Sergey

Sergey

Mi occupo di diritto della previdenza e del lavoro. Mi sono laureato nel 1976 in Giurisprudenza alla Cattolica. Dal 1985 lavoro all'Inps.

I Coefficienti di trasformazione sono parametri che, ai fini dell'applicazione del metodo contributivo, sono utilizzati per convertire in pensione annua il montante individuale maturato alla decorrenza della pensione.
Rappresenta il periodo di tempo in cui sono stati versati i Contributi Previdenziali per ottenere una prestazione previdenziale.
Debutta oggi il nuovo spesometro, uno strumento rinnovato, che dovrebbe consentire al fisco una più efficace lotta contro gli evasori. L’obbligo interessa chi liquida l’Iva con cadenza trimestrale: dovrà comunicare gli acquisti superiori ai 3.600 euro fatti nel 2013.

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Scatta oggi l’obbligo per chi liquida l’Iva con cadenza trimestrale di comunicare gli acquisti superiori ai 3.600 euro fatti nel 2013 mentre, il 30 aprile, l’obbligo sarà esteso agli operatori finanziari attraverso i quali passano i pagamenti effettuati con carta di credito e bancomat. Da oggi infatti - il termine cadeva di domenica, ed è quindi slittato a martedì - scatta l'obbligo di inviare la comunicazione, cosiddetto "spesometro", con i dati relativi al 2013, da parte dei contribuenti che effettuano la liquidazione Iva trimestrale.

Non uno strumento nuovo, ma decisamente rinnovato lo spesometro che debutta. Quella attuale è infatti una versione modificata dello spesometro che nel 2010 riguardava le spese da 25 mila euro in su, una ‘taglia’ ritenuta troppo alta per stilare delle griglie fedeli al reale. Abbassando la soglia a 3.600 euro l’obiettivo è quello di ottenere una fotografia dei contribuenti italiani più fedeli al reale. In questa soglia rientrano infatti beni come auto ma anche gioielli, iscrizioni annuali a palestre, mobili e viaggi.
 
All’Agenzia delle Entrate bisognerà comunicare sia le prestazioni rese che ricevute. I commercianti dovranno comunicare tutte le vendite emesse con fattura ma, nel caso dei commercianti al dettaglio, lo spesometro scatterà solo se le operazioni per le quali non c’è l’obbligo di fattura (ma documentate da scontrino o ricevuta fiscale) hanno un importo pari o superiore ai fatidici 3.600 euro. I commercianti, le imprese e gli operatori finanziari che venderanno beni “di lusso” o particolarmente costosi saranno obbligati a comunicarlo al Fisco. Nella comunicazione si devono indicare i dati del 2013, relativi alle operazioni per le quali sussiste l'obbligo di emissione della fattura, comunicando per ciascun cliente e fornitore, tutte le operazioni effettuate, a prescindere dall'importo.
 
Saranno esonerate dallo spesometro le cessioni all’esportazione effettuate dalle imprese, le importazioni e gli acquisti intracomunitari che sono già soggetti ad altre rilevazioni da parte dell’anagrafe tributaria.
 
Con le informazioni ottenuto attraverso questo strumento lo Stato italiano potrà controllare, come detto, le posizioni dei singoli contribuenti confrontando il loro reale tenore di vita con quanto dichiarato in sede di dichiarazione dei redditi. Ma lo spesometro servirà anche a fare un identikit delle aziende.
 
Banche ed operatori finanziari, il 30 aprile di ogni anno, dovranno comunicare i dati delle operazioni Iva (sempre superiori a 3.600 euro) effettuate l’anno precedente attraverso carta di credito o bancomat. Gli operatori dovranno comunicare al Fisco i dati di chi ha sostenuto l’acquisto, gli importi della transazione, la data e il codice fiscale dell’operatore attraverso il quale è avvenuto il pagamento elettronico. Le società di leasing e di noleggio che compilano l’apposita dichiarazione sono esonerate dallo spesometro.
 

