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Le nuove commissioni censuarie e le accise sui tabacchi arrivano al varo finale in Consiglio dei ministri. Ieri i due decreti legislativi hanno ottenuto il via libera definitivo del governo.

Kamsin La riforma del catasto muove i primi passi con l'approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, delle nuove commissioni censuarie. Su proposta del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, il consiglio dei ministri ha dato il suo via libera definitivo al decreto legislativo che rivede le commissioni censuarie locali che diventano 106. Accanto al decreto sulle Commissioni Censuarie il Governo ha anche approvato il Decreto sulle accise e sui tabacchi.

Con il secondo decreto attuativo della Delega Fiscale viene, quindi, posata la prima pietra della riforma del catasto che riguarda gli oltre 62 milioni di immobili presenti in Italia. Le Commissioni censuarie dovranno stimare le nuove rendite catastali e i nuovi valori mobiliari, avvicinandoli a quelli di mercato, lasciando invariata la pressione fiscale sui proprietari, impegno quest’ultimo assunto nella delega. Il prossimo decreto, su cui il governo sta già lavorando, metterà a punto l’algoritmo che sarà alla base del calcolo dei nuovi valori e delle future rendite. Tale coefficiente, che potrebbe essere pronto entro dicembre, dovrà essere determinato su qualità, localizzazione, anno di costruzione, stato conservativo degli immobili, e dovrà prendere in considerazione i metri quadri dell'immobile e non più il numero dei vani.

Partendo dai valori di mercato rilevati dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate e tenendo conto di posizione e caratteristiche degli immobili, sarà elaborato un algoritmo per calcolare la rendita, partendo questa volta dai redditi di locazione medi e attraverso una formula matematica che intreccerà tutti i dati. Fino ad oggi, infatti, con il sistema di calcolo dei vani poteva succedere che un’abitazione, magari di 2-300 metri quadrati, venisse classificata in categorie con rendite molto inferiori. Una volta sviluppato il nuovo algoritmo, si passerà al censimento degli immobili.

Intanto, dal Cdm di ieri, è già emerso che le categorie catastali che oggi sono 45 diventeranno tre per il residenziale (fabbricati con più unità, unifamiliari e abitazioni tipiche dei luoghi), otto o nove per le categorie ordinarie e 17 o 18 per quelle speciali. Le attuali classi, molto diverse nei vari Comuni, sono destinate a scomparire completamente. 

Zedde

La modifica piu' quotata è la riduzione dell'incremento della tassazione sulla previdenza complementare. In salita gli emendamenti in favore di precoci e quota 96 della scuola.

Kamsin Oggi la Commissione Bilancio di Montecitorio procederà alla valutazione degli emendamenti alla legge di stabilità da ammettere o da stralciare. L'obiettivo è quello di giungere già domani a definire un elenco di 500 proposte che possono essere portate all'attenzione del Governo e dell'intera Commissione Bilancio. La discussione sarà quindi calendarizzata in Aula dalla Conferenza dei Capigruppo (la data che circola è quella del 24 Novembre).

Sulle pensioni sono piovuti decine di emendamenti. Le forze politiche hanno chiesto l'estensione dei benefici per i lavoratori usuranti, la sterilizzazione della penalizzazione per i cd. lavoratori precoci, passando per i quota 96 della scuola sino alla richiesta di azzerare il taglio ai patronati e a ridurre il prelievo fiscale sulla previdenza complementare, l'altro capitolo fortemente criticato.

Proprio su quest'ultimo punto potrebbe arrivare, però, il disco verde del Governo. Probabilmente l'unica apertura in materia da parte dell'Esecutivo. Che potrebbe, dunque, accogliere le proposte emendative con l'obiettivo di non colpire chi ha tentato di attutire l'effetto dei tagli attuati sulla previdenza obbligatoria. Tutti i gruppi parlamentari chiedono, infatti, la soppressione dei rincari, chi prevedendo la reintroduzione dell'imposta di successione, chi tagli lineari ai ministeri. Altre proposte chiedono un aumento dell'aliquota piu' contenuta. Scelta Civica e Pd chiedono, poi, un taglio dal 26 al 20% della tassazione sui fondi della Casse di previdenza dei professionisti.

