Redazione

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- Roma, 29 mag. - Prima direzione dopo lo tsunami del 40 per cento alle Europee: e' passato poco piu' di un mese dall'ultima, ma sembrano passati anni. Intanto per la durata della riunione, meno di due ore, in cui non si sono sentiti interventi critici rispetto alla relazione del segretario e, di conseguenza, nessuna contro replica. Niente a che vedere con la lunga e drammatica direzione del 20 gennaio quando il botta e risposta tra segretario e presidente porto' alle dimissioni di Gianni Cuperlo. Renzi, tuttavia, appare meno aggressivo nell'esporre le sue idee. Addirittura paterno quando si rivolge ai neo eletti al Parlamento Europeo. Certo, non si e' festeggiato il 40%, spiega, perche' non si e' trattato di una vittoria del segretario o del partito ma "degli italiani per l'Italia". Ma anche perche' quel 40 per cento carica sulle spalle del Pd una responsabilita' di cui, forse, ci si accorgera' soltanto nei mesi avvenire, con l'appuntamento del semestre europeo, con le riforme istituzionali, con i provvedimenti sull'economia e sul lavoro. E' un inaspettato appello all'unita' quello che il segretario pronuncia al Nazareno, perche' non ce ne sarebbe bisogno visto il clima nuovo che sembra spianare la strada al governo e alla sua segreteria: "Non c'e' stato nessun salto sul carro del vincitore", dice Renzi riferendosi alle prese di posizione di chi, anche all'interno del partito, si e' mostrato scandalizzato dalla presenza di molti esponenti della minoranza (di quel che ne rimane, almeno) nella fotografia che celebrava la vittoria del 25 maggio. Quelle polemiche Renzi le ha trovate "allucinanti". Parole che hanno immediatamente fatto risuonare nella sala la formula-mantra di questi giorni: gestione unitaria. Bene, se gestione unitaria ci sara', avverte Renzi, "non e' il tentativo di tornare a schemi vecchi o a spartizioni correntizie ma e' corresponsabilita', una volta chiariti gli obiettivi. Se le persone ci vogliono stare, ci staranno". Il Pd "deve continuare ad essere il partito della speranza" da anteporre a quello "della rabbia" secondo il fortunato schema del 'derby' che Renzi ha proposto in campagna elettorale. Solo cosi' si potranno portare a casa quelle riforme che rimangono la ragione sociale dell'esecutivo a trazione Renzi. Il cronoprogramma non si tocca, "il tempo e' questo": entro l'estate riforma costituzionale approvata in Senato e Italicum, in quest'ordine, per fare in modo che il Pd "metta residenza in quel 40 per cento" che Renzi bolla come "accidente della storia". Prima dell'estate, pero', ci sono due appuntamenti da non mancare. Il primo quello dei ballottaggi per i quali Renzi chiama "tutti a dare un contributo" cosi' da vincere anche contro la sfortuna: "Siamo a 17 capoluoghi di provincia, che non porta un gran che bene...". Poi c'e' da riassettare gli organi interni del partito. La presidenza, rimasta vacante dall'addio di Cuperlo. E la segreteria, da rivedere alla luce dei suoi componenti divenuti nel frattempo ministri, ma anche del nuovo clima che si respira tra i democratici. "La minoranza entrera' in segreteria", ha confermato Davide Zoggia di Area Riformista. Contemporaneamente il segretario del Pd chiede di rilanciare la campagna di ascolto degli insegnanti e, soprattutto, la formazione politica. Due 'promesse mancate' di cui Renzi si assume la responsabilita'. Quello interno, tuttavia, non e' il solo riassetto che attende il premier. Perche', come lui stesso spiega, ci sono partiti rappresentati anche al governo, che sono praticamente spariti. Di frotne a questo "non si puo' lasciare ma raddoppiare". Parole che Pippo Civati (unica voce rimasta fuori dal coro) interpreta come un invito agli esponenti di Scelta Civica di entrare nel partito. "Io guardo da un'altra parte", ha risposto Civati. "Nessuno di noi fara' campagna acquisti in Parlamento, ma siamo disponibili a ragionare e a riflettere", erano state le parole di Renzi, anche perche' "immaginando che l'orizzonte della legislatura e' il 2018" ogni ragionamento "e' fisiologico". .