Nel decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei Ministri non vengono previsti sconti fiscali in favore delle partite Iva e dei pensionati. Escusi anche i collaboratori domestici

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Niente da fare per i pensionati incapienti e le partite Iva. nel decreto legge che ha previsto l'erogazione del bonus fiscale di 80 euro per i lavoratori dipendenti, approvato ieri dal Consiglio dei ministri, non ci sono risorse per le così dette partite Iva e i pensionati. Delusione quindi per chi sperava che tra i beneficiari comparisero anche i lavoratori autonomi: per loro nulla di fatto. Tutto è rimandato eventualmente ad un provvedimento su gli incapienti che secondo le intenzioni dell' esecutivo dovrebbe approvato nei prossimi tempi.

A bocca asciutta anche i lavoratori domestici, le colf e badanti. La famiglia, datore di lavoro, non opera alcuna ritenuta fiscale nei loro confronti e pertanto non è tra coloro che sono considerati sostituti d'imposta. E dato che il decreto varato dal Consiglio dei Ministri ha chiesto al sostituto d'imposta il riconoscimento del bonus, per il lavoratore domestico non ci saranno benefici a meno che in sede di conversione in legge del provvedimento, il Parlamento non preveda la possibilità del riconoscimento dello sconto fiscale all'interno della dichiarazione dei redditi.

Gli 80 euro al mese andranno nelle tasche di circa 6 milioni di lavoratori dipendenti con un reddito che si attesta tra 16 e 24 mila euro all'anno. Per gli altri il bonus sarà pari al 4 per cento del reddito complessivo se la dichiarazione è sotto quota 16mila.

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Sono esclusi gli incapienti del bonus Irpef approvato ieri dal Consiglio dei Ministri presieduto dal premier Matteo Renzi. L'unica certezza è che il governo è impegnato ad intervenire con il contributo anche il favore di quei quattro milioni di lavoratori dipendenti che oggi hanno un reddito inferiore ad 8000 euro.

Insomma una sola e semplice dichiarazione di intenti che ha deluso tutti quanti coloro che nei giorni scorsi immaginavano un' estensione del decreto taglia Cuneo a 14 milioni di interessati. 

Secondo il premier la scelta di non includere gli incapienti al bonus è stata dettata in particolare dal fatto di voler mantenere fede all'annuncio fatto nelle scorse settimane circa l'arrivo di un bonus di 80 euro nelle buste paga di 10 milioni di lavoratori dipendenti che dichiarano fino a 24 mila euro. L'estensione del credito anche agli incapienti avrebbe coinvolto altri 5 milioni di contribuenti ma avrebbe comportato un effetto economico nelle buste paga più ridotto e dunque inferiore alla promessa di 80 euro. Per il premier quindi l'intervento sugli incapienti sarà contenuto in un successivo provvedimento.

Il decreto legge ha previsto che il premio Irpef vada a 3 categorie di contribuenti: a) a coloro che hanno reddito non superiore a 16 mila euro (che prenderanno il 4 per cento di bonus del reddito complessivo); b) a coloro che hanno reddito fra 16 e 24 mila euro (che conseguiranno un bonus di 640 euro); c) a coloro che hanno un reddito superiore a 24 mila euro ma non oltre 26.000 euro.

L'operazione varata dal Consiglio dei Ministri si aggiunge al ritocco all'insù delle detrazioni previste a fine 2013 dall'esecutivo Letta che avevano però interessato una platea più ampia costituita da tutti i dipendenti fino 55.000 euro di reddito. Ciò significa che dalla somma di queste misure il guadagno netto per i lavoratori che oscillano tra i 15 e 18 mila euro l'anno arriverà intorno ai 100 euro al mese.

Il premier ha anche spiegato che gli 80 euro in più non sono nè detrazione, né contributi previdenziali ma esclusivamente un credito. Si tratta cioè di un bonus che verrà attribuito dal datore di lavoro direttamente in busta paga.

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