Zedde

L'istituto di previdenza Pubblica chiederà chiarimenti al Ministero del Lavoro sulla possibilità di non applicare un coefficiente negativo ai montanti contributivi.

Kamsin L'Inps chiederà al Governo di azzerare l'effetto della svalutazione delle pensioni determinato dal andamento negativo del Pil. È quanto si apprende da fonti vicine all'istituto guidato da Tiziano Treu. L'Inps avvierà una serie di discussioni con con il Ministero del lavoro e dell'Economia per approfondire il meccanismo di calcolo contributivo introdotto nel 1995 dalla riforma Dini.

Come già anticipato dalle pagine di questo giornale, infatti, il montante contributivo viene annualmente rivalutato in base all'andamento del Pil nominale degli ultimi 5 anni. Essendo quest'anno il dato negativo (pari a -0,1927%) l'assegno previdenziale, per coloro che accederanno alla pensione nel prossimo anno, si determinerà un decremento del montante contributivo maturato e quindi un assegno più basso. L'Inps, in attesa di istruzioni dai Ministeri, congelerà il predetto tasso ragion per cui, assicurano dall'Istituto, non ci sarà alcun effetto immediato per i lavoratori.

All'Inps, del resto, fanno notare le criticità: il meccanismo studiato dalla Riforma Dini è di rivalutazione e dunque non possono scaturire effetti diversi dalla sua applicazione come una svalutazione del montante contributivo e dunque una penalizzazione per i futuri pensionati.

I Lavoratori che rischiano un assegno piu' basso - I lavoratori che sarebbero colpiti dalla svalutazione sono coloro che cesseranno l'attività ed andranno in pensione nel prossimo anno, il 2015. Infatti, chi è già pensionato ha cristallizzato la rivalutazione dei montanti contributivi al momento del pensionamento e dunque non è soggetto ad alcuna svalutazione.

Salvi anche coloro che sono andranno in pensione entro la fine di quest'anno, in quanto, la riforma del 1995, ha previsto che nell'anno di cessazione dell'attività lavorativa la rivalutazione dei montanti sia pari ad uno e di conseguenza l'accumulo di contributi versati nell'ultimo anno di lavoro non subisce né una rivalutazione ne una svalutazione.

In pratica, quindi, la svalutazione, se sarà confermata, dovrebbe riguardare solo il montante contributivo maturato al 31 Dicembre 2013 per i lavoratori che andranno in pensione nel 2015. Per i lavoratori che erano nel sistema retributivo sino al 31.12.2011 la perdita sarà minima in quanto, per loro, la svalutazione colpirà solo la contribuzione accreditata dal 1° gennaio 2012; gli effetti saranno invece piu' intensi per chi, a quella data, era nel sistema misto: nei loro confronti la svalutazione colpirà, infatti, tutto il montante accreditato dal 1° gennaio 1996. 

Zedde

Con la legge di stabilità tornano le promozioni e degli scatti automatici di stipendio legati all'anzianità di servizio promessi dal Governo soprattutto a militari e Forze di Polizia.

Kamsin La legge di stabilità attenua parzialmente la stretta sui contratti del pubblico impiego. Se da un lato il ddl conferma, come anticipato dalla pagine di questo giornale nei giorni scorsi, il blocco economico della contrattazione nel pubblico impiego per contenere le spese nel settore, dall'altro c'è la ripresa, almeno parziale, delle promozioni e degli scatti automatici legati all'anzianità di servizio nelle Pa.

Per tutti i dipendenti pubblici, quindi, pur rimanendo bloccato per un altro anno il rinnovo del contratto nella sua parte economica, dovrebbe riprendere, almeno, la dinamica legata alla carriera permettendo agli stipendi di salire nel caso in cui siano previsti scatti autonomatici o nel casi di promozioni di carriera.