- Roma, 29 mag. - "Mi sono ritirato nell'ottobre del 2013 quindi, chi si ritira, deve avere il buon gusto di non dare suggerimenti. Quando ero ancora presidente del partito avevo dato suggerimenti sul posizionamento del partito, non sono stato ascoltato a maggior ragione mi astengo oggi dal dare suggerimenti. Dentro Scelta civica ci sono molte persone capaci in grado di farlo. Rimane il fatto che alle elezioni del 2013 - in 50 giorni e senza soldi - siamo riusciti a raccogliere 3 mln di voti. Oggi Renzi ha avuto un grandissimo successo perche' ai voti che aveva, e' riuscito a aggiungere 2 mln e 700.000 voti". Lo ha detto il senatore a vita Mario Monti, ospite a "Agora'" su Raitre. L'ex opremier poi ha parlato del partito di Renzi: "Perche' non entro nel Pd? Perche' non sento la vocazione e non ho la missione di fare il politico, infatti sono uscito anche dal partito che ho fondato". "Renzi puo' fare un'ottima sintesi tra Merkel e quella meteora che fu Hollande quando si presento' sulla scena". "Se l'Italia volesse farsi valere in Europa per ottenere una carica, le verrebbe gentilmente risposto: 'Avete gia' una carica importantissima con Mario Draghi'. Non e' escluso che un italiano possa avere una posizione importante, ma bisognerebbe che l'Europa fosse in difficolta' a trovare soluzioni alternative e che, quindi, fosse proprio l'Europa a chiederlo e che non fosse ostacolata dal governo italiano". .
- Roma, 29 mag. - La battaglia per conquistare una delle istituzioni europee che vanno a rinnovarsi puo' aspettare. Il Partito Democratico deve pensare, per il momento ai contenuti e a strutturarsi in modo tale da risultare determinante nel Parlamento Europeo. L'intervento di Matteo Renzi alla direzione, convocata per fare il punto sulle elezioni e sulla nuova stagione europea che sta per aprirsi, va in questa direzione: i numeri ci sono, dice il premier in una riunione riservata ai neo eletti, la delegazione democratica puo' essere determinante. A patto che ci si parli, si lavori insieme in maniera coordinata. Non e' un caso che per 'prendere per mano' i neoeletti il segretario abbia chiamato il professore Roberto Gualtieri, gia' presidente dell'Istituto Gramsci, e deputato europeo fresco di rielezione. Nella legislatura che si e' appena chiusa in Europa, Gualtieri si e' guadagnato la stima dei colleghi del Pse e degli altri gruppi. Una scelta coerente con i criteri meritocratici a cui il premier dice di ispirarsi. I contenuti, dunque: "Abbiamo ricevuto un consenso che ci impone di cambiare il nostro Paese e l'Europa in maniera decisa". Un'Europa che per Renzi deve avere "un respiro piu' ampio" di quello mostrato negli ultimi anni. Un invito rivolto anche e soprattutto al Pse al quale il presidente del consiglio chiede se le idee espresse in campagna elettorale siano "ancora valide oppure no. Questo e' il punto di partenza: c'e' o non c'e' la consapevolezza che di fronte ai populismo c'e' da investire sui valori di cittadinanza e sui valori sociali?". No, insomma, a "un'Europa che si occupa di tutto e lascia a noi i temi dell'immigrazione". Quello che e' stato uno slogan della campagna elettorale, "ma che ora deve diventare un impegno". Strettamente legato a quello per cambiare verso all'Europa, e' l'impegno di cambiare l'Italia attraverso le riforme: la road map di Renzi non accetta rinvii - "questo e' il tempo", detta il segretario - e spiega che, entro l'estate, dovra' essere approvata la riforma costituzionale al Senato e la riforma della legge elettorale, "ma non per andare al voto". parallelamente, il Pd dovra' combattere quella che il premier definisce "la madre di tutte le battaglia", ovvero la riforma del mercato e delle regole del lavoro assieme a un "ripensamento delle politiche industriali per diverse realta' del Paese: dal Sulcis a Termini Imerese fino al profondo Nord". Il premier sottolinea il "ruolo che alcuni rinnovi delle aziende partecipate dallo Stato produrranno nelle prossime settimane in termini di strategia sia in Italia che all'estero". E aggiunge: "Su tutto cio' si gioca una parte della scommessa in termini di politica industriale, di ripartenza di posti di lavoro e credibilita', forza e fiducia del Paese". Nei prossimi giorni, poi, si sbrogliera' il nodo riguardante Alitalia: "e' questione di ore", assicura Renzi che chiede un "cambio di passo" anche sulla vicenda Ilva perche', dice, "cosi' non si va avanti".
- Roma, 29 mag. - "Sicuramente l'impegno del governo ci sara' anche per le altre famiglie che si trovano nella stessa situazione di aver completato l'iter di adozione in Congo. Le difficolta' ci sono state perche' il Congo le ha bloccate per un anno". Lo annuncia il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, a Otto e mezzo su La7. "Speriamo che per gli altri bimbi gia' adottati si risolva presto ma - osserva - non posso sbilanciarmi sui tempi".

