Redazione

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- Roma, 4 giu. - Con 159 voti a favore e 112 contrari il Senato ha approvato la fiducia posta dal governo alla legge di conversione del decreto Irpef. Il testo, confluito in un maxi-emendamento del governo, recepisce il decreto originario emendato dalle modifiche approvate in commissione. Ora il provvedimento passa all'esame della Camera. Ieri era saltata l'estensione del bonus alle famiglie numerose. Una intesa tra maggioranza e governo per rimandare alla legge di stabilita' tale agevolazione che era stata prevista nel dl Irpef. Il provvedimento e' passato dalle Commissioni all'Aula dove oggi il governo ha chiesto la fiducia. Sempre ieri le commissioni hanno anche approvato il rinvio della Tasi al 16 ottobre per i comuni inadempienti: entro il 20 giugno il ministero dell'Interno anticipera' ai Comuni ritardatari fondi per coprire il 50% del gettito annuo della Tasi, "stimato ad aliquota base". La copertura e' stata individuata nel fondo di solidarieta' comunale. Tornando al bonus, il capogruppo Ncd a palazzo Madama Maurizio Sacconi ha spiegato che "l'emendamento che prevede interventi per ampliare la platea del bonus Irpef e' una norma programmatica e impegna la legge di stabilita', nel momento in cui rendera' strutturali tutte le misure di restituzione fiscali, a tenere in considerazione prioritaria e quindi a sondare queste stesse norme strutturali sul cosiddetto fattore famiglia". Il rinvio che sarebbe stato concordato, secondo fonti parlamentari, fra Renzi, Alfano e Sacconi ha comunque creato piu' di qualche mal di pancia all'interno del Nuovo Centro Destra che, dell'estensione del bonus, aveva fatto un suo cavallo di battaglia al punto che sarebbe stato richiesta un'assemblea alla presenza di Alfano. Polemica politica a parte, sul bonus si e' pronunciata ieri anche la Corte dei Conti secondo cui serve una riforma vera per una riduzione dell'onere tributario e non surrogati. Nel Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, i magistrati contabili spiegano che "evasione, erosione, 'fughe' dalla progressivita', ma anche politiche redistributive basate sulle detrazioni di imposta (in larga parte, vanificate dal fenomeno dell'incapienza) cosi' come scelte selettive, rientranti nell'ambito proprio e naturale della funzione dell'Irpef, affidate a strumenti 'surrogati' (i prelievi di solidarieta', i bonus, i tagli retributivi) sono all'origine di un sistematico svuotamento della base imponibile dell'Irpef, finendo per intaccare la portata e l'efficacia redistributiva dell'imposta". "Tutte scelte - prosegue - che allontanano e rendono piu' difficile l'attuazione di un disegno equo e strutturale di riduzione e redistribuzione dell'onere tributario". .
- Roma, 5 giu. - Il contributo Rai dei 150 milioni e' "politicamente" da ritenersi "un punto che non si tocca". Lo dice Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle telecomunicazioni e frequenze, in un'intervista a RadioTv News (newsletter di Confindustria Radio Televisioni), preferendo quindi non commentare la lettera dell'Ebu al presidente Napolitano con cui si critica il prelievo dei 150 milioni e rilevando invece che ci sara' chi valutera' le ragioni della legittimita'. Per Giacomelli "la Rai deve contribuire con 150 milioni a una grande iniziativa di equita' promossa dal governo, cioe' i famosi 80 euro a milioni e milioni di persone e di famiglie perche' evidentemente di fronte alla situazione attuale il governo ha ritenuto centrale un segnale forte di attenzione e di fiducia che fosse, prima di tutto, una scelta politica". "Se tutti conveniamo sull'idea che occorra favorire una ripresa dei consumi incentivando una ripresa della fiducia, e' evidente - dice il sottosegretario - che l'unico sistema sono degli interventi di questo tipo. Quindi quello a cui la Rai, come ogni altro settore, deve concorrere, e' questo. lo mi meraviglio che a