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Pensioni, Cuperlo a Renzi: subito un intervento sulla previdenza
La minoranza dem rilancia il tema delle pensioni, l'istituzione del reddito di cittadinanza e un piano contro la povertà al Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Kamsin "Chiudi una volta e per tutte la pagina degli esodati con le salvaguardie mancanti." E' l'invito che formula in una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, Gianni Cuperlo in occasione dell'Assemblea Pd che si è svolta oggi pomeriggio a Roma. Gli esponenti della minoranza dem hanno tuttavia disertato l'incontro in senso di protesta. Nel documento Cuperlo mette nero su bianco sei punti tra cui spicca la richiesta di "norme di buon senso sulla flessibilità in uscita, senza penalizzazioni per i lavori usuranti e restituendo un po’ di giustizia alle donne penalizzate sulle pensioni di vecchiaia".
Caro presidente, chiedi suggerimenti e linee di lavoro dopo che sul jobs act il governo ha ignorato esattamente suggerimenti e linee votati dalla direzione del Partito democratico e poi dalle commissioni parlamentari. Dopo che sulla riforma costituzionale non avete tenuto conto neppure di un voto che avrebbe permesso, ora al Senato, di correggere quelle storture e incoerenze che rischiano, nei fatti, di rendere farraginosa la riforma. Dopo altre “bocciature” a proposte di puro buon senso. Per questo, non parteciperemo al “ricevimento parlamentari”. Anche perché in tre minuti riesco a risolvere dei quiz e non la riforma fiscale. Ma le idee non ci mancano, le sottoporremo ai gruppi. Il problema è se uno le ascolta. Lo dico per oggi e lo dico per prima di oggi. Intanto sottopongo a te e all’esecutivo sei obiettivi, sostenuti dalle parlamentari e dai parlamentari che hanno aderito all’associazione SinistraDem – Campo aperto. Questi i nostri punti.
Primo. Un istituto universalistico contro la povertà. Non lo prevediamo solamente noi e la Grecia. I poveri erano poco più di 2 milioni nel 2008. Oggi sono un numero triplicato. Finora il governo si è mosso in continuità col passato, qualche provvedimento tampone ma questa emergenza non è stata in cima ai pensieri di Palazzo Chigi. Serve un Piano d’azione contro le povertà, un assegno alle famiglie (più di 2 milioni) che consenta di uscire dalla soglia del bisogno anche su beni primari. Esiste una varietà di soluzioni tecniche (aggancio del programma a percorsi di formazione e inserimento lavorativo), ma la priorità è restituire dignità e speranza a milioni di persone.
Secondo: un credito d’imposta significativo per le imprese che investono in innovazione e ricerca. I segnali di ripresa del ciclo economico confortano ma chiedono di essere sostenuti sulla frontiera che conta, quella di una nuova qualità dei prodotti. Agire sulle regole del mercato del lavoro non rimette in moto la crescita. Schierare il governo dalla parte degli imprenditori coraggiosi, che tornano a rischiare e a pensare il mercato che verrà a partire dall’investimento strategico sulla grenn economy.
Terzo: un reddito di cittadinanza per chi è rimasto indietro o ai margini. Esiste da almeno vent’anni una raccomandazione europea che indica con precisione il diritto al reddito come forma primaria di inclusione sociale. Costruisci un tavolo su questo e apri il confronto anche alle forze di opposizione che potrebbero condividere una scelta di pura civiltà.
Quarto: diritti civili. Basta rinvii. Entro l’anno il Parlamento licenzi la legge sulle unioni civili per le coppie gay, una nuova legislazione di saggezza e umanità sul fine vita. E inoltre la legge quadro sulla libertà religiosa, le norme sul diritto di voto agli immigrati residenti da 5 anni in un Comune, sulla cittadinanza dei figli di immigrati nati in Italia, sui minori stranieri non accompagnati. La legge sulla rappresentanza sindacale. Facciamo dell’Italia un paese moderno sulla vera frontiera che oggi segnala il grado di civiltà.