- Roma, 29 mag. - Passato lo choc, i Cinque Stelle fanno i conti con quella che forse non e' stata una Caporetto e nemmeno una Waterloo - come ha detto Grillo - ma di sicuro una sconfitta cocente. E in un documento illustrato dallo 'staff' fanno il punto sulle contromisure da adottare per uscire da una crisi che potrebbe portare il mpvimento all'estinzione. "Se si decide di voler raggiungere il 51% allora bisogna adeguare il messaggio. Se si decide di puntare ad alcune fasce di popolazione, bisogna far ricorso a strumenti appropriati (tv in prima istanza) e declinare il messaggio".

E' una delle 'possibili soluzioni', rubricata al titoletto 'Definire meglio il target da puntare', illustrate ieri sera. Inoltre, sempre secondo quanto si legge sul documento elaborato dall'ufficio comunicazione 5 stelle, bisogna 'Uscire fuori' e "organizzare stati generali tematici, entrare nelle universita', nei luoghi di lavoro e lasciar perdere le agora'. Anadare a presentare denunce e proposte - prosegue il documento - direttamente ai destinatari. Aprirsi, prendersi le piazze mediatiche degli altri". Tra le altre 'possibili soluzioni' indicate dallo staff M5S ci sono pure: 'Rafforzare paradigma denuncia-proposta': "per far percepire l'affidabilita' e il costruttivismo del gruppo - si legge nel documento - non si possono piu' fare solo denunce senza essere affiancate da proposte e soluzioni. Se non si ha una soluzione a un problema, non lo si puo' denunciare". E ancora, altri paragrafi con suggerimenti 'Creare un progetto' e 'Investire sul lavoro parlamentare': qui si consiglia di "assumere consulenti preparati, i migliori esperti, rafforzare il reparto", insomma "rafforzare quantitativamente e qualitativamente l'attivita' legislativa".

Grillo e Casaleggio furiosi per l'analisi dello staff

Torna poi la necessita' dello streaming ma solo per 'Assemblee tematiche': "I parlamentari devono tornare a confrontarsi su temi pratici e concreti. E farlo in streaming, in modo da interessare quelle fette di popolazione destinatarie del lavoro parlamentare o dell'attivita' di governo". E infine, ultima soluzione indicata, 'Selezionare input': "Abbiamo spesso dato un numero eccessivo di input - si legge nel documento M5S - soffrendo la mancanza di coordinamento tra i vari 'produttori di notizie' ovvero la comunicazione della Camera, la comunicazione del Senato, il blog e Beppe Grillo. Paghiamo il fatto che troppo spesso i compartimenti restano isolati l'uno dall'altro. Al netto dei temi di stretta attualita', abbiamo messo troppa carne al fuoco tutta insieme. Poteva essere utile mettere in calendario la potenza da fuoco tema su tema, unendo le forze".

Autocritica, ma con bacchettata incorporata: i "parlamentari hanno percepito" un "atteggiamento di sfiducia nei loro confronti". "Seppur elogiati per il loro impegno - viene sottolineato nel paragrafo 'Non siamo da governo' - i parlamentari del M5S non sono ancora percepiti come affidabili. Si ritengono poco concreti, la battaglia sul 138 l'hanno capita ben poche persone. Mancano di umilta' e a volte sono percepiti come saccenti". "Gli italiani in questa fase difficile hanno dimostrato di aver bisogno di affidarsi a un uomo forte, fattore che ciclicamente torna nella storia, da Mussolini a Berlusconi, e hanno bisogno di serenita'. Renzi ha saputo trasmettere serenita' costruttiva, mentre noi abbiamo trasmesso energia si', ma ansiosa e fatta percepire dai media e dagli altri competitor come distruttiva".

"Renzi e' stato capace di lasciare il segno con un messaggio di novita', grazie al suo linguaggio e ai suoi toni - viene sottolineato nel dovumento - Renzi, volutamente, e' apparso diverso dal suo stesso partito, un partito che non trascina, che non ha mai toccato le emozioni del paese. E Renzi lo sapeva pure. Noi abbiamo cercato di sovrapporre l'immagine del premier a quella del suo partito, il messaggio del 'burocrate', lui ha sempre giocato a disallinearsi, a discostarsi dal suo partito". "Il voto del 25 maggio non e' stato tanto pro-Renzi o pro-Pd, nonostante le percentuali bulgare, quanto contro il Movimento 5 stelle e lo spettro della 'paura', costruito finemente ed efficacemente per portare quindi tutti gli elettori in un alveo di 'sicurezza' rappresentata da Renzi" e' l'analisi fatta dallo 'staff' M5S "La chiamata alle armi - prosegue il documento - contro la forza del male (riproduzione del modello anti berlusconiano) e' riuscita tanto e' vero che a sinistra, invece di esultare per un risultato mai ottenuto, hanno invece tirato un sospiro di sollievo (la Repubblica e' salva) o inveito contro il grillino sconfitto". "paradossale e' stata la scelta del #vinciamonoi. Ci si e' creduto tanto da aver spinto gli altri partiti a crederci e quindi a reagire con la chiamata alle armi".

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