Lo sblocco tuttavia non avverrà per tutti. Secondo quanto si legge nella relazione illustrativa, gli stipendi, l'indennità integrativa speciale e gli assegni fissi e continuativi del personale non contrattualizzato (cioè dei docenti e dei ricercatori universitari, del personale dirigente della Polizia di Stato e gradi di qualifiche corrispondenti, dei Corpi di polizia civili e militari, dei colonnelli e generali delle Forze armate, del personale dirigente della carriera prefettizia, nonché del personale della carriera diplomatica) continueranno a non essere adeguati nel 2015; inoltre, lo stesso anno non sarà utile ai fini della maturazione delle classi e degli scatti di stipendio, correlati all’anzianità di servizio. 

Tra le altre misure restrittive c'è, poi, la previsione che sarà rinviato il pagamento dell'indennità di vacanza contrattuale fino al 2018. Il ddl proroga, infatti, l’efficacia della norma introdotta con la legge 147/2013 secondo la quale l'indennità di vacanza contrattuale (ossia l’incremento provvisorio della retribuzione che interviene una volta scaduto il contratto collettivo nazionale, in assenza di un suo rinnovo e finché questo non sia rinnovato) da computare quale anticipazione dei benefici complessivi che saranno attribuiti all'atto del rinnovo contrattuale sia quella in godimento al 31 dicembre 2013.

Zedde

Una norma del disegno di legge di stabilità prevede la revisione dell'Accordo Quadro di amministrazione delle Forze di Polizia ad Ordinamento Civile.

Kamsin Via libera alla revisione, entro il 1° aprile 2015 dell’Accordo nazionale quadro di amministrazione delle forze di polizia ad ordinamento civile. E' quanto prevede l'articolo 21, commi 12, 13 e 14 della legge di stabilità con cui il Governo intende rinnovare l'accordo, risalente ormai al luglio 2009, con il quale vengono definiti gli orari di servizio (turni, lavoro straordinario ecc.) e le procedure per la contrattazione decentrata del personale della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria e del Corpo Forestale dello Stato.

In particolare - si legge nella Relazione Illustrativa al disegno di legge - al fine di corrispondere alle esigenze connesse all'espletamento dei compiti istituzionali della Forze di polizia e nelle more della definizione delle procedure contrattuali e negoziali di cui all'articolo 9, comma 17, del decreto-legge n. 78 del 2010, (cioè il blocco rinnovi contrattuali) viene disposto, l’avvio, in deroga a quanto previsto dell'articolo 30 del decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 2002, delle procedure per la revisione dell'Accordo nazionale quadro stipulato in attuazione dell'articolo 24 dello stesso decreto, con le modalità ivi previste.

Si prevede altresì che, in sede di revisione degli Accordi nazionali quadro, si deve tenere conto del mutato assetto funzionale, organizzativo e di servizio, derivante in particolare dalle misure di contenimento della spesa pubblica previste dai provvedimenti in materia finanziaria dall'anno 2010, con particolare riferimento a quelle del parziale blocco del turn over nelle Forze di polizia ed alla conseguente elevazione dell'età media del personale in servizio.

Le materie oggetto dell'Accordo e, dunque, suscettibili di revisione sono in particolare la destinazione delle risorse del fondo per l'efficienza dei servizi istituzionali; princìpi generali per la definizione degli accordi decentrati; i turni di servizio; gli alloggi di servizio utilizzabili dal personale in missione; la formazione e aggiornamento professionale; la programmazione di turni di lavoro straordinario; il riposo compensativo; la reperibilità; le attività gestionali degli enti di assistenza del personale; l'impiego del personale con oltre cinquanta anni d'età o con più di trenta anni di servizio.

Dal 1° gennaio 2015, prevede il testo presentato dal governo, è inoltre autorizzato l’impiego di personale in turni di servizio diversi da quelli ordinari per esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e di prevenzione e contrasto della criminalità, con una semplice informazione alle organizzazioni sindacali, anche in deroga dagli orari previsti dagli accordi in vigore.

Come indicato nella relazione tecnica, “l’iniziativa consente, tra l’altro, di superare l’attuale incertezza applicativa sorta in sede giudiziaria, con riferimento alla citazione davanti al giudice del lavoro di alcuni questori per comportamento antisindacale ai sensi dell’articolo 28 dello statuto dei lavoratori (legge n.300 del 1970), derivante dall’impiego del personale di polizia per specifiche esigenze operative, al di fuori dell’orario previsto dagli Accordi nazionale quadro attualmente in vigore”.

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