Pensioni

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L'istituto di previdenza sta inviando le comunicazioni con cui si certifica il diritto a fruire della salvaguardia ai sensi della legge 147/2014.

Kamsin Stanno arrivando le lettere di certificazione nell'ambito della sesta salvaguardia. Dopo una lunga attesa alcune categorie di lavoratori che avevano presentato domanda di accesso ai benefici hanno ricevuto la conferma di poter presentare la domanda di pensione in quanto risultati inclusi nella graduatoria stilata dall'Inps.

La comunicazione riguarda, come indicato nel messaggio inps 9924/2014, in primo luogo coloro che erano rimasti esclusi dalla quarta salvaguardia per esaurimento del relativo plafond, ossia i lavoratori che hanno fruito dei congedi e dei permessi per l'assistenza a disabili nel corso del 2011 e che hanno maturato un diritto a pensione, con la vecchia normativa, dopo il 31 Ottobre 2012. Abbiamo notizie che le lettere inviate interessino anche le altre categorie di lavoratori beneficiari della legge 147/2014, come gli autorizzati ai volontari e i cessati dal servizio.

Nella lettera l'Inps indica la prima data di decorrenza utile e formula l'invito a presentare la domanda di pensione entro il mese antecedente la data di decorrenza. Ecco un Fac-Simile della Lettera che conferma la possibilità di accedere alla pensione in deroga alla Normativa Fornero.

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Sul fronte delle pensioni "i sindacati hanno chiesto un incontro, li incontreremo". Lo ha detto, ieri, a margine di un convegno di Unindustria Bologna, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.
"In questa fase dobbiamo fare ancora un po' di lavoro istruttorio - ha osservato -, per il momento abbiamo definito quali sono le priorità di intervento che - ha concluso - debbono partire dalle problematiche sociali più acute".

Secondo il ministro del lavoro, infatti, il tema degli interventi sulla riforma Fornero delle pensioni "è all'ordine del giorno e il punto di riflessione coinciderà con la prossima legge di stabilità". Così il ministro del Lavoro Poletti, spiegando che si comincerà a parlarne prima dell'estate. La flessibilità in uscita a fronte di un assegno più basso "è una delle opzioni". 

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Mercoledì la sottocommissione ad hoc di Palazzo Madama incontrerà la Rete dei Comitati degli Esodati per esaminare i casi residui e le proposte per un ulteriore intervento.

Kamsin Mentre il governo sta avviando una riflessione su una manutenzione della legge Fornero da realizzare con la prossima legge di stabilità mercoledì prossimo alle 8 e 30 la sottocommissione "Esodati" guidata da Annamaria Parente (Pd) incontrerà a Palazzo Madama la Rete dei Comitati degli esodati. Oggetto dell'incontro sarà la predisposizione di ulteriori meccanismi di salvaguardia con riferimento in particolare a quelle categorie che attualmente sono rimaste escluse dagli attuali sei provvedimenti di tutela.

Che qualcosa si sta muovendo su questo fronte era chiaro già da alcune settimane. La commissione Lavoro del Senato ha creato un Comitato ad hoc sugli esodati che ha già deciso di far scattare in tempi molto stretti un censimento "on line" delle persone prossime alla pensione ma rimaste disoccupate a causa della risoluzione del rapporto di lavoro precedente al gennaio 2012 rimanendo così senza reddito e senza pensione.

Le richieste dei vari gruppi che si sono formati vanno dall'estensione delle attuali tutele sino al 2018 all'inclusione delle categorie che sino ad oggi sono state escluse tout court: ad iniziare dai lavoratori titolari del trattamento edile, di coloro che non hanno potuto siglare accordi con il datore entro il 2011 a seguito del fallimento dell'azienda, alcuni lavoratori e lavoratrici appartenenti ai cd. quindicenni, dei lavoratori con contratti atipici (si pensi ai collaboratori a progetto o ai somministrati).

