Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

Le dichiarazioni del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti che si è detto contrario ad una revisione dell'età pensionabile suscitano la preoccupazione del Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati Cesare Damiano. {div class:article-banner-left}{/div} "Il ministro Poletti afferma che il Governo non toccherà l’età pensionabile: questa dichiarazione non tiene conto che andare in pensione a 67 anni è una delle cause del bassissimo turnover nelle aziende e, di conseguenza, del mancato ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.

L’età pensionabile andrebbe abbassata, come sta facendo la Germania, con l’introduzione di un criterio di flessibilità o con il ritorno alle quote, seppure aggiornate. Altrimenti non si affronterà mai la questione dell’occupazione giovanile. Se il Governo non può o non intende risolvere in modo strutturale il problema previdenziale, non deve dimenticare che va almeno risolto il dramma degli “esodati” che non può più subire ulteriori dilazioni" ha concluso Damiano.

Intanto nei prossimi giorni sono tante le novità attese sul fronte previdenziale. Venerdì si saprà se il governo approverà modifiche in materia di anticipo dell'età pensionabile nel pubblico impiego. Gli occhi sono tuttavia puntati alla data del 23 Giugno quando inizierà alla Camera la discussione Generale sulla proposta di legge Damiano sugli esodati. Si tratta un progetto di legge che, in sostanza, estende la salvaguardia in favore dei lavoratori che fruiscono della mobilità sulla base di accordi sindacali stipulati entro il 2011 che maturino i requisiti per la pensione entro 2 anni dal termine dell'indennità di mobilità; gli autorizzati ai volontari che abbiano presentato domanda entro il 31 gennaio 2012 che maturino la decorrenza del trattamento entro il 2018; i lavoratori che hanno risolto il rapporto di lavoro (unilateralmente o con accordi) che maturano il requisito per la pensione entro il 6 dicembre 2014.

Modifiche importanti interessano anche i lavoratori precoci che vedrebbero sparire la penalizzazione sino al 31.12.2017. Modifiche minori ma comunque rilevanti interessano l'opzione donna, il riconoscimento dei benefici agli autorizzati ai volontari prima del 20 luglio 2007. Sarà inoltre esteso il regime eccezionale previsto dall'articolo 24, comma 15-bis del Dl 201/2011 (pensione a 64 anni) anche ai lavoratori dipendenti del pubblico impiego e i benefici riconosciuti al personale ferroviario viaggiante, di macchina e di manovra.

Giuliano Poletti nel corso dell'intervista a Napoli a "Repubblica delle Idee" ha indicato la volontà del Governo a promuovere "un cambiamento radicale della cultura del lavoro".

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Il Ministro ha precisato che la Riforma è di "sinistrissima" per il modo di aver riformato i contratti a termine, ed ha detto che non ci saranno interventi sull'età pensionabile ma che a parte l'emergenza esodati, qualcosa si farà anche per i lavoratori che in questa lunga crisi, perdono il posto a un passo dalla pensione.

Poletti: "Non li ho inventati io i contratti a termine"
«Io credo che sia molto di sinistra far lavorare un ragazzo 36 mesi anziché sei mesi. E poiché questo è l'effetto del nostro decreto, ritengo che la Riforma dei contratti a termine sia di sinistrissima. I contratti a termine non li ho inventati io: quando siamo arrivati al Governo rappresentavano il 68 per cento degli avviamenti al lavoro. Mi pare che la cosiddetta causale che ne avrebbe dovuto limitare il ricorso non ha limitato un bel niente. Noi abbiamo fatto in modo che un'Impresa anziché assumere sei ragazzi nell'arco di 36 mesi, ne prenda uno solo per lo stesso periodo. Non abbiamo liberalizzato un bel niente; una semplificazione, non una liberalizzazione». Abbiamo detto alle Imprese che ora non hanno più scuse per non assumere: hanno un contratto chiaro - semplice, possono usarlo smettendo di ricorrere ai contratti falsi, alle false partite Iva, ai falsi co.co.pro che sono davvero contratti terrificanti in termini di precarietà e mancanza di tutele».

Incalzato sulla legge delega per il Jobs Act, Poletti ha assicurato che il Governo andrà velocissimo: "penso che entro fine anno si possa chiudere questa partita".

Pensioni, Risolveremo il problema degli esodati
Il Ministro ha poi chiarito la centralità del tema pensioni nelle prossime scelte dell'esecutivo: "La priorità assoluta sono gli esodati. Per il resto questo Governo non prevede di cambiare l'età pensionabile, che rimane quella che è. Poi c'è un tema delicato che dovremo affrontare: quello dei lavoratori intorno ai 60 anni che perdono il lavoro, hanno un paio d'anni di ammortizzatori sociali e poi per un anno o poco più nessun sostegno. Per costoro andrà trovata una soluzione strutturale». Quale? «Quando l'avrò, la dirò».