Quinto: Chiudi una volta e per tutte la pagina degli esodati con le salvaguardie mancanti. Prevediamo norme di buon senso sulla flessibilità in uscita, senza penalizzazioni per i lavori usuranti e restituendo un po’ di giustizia alle donne penalizzate sulle pensioni di vecchiaia. Finché la crisi non è alle nostre spalle è anche il modo per incentivare nuove assunzioni. Diamoci un obiettivo per il 2016: gli 80 euro anche ai pensionati con assegno inferiore a 1000 euro.
Sesto: riforma costituzionale e legge elettorale. Il combinato attuale non funziona e non regge. Abbiamo davanti le terze e quarte letture a Camera e Senato. Sulla riforma costituzionale convoca un seminario di verifica del percorso compiuto e dei miglioramenti possibili. Un confronto che attivi in primo luogo sindaci e amministratori locali, i vertici delle Regioni, esperti e costituzionalisti. Non avere paura di ascoltare il giudizio di coloro che la riforma la vivranno sulla pelle. Sulla legge elettorale ti proponiamo tre correzioni. Ridurre il numero dei parlamentari nominati a non più del trenta per cento ; prevedere la possibilità di apparentamento tra liste diverse in caso di ballottaggio per l’assegnazione del premio di maggioranza; prevedere una vera clausola di collegamento tra legge elettorale e legge costituzionale.
seguifb
Zedde
Pensioni / Sesta Salvaguardia, prorogata la scadenza del 2 marzo
Il Miur comunica che le domande di cessazione dal servizio per i lavoratori del comparto scuola interessati alla fruizione dei benefici della salvaguardia pensionistica potranno essere presentate anche dopo il 2 marzo.
Kamsin Piu' tempo per presentare la domanda di cessazione dal servizio per gli insegnanti e personale ATA della scuola. Il Miur ha recepito le richieste dell'Inps accettando una proroga della scadenza del 2 marzo per la presentazione della domanda di cessazione dal servizio alle segreterie scolastiche e all'ufficio scolastico provinciale.
Nella nota il Miur ha comunicato le complesse operazioni di verifica dei requisiti e di monitoraggio propedeutiche all’individuazione dei beneficiari della salvaguardia e le successive comunicazioni agli interessati - attività che la legge pone in capo all’INPS - determineranno una dilazione dei tempi procedurali inizialmente previsti nella nota diffusa lo scorso 9 febbraio.
Per tali motivi tecnici, il Miur ha comunicato che sarà possibile produrre e accettare le domande di cessazione presentate anche oltre il termine del 2 marzo. La nota del Miur.
seguifb
Zedde
Pensioni, ecco l'ABC delle novità del decreto milleproroghe
Con la conversione del decreto milleproroghe lo stop viene fermato per quest'anno l'aumento dei contributi per gli autonomi iscritti alla gestione separata.
Kamsin E' stato convertito ieri dall'Aula di Palazzo Madama il decreto legge 192/2014, il cd. milleproroghe. Diventa definitivo quindi il dietrofront sull'aumento delle aliquote contributive per i professionisti con partita iva iscritti in via esclusiva nella gestione separata. Intervento accoppiato con la misura che riporta in vita il vecchio regime dei minimi Iva (con tassazione agevolata al 5%).
Passa anche il posticipo dei termini per presentare la domanda per il riconoscimento dei benefici connessi all'amianto previsti con la legge di stabilità per il 2014 e la gestione degli esuberi nella Croce Rossa con la possibilità di avvalersi della normativa indicata nella Circolare della Funzione Pubblica 1/2015. Sono state invece bocciate le proposte emendative che chiedevano la proroga sino al 2016 della cd. opzione donna e la soluzione della vicenda dei Quota 96 della Scuola, così come gli emendamenti in favore degli esodati. Vediamo dunque cosa cambia in materia previdenziale.
Partite Iva. L'articolo 10-bis, introdotto in sede referente, ridetermina l'aliquota contributiva per i lavoratori autonomi, titolari di partita IVA, iscritti alla gestione separata INPS, che non risultino iscritti ad altre gestioni di previdenza obbligatoria né pensionati nelle seguenti misure: 27 per cento per gli anni 2014 e 2015 (in luogo, rispettivamente, del 27 e del 30 per cento previsti dalla normativa vigente); 28 per cento per l'anno 2016 (in luogo del 31 per cento previsto dalla normativa vigente); 29 per cento per l'anno 2017 (in luogo del 32 per cento previsto dalla normativa vigente).
