La Corte Europea promuove il decreto Poletti sulle pensioni

redazione Martedì, 24 Luglio 2018
La Corte europea dei diritti dell'uomo ha definito "irricevibile" il ricorso di 10.059 pensionati italiani contro il decreto Poletti del maggio 2015, che ha riguardato la perequazione delle pensioni per il 2012 e 2013
La Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo ha bocciato la class action dei 10.059 pensionati contro il decreto Poletti del maggio 2015, che ha riguardato la mancata perequazione delle pensioni per il 2012 e 2013. Secondo la Corte Europea il decreto legge 65/2015 convertito con legge 125/2015 non ha violato i diritti dei pensionati italiani in quanto le disposizioni incriminate non hanno avuto un impatto significativo per gli anni in questione: per il 2012 l'impatto negativo delle disposizioni criticate, che è nullo per le pensioni inferiori a circa 1.500 euro, sale al 2,7% per le pensioni di oltre 3.000 euro; un risultato simile può essere calcolato sul 2013".

Secondo i giudici è trascurabile il depauperamento dell'assegno prodotto dal cd. effetto trascinamento dovuto dalla minore base di perequazione dato che sono stati interessati da questi effetti solo le pensioni superiori a 3 volte il trattamento minimo. Importante è stato l'aver predisposto un meccanismo di salvaguardia delle pensioni minime che, per l'appunto, non sono state toccate dalla misura. Ciò è sufficiente, scrivono i giudici, a salvaguardare le aspettative ed il reddito pensionistico delle classi meno abbienti e, pertanto, la class action italiana è stata respinta. 

Sulla vicenda anche la Corte Costituzionale italiana lo scorso anno si era espressa riconoscendo la legittimità del decreto legge poletti. In quella occasione la Consulta aveva riconosciuto come il decreto Poletti fosse stato adottato nell'ambito della discrezionalità lasciata al legislatore nazionale che ha il compito di equilibrare diversi principi costituzionalmente riconosciuti.

La vicenda

Il decreto legge 201/2011 ("Salva Italia", varato dal governo Monti) ha bloccato la perequazione (rivalutazione) automatica delle pensioni superiori a tre volte il minimo (fissato per il 2011 a 467,43 euro lordi) per il 2012 e il 2013. La legge 147 /2013 (Legge di stabilità 2014, governo Letta) ha superato parzialmente il blocco, introducendo una perequazione differenziata per fasce. La Corte Costituzionale (sentenza 70/2015) ha giudicato incostituzionale la norma del decreto legge 201/2011, sancendo il diritto dei pensionati alla restituzione degli importi non corrisposti (pari in totale a 17,7 miliardi). Il governo Renzi (decreto legge 65/2015) stabilì quindi una restituzione della rivalutazione, ma non totale per tutti per arginare gli effetti della Sentenza della Corte costituzionale: Il 100% è stato previsto solo per le pensioni fino a 3 volte il minimo Inps; a quelle da 3 a 4 volte è stato concesso il 40%, che scende al 20% per gli assegni superiori di 4-5 volte il minimo, e al 10% per quelli tra 5-6 volte. Chi percepisce una pensione superiore a 6 volte il minimo Inps è stato escluso dalla restituzione.

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