizione che preveda tutte le tradizionali protezioni. 
Se si dovesse sostituire l’attuale tutela contro il licenziamento con un semplice risarcimento monetario, non si potrebbe più parlare di contratto a tempo indeterminato. Sarebbe un contratto a termine mascherato. L’eccessiva deregolazione del mercato del lavoro è la causa prima della precarietà" ha avvertito Damiano.

Che rilancia la necessità di procedere a maggiore flessibilità per l'ingresso alla pensione già all'età dei 62 anni. "L’uscita dal lavoro verso la pensione a 67, come previsto dalla “riforma” Fornero, sta condannando alla disoccupazione i giovani. Per cambiare in meglio la situazione non dobbiamo rendere più liberi i licenziamenti, ma correggere il sistema pensionistico prevedendo un’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni" ha concluso Damiano che ricorda che "anche la Germania ha fatto dietrofront approvando una riforma della pensioni che consente l'uscita a 62 anni". 


Continua ad essere pesante la crisi per i lavoratori in cassa integrazione guadagni. Secondo i dati della Cgil gli oltre 500mila lavoratori in cassa integrazione a zero ore hanno perso 2.600 euro netti di reddito. Sono questi in estrema sintesi i dati che emergono dalle elaborazioni delle rilevazioni Inps da parte dell’Osservatorio cig della Cgil Nazionale nel rapporto di aprile.

{div class:article-banner-left}{/div}

"Una situazione ancora più grave perché non migliora. Il numero di lavoratori coinvolto ad aprile dello scorso anno era lo stesso, così come la perdita di reddito nei primi quattro mesi dell'anno" ha detto il segretario Cgil Susanna Camusso. 

Secondo il comunicato della Cgil “un discorso a parte lo merita la vicenda del Sulcis: da settimane i lavoratori dell'Alcoa sono accampanti in tenda a Portoveseme per chiedere garanzie per il loro futuro, per lo stabilimento e per l'intero territorio attraverso un intervento diretto della presidenza del Consiglio. Molti di questi lavoratori da mesi non ricevono alcun sostegno economico e sopravvivono grazie alla solidarietà degli altri lavoratori. Una situazione di grave disagio e di sacrificio, dopo i tanti fatti in questi anni, che merita risposte e soluzioni all'altezza”. In generale “uscire dalla crisi, costruire una prospettiva positiva, non può che essere possibile mettendo al centro il lavoro, dalla sua difesa, attraverso l'urgente rifinanziamento della deroga, alla sua creazione. Il lavoro è il punto dal quale ripartire, in Italia come in Europa”.

Un circolo vizioso cui si aggiungono il ritardo nei pagamenti delle Pa nei confronti delle imprese. Un'impresa italiana su cinque (il 20% degli intervistati) è stata costretta a licenziare a causa degli effetti negativi dovuti ai ritardi nei pagamenti. È il dato che emerge dall'analisi della Cgia di Mestre, che ha elaborato dati Intrum Justitia relativi a un'indagine effettuata nei primi 3 mesi del 2014. L'Italia, mette in evidenza la Cgia, continua a essere il peggiore pagatore d'Europa. Se in media la nostra Pa paga le imprese a 165 giorni (+107 giorni rispetto la media Ue), nei rapporti commerciali tra imprese ci vogliono 94 giorni affinché il committente saldi il proprio fornitore (+47 giorni rispetto la media Ue). Anche nei rapporti tra privati (cioè cittadini/famiglie) e imprese, la situazione rimane difficile: sono necessari mediamente 75 giorni per essere definitivamente pagati (+41 della media Ue). In tutti e tre i casi appena descritti, nessun altro Paese d'Europa fa peggio di noi.

''Sul versante pensioni oggi noi abbiamo un problema urgente che e' quello degli esodati. Abbiamo ancora gruppi di cittadini che sono rimasti incastrati e la nostra attenzione e' di lavorare ad una soluzione strutturale''.

{div class:article-banner-left}{/div}

E' quanto ha detto il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, a margine di un incontro elettorale tenutosi a Porcia, in provincia di Pordenone. ''Purtroppo nel nostro Paese, per moltissimo tempo, su molte cose si e' agito con delle pezze, degli interventi puntuali validi per tre, sei mesi, con lo scopo di spostare in avanti il problema. Si trattava anche di cose necessarie perche' nell'urgenza la soluzione bisognava trovarla. Tuttavia se facciamo un po' di somme alla fine scopriamo che le toppe che abbiamo messo ci sono costate piu' dell'intervento strutturale e hanno lasciato la gente per aria per tutta la vita'', ha detto Poletti. ''Adesso bisogna avere la forza di selezionare gli interventi e di risolverli in maniera definitiva a mano a mano che si presentano le criticita'. Basta rincorrere le scadenze, basta dubbi e incertezze su pensioni o altri trattamenti che la gente deve prendere'' ha detto il Ministro.

“Renzi afferma di voler porre in cima ai suoi impegni il lavoro, ma finora mi sembra che, a parte un decreto il cui impatto, secondo le ultime dichiarazioni del Ministro Poletti, sui livelli di disoccupazione lo avremo addirittura tra un anno, non abbiamo ulteriori azioni significative.”

{div class:article-banner-left}{/div}

E' quanto affida ad una nota Renata Polverini (FI), Vice Presidente della Commissione Lavoro che sfida il ministro Poletti ad individuare una soluzione ai problemi del mercato del lavoro e soprattutto della pensioni. “Forza Italia ha comunque presentato o appoggiato una serie di emendamenti al Dl Lavoro che hanno aumentato le garanzie per i lavoratori e la fruibilità migliorando aspetti essenziali come l’apprendistato, il Durc, la tutela della maternità, i contratti di solidarietà. Ma non basta.

E prima di ogni altro ulteriore passo é necessario, risolvere definitivamente la questione degli esodati. Si tratta di capire se c’è la volontà politica del Ministro del Lavoro Poletti e del Governo di risolvere strutturalmente il problema e trovare soluzioni che possano rientrare nell’ambito della proposta legislativa unificata di tutti i gruppi alla Camera che arriverà in Aula nel mese di giugno. Anche i “Quota96″ aspettano un intervento urgente perché, a differenza di quanto ha affermato nei giorni scorsi il Ministro dell’Istruzione Giannini che vuole porre l’attenzione solo dopo la sua campagna elettorale, é necessario porre rimedio a un errore compiuto dalla riforma Fornero delle pensioni, che non ha considerato il fatto che il ciclo scolastico non coincide con quello solare. Non si può continuare ad andare per tentativi sulla pelle degli italiani e procrastinare secondo esigenze personali il problema. Sui “quota96″ non solo la copertura finanziaria non sarebbe eccessiva e risolverebbe una situazione assurda, ma consentirebbe di aprire le porte della scuola a 4mila giovani insegnanti.”

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati

Accedi