Nicola Colapinto

Nicola Colapinto

Nicola Colapinto, avvocato con specializzazione in diritto del lavoro, seguo le principali questioni giuslavoristiche e previdenziali per PensioniOggi.it. 

La Camera approva in prima lettura il decreto lavoro con 283 sì e 161 no. Il testo ora passa al Senato dove la maggioranza però si presenta divisa.

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L'aula della Camera Venerdì ha confermato la fiducia al governo dando il semaforo verde al dl 34/2014. I sì sono stati 283, compresi quelli di Ncd e Scelta civica (oltre ai deputati Pd), 161 i no, un astenuto.  Il dl 34 inizierà quindi il prossimo martedì 29 aprile il suo percorso in Senato, in commissione Lavoro, con un iter piuttosto veloce dato che il provvedimento scade il 19 maggio.

A Palazzo Madama la maggioranza si presenta però divisa, visto che il testo uscito dalla Camera, è molto diverso rispetto al dl originario approvato dal governo a metà marzo, che cercava di correggere in modo piu' incisivo le rigidità introdotte dalla legge Fornero.

In attesa di conoscere cosa deciderà il Senato le modifiche approvate da Montecitorio prevedono che l'acausalità dei contratti a termine sale da 12 a 36 mesi, comprensivi di un massimo di cinque proroghe (contro le 8 previste dal decreto originario). Viene quindi introdotto un tetto del 20% di utilizzo del lavoro a termine calcolato sui dipendenti a tempo indeterminato (e non più sull'organico complessivo come previsto nel testo originario). Si precisa che la formazione pubblica per gli apprendisti torna obbligatoria anche se la disposizione viene temperata dal possibilità di esonero dell'impresa qualora la Regione non si attivi entro 45 giorni. Viene ripristinato il piano formativo individuale, ma con modalità semplificate di redazione. Viene reintrodotta una quota legale di stabilizzazione di apprendisti (pari al 20% per le aziende con almeno 30 dipendenti) necessaria per consentire al datore di lavoro di poter sottoscrivere nuovi contratti di apprendistato.

Viene ampliato e rafforzato anche il diritto di precedenza delle donne in congedo maternità per le assunzioni da parte del datore di lavoro, nei 12 mesi successivi e in riferimento alle stesse mansioni oggetto del contratto a termine. Al fine di integrare il limite minimo di 6 mesi di durata del contratto a termine (che la normativa in vigore richiede per il riconoscimento del diritto di precedenza) devono calcolarsi anche i periodi di astensione obbligatoria per le lavoratrici in congedo di maternità.

Alfano (Nuovo Centro Destra): «il decreto è un grande passo avanti rispetto a riforma Fornero». Ma si allarga il fronte di coloro che chiedono modifiche al Senato.

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La Camera, senza riservare sorprese, ha votato la fiducia al governo sul decreto lavoro con 344 sì, 184 no. La fiducia era stata posta sul testo uscito in commissione. Nonostante il testo, così come modificato in Commissione, non piaccia al Nuovo centrodestra, Alfano ha detto che «il decreto è un grande passo avanti rispetto a riforma Fornero». Perciò Ncd ha votato la «fiducia al decreto e al governo». Oggi ci saranno le dichiarazioni sul voto finale sul provvedimento che deve passare all'esame di palazzo Madama per la seconda lettura. Il ministro Angelino Alfano, leader Ncd, ha assicurato che il Governo «non corre rischi» dal passaggio in Senato del decreto lavoro.

Il disegno di legge di conversione al Dl 34/2014 estende da 1 a 3 anni la durata del rapporto di lavoro a tempo determinato senza causale, ovvero senza ragione dell’assunzione. Il testo approvato dal governo prevedeva un massimo di otto proroghe contrattuali in 36 mesi, la commissione ha abbassato il tetto a cinque proroghe. I lavoratori `a termine´ non possono però essere in ciascuna azienda più del 20% degli assunti a tempo indeterminato (1 per le imprese fino a 5 dipendenti). La commissione ha previsto che se si supera il limite, i contratti in eccesso si considerano a tempo indeterminato. Le norme si applicano alla somministrazione di lavoro a tempo determinato.  La Commissione ha ripristinato l'obbligo di un piano formativo individuale in forma scritta, inizialmente cancellato dal governo, ma prevede modalità semplificate di redazione.