Anche se sarà difficile che tutte le richieste siano accolte nei giorni scorsi è arrivata però l'apertura da parte di alcuni componenti della Commissione Lavoro dell'altro ramo del Parlamento, ad un intervento che allunghi di un anno (dal 6 gennaio 2016 al 6 gennaio 2017) le tutele previste dalla legge 147/2014 (cd. sesta salvaguardia).

Secondo quanto anticipato da Maria Luisa Gnecchi (Pd) il nuovo intervento, una settima salvaguardia, potrebbe interessare circa 12mila prosecutori volontari, 6100 lavoratori cessati con accordi o in via unilaterale, 1.700 lavoratori in congedo ex legge 104/1992, 1200 cessati a tempo indeterminato ed 800 lavoratori in mobilità (si veda la tabella sottostante). Per un totale di circa 21-22mila lavoratori.

Circa due terzi di queste posizioni, secondo la Gnecchi, sarebbe coperto tramite la riarticolazione delle vecchie salvaguardie nelle quali si registrano molte eccedenze rispetto ai numeri originariamente previsti. Le posizioni da finanziare ex-novo oscillerebbero tra le 7mila e le 8mila unità portando complessivamente a circa 178.000 il numero dei salvaguardati.

Sullo sfondo resta la manutenzione alla Legge Fornero che il Governo sta avviando, una modifica che dovrebbe sicuramente prevedere un nuovo meccanismo flessibile delle uscite verso il pensionamento (probabilmente con il ricorso al sistema delle penalizzazioni), sempreché arrivi il preventivo via libera da Bruxelles sulla nuova articolazione nel tempo dei risparmi previdenziali che deriverebbe.

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Lo sostiene l'ex Ministro del Lavoro e presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano in risposta all'iniziativa del M5S di accelerare sul ddl che introduce il reddito minimo di cittadinanza.

Kamsin Affrontare il problema dei nuovi poveri e’ indubbiamente una priorita’. Per intervenire, in una situazione nella quale aumentano le disuguaglianze, e’ necessario utilizzare contemporaneamente una pluralita’ di strumenti che siano in grado di cogliere la specificita’ delle varie platee interessate”. Lo dichiara Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera.

“Un reddito di cittadinanza, come propone il Movimento 5 stelle – continua Damiano – e’ sicuramente augurabile per coloro che sono al di sotto dei livelli di sussistenza e non dispongono di alcuna forma di protezione ne’ redditi, seppur minimi, da lavoro o da pensione. Una seconda categoria e’ formata dai pensionati che hanno assegni bassi, come testimoniano i dati dell’INPS, per i quali va potenziata o ripristinata una adeguata forma di indicizzazione. Esiste poi una platea di nuovi poveri rappresentata da coloro che hanno perso o rinunciato al lavoro in tarda eta’ e sono visti spostare in avanti il traguardo della pensione”. “Rimanere senza reddito per quattro o cinque anni – prosegue Damiano – condanna le persone alla emarginazione. In questo caso si tratta di introdurre nel sistema pensionistico, come noi proponiamo da tempo, un criterio di flessibilita’ che consenta di anticipare l’uscita dal lavoro verso la pensione. La nostra proposta è nota ed è aperta al contributo di tutti: per questo sarà calendarizzata in Commissione Lavoro alla Camera nei prossimi giorni.

Infine, esistono lavoratori che appartengono ad aziende con processi di ristrutturazione per i quali e’ prevista la cassa integrazione, la mobilita’ e l’assegno di disoccupazione. In questo caso e’ necessario che gli ammortizzatori sociali abbiano una durata strutturalmente piu’ lunga di quella attuale”.

“Soltanto con l’adozione di strumenti mirati e diversificati si puo’ intervenire efficacemente nella attuale situazione dosando le risorse a disposizione e incidendo, in questo modo, sull’area della poverta’”, conclude Cesare Damiano.

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"In questi due anni l'unico spazio che si è aperto è quello per le sei salvaguardie degli esodati, senza riuscire mai ad arrivare ad una misura strutturale che eliminasse le storture della riforma Fornero".

