Pensioni, Boeri rilancia l'uscita a 63 anni e 7 mesi con penalità entro il 9%

Franco Rossini Domenica, 20 Marzo 2016
All'interno della proposta c'è anche una precisa garanzia in favore dei lavoratori precoci, cioè coloro che hanno contribuzione accreditata prima del 18° anno di età.
Un'uscita a partire da 63 anni e 7 mesi di età unitamente ad almeno 20 anni di contributi a condizione che l'assegno non vada al di sotto di 1.500 euro al mese. Con una penalità, legata al ricalcolo dei montanti determinati con il sistema retributivo, che oscilla entro un range del 10% in corrispondenza del massimo anticipo. E' quanto rilancia il Presidente dell'Inps, Tito Boeri, in una intervista rilasciata questa settimana al Corriere della Sera nella quale spinge il Governo ad attuare entro fine anno la flessibilità in uscita.

Boeri parte dal presupposto di estendere anche ai lavoratori che si trovano nel sistema misto-retributivo il canale di uscita a 63 anni introdotto dall'articolo 24, comma 11 della Legge Fornero (Dl 201/2011) per i soli contributivi puri (cioè per chi non è in possesso di anzianità contributiva alla data del 31 dicembre 1995). 

Questo anticipo, tuttavia, viene bilanciato da una decurtazione delle quote retributive degli assegni in misura pari al rapporto tra il coefficiente di trasformazione relativo all’età dell’assicurato al momento del pensionamento e il coefficiente di trasformazione corrispondente all’età di accesso al pensionamento legato all'età di 66 anni e 7 mesi. Tradotto significa una riduzione che parte dal 9,4% in corrispondenza del massimo anticipo possibile, 63 anni e 7 mesi (3 anni prima del pensionamento standard a 66 anni e 7 mesi) con una riduzione di circa 3% all'anno che porta la riduzione al 6,5% in corrispondenza dei 64 anni e 7 mesi e al 3,3% in corrispondenza dei 65 anni e 7 mesi. Sino ad azzerarsi ovviamente ai 66 anni e 7 mesi. Si tratta di una proposta che, a ben vedere, non è troppo distante dal progetto Damiano in discussione alla Camera che comunque resta leggermente più generoso in quanto prevede una riduzione di solo il 2% annuo e con un anno di ulteriore anticipo rispetto al Piano dell'Inps, cioè a partire dai 62 anni e 7 mesi. 

La proposta chiede inoltre un minimo di 20 anni di contribuzione effettiva, cioè composta dalla contribuzione obbligatoria, volontaria o da riscatto con esclusione della sola contribuzione figurativa, contro i 35 anni della proposta Damiano. A garanzia dell'importo dell'assegno e della presenza di un montante comunque di una certa consistenza, Boeri prevede che il rateo non possa scendere al di sotto di 1.500 euro lordi al mese (importo soglia). 

Nel caso in cui alla data di compimento dei requisiti anagrafici e contributivi il lavoratore non abbia raggiunto l’importo soglia, il datore di lavoro può, a seguito di accordo con il lavoratore, incrementare il montante individuale dei contributi in misura sufficiente a far raggiungere al lavoratore tale importo soglia, versando a suo favore contribuzione da accreditarsi interamente nel mese precedente la decorrenza della pensione. 

Da segnalare anche una piccola garanzia nei confronti dei cd. lavoratori precoci. Chi infatti ha contribuzione antecedente al 18° anno di età potrà uscire senza l'applicazione dell'aggiustamento attuariale appena citato. In sostanza tali lavoratori potrebbero ottenere la pensione da 63 anni e 7 mesi senza l'applicazione delle predette penalità oppure, in ossequio alle regole fornero, sempre a 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne) indipendentemente dall'età anagrafica. Boeri, infine, nelle premesse alla sua proposta ipotizza anche di inserire un tetto all'aumento dei contributi (43 anni gli uomini, 42 anni le donne) per evitare il continuo aggancio della stima di vita dei requisiti contributivi dei lavoratori precoci.

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