Ecco dunque come sono state rideterminate le aliquote nella gestione separata negli anni a venire (in grassetto le modifiche del milleproroghe).
Com'è noto è importante ricordare che nei prossimi quattro anni le aliquote previdenziali a carico dei soggetti titolari di partita IVA sarebbero dovute crescere fino al 33,5 per cento del reddito nel 2018, così come stabilito dalla riforma varata dall'ex Ministro del lavoro, Elsa Fornero. Il nuovo emendamento approvato blocca l'aliquota per il 2015 al 27 per cento e prevede un minimo di aumento, un punto percentuale di aumento, nel 2016 e nel 2017. Questo significa che molti piccoli lavoratori autonomi, per i quali l'apertura della partita IVA ha rappresentato una forma di auto impiego con cui mettere sul mercato quelle che erano le proprie competenze e capacità lavorative in un Paese dove, oggettivamente, la disoccupazione è importante, avrebbero avuto da questo provvedimento un colpo fatale.
Proroga dei termini sull'amianto. E' stato inoltre introdotto un emendamento che posticipa dal 31 gennaio 2015 al 30 giugno 2015 il termine per la presentazione all'INPS della domanda per il riconoscimento dei benefici previdenziali previsti dalla normativa vigente per l'esposizione all'amianto, da parte di soggetti (assicurati INPS e INAIL) collocati in mobilità dall'azienda per cessazione dell'attività lavorativa, che avevano presentato domanda dopo il 2 ottobre 2003 (data dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 269 del 2003), a condizione di avere ottenuto in via giudiziale definitiva l'accertamento dell'avvenuta esposizione all'amianto per un periodo superiore a 10 anni e in quantità maggiori dei limiti di legge.
seguifb
Zedde
Riforma Pensioni, Poletti: necessario riaprire il capitolo
Se ne parla da mesi ma forse sulle pensioni è arrivato davvero il momento di cambiare qualcosa. «Abbiamo un problema sul piano sociale ed è nostro dovere affrontarlo. Kamsin Appena saremo nelle condizioni di aprire un confronto lo faremo» parola di Giuliano Poletti. La questione, spiega il ministro del Lavoro, riguarda quelle «persone che perdono il posto quando sono avanti con l'età ma non hanno ancora raggiunto i requisiti per il trattamento previdenziale». Un buco fra stipendio e pensione che abbiamo già visto con gli esodati e che rischia di allargarsi con l'andare degli anni, Poletti ha parlato alla presentazione del rapporto sull'attività degli ispettori di ministero, inps e Inail.
In tutto il 2014 sono state controllate 220 mila aziende: quelle irregolari erano il 64.496. Più di una sue due. Un dato a prima vista incredibile ma in realtà in linea con quello del 2013. E che si spiega con il fatto che i controlli sono mirati, quindi con buone probabilità di trovare qualche stortura. Colpisce, piuttosto, il numero sul lavoratori in nero: 77 mila, comunque tanti ma in calo del 10% rispetto all'armo prima. Una tendenza «connessa alla contrazione occupazionale», spiegali documento degli ispettori. Non c'è lavoro.
seguifb
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Milleproroghe 2015, arriva l'ok definitivo. Ecco le novità
Molte le novità inserite in corsa, alcune molto attese. Tra queste la mini proroga degli sfratti (4 mesi) o l'intervento sui minimi Iva ed il blocco del'aumento delle aliquote contributive.
Kamsin Il governo incassa la seconda fiducia al decreto Milleproroghe che diventa legge: il via libera definitivo da parte del Senato, senza nessuna modifica rispetto al testo licenziato da Montecitorio è arrivato con 156 sì, 78 no e 1 astenuto. Molte le novità inserite in corsa, alcune molto attese. Tra queste la mini proroga degli sfratti (4 mesi) o l'intervento sui minimi Iva ed il blocco del'aumento delle aliquote contributive. Saltato invece l'intervento sui canoni delle frequenze tv. Ecco le principali modifiche.
Stop agli sfratti. Alla fine non si tratta di una «proroga perpetua», come ha sottolineato Maurizio Lupi, ma di una soluzione «ponte» attenta ai nuclei più bisognosi, che consente di valutare «caso per caso». Il giudice, su richiesta, potrà sospendere l'esecuzione di uno sfratto «fino al centoventesimo giorno dall'entrata in vigore della legge di conversione», per consentire il «passaggio da casa a casa».