questo si risponda con certe obiezioni. Io non so se sia legittimo o meno ma se si pensa di rispondere a questa iniziativa del governo in questo modo vuol dire che una parte del mondo sindacale e una parte del mondo politico sono totalmente fuori sintonia rispetto al Paese". E aggiunge: "Io vorrei chiedere all'Usigrai se abbiano idea di quanto e' accaduto in questi anni in tutte le testate, in tutte le redazioni e in ogni azienda editoriale italiana. Non esiste un giornale, una televisione privata o nazionale che sia passata indenne dalla crisi. Quindi al di la' delle ragioni giuridiche che non tocca a me valutare perche' non sono il presidente della Corte costituzionale, politicamente io sono allibito che non si sia fatto sciopero negli anni passati di fronte a scelte, quelle si', che penalizzavano il servizio pubblico". Giacomelli sottolinea inoltre "noi non siamo i fautori della cultura per cui lo Stato ingessa o determina l'economia di mercato, anzi al contrario, noi pensiamo che lo Stato debba aiutare e supportare le risposte che il mercato da'. Tuttavia indichiamo una prospettiva, sia alle aziende che si misurano nel settore della comunicazione sia a chi lavora sui prodotti. Se noi non ci organizziamo in termini complessivi rischiamo di essere totalmente ininfluenti. E alla fine l'Italia rischia di essere solo un mercato di conquista. Penso alle grandi serie televisive che la rete veicola, penso alla forza di penetrazione di alcuni prodotti, penso alla capacita' di nuovi soggetti di eludere ogni rapporto con la cultura del nostro Paese. Allora rispetto a questo noi facciamo la nostra parte, cioe' quella delle regole, degli incentivi e dei supporti. Ma la parte vera la devono fare i protagonisti, cioe' le imprese. Per quello che ci riguarda c'e' un grande ruolo che puo' giocare Rai e noi abbiamo chiesto con forza che venga messo tra i primi obiettivi". Nell'intervista Giacomelli si sofferma anche sul calo del fatturato delle quattro piu' importanti tv del Paese. All'origine di cio "esistono piu' fattori. Sicuramente e' cambiato il contesto generale ma sono cambiate anche le modalita' in cui il prodotto televisivo viene consumato. Una crisi economica generale del Paese ha certamente costretto anche molte aziende a rivedere i loro progetti. C'e' poi un secondo aspetto che riguarda il cambiamento imposto dalle nuove tecnologie e dai nuovi soggetti: basti pensare alla crescita della raccolta pubblicitaria in Italia di un'azienda come Google". E a proposito del rapporto con i nuovi competitors rappresentati dai cosiddetti OTT, aziende di Internet che hanno meno vincoli e non devono sottostare a tutte quelle norme (diritto d'autore, tutela minori, licenze, privacy, etc..) cui sono sottoposte le tv, "noi abbiamo avuto un interessante incontro con Google, cosi' come con tutte le principali aziende del settore, nel corso del quale l'azienda ha ribadito di voler rispettare le regole europee. Se l'Europa vuole giocare da questo punto di vista un ruolo effettivo deve intanto trovare una univocita' di azione dal punto di vista della normativa fiscale e delle regole del settore. Io condivido l'idea di Matteo Renzi che se ogni Paese europeo producesse la sua normativa otterremmo solo un risultato sterile. La dimensione europea e' quella minima necessaria per cominciare ad interloquire con i cosiddetti over the top e anche con gli Stati Uniti. E questa e' la vera grande partita. Quindi a mio avviso lo sforzo del semestre italiano sara' quello di provare a fare sintesi fra i punti di vista dei diversi Paesi. Si tratta prima di tutto di una sfida culturale, non di un semplice problema normativo. Di fronte a questa sfida possiamo porci in due modi: in termini difensivi oppure accettando la sfida e misurandoci con essa. Io credo che dobbiamo scegliere questa seconda opzione e quindi cercare un terreno di interlocuzione nuovo in cui si creano norme comuni tra gli Stati europei". .

