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Dalle colonne del Corriere della Sera Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato, lancia due  proposte al Governo per aumentare l'importo  le uscite.

Kamsin Incentivare, nel caso di accordi tra azienda e dipendente sull’uscita anticipata dal lavoro, l’azienda stessa a integrare i contributi previdenziali del lavoratore e rendere molto più conveniente di ora il riscatto della laurea. Misure che avrebbero un duplice effetto: aumentare il risparmio previdenziale e quindi l’importo della pensione; aiutare in molti casi chi rimane senza lavoro ma non ha i contributi sufficienti (ne servono 42 anni e mezzo) ad andare in pensione. Sono queste le proposte che Maurizio Sacconi, Presidente della Commissione Lavoro di Palazzo Madama, lancia al Governo secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera. 

Poi Sacconi ha affermato che la situazione previdenziale andrebbe accompagnata con un "fascicolo elettronico della vita attiva" per un monitoraggio del conto corrente previdenziale, con l’obiettivo di stimolare il lavoratore ad "accrescere il suo gruzzolo contributivo". Questi primi passi sono indispensabili, secondo l’ex ministro del Lavoro, per intervenire rispetto a una riforma Fornero ha reso "assurdamente rigida l’età di pensionamento".

Sempre secondo quanto riporta il Corriere Sacconi ha incaricato una commissione coordinata da Annamaria Parente (Pd) di censire l'eventuale esistenza di altri esodati. In seguito a un ordine del giorno di Pietro Ichino (Pd) è stato predisposto un modulo che verrà messo online sul sito del Senato («è questione di settimane», dice Parente) dove chi ha perso il posto in seguito ad accordi con l'azienda prima della Fornero potrà dichiararsi, allegando l'atto di scioglimento del rapporto di lavoro. Parente e Ichino sono convinti che di esodati veri ne siano rimasti pochi. Del resto, dice Ichino, «sono disoccupati anziani che non hanno i requisiti per la pensione: vanno assistiti con le indennità di disoccupazione e con attività di ricollocamento, ma non sono esodati in senso tecnico».

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La Circolare firmata dal Ministro Marianna Madia consente la prosecuzione del rapporto oltre i limiti dell'età pensionabile quando non siano stati perfezionati i 20 anni di contributi.

Kamsin La Circolare della Funzione Pubblica 2/2015 conferma l'abrograzione dei trattenimenti in servizio operata dal decreto legge 90/2014 nelle Pubbliche Amministrazioni. Dal 1° novembre 2014 nessun dipendente pubblico (con l'eccezione dei magistrati per i quali lo stop scatta dal 31 dicembre 2015) può restare in servizio al fine di maturare un assegno piu' ricco.

Come tutte le regole c'è tuttavia un'eccezione. Ciò si verifica, innanzitutto, quando il dipendente non matura alcun diritto a pensione al compimento dell'età limite ordinamentale o al compimento del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia. In tali casi, come chiarito dalla giurisprudenza costituzionale (Corte costituzionale, sentenze n. 33 del 2013 e n. 282 del 1991), l'amministrazione deve proseguire il rapporto di lavoro con il dipendente oltre il raggiungimento del limite per permettergli di maturare i requisiti minimi previsti per l'accesso a pensione non oltre il raggiungimento dei 70 anni di età (limite al quale si applica l'adeguamento alla speranza di vita).

Si pensi al dipendente che ha 66 anni e 3 mesi e 18 anni di contributi. Se la Pa risolvesse il rapporto per raggiungimento del limite anagrafico il lavoratore non potrebbe comunque accedere alla pensione di vecchiaia. In questa ipotesi l'amministrazione dovrà invece valutare se la prosecuzione del rapporto di lavoro fino al compimento dei 70 anni di età (oltre all'adeguamento alla speranza di vita) consentirebbe il conseguimento del requisito contributivo. In caso affermativo, l'amministrazione dovrà proseguire il rapporto di lavoro al fine di raggiungere l'anzianità contributiva minima.

