Pensioni, E' ancora conveniente il riscatto della laurea?

Franco Rossini Sabato, 19 Novembre 2016

Sono un dipendente pubblico nato il 20/11/1955. Ho lavorato nel settore privato da novembre 1982 al 31 maggio 1989 (per un totale di 342 settimane contributive già ricongiunte, come da certificazione INPS) e in pubblica amministrazione ininterrottamente dal 1° giugno 1989 ad oggi. Ho chiesto il riscatto degli anni del corso legale di studi universitari (5 anni) a febbraio 1992, che ho saldato a novembre 2015. Mi potete confermare che al 31 dicembre 1995 posso vantare più di 18 anni di contributi, per cui fino al 2011 avrò calcolato l’assegno pensionistico con il sistema retributivo (in base alla c.d. Legge Dini) e soltanto dal 2012 con il sistema contributivo (in base alla c.d. Legge Fornero)? Kamsin La risposta è positiva. Il lettore pur avendo una anzianità contributiva inferiore a 18 anni alla data del 31 dicembre 1995, ha proceduto al riscatto del corso legale della laurea per un periodo collocato interamente entro l’anno 1995. Con tale operazione raggiunge, quindi, i 18 anni di contribuzione alla data del 31 dicembre 1995, e, pertanto, consegue il diritto alla liquidazione della pensione con il sistema di calcolo retributivo fino all’anno 2011, anziché con il sistema misto. 

Sono un lavoratore classe 1980, volevo sapere se dopo la legge Fornero conviene ancora riscattare il periodo di studi universitari oppure no. Ho una laurea in medicina quindi potrei ottenere sei anni utili ai fini pensionistici. Cosa ne pensate? La valutazione circa la convenienza del riscatto del periodo di studi dipende esclusivamente da considerazioni personali e dalla propria carriera lavorativa e retributiva. E' impossibile dare un giudizio valido per tutti. Attualmente con il sistema contributivo l'incremento dell'assegno pensionistico è direttamente proporzionale all'onere che si è sborsato; dunque non ci si può aspettare un significativo incremento della misura dell'assegno rispetto al contributo pagato. Se la motivazione del riscatto risiede, quindi, esclusivamente nella volontà di integrare l'assegno maturando il lavoratore dovrebbe valutare, prima di prendere la decisione, il ricorso a forme di previdenza complementare che potrebbero offrire maggiore flessibilità e rendimenti superiori rispetto al riscatto della laurea nella previdenza pubblica obbligatoria. 

Altri sono, ad avviso dello scrivente, i fattori da valutare al momento di prendere la decisione di effettuare il riscatto. Innanzitutto va detto che tanto prima si esercita il riscatto tanto più evidente sarà il vantaggio sulla misura dell'assegno in quanto il montante contributivo sarà rivalutato alla media quinquennale di crescita del Pil per un maggior numero di anni. Dunque un riscatto all'inizio della carriera lavorativa è più vantaggioso, da un punto di vista della misura della pensione, di uno effettuato a fine carriera. Anche perchè in genere le retribuzioni sono più basse all'inizio che non alla fine del percorso lavorativo e quindi l'onere è più contenuto quanto prima si effettua il riscatto. Altro fattore da considerare è la deducibilità fiscale del contributo che potrebbe contenere il costo complessivo dell'operazione.

Grande attenzione va posta alla possibilità di anticipare l'uscita dal mondo del lavoro. Se con il riscatto si riuscissero ad agganciare i requisiti contributivi per la pensione anticipata prima della pensione di vecchiaia oppure il requisito di 2,8 volte l'importo soglia per centrare l'uscita anticipata a 63 anni e 7 mesi l'operazione riscatto potrebbe risultare decisamente più vantaggiosa.  

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Zedde 

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