Sei stato in mobilità? Presta attenzione al calcolo della pensione! E' quanto sta accadendo a molti lavoratori che hanno fruito dell'ammortizzatore sociale negli ultimi tre anni e che oggi rischiano di trovarsi con un importo della pensione inferiore a quello dovuto per legge.

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Coloro che hanno un periodo di mobilità valido per la pensione, l'importo del trattamento pensionistico potrebbe essere stato mal calcolato. Infatti in caso di mobilità di durata continuativa superiore ad un anno, collocata in fase utile per la determinazione della pensione, le retribuzioni accreditate figurativamente devono essere rivalutate anche in base agli indici di variazione delle retribuzioni contrattuali del settore di appartenenza rilevati dall'Istat.

Nell'applicazione di questi indici però l'Inps ha accumulato un forte ritardo (gli indici  sono stati aggiornati solo fino al 2008) e ciò sta determinando, in molti casi, che le pensioni rimangano ferme ad un importo che non è quello esatto.

In questi giorni moltissimi pensionati si stanno dunque rivolgendo ai patronati per procedere ad una verifica dell'importo delle prestazioni erogate dall'Inps. I principali interessati sono i pensionati il cui trattamento pensionistico è stato liquidato a partire dal 6 luglio 2011: infatti in base alla normativa sulla decadenza ci sono solo tre anni di tempo per chiedere la ricostituzione della pensione.  Per il recupero degli importi non erogati i lavoratori dovranno fare richiesta di ricostituzione on-line entro tre anni dalla liquidazione del trattamento e, all'esito dell'eventuale diniego inps, procedere con le azioni legali.

Possibilità da parte di amministrazioni ed enti di risolvere «unilateralmente» il rapporto di lavoro dei dirigenti, piu' prossimi alla pensione, tre o quattro anni al massimo, versando loro una prestazione di pari importo al trattamento pensionistico fino al giorno in cui avranno raggiunto i requisiti minimi per il collocamento a riposo. E' la misura allo studio da parte del Ministero della Funzione pubblica prevede che potrebbe trovare collocazione nel decreto legge sulla Pubblica Amministrazione atteso il prossimo 13 Giugno. 

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Una misura che tradotta in pratica consentirebbe ad un dirigente di anticipare l'uscita dal lavoro già all'età di 62-63 anni in cambio di un assegno di accompagnamento alla pensione. Secondo la titolare della Funzione Pubblica, Marianna Madia, si tratta di estendere la normativa prevista dalla legge 92/2012 per le aziende del settore privato ai dirigenti statali con la finalità di ridurne il numero e favorire l'ingresso dei giovani.

Il documento dovrà essere vagliato "politicamente" ma potrebbe arrivare sul tavolo del Cdm il prossimo 13 Giugno e prevede che siano le amministrazioni pubbliche, sulla base di accordi con il dipartimento della Funzione pubblica, a chiudere il rapporto di lavoro del dirigente; l'amministrazione pubblica, attraverso l'Inps, verserà l'assegno di accompagnamento alla pensione dal momento della cessazione dal servizio fino alla maturazione dei requisiti per la pensione previsti dalla normativa Fornero.

Il tutto dovrebbe portare un risparmio medio di circa il 35% per le casse dello stato. La prestazione corrisposta sarebbe infatti di circa un terzo inferiore rispetto allo stipendio, poiché potrebbe raggiungere al massimo l'80% dell'ultima busta paga. La decisione se inserire la novità nei provvedimenti che attueranno la Riforma della Pubblica Amministrazione sarà assunta dai tecnici entro questa settimana: il 13 giugno infatti si terrà il consiglio dei ministri del prossimo 13 Giugno che dovrà mettere nero su bianco le decisioni dell'esecutivo sulla materia. 

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato il primo report sul monitoraggio delle domande presentate per l'accesso ai benefici della cosiddetta quinta salvaguardia prevista dall'articolo 1, comma 194 della legge 147/2013 e dal Decreto Ministeriale 14 febbraio 2014.

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Il documento diffuso mostra che le istanze di accesso al beneficio nel periodo intercorrente tra il 16 aprile e il 15 maggio 2014 alle direzioni territoriali del lavoro sono state 1.544. Il report tuttavia non indica il numero di istanze pervenute dalla Sicilia e dal Trentino Alto Adige. 

Le istanze monitorate si riferiscono esclusivamente a quei lavoratori tenuti al "passaggio" presso la DTL ai fini del riconoscimento della salvaguardia. Si tratta in particolare dei:

 1) lavoratori il cui rapporto di lavoro si e' risolto entro il 30 giugno 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente piu' rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo il 30 giugno 2012, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;

2) lavoratori il cui rapporto di lavoro si e' risolto dopo il 30 giugno 2012 ed entro il 31 dicembre 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente piu' rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo la cessazione, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;

3) lavoratori il cui rapporto di lavoro sia cessato per risoluzione unilaterale, nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, successivamente alla data di cessazione, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato.

Il report è disponibile a questo indirizzo.

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