Ebbene nel caso di specie l'amministrazione sarà tenuta, in via eccezionale, a concedere comunque la prosecuzione del rapporto sino a far acquisire al dipendente i 20 anni di contributi (cioè sino a 68 anni e 3 mesi, oltre il limite per la vecchiaia). E tale prosecuzione non costituirà un trattenimento vietato dalla legge. 

Qualora invece, nonostante la prosecuzione sino a 70 anni il lavoratore non riuscisse a maturare comunque i 20 anni di contributi, l'amministrazione dovrà risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro senza concedere la prosecuzione.

Per coloro che abbiano il primo accredito contributivo a decorrere dal 1° gennaio 1996, peraltro, il collocamento potrà essere disposto solo se l'importo della pensione non risulterà inferiore all'importo soglia di 1,5 volte l'assegno sociale annualmente rivalutato (ai sensi dell'articolo 24, comma 7, del citato decreto legge n. 201 del 2011).

I contributi nelle altre gestioni. Per valutare la sussistenza del requisito contributivo minimo dei 20 anni per il diritto a pensione e, quindi, la possibilità della risoluzione del rapporto di lavoro, dovranno però essere considerati il rapporto di lavoro in essere con l'amministrazione e gli eventuali precedenti rapporti di lavoro, a cui corrispondano contributi versati presso le diverse gestioni previdenziali. Infatti, se il totale dei 20 anni, previsto dall'articolo 24, comma 7, del citato decreto-legge n. 201 del 2011, è raggiunto attraverso la somma di anzianità contributive relative a diverse gestioni previdenziali, il dipendente potrà accedere all'istituto gratuito della totalizzazione, di cui al decreto legislativo 2 febbraio 2006, n. 42, o a quello del cumulo contributivo, di cui all'articolo 1, commi 238-248, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, che gli permetteranno di conseguire il requisito contributivo minimo.

In pratica se, proseguendo l'esempio precedente, il lavoratore avesse altri due anni di contributi nella gestione separata, la Pa potrebbe risolvere comunque il rapporto di lavoro perchè il lavoratore avrebbe il requisito per accedere al cumulo contributivo ex legge 228/2012 oppure alla totalizzazione e conseguire una rendita previdenziale. Peraltro, nell'ipotesi della totalizzazione, la Circolare correttamente tiene conto del regime delle decorrenze; pertanto, secondo il principio generale, il rapporto di lavoro dovrà proseguire per ulteriori 18 mesi sino alla maturazione della prima decorrenza utile proprio per evitare cesure tra trattamento retributivo e trattamento pensionistico.

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E' necessaria l'apertura di un tavolo di confronto: vorremmo conoscere quando verrà data, nei fatti, questa disponibilità da parte del Governo"

Kamsin "Le dichiarazioni del Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, fanno ben sperare, ma ora serve un confronto serio". E' quanto afferma il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, all'indomani di un'intervista rilasciata al quotidiano l'Avvenire in cui il Ministro ha indicato che il tema previdenza è "centrale" nei piani dell'esecutivo. Confermando dunque l'avvio di una discussione per individuare una soluzione strutturale per anticipare l'età pensionabile, soprattutto con riguardo a chi ha perso il lavoro a causa della crisi.

Le ipotesi in campo sono molte: si va dal prestito pensionistico, alla staffetta generazionale (il lavoratore piu' anziano avrebbe un contratto part-time ma gli stessi contributi), alla quiescenza anticipata (ma con decurtazione dell'assegno), alla revisione di quota 100.

Damiano ricorda come il tema della revisione della legge Fornero sia sempre piu' condiviso all'interno del Pd e della maggioranza. "Qualche giorno fa il consigliere economico di Renzi, Gutgeld, ha spiegato in una intervista che con il nostro sistema, ormai contributivo, se pensiono anticipatamente un lavoratore con un trattamento inferiore a quello che gli spetterebbe, sto solo anticipando una spesa che recupererò dopo, con un rimborso a rate. In sostanza, la Ue non dovrebbe fare obiezioni" ha detto Damiano.