Kamsin Nell'intervista rilasciata oggi al Quotidiano Il Manifesto di cui ne riportiamo un estratto, l'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, ribadisce la sua contrarietà all'ipotesi di introdurre il prestito pensionistico, soluzione che troverebbe favorevole il Governo e rilancia sull'introduzione delle quote per ridare maggiore flessibilità in uscita. 

Come si sente ad avere glorie con due anni di ritardo? Boeri ha ripreso la proposta di cui sono primo firmatario relativa alla possibilità di andare in pensione dai 62 anni e 35 anni di contributi con una decurtazione dell'8 per cento annuo a calare di due punti fino agli attuali 67. In più ha precisato che con il metodo contributivo è più facile rendere elastico il sistema (si veda per dettagli: pensionamenti flessibili). E in questo senso da tempo la commissione lavoro della Camera ha proposto di estendere a tutti ciò che il ministro Maroni ha previsto per le sole donne: andare in pensione con 57 anni di età e 35 di contributi con il calcolo completamente contributivo (la cd. opzione donna).

Due anni sprecati allora? Perché per il governo finora sia bomba sociale delle pensioni» non era una priorità? Diciamo che il governo ne ha avute altre. Purtroppo in questi due anni l'unico spazio che si è aperto è quello per le sei salvaguardie degli esodati, senza riuscire mai ad arrivare ad una misura strutturale che eliminasse le storture della riforma Fornero.

Boeri però sottolinea subito come il problema sia la copertura di questa misura. i risparmi della Fomero sono serviti a tamponare il debito pubblico e non si possono toccare senza il via libera dell'Europa. Come risolvere il rebus? I risparmi degli effetti della riforma Fomero dal 2020 al 2050 sono nell'ordine di 300 miliardi. Noi proponevamo di finanziare la flessibilità con quei risparmi. La Ragioneria generale ci disse di no. Allora come commissione Lavoro proponemmo coperture che si fondavamo sulle entrate dai giochi e sulla lotta all'evasione. E la Ragioneria ci ha detto ancora no. Osservo però che quando il governo ha usato le stesse coperture, giochi e lotta all'evasione, per la legge di stabilità, la Ragioneria ha detto sì. La Ragioneria cambia idea a seconda dell'interlocutore.

Poletti parla di una soluzione per la legge di stabilità: un tempo ragionevole? Le correzioni che proponiamo costano all'incirca alcuni miliardi l'anno. A noi non importano gli strumenti, importa arrivare al risultato. L'orizzonte temporale della legg di stabilità è ragionevole.

Il governo pare considerare più opzioni assieme alla sua flessibilità: anticipo sulla pensione, agevolazione a chi è vicino alla pensione. Le ritiene percorribili? In realtà Poletti sembra preferire queste due soluzioni. Ma entrambe (un ammortizzatore sociale per chi è a due anni dalla pensione e prestare soldi che verranno ridati quando uno avrà la pensione) non sono risolutive del problema. Mi batterò per la flessibilità in uscita sapendo che anche i sindacati unitariamente hanno avanzato una proposta simile.

Possiamo dire che in Boeri ha trovato un alleato politico nella battaglia sulle pensioni? Io lo devo ancora incontrare. Ma constato che sulle pensioni ha alcune opinioni preoccupanti, prima fra tutte quelle di tagliare l'assegno alle pensioni in essere per il solo fatto di essere calcolate col retributivo...

Non è d'accordo a mettere un tetto trovando fondi per alzare le pensioni dei giovani? Certo che sono d'accordo. E ho già proposto anche questo. Ma l'asticella è a quota 5mila euro mensili, sommando tutti gli emolumenti pensionistici. Diversamente si andrebbero a colpire anche i lavoratori che hanno sudato il salario per una vita.