- Bruxelles, 5 giu. - Nel corso della conferenza stampa a Bruxelles, Matteo Renzi ha affrontato una serie di temi caldi che riguardano l'Italia, primo fra tutti i fatti di corruzione che hanno riempito le pagine di cronaca degli ultimi giorni. "E' del tutto evidente che di fronte a questi fatti ci sono i principi costituzionali della piena fiducia nel lavoro della magistratura, e la presunzione di innocenza fino a sentenza. Speriamo che la decisione possa arrivare in tempi rapidi". Per quanto riguarda la costruzione del Mose di Venezia , continua il Premier, "Nel merito, tutte le volte che vediamo vicende di corruzione l'amarezza e' enorme e profonda, perche' ti trovi di fronte a chi tradisce la fiducia piu' grande: quella dei cittadini".

"Interverremo nelle prossime ore contro la corruzione, ma non possiamo, tutte le volte, dire che il problema sono le regole. Il problema sono i ladri, non le regole". Ribadisce Matteo Renzi in conferenza stampa e aggiunge: "Fosse per me i politici che rubano li processerei per alto tradimento". "Quando emergono fatti di corruzione, paradossalmente, e' percepito come un bene da parte delle istituzioni internazionali, perche' significa che il controllo c'e'". "Non e' possibile che chi ruba i soldi dei cittadini possa tornare a occuparsi di cosa pubblica. E' per questo che ho proposto il daspo per i politici che rubano". Lo ha detto, ribadendo un concetto espresso per il caso Expo, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a Bruxelles, rispondendo a una domanda sulla vicenda delle tangenti per la realizzazione del Mose a Venezia.

Per quanto riguarda la questione nomine europee il primo Ministro così risponde alle domande dei giornalisti:"Obiettivo del governo italiano e' sottolineare che una certa politica, basata sull'austerita' e non sulla crescita, oggi ha dimostrato di aver fallito. Da questo punto di vista i nomi devono essere conseguenza delle scelte che si fanno sui programmi". "Questo non e' il tempo dei diktat e non e' il tempo dei veti. Questo e' il tempo degli accordi nel piu' alto senso della parola", ha aggiunto Renzi. "Nessuno dei candidati ha ottenuto una maggioranza. Questo lo dico da segretario del partito che ha preso piu' voti in Europa". "Mi piacerebbe vedere una donna ai vertici delle istituzioni europee e in questo l'Italia, con le donne che compongono il governo, rappresenta un esempio". "Non credo che ci sia un tema di quote ma un tema di sensibilita'", ha aggiunto il presidente del Consiglio. .

"La questione relativa alla Libia e' stata oggetto di discussione, l'ho introdotta io e ne abbiamo discusso, ma non in termini di quote in seno alla Nato. Noi pensiamo che la Libia sia un fronte straordinariamente importante: l'attenzione che diamo alla Libia e' in gran parte legata ai flussi migratori". Lo ha detto Matteo Renzi in conferenza stampa al termine del G7. "Serve un ruolo piu' forte degli inviati e delle Nazioni Unite. Il punto specifico della Nato non e' stato toccato, la mia posizione e' sempre la stessa: quanto agli obblighi in denaro mi permetto di dire che siamo il terzo Paese, e comunque tra i primissimi contributori delle Nazioni Unite per l'impiego di caschi blu. Noi - ha rimarcato il presidente del Consiglio - i soldi li mettiamo e vorremmo che fossero spesi bene". "Lavoriamo perche' l'area del Mediterraneo possa essere avamposto di democrazia". 

Renzi e'intervenuto al G7 sulle questioni energetiche, illustrando la politica futura italiana in tale settore. "Dobbiamo tutti fare di piu' sui temi della sicurezza energetica". Serve, ha aggiunto il premier, "una maggiore integrazione del mercato energetico a livello europeo, dobbiamo lavorare a soluzioni di lungo periodo e condivise. Dal G7 energia di Roma", che si e' svolto il sei maggio, "parte quella che chiamiamo l'iniziativa di Roma, punto di avvio di un processo, di uno sforzo a lungo termine sui temi della sicurezza energetica". Ingredienti della ricetta proposta da Renzi agli altri capi di stato e di governo riuniti a Bruxelles sono "trasparenza del mercato, competitivita', diversificazione delle rotte cosi' come dei fornitori e delle fonti, riduzione dei gas serra, economia low carbon, efficienza energetica e tecnologie pulite, rafforzamento e coordinamento del mercato internazionale".