"E anche il nuovo centro-destra sta iniziando a porre la questione con maggiore evidenza". Se così stanno le cose quindi "urge l'apertura di un tavolo di confronto: vorremmo conoscere quando verrà data, nei fatti, questa disponibilità da parte del Governo" ha concluso Damiano.

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Saranno ridotti gli atti per i quali è richiesta l'autentica notarile che potrà essere concessa anche da altri soggetti come avvocati e commercialisti per transazioni immobiliari di modesta entità.

Kamsin Notai, avvocati, farmaci ed assicurazioni auto. Sono questi i settori interessati nel disegno di legge sulla concorrenza approvato lo scorso venerdì dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro per lo sviluppo Economico, Federica Guidi.  Certo il cammino parlamentare è ancora lungo, ma la nuova lenzuolata di liberalizzazioni del disegno di legge sulla concorrenza è partita. 

Le liberalizzazioni, secondo il Governo, faranno "crescere del 3,3% il Pil in 5 anni e miglioreranno la credibilità del Paese ed il suo rating e costituiscono un elemento importante nel giudizio della Commissione europea sulle riforme italiane". Questi, in sintesi, i contenuti del provvedimento (il testo approvato è qui disponibile).

Assicurazioni. Viene previsto l’obbligo di sconti significativi nel campo della RC Auto se l’automobilista accetta clausole finalizzate al contenimento dei costi o al contrasto delle frodi come l’installazione della scatola nera e di rilevatori del tasso alcolemico, ispezioni preventive dei veicoli e il risarcimento presso officine convenzionate. Altre norme riguardano l’obbligo di indicare i testimoni, in caso di incidenti con soli danni alle cose, non oltre il momento della denuncia, la possibilità di recesso dalle polizze accessorie allo scadere della polizza principale, il conferimento all’IVASS dei poteri di controllo e monitoraggio sull'attuazione delle nuove norme.

Fondi pensione. Viene prevista la piena facoltà di portabilità per i lavoratori dei propri contributi pensionistici, eliminando la possibilità per i contratti di lavoro nazionali di inserire vincoli e condizioni anche in relazione alla quota di spettanza del datore di lavoro. Viene rimosso anche il vincolo, per il fondo di trovare sottoscrittori solo all'interno della categoria professionale di riferimento.

Comunicazioni. Per favorire la mobilità della domanda nei mercati della pay-tv, della telefonia fissa e mobile e di Internet, vengono semplificate le procedure di identificazione dei clienti per la migrazione e viene prevista la trasparenza sulle penali in caso di recesso anticipato dal contratto. L’entità della penale, inoltre, dovrà essere legata ai costi effettivamente sostenuti dall’operatore in caso di promozioni.

Poste. Per allargare ulteriormente la concorrenza viene eliminata la riserva di Poste Italiane sulla spedizione degli atti giudiziari e delle notifiche di sanzione da parte della Pubblica amministrazione.

Energia elettrica, gas e carburanti. Allo scopo di superare le residue regolamentazioni di prezzo, viene previsto: a) per il gas naturale, la graduale eliminazione della “tutela” a decorrere dal 2018 nel mercato domestico (prezzi fissati dall’Autorità per l’Energia per i consumatori che non hanno scelto un fornitore sul libero mercato); b) per l’energia elettrica la graduale restrizione dell’attuale perimetro di tutela (pmi e famiglie che non hanno scelto un fornitore sul mercato), sempre a decorrere dal 2018. c) per i carburanti si vieta l’introduzione, in particolare da parte delle Regioni, di norme discriminatori ad esempio a carico dei nuovi entranti.

Banche. Per garantire la piena mobilità della domanda vengono previste norme come: i costi delle chiamate per l’assistenza ai clienti non potranno superare le tariffe per l’ordinaria chiamata urbana; saranno introdotti strumenti di comparabilità delle offerte di servizi; un apposito sito Internet dovrà garantire la trasparenza nella vendita di polizze assicurative accessorie ai contratti di finanziamento e ai mutui.

