Sulle Pensioni Governo ancora cauto

Lunedì, 03 Luglio 2023
L’Esecutivo ancora non si sbilancia e non scopre le carte sulla riforma previdenziale. Partita rinviata a settembre in occasione della preparazione della legge di bilancio per il prossimo anno. 

Dopo l’incontro del 30 maggio della Meloni con le parti sociali e datoriali ci si aspettava molto dalla successiva convocazione della scorsa settimana che il Ministro Calderone ha rivolto a tutte le organizzazioni sindacali per entrare nel vivo degli argomenti di una riforma previdenziale ormai non più rinviabile che possa superare la rigidità imposta dalla legge Fornero.

Sembrava che dopo otto mesi dall’insediamento del Governo finalmente si potesse parlare di flessibilità in uscita, del ripristino di Opzione Donna, di una pensione di garanzia per giovani, di previdenza complementare, che finisse questo clima di incertezza, squarciato solo da estemporanee dichiarazioni TV o interviste sui giornali, e che si mettesse nero su bianco su quali fossero gli intendimenti del Governo su una materia così complessa e che impatta così pesantemente nella vita dei cittadini italiani.

Questo, purtroppo, non si è verificato. Il Governo ha nuovamente enunciato quello che intenderebbe  fare nei prossimi mesi con un allargamento dell’Ape Sociale, un nuovo semestre di silenzio/assenso per incentivare la previdenza complementare, una pensione contributiva per giovani e donne, realizzare uno strumento unico per gli esodi incentivati e la importantissima flessibilità in uscita ma senza specificare come realizzare questi specifici punti e senza comunicare l’aspetto più rilevante, vale a dire quanti quattrini l’Esecutivo è disposto a mettere sul piatto in questo ambito nella prossima legge di bilancio.

La Calderone ha comunicato che comunque non intende rinviare il tutto all’autunno inoltrato e che già nel mese di luglio nella giornata dell’11 dovrebbe essere affrontato il capitolo della pensione di garanzia dei giovani ed il giorno 18 quello delicatissimo della flessibilità in uscita. Poi nei primissimi giorni di settembre affrontare finalmente la questione di Opzione Donna per realizzare una estensione del numero di donne che possano accedervi, cercando di trovare sulla previdenza una possibile intesa complessiva con le forze sociali da portare nella legge di bilancio.

Speriamo che questo cronoprogramma venga rispettato e che si arrivi alla presentazione della legge di bilancio con qualcosa di concreto evitando quanto successo nei due anni precedenti dove nessuna interlocuzione tra Esecutivo e forze sociali vi era stata e il testo blindato e non condiviso era stato portato in Parlamento e votato con la fiducia.

La necessità di un intervento consistente sulla previdenza, pur in un contesto ancora fortemente volatile dovuto alla guerra in Ucraina con un’inflazione ancora troppo alta, è evidente. In particolare, è necessario intervenire sulla flessibilità in uscita dove i 67 anni da raggiungere per ottenere la pensione di vecchiaia e rispettivamente i 42 anni e 10 mesi per gli uomini ed i 41 anni e 10 mesi per le donne a cui bisogna aggiungere anche la finestra di tre mesi per la pensione anticipata, sono parametri troppo elevati per talune categorie di lavoratrici e lavoratori. La stessa “Quota 103” istituita quest’anno, soprattutto per le donne impegnate sia nel lavoro “fuori casa” che domestico, diventa irraggiungibile per moltissime di loro. Consentire a tutti una flessibilità a partire dai 62 anni con lievi penalizzazioni mantenendo il sistema misto sarebbe un modo equo e sostenibile di affrontare e risolvere la problematica.

Vedremo nelle prossime settimane se l’attuale Esecutivo, dopo mesi di cautela su questo importantissimo argomento, vorrà cambiare marcia e dar seguito a quello che in campagna elettorale era uno dei capisaldi del suo programma.    

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