Decreto Irpef - Confermata anche l'altra misura annunciata dal Governo Renzi: il Bonus Irpef per i redditi inferiori ai 26mila Euro annui ammonterà a 640 Euro da maggio alla fine del 2014. Dal 2015, il taglio - di 80 Euro al mese - diverrà strutturale e sarà assicurato per tutto l'anno. Il decreto legge Irpef, approvato lo scorso venerdì dal Cdm, sta infatti per essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Nel testo, si prevede di incrementare l'anno prossimo di 2 miliardi di Euro rispetto al 2013, le somme sottratte all'evasione fiscale. Cura dimagrante per i ministeri che da qui a dicembre dovranno tagliare le proprie spese di complessivi 240 milioni di Euro. Le voci di spesa da ridurre saranno indicate in un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da emanare entro 15 giorni dalla pubblicazione in gazzetta del decreto.

L'istituto del prepensionamento nel settore pubblico è già stato introdotto dall'articolo 2 del Dl 95/2012 come strumento proritario per consentire alle amministrazioni centrali di riassorbire i soprannumeri determinati dalle misure di riduzione delle dotazioni organiche, prima di ricorrere alla mobilità coattiva.

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Il ministro Madia ha evocato in queste ultime settimane il tema dei prepensionamenti nella Pubblica Amministrazione. E' una strada questa difficilmente percorribile per diverse ragioni. La prima è di carattere equitativo: la riforma Fornero ha improvvisamente allontanato di molti anni il collocamento a riposo per tutti i lavoratori.

Chiedere oggi di approvare una deroga per mandare in pensione anticipata i dipendenti pubblici, non può  far altro che discriminare i dipendenti del settore privato tanto piu' che molti, specialmente se anziani, hanno il timore di perdere il posto perché è noto che le aziende non siano per niente contente di tenersi i lavoratori fino a 66-67 anni e anzi cerchino il modo di liberarsene il prima possibile.

Inoltre, quando si parla di prepensionamenti nel pubblico, bisogna anche ricordare le norme che già ci sono. La prima legge di spending review del governo Monti - il Dl 95/2012 -  tagliò del 20% l'organico dei dirigenti e del 10% quello degli altri dipendenti pubblici, disponendo che questi soggetti potranno andare in pensione con le regole precedenti alla riforma Fornero a condizione che maturino i requisiti anagrafici e contributivi utili a comportare la decorrenza del trattamento entro il 31.12.2014 (data spostata al 31.12.2016 dal dl 102/2013).

Usciranno in questo modo già 7-8 mila lavoratori secondo quanto aveva affermato l'ex Ministro Dalia. Pochi probabilmente rispetto agli oltre 3 milioni di dipendenti ma qui bisogna ricordare che la legge poteva imporre questi tagli solo alle amministrazioni dello Stato e non anche a quelle di Regioni ed enti locali per via delle competenze attribuite dal titolo V della Costituzione.

Per trattare allo stesso modo dipendenti pubblici e privati si dovrebbe pertanto lavorare per introdurre per tutti maggiori elementi di flessibilità sull'età pensionabile chiedendo a chi sceglie di uscire prima una riduzione dell'assegno. Che comunque potrà colpire solo le anzianità maturate con il sistema retributivo presenti nell'arco della vita lavorativa del pensionando.

Il tema degli esodati rappresenta una questione che si dovrebbe "affrontare in modo strutturale, per evitare di alimentare ad ogni round aspettative ed ingiustizie". A dirlo è il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel corso del suo intervento al convegno della Femca-Cisl sulla previdenza complementare.

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"Più allarghi il perimetro di chi sta dentro e più si allarga quello di chi sta fuori", spiega il ministro, secondo cui "le barriere fisse creano uno contento" e contemporaneamente "uno scontento". Per Poletti, quindi, "bisogna lavorare a soluzioni dinamiche, che producono delle condizioni strutturali, con un meccanismo mobile in grado di tenere tutti dentro".

Poletti annuncia anche che il tavolo sulla flessibilità pensionistica "è previsto tra una settimana". Il piano dovrà studiare la creazione di modalità flessibili per anticipare l'ingresso alla pensione per quei lavoratori interessati dalla Riforma Fornero.

L'incentivo si rivolge alle imprese che esercitano attività edile, anche in economia, come sconto dei contributi dovuti per gli operai occupati a 40 ore.
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