Avvocati. Il disegno di legge elimina il vincolo di appartenenza ad una sola associazione professionale, introduce l’obbligo di presentare un preventivo (oggi solo su richiesta dell’assistito) e consente le società multiprofessionali e l’ingresso di soci di capitali.

Notai. Il provvedimento elimina il divieto di pubblicità, allarga il bacino di competenza (dal distretto di Corte d’appello a tutto il territorio regionale) ed elimina il reddito minimo di 50 mila euro. Vengono ridotti gli atti per i quali è richiesta l’autentica notarile e si individuano i casi nei quali questa può essere concessa anche da altri soggetti come avvocati e commercialisti. In questo modo sarà consentito anche ad altri professionisti di redigere atti per transazioni immobiliari di modesta entità e relative ad unità immobiliari non ad uso abitativo; si eliminerà l’obbligo di atto notarile per la costituzione di società a responsabilità limitata con capitale fino a 20 mila euro; si estenderanno gli atti per i quali il passaggio notarile potrà essere sostituito dalla sottoscrizione digitale.

Ingegneri. Le società di ingegneri potranno assumere commesse da privati superando una disciplina oscura e anacronistica risalente agli anni ’40.

Farmacie. Viene eliminato il limite di titolarità di 4 licenze in capo ad un unico soggetto e viene consentito l’ingresso di soci di capitale.

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Il decreto interviene sul Testo unico del 2001 sulla maternità e la paternità (Dlgs 151) allungando i termini dei diritti di sospensione dall'attività lavorativa per l'assistenza dei figli naturali o adottivi.

Kamsin Estensione del congedo anche per le lavoratrici autonome, allungamento del periodo di utilizzo del congedo parentale fino a sei mesi e possibilità di fruirne anche su base oraria con una forma di part-time al 50%. Sono queste le novità più importanti in arrivo sul fronte delle politiche di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro contenute nel decreto legislativo varato venerdì dal Consiglio dei ministri e ora al vaglio delle Camere.

Si tratta del quarto decreto di attuazione della legge delega (qui il testo diffuso da Palazzo Chigi), un provvedimento rivolto alla famiglia con l'intento di rendere più facile la conciliazione tra il lavoro e la cura dei figli. Il testo, come ormai avviene sempre, è ancora suscettibile di modifiche dell'ultimo momento e dovrà poi passare al vaglio del Parlamento per il parere non vincolante.

Le novità. La fruizione del congedo parentale sarà possibile fino al dodicesimo anno di età del figlio (non più l'ottavo) mentre per il trattamento economico collegato (30% dello stipendio nel semestre) l'estensione va dai primi 3 anni del bimbo ai primi 6 anni. Inoltre il trattamento per i genitori adottivi sarà totalmente equiparato a quello dei genitori naturali, periodi di congedo compresi. Esteso anche il periodo di congedo pagato con indennità (fino a una certa soglia di reddito) fino ai 12 anni del figlio e non più degli 8 come previsto ora. Congedi di cui sarà possibile usufruire anche in maniera frazionata a ore e non solo giornaliera.

Particolarmente importante l'estensione della maternità alle lavoratrici autonome e del settore agricolo che potranno (non dovranno) assentarsi per 5 mesi con un assegno pagato. Una misura che sarà garantita in maniera automatica a tutte le lavoratrici iscritte alla gestione separata Inps, anche qualora il datore di lavoro non abbia versato i relativi contributi (ora invece in questo caso l'indennità non viene pagata). Ancora, il padre libero professionista potrà ricevere l'indennità di maternità in caso di impossibilità della madre di goderne.

La novità si affianca al debutto del congedo di tre mesi per le donne vittima di violenza di genere. Si tratta di un congedo particolare di 3 mesi retribuito al 100% per le donne vittime di violenza di genere, che potranno anche scegliere di cambiare il loro impegno a tempo pieno in parttime ed eventualmente poi ritornare alla condizione iniziale.

Le misure hanno carattere sperimentale per il solo 2015 e sono finanziate con 222 milioni di euro prelevati dall'apposito fondo da 2,2 miliardi previsto per quest'anno dalla legge di Stabilità.

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