Partite Iva. Tra le misure più attese, torna in vita il vecchio regime dei minimi Iva (con tassazione agevolata al 5%) che coesisterà per tutto il 2015 con il nuovo regime (al 15%). Fermato per quest'anno anche l'aumento dei contributi per gli autonomi iscritti alla gestione separata Inps, che restano al 27% per poi salire gradualmente. Niente da fare per l'aumento dell'Iva sul pellet.
Equitalia. Si riaprono i termini per chiedere un piano di rate per i debiti con il fisco. Chi è decaduto fino a fine 2014 può fare la richiesta entro il 31 luglio. Niente azioni esecutive per chi accede a un nuovo piano.
Bonus Rientro Cervelli. Se ne era parlato già con l'Investment compact, alla fine la proroga degli incentivi per arginare la «fuga dei cervelli» e rendere più invitante la prospettiva di tornare in patria è arrivata, per i prossimi due anni. Passa anche da 4 a 6 anni la durata massima degli assegni di ricerca.
Giudici di Pace. Fino al 30 luglio i sindaci, anche le unioni di Comuni, potranno chiedere la riapertura degli uffici soppressi per effetto del riordino. Slitta a fine anno il termine per completare l'unione dei Comuni.
Accertamenti fiscali. Ai sindaci che partecipano all'attività di accertamento continuerà ad arrivare il 100 % dei tributi statali fino al 2017. Slitta al primo settembre 2015 l'obbligo di acquistare beni e servizi con la centrale unica.
Anticipo Appalti. Per compensare split payment e reverse charge dell'Iva è prorogato fino a fine 2016 l'anticipo di una quota degli appalti alle imprese, quota aumentata al 20% Per attenuare i problemi di liquidità delle aziende. Congelato per il 2015 l'ampliamento dell'accesso al Fondo di garanzia per le Pmi alle imprese fino a 499 addetti. Torna al 70% per il 2015 l'integrazione della retribuzione ridotta a seguito dei contratti di solidarietà.
Avvocati e Farmacie. Slitta al 2017 la riforma dell'esame di abilitazione degli avvocati, mentre per due anni la titolarità delle farmacie si potrà ottenere con la sola iscrizione all'albo, salvo che per le 2.600 nuove sedi oggetto del concorso straordinario.
Sisma. Niente sanzioni per l'Aquila anche nel 2015 per lo sforamento del Patto di Stabilità, misura simile a quella adottata per il Lazio, e un altro anno «di respiro», fino a metà 2016, per le imprese emiliane che hanno acceso mutui per pagare le tasse.
seguifb
Zedde
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TFR in busta paga al debutto. Ecco vantaggi e svantaggi
Dal 1° marzo i lavoratori del settore privato potranno chiedere nella busta paga il Tfr in corso di maturazione. Il decreto ha avuto il via libera del Consiglio di Stato.
Kamsin Il decreto che stabilisce le modalità della richiesta del tfr in busta paga, misura introdotta nella legge di stabilià 2015 ha ricevuto alcuni giorni fa l'ok del Consiglio di Stato ed entro la fine di questa settimana il testo sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Circa 12 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato saranno messi di fronte a una scelta. Continuare a impiegare gli accantonamenti annuali del Tfr (trattamento di fine rapporto) come si è fatto finora, cioè lasciandoli in azienda (o nel fondo Inps, per le imprese con più di 50 dipendenti) ai fini della liquidazione al momento del pensionamento, oppure destinandoli al finanziamento di un fondo pensione integrativo? O invece, ed è questa la novità, dirottare gli stessi accantonamenti in busta paga, aumentando così il proprio stipendio, ma ovviamente riducendo l'importo della futura liquidazione o pensione complementare?
Secondo quanto stabilito dalla legge di Stabilità chi vorrà, potrà chiedere con un apposito modulo al proprio datore di lavoro di versare il Tfr maturando in busta paga. Questa scelta si potrà compiere a partire dal primo marzo prossimo e fino alla metà del 2018. L'azienda, quindi, gli verserà la quota mensile di Tfr in ogni stipendio fino a giugno 2018, quando la sperimentazione si chiuderà. È evidente che nel fare la sua scelta il lavoratore terrà conto di molteplici fattori e non solo dell'aspetto fiscale.