La vergogna esodati non è ancora risolta. Possiamo stimare quanti sono gli esclusi dalle salvaguardie? in realtà il numero di coloro che hanno già avuto la pensione è molto più basso dei 170mila salvaguardati. Le stime sono sempre aleatorie, basti pensare ai 393mila che azzardò l'Inps su richiesta della Fomero. Gli esodati che hanno ricevuto l'assegno sono circa 80mila ma perché molti raggiungeranno i criteri fissati solo nel 2020.

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L'Inps in un recente messaggio ha già dato istruzione alle proprie sedi di non applicare la riduzione percentuale della pensione anticipata per le nuove prestazioni in attesa di ulteriori istruzioni.

Kamsin Lo stop alla penalizzazione non giova ai lavoratori che la hanno subita sino allo scorso anno. E' quanto sostiene l'Onorevole Maria Luisa Gnecchi (Pd) commentando la novità introdotta dall'articolo 1, comma 113 della legge 190/2014 (legge di stabilità 2015).

La questione. La riforma Monti Fornero ha previsto, per i lavoratori che accedono alla pensione anticipata con un'età inferiore ai 62 anni, la riduzione del trattamento di pensione di un importo pari all' 1 % per ciascuno dei primi due anni mancanti ai 62 anni d'età (60 e 61), destinata poi ad aumentare del 2% per ogni ulteriore anno di anticipo rispetto ai 60 anni di età.

La penalizzazione non opera sull'intero trattamento di pensione ma solo sulla eventuale quota retributiva maturata sino al 31 dicembre 2011. Quindi le prestazioni calcolate con il sistema interamente contributivo (dal 1° gennaio 1996) non vengono comunque interessate dal taglio. Successivamente, il "decreto mille proroghe" del 2012 ha disposto la sospensione della penalizzazione per i soggetti che maturino il requisito contributivo per la pensione anticipata entro il 31 dicembre 2017. Tale sospensione opera, però, a condizione che l'anzianità contributiva necessaria al pensionamento sia maturata considerando solo contribuzione derivante da "prestazione effettiva di lavoro", a cui il legislatore ha esplicitamente assimilato solo i seguenti periodi di contribuzione figurativa: il congedo di maternità, il servizio militare, la malattia e infortunio e la cassa integrazione guadagni ordinaria.

La materia è stata, poi, ulteriormente modificata nel 2013 con due provvedimenti che hanno incluso tra i periodi assimilabili alla prestazione effettiva di lavoro quindi utili a evitare la penalizzazione  anche le assenze dal lavoro per la donazione di sangue e di emocomponenti, i congedi parentali di maternità e paternità, nonché i congedi e i permessi concessi ai sensi della legge n. 104/1992 in favore del lavoratore disabile grave o di un suo familiare.

Da ultimo, con la legge di Stabilità 2015, il Parlamento è di nuovo intervenuto prevedendo uno stop generale alla penalizzazione con effetto sulle pensioni anticipate con decorrenza dal 1° gennaio 2015 e limitatamente ai soggetti che maturino i requisiti contributivi entro il 31 dicembre 2017.

In altri termini, la penalizzazione per le pensioni anticipate con decorrenza da gennaio 2015 è in ogni caso esclusa, indipendentemente dalla qualità della contribuzione con cui si raggiunge il diritto.

La novità tuttavia non dovrebbe interessare i trattamenti che sono stati già liquidati sino al 31 Dicembre 2014 (anche se si attende il chiarimento definitivo da parte dell'Inps). "La formulazione della norma non ammette - ricorda la Gnecchi - alla possibilità che tali trattamenti siano depenalizzati a partire dal 1° gennaio 2015 come avevamo invece richiesto".

Se tale impostazione sarà confermata la discriminazione è evidente. Si immagini un lavoratore di 58 anni che è andato in pensione con la massima anzianità contributiva il 1° dicembre 2014. Ebbene questi subisce un taglio definitivo e perpetuo del 6%; mentre se lo stesso avesse atteso il 1° gennaio 2015 il taglio non ci sarebbe stato. "La disparità di trattamento è evidente e il rischio - sottolinea la Gnecchi - è quello di attivare nuovi contenziosi".

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