- Bruxelles, 5 giu. - ) Via i ladri dalla cosa pubblica, un daspo per quei politici che rubano. E cosi' facendo si macchiano di alto tradimento nei confronti dei cittadini. Per Matteo Renzi il richiamo alla presunzione di innocenza dura lo spazio di quelle due parole, poi in conferenza stampa, a Bruxelles, libera tutta l'amarezza, la frustrazione che a tratti sembra rabbia, per il nuovo scandalo che si e' abbattuto sulla politica e le istituzioni italiane. "E' del tutto evidente che di fronte a questi fatti ci sono i principi costituzionali della piena fiducia nel lavoro della magistratura, e la presunzione di innocenza fino a sentenza. Speriamo che la sentenza possa arrivare in tempi rapidi", spiega il capo dell'esecutivo. "Nel merito, tutte le volte che vediamo vicende di corruzione - sottolinea Renzi - l'amarezza e' enorme e profonda, perche' ti trovi di fronte a chi tradisce la fiducia piu' grande, quella dei cittadini, una ferita grande". Ancora una volta tangenti, ancora una volta politici che fanno delle opere pubbliche uno strumento per lucrare denaro. Come per l'Expo. Anzi "peggio dell'Expo", come ha sottolineato anche il presidente dell'Autorita' Anticorruzione Raffaele Cantone. Renzi e' impegnato in una due giorni a stretto contatto con i leader dei sette Paesi piu' industrializzati, la prima ufficiale da presidente del consiglio, se si esclude il vertice sulla sicurezza nucleare convocato all'Aja all'indomani della crisi Ucraina. Viene raggiunto dalla notizia degli arresti poco prima di imbarcarsi per la capitale europea, mentre presiede il vertice ministeriale sul semestre europeo, ancor prima di imbarcarsi per il volo che lo portera' al summit internazionale. I contorni del sistema criminoso che si e' sviluppato attorno al Mose si vanno delineando sempre di piu' mentre il premier e' a cena con Obama, Merkel, Cameron e gli altri leader mondiali. E se a Roma lo descrivevano come "turbato", a Bruxelles il premier appare quantomai determinato, sebbene preoccupato dalle ricadute sull'immagine dell'Italia: in conferenza stampa, anzi, spiega che se queste vicende emergono, significa che i controlli ci sono e le regole vengono fatte rispettare. All'estero, dunque, il messaggio che arriva non e' del tutto negativo. Il problema quindi non sono le regole. "Smettiamo di dire che ci sono i ladri perche' non ci sono le regole: la gente che ruba va mandata a casa. Il problema delle tangenti non sta nelle regole ma nei ladri. Non e' possibile - continua - che chi ruba i soldi dei cittadini possa tornare a occuparsi di cosa pubblica. E' per questo che ho proposto il daspo per i politici che rubano". Una idea gia' avanzata nelle ore successive agli arresti per le tangenti Expo e che nei prossimi giorni si andra' definendo: "A ore, a giorni, avremo pronti nuovi provvedimenti". Parole che sembrano preannunciare un nuovo cambio di verso, stavolta improntato al "rigore contro i delinquenti". .
- Bruxelles, 5 giu. - "Quando emergono fatti di corruzione, paradossalmente, e' percepito come un bene da parte delle istituzioni internazionali, perche' significa che il controllo c'e'". Lo ha detto Matteo Renzi in conferenza stampa a Bruxelles. "Fosse per me i politici che rubano li processerei per alto tradimento", aveva aggiunto poco prima il presidente del Consiglio. Il premier ha sottolineato che il problema sono i ladri e non le regole: "Interverremo nelle prossime ore su interventi contro la corruzione, ma non possiamo, tutte le volte, dire che il problema sono le regole. Il problema sono i ladri, non le regole". Quanto alla vicenda del Mose, "E' del tutto evidente che di fronte a questi fatti ci sono i principi costituzionali della piena fiducia nel lavoro della magistratura, e la presunzione di innocenza fino a sentenza. Speriamo che la sentenza possa arrivare in tempi rapidi", ha detto il presidente del Consiglio. "Nel merito, tutte le volte che vediamo vicende di corruzione l'amarezza - annota Renzi - e' enorme e profonda, perche' ti trovi di fronte a chi tradisce la fiducia piu' grande quella dei cittadini, una ferita grande". .
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