I vantaggi. L'aspetto positivo è che lo stipendio, per chi si avvale dell'opzione, sarà piu' alto. L'effetto in busta paga scegliendo l'anticipo del Tfr, sarà di circa 72 euro netti al mese per un reddito lordo di 18 mila euro l'anno, 100 euro per un reddito di 25 mila, 125 per uno di 35 mila. Fondi in piu' che in un momento di crisi possono fare comodo.
Gli svantaggi. Sul tavolo ci sono diverse cose da tenere a mente. A cominciare dalla tassazione che sarà applicata sul Tfr fino agli effetti sul reddito Isee che rischiano di penalizzare le agevolazioni familiari, dalle rette degli asili nido alle mense scolastiche. Poi c'è il problema della minore rendita che sarà erogata dalla previdenza complementare dato che l'opzione blocca per tre anni gli afflussi ai fondi pensione. In ogni caso, inoltre, la scelta è irrevocabile e quindi sino al 30 giugno 2018 non si potrà tornare indietro.
1. Il fisco. Per quanto riguarda il prelievo fiscale, il fatto che il governo abbia deciso di sottoporre il Tfr in busta paga alla ordinaria tassazione Irpef (alla quale si aggiungono le addizionali locali), fa sì che il prelievo risulti maggiore di quello agevolato previsto sul Tfr (si applica l'aliquota media effettiva degli ultimi 5 anni di lavoro), tranne che nei casi di redditi molto bassi (il "pedaggio" che si paga al fisco è evidente della grafica sottostante).
2. I Fondi pensione Tra le cose che bisogna valutare bene prima di decidere per il Tfr in busta, c'è la partita relativa ai fondi pensione. Qualora un dipendente decidesse di optare per questa soluzione, in busta finirebbe anche quella parte della liquidazione che il lavoratore destina ai fondi pensione. Con il risultato che l'assegno integrativo rischierà di subire una penalizzazione tra il 10 e il 30%, a seconda del numero di anni di iscrizione al fondo.
3. Isee e detrazioni La busta paga resa più pesante dal Tfr rischia di avere effetti negativi anche sul reddito Isee che serve a usufruire di molte prestazioni sociali, dall'abbonamento agevolato al bus, alle tasse universitarie. Non solo, l'erogazione del cosiddetto Tir inciderà sulle detrazioni per lavoro dipendente o su quelle per i familiari. Con l'anticipo del Tfr, sostengono dalla Fondazione Consulenti del Lavoro, ci sarà una ricaduta negativa (tasse in più e sgravi in meno) che potrà arrivare, per un reddito medio di 23.000 euro a 330 euro. Oltre ai 50 euro di imposte in più dovute alla tassazione ordinaria, un lavoratore con un reddito medio rischia di perdere detrazioni per 280 euro.
4. Bonus 80 euro La liquidazione in busta paga non inciderà sulla possibilità di ricevere il bonus 80 euro, perché le somme non contribuiranno a sfondare il tetto dei 26 mila euro previsto dalla normativa. Neanche l'imponibile previdenziale sarà influenzato dall'erogazione del Tfr in busta buga.
Infine, il lavoratore che volesse aderire all'operazione Tfr in busta paga dovrebbe anche considerare che, se è iscritto a un fondo pensione da almeno 8 anni può già ora chiedere, senza doverlo motivare, fino al 30% del montante accumulato, godendo di una tassazione più favorevole.
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Zedde
Pensioni 2015, si acceleri sulla riforma della Gestione separata
Le associazioni delle partite Iva plaudono al blocco degli aumenti delle aliquote contributive nella gestione separata per il 2015. Damiano: "necessario trattare i professionisti senza cassa come i lavoratori autonomi".
Kamsin Dal 1° gennaio 2015, in applicazione della legge Fornero, i contributi Inps della gestione separata, già bloccati nel 2013/2014, sarebbero passati al 30,72% per arrivare al 33%. Il governo ha fatto marcia indietro con l'appoggio di tutti i partiti politici che hanno preso coscienza dell'assurda previsione legislativa e l'aumento dell'aliquota contributiva è stato bloccato.
