Dipendenti Pubblici, Niente falsi allarmi sulla prescrizione dei contributi

Valerio Damiani Lunedì, 13 Agosto 2018
L'Istituto di previdenza replica ad alcune notizie imprecise ed allarmistiche diffuse nei giorni scorsi. Dal 1° gennaio 2019 saranno le amministrazioni pubbliche a dover sostenere l'onere della costituzione della rendita vitalizia in caso risulti acclarata la prescrizione contributiva.
Niente allarmi infondati sulla prescrizione dei contributi dei dipendenti pubblici. Lo rende noto l’Inps in un comunicato stampa diffuso oggi replicando ad una notizia apparsa la scorsa settimana su alcuni quotidiani a seguito dell'entrata in vigore della Circolare numero dello scorso 169 del 15 Novembre 2017.

Il documento da ultimo richiamato ha inteso, infatti, estendere anche al regime del pubblico impiego la normativa in merito alla prescrizione quinquennale dei contributi già vigente per i dipendenti del settore privato a partire dal 1° gennaio 2019. Tuttavia, come già anticipato da PensioniOggi lo scorso anno, a differenza di quanto accade nel settore privato, nel caso risulti accertata una omissione contributiva caduta ormai in prescrizione sarà, di regola, l'ente datore di lavoro a dover sostenere gli oneri per la valorizzazione del periodo assicurativo prescritto e non il diretto interessato. Da qui la necessità di ridimensionare la notizia da parte dell'Istituto di Previdenza. 

Novità dal 1° gennaio 2019

L'Inps informa, in particolare, che la posizione assicurativa dei dipendenti pubblici potrà essere sistemata anche dopo il 1° gennaio 2019, da questa data muta solo la conseguenza del mancato pagamento contributivo accertato dall’Istituto: in questo caso, infatti, l’Amministrazione-datrice di lavoro non avrebbe più la possibilità di regolarizzare i versamenti mancanti, cosa possibile fino al 31 dicembre 2018, ma sarà obbligata a sostenere l’onere del trattamento di quiescenza, riferito a periodi di servizio per i quali è intervenuta la prescrizione.

Pertanto l’Istituto precisa che il 31 dicembre non deve essere considerato come la data ultima entro cui l’iscritto/dipendente pubblico può chiedere la variazione della propria posizione assicurativa, ma come il termine che consente di continuare ad applicare la precedente prassi consolidata nella Gestione dell’ex INPDAP che individuava la data di accertamento del diritto alla contribuzione di previdenza ed assistenza come giorno dal quale inizia a decorrere il termine di prescrizione.

I lavoratori pubblici possono, anche successivamente al 31 dicembre 2018, presentare richiesta di variazione della posizione assicurativa. I lavoratori dipendenti pubblici che vogliano verificare la propria posizione assicurativa possono accedere, tramite PIN, all’estratto conto e verificarne la correttezza. In caso riscontrassero lacune o incongruenze, possono chiedere la variazione RVPA, istanza per la quale non è previsto alcun termine perentorio.

Gli effetti della prescrizione

Ciò che cambia sono gli effetti che scaturiscono a carico dei datori di lavoro pubblici, che nel caso in cui venga accertata la prescrizione dei contributi, saranno chiamati a versare l’importo della rendita vitalizia mentre il periodo alimenta il conto assicurativo e viene reso disponibile alle prestazioni. L’unica eccezione è costituita dai dipendenti pubblici iscritti alla Cassa Pensioni Insegnanti (CPI), ovvero gli insegnanti delle scuole primarie paritarie (pubbliche e private), gli insegnanti degli asili eretti in enti morali e delle scuole dell'infanzia comunali. Per questi lavoratori, nell’ipotesi di prescrizione dei contributi, il datore di lavoro pubblico può sostenere l’onere della rendita vitalizia e nel caso in cui non vi provveda, il lavoratore dovrà pagare tale onere per vedersi valorizzato il periodo sulla posizione assicurativa. Per tutti gli altri assicurati presso le gestioni pubbliche (CTPS, CPDEL, CPS e CPUG) l'eventuale prescrizione dei contributi, come detto, dovrà essere regolarizzata dal datore di lavoro e non ci saranno oneri a carico dell'assicurato.

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