Per questo motivo sentiamo il dovere di ringraziare tutti i politici che si sono adoperati per la soluzione temporanea del problema, tua proprio a loro rivolgiamo un pressante invito a «battere il ferro a caldo» ed organizzare un Tavolo di lavoro con il ministro Paletti, i presidenti elle Commissioni Lavoro di camera e senato, il presidente dell'inps Tito Boeri e con i rappresentanti delle associazioni dei professionisti che ancora vivono in uno stato di apprensione sia per la perdurante crisi attuale, sia per le aspettative future, affatto rosee sul fronte pensionistica.
L'Ancot ha chiesto audizione sia ai prof. Tito Boeri, che ha assicurato un incontro a breve, sia al ministro Poletti dal quale attendiamo notizie in merito. Non possiamo più attendere, perché la pressione contributiva che già passata dal 21 al 24% con il governo Prodi e il ministro del Lavoro Cesare Damiano, è iniziata dal lontano 2007. Sono anni che i lavoratori autonomi vengono vessati con contributi pesantissimi, con pensioni da miseria e con prestazioni di previdenza e assistenza veramente discriminanti nei confronti di altri lavoratori.
L'Ancot ha già da tempo presentato proposte costruttive per migliorare la struttura previdenziale della gestione separata. L'obiettivo, condiviso anche da Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera è di trattare le partite Iva come gli altri lavoratori autonomi facendo pagare i contributi previdenziali al 24%.
La novità per le partite Iva. L'articolo 10-bis aggiunto al decreto legge milleproroghe 2015 riduce, per il triennio 2015-2017, la misura dell'aliquota contributiva pensionistica per i lavoratori autonomi titolari di posizione fiscale ai fini dell’IVA e che non siano né pensionati né iscritti ad altre gestioni pensionistiche obbligatorie. La riduzione non riguarda, quindi, le altre categorie di lavoratori iscritti alla Gestione separata, quali i titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa (si ricorda che, per questi ultimi, gli oneri contributivi pensionistici sono a carico per due terzi del committente).
Per i soggetti interessati si prevede per il 2015, un'aliquota pari al 27%; per il 2016, un'aliquota pari al 28%; per il 2017, un'aliquota pari al 29%. A decorrere dal 2018, resta ferma la misura - già prevista, con riferimento a tale decorrenza, per tutti gli iscritti alla Gestione separata che non siano né pensionati né assicurati presso altre forme obbligatorie - di 33 punti percentuali.
seguifb
Zedde
Pensioni / Esodati, La Lega appoggia una settima salvaguardia
I parlamentari leghisti alla Camera Deputati intendono promuovere le richieste avanzate in questi mesi dai Comitati degli esodati presentando un apposito disegno di legge in materia.
Kamsin Tandem esodati Lega Nord per una settima salvaguardia. I parlamentari leghisti alla Camera Deputati intendono appoggiare le richieste avanzate in questi mesi dai Comitati degli esodati per l'approvazione di una settima e (probabilmente) definitiva tutela contro gli errori della legge Fornero del 2011.
Gli onorevoli Fedriga e Prataviera hanno dichiarato, infatti, che la Lega è pronta a promuovere un disegno di legge per estendere le tutele previste dalla legge 147/2014 sino al 2018 e ricomprendere i lavoratori esclusi attualmente dai benefici tra cui in particolare le quindicenni, gli autorizzati ai volontari prima del 20 luglio 2007, i lavoratori titolari del trattamento edile e la correzione delle Circolari Inps 35 e 37 del 14 marzo 2012 relative alla riduzione dei termini per la fruizione dell'opzione donna.
L'asse "Lega-esodati" potrebbe trovare una sponda anche negli altri partiti di opposizione, Idv-Sel e M5S che da tempo condividono le medesime battaglie. Del tutto insufficienti, del resto, appaiono le aperture della maggioranza che sostiene il Governo. Pietro Ichino, membro della Commissione Lavoro di Palazzo Madama, intende, infatti, limitare un eventuale ulteriore intervento legislativo in materia in favore di casi circoscritti e residuali per i quali si stanno predisponendo delle apposite schede di "segnalazione", una sorta di censimento, sul sito del Senato. Una farsa secondo il M5S che denuncia come la vicenda esodati debba essere risolta immediatamente, prima ancora dell'avvio di una discussione sulla flessibilità in uscita "che riguarderà anche tutti i lavoratori licenziati dopo il 2012".
seguifb
Zedde
Statali, Madia: stop ai precari nelle Pa dal 2017
Niente piu' Co.co.co e co.co.pro nel pubblico dal 2017 e tutele ai precari storici. La promessa del Ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia.
Kamsin L'abolizione dei contratti di collaborazione introdotta nel settore privato con il Jobs act, sarà estesa anche al pubblico. Il riferimento è all'articolo 47 della bozza di decreto legislativo sui contratti "quelli dei co.co.co che sono solo nel pubblico". Ma bisognerà ancora attendere due anni, fino al 2017. Ad annunciarlo è stato ieri il ministro della Funzione Marianna Madia, a margine di un convegno sulle società pubbliche e i servizi locali organizzato dall'associazione Prodemos. A partire dal 2017, ha sottolineato il ministro, «si faranno i concorsi e si ricomincerà da un approccio sano di entrata». Quanto al precariato storico, il ministro della Funzione pubblica ha voluto sottolineare come ci siano «realtà nella pubblica amministrazione che si reggono sui co.co.co». Madia ha spiegato che «è ragionevole prevedere delle tutele, delle riserve», per questi lavoratori, anche se, ha aggiunto, «dobbiamo ancora vedere come». Una cosa è certa ha spiegato ancora Madia: il canale per accedere alla Pubblica amministrazione con contratti a tempo indeterminato «resta quello del concorso».
seguifb
Zedde
Cure a Domicilio, il beneficio è solo per i lavoratori del pubblico impiego
Il termine di presentazione delle domande per accedere alle prestazioni di assistenza domiciliare previsti dal programma Home Care Premium 2014 è differito al 31 marzo 2015.
Kamsin L'Inps Gestione dipendenti pubblici (ex Inpdap) ha di recente pubblicato on line il
nuovo bando per l'erogazione di contributi economici diretti al sostegno dell'assistenza domiciliare di soggetti non autosufficienti, che siano esclusivamente lavoratori e pensionati del pubblico impiego, nonché per i loro coniugi e familiari entro il primo grado (genitori e figli).
La misura comprende, inoltre, gli orfani minorenni di dipendenti o pensionati pubblici, i minori regolarmente affidati e i nipoti minori a carico del titolare del diritto. Il bando, il cui termine per la presentazione delle domande è stata differita al 31 marzo, ha come criterio di ammissione al beneficio l'ordine cronologico della richiesta in via telematica. Si rivolge esclusivamente ai residenti in Ambiti territoriali sociali (enti locali, aziende speciali di servizi alla persona, aziende sanitarie eccetera) che abbiano stipulato con l'Inps un'apposita convenzione (l'elenco degli enti convenzionati è sul sito www.inps.it). Il progetto si chiama Home care premium, dura nove mesi, dal 1° marzo al 30 novembre 2015. L'intervento è finanziato dal "Fondo credito" alimentato dal prelievo obbligatorio dello 0,35% sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici e dello 0,15% sugli assegni dei pensionati pubblici iscritti al Fondo.
Prevede il riconoscimento di un contributo dai 200 ai 1.200 euro mensili secondo le condizioni di non autosufficienza ed economiche dell'assistito e del nucleo familiare. Dall'importo sono dedotte eventuali indennità di invalidità civile e di accompagnamento e altri assegni di cura. Oltre al contributo economico, il bando prevede la corresponsione di misure integrative di sostegno all'assistenza domiciliare quali l'invio al domicilio di operatori sociosanitari o educatori professionali, la frequenza ai centri diurni, i servizi di accompagnamento e trasporto sociale, la consegna di pasti a domicilio, la fornitura di ausili e strumenti per ridurre il grado di non autosufficienza. Il richiedente, all'atto della presentazione della domanda, deve aver presentato all'Inps la Dichiarazione unica sostitutiva finalizzata all'acquisizione della certificazione Isee riferita al nucleo familiare in cui è presente il beneficiario. Per dettagli e consultazione del bando si rimanda alla pagina del bando disponibile sul sito internet dell'istituto.
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Zedde
A cura di Paolo Ferri, Acli Italiane