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È previsto per oggi l'incontro del Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, con i sindacati per discutere della legge di stabilità e della riforma del mercato del lavoro. Parteciperanno, tra gli altri, Pier Carlo Padoan, Ministro dell'Economia, Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Marianna Madia, il ministro per la Semplificazione e la pubblica amministrazione. Kamsin Nell'incontro si discuterà della legge di stabilità e ci si "confronterà come sempre", ha detto ieri Poletti, al suo arrivo a Firenze per partecipare alla Leopolda.

All'ordine del giorno c'è soprattutto la questione della riforma dell'articolo 18 con la Cgil che si è detta pronta a proclamare uno sciopero generale. "Il Governo rispetta la decisione della Cigl ma poi - ha detto Poletti - ognuno fa la sua parte che gli compete, il sindacato fai sindacato, il governo fa il governo".

Poletti ha ribadito che il cuore della legge, ovvero il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, resta assolutamente valido e con esso gli altri punti della legge delega che trovano conferma nelle risorse della finanziaria".

Nell'incontro non si dovrebbe invece tornare sul capitolo pensioni, sul quale la Cgil ha comunque espresso amarezza per l'assoluta disattenzione del Governo alla vicenda nella legge di stabilità.

Zedde

Il governo potrebbe porre la questione di fiducia sul disegno di legge sul lavoro, meglio noto come Jobs act, in esame in commissione Lavoro della Camera. E' quanto si apprende da fonti vicine a Palazzo Chigi che spianano la strada alla possibilità che Renzi decida di blindare il testo uscito da Palazzo Madama agli inizi di Ottobre. Kamsin La precisazione suona come un avvertimento alla minoranza del Pd che preme invece per diverse modifiche con il rischio di allungare i tempi di approvazione della misura (in caso di cambiamenti il testo dovrà infatti tornare di nuovo al Senato per la terza lettura).

L'ipotesi di una modifica è stata più volte paventata da diversi esponenti del Pd ad iniziare dal presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, Cesare Damiano, che infatti non si è sbilanciato sui tempi di approvazione del ddl delega: "un minuto dopo la conclusione della legge di stabilità il Jobs act potrà andare in Aula. Consegneremo l'articolato al Senato affinché possa trovarlo nei tempi previsti dal governo" ha detto l'ex ministro del Lavoro lasciando, di fatto, presagire la modifica del testo ricevuto da Palazzo Madama.

La linea di Damiano è del resto condivisa dalla minoranza del Pd che preme per precisare i contorni della delega, "eccessivamente generici" secondo il testo della delega. L'obiettivo è non lasciare mano libera all'esecutivo nell'adozione dei decreti delegati per riformare il mercato del lavoro. La minoranza chiede in primo luogo una ulteriore estensione degli ammortizzatori sociali in particolare nei confronti dei precari, la riduzione delle forme contrattuali ad iniziare dai co.co.pro. E poi c'è la partita sui licenziamenti, il vero nodo politico della Riforma Renzi.

Per quelli economici, chiede la minoranza, l'indennizzo dovrà essere certo e crescente con l'anzianità di servizio mentre il reintegro dovrà essere mantenuto per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare con l'esatta specificazione delle fattispecie. Una precisazione non da poco dato che, il testo del disegno di legge approvato al Senato non prevede alcuna condizione per l'esercizio del potere di risoluzione del rapporto di lavoro, lasciando grandi margini di manovra all'esecutivo.

Zedde

Il disegno di legge di stabilità prevede un credito d'imposta fino ad un importo massimo annuo di 5 milioni sugli investimenti in ricerca e sviluppo. Arriva anche il cd. "Patent Box".

Kamsin Il disegno di legge di stabilità prova ad invertire la rotta sugli incentivi fiscali alla ricerca. Il Governo ha previsto un sistema di bonus aggiuntivi per gli investimenti su personale ed attrezzature di laboratorio abbinate ad un intervento di defiscalizzazione per i redditi derivanti dall'uso di Brevetti e Marchi.

L'esecutivo ha sostanzialmente previsto un credito d'imposta che sarà applicato dal 2015 al 2019 per tutte le categorie di imprese che effettueranno investimenti in attività di ricerca e sviluppo, anche in termini di personale. Il bonus riguarderà il 25 per cento delle spese sostenute in eccedenza rispetto alla media degli stessi investimenti realizzati nei tre esercizi anteriori al 2015.

Il bonus potrà essere erogato sino ad un importo massimo annuale di 5 milioni di euro per ciascun beneficiario, sempre che siano sostenute speseper ricerche di sviluppo pari ad almeno 30mila euro in ciascuno dei periodi di imposta di riferimento. L'asticella del bonus sale al 50 per cento per le spese relative al personale altamente qualificato in possesso di un titolo di Dottore di Ricerca,  o iscritto ad un ciclo di dottorato in un ateneo italiano o estero, oppure in possesso di laurea magistrale.

Il Patent Box - Nel provvedimento entra anche l'agevolazione su Marchi, brevetti e know-how. Si tratta del cosiddetto patent box che defiscalizza del 50 per cento tutti i redditi che provengono dall'utilizzo di alcune tipologie di beni immateriali, analogamente a quanto accade in altri paesi europei ed in coerenza con gli standard internazionali. L'obiettivo della misura è quello di rendere l'Italia maggiormente attraente nei confronti delle multinazionali estere.

La novella dovrebbe consentire a qualsiasi impresa, a prescindere dalla sua forma giuridica o dal regime contabile, la facoltà di scegliere per 5 anni il regime fiscale agevolato in esito ad un apposito accordo di ruling internazionale tra l'azienda interessata e l'amministrazione fiscale in modo da garantire trasparenza ed evitare contenziosi legali.

Con l'accordo il beneficiario potrà ottenere la defiscalizzazione dei redditi che derivano dall'uso di brevetti industriali, marchi d'impresa che equivalgono a brevetti, processi, formule ed informazioni acquisite in campo industriale, scientifico e commerciale giuridicamente tutelabili. Vengono esclusi dell'agevolazione i marchi esclusivamente commerciali. La defiscalizzazione può riguardare inoltre anche i redditi derivanti dalla concessione in uso a terzi dei beni immateriali, anche nell'ipotesi di utilizzo diretto di Brevetti e Marchi.

Le misure, anche se non si tratta di grosse cifre, hanno trovato il plauso del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che ha ricordato ieri come sia indispensabile sostenere la ricerca e l'innovazione per rendere maggiormente competitivo in paese.

Zedde

Il Sindacato delle Ferrovie chiede la rapida approvazione del ddl che consentirebbe l'uscita anticipata a 58 anni del personale ferroviario.

Kamsin "Si sblocchi in Parlamento la proposta di legge che consente l'accesso alla pensione a 58 anni per i ferrovieri". E' quanto si legge in un comunicato pervenuto alla redazione di pensionioggi.it la scorsa settimana dal Sindacato OrSA delle ferrovie.

Nel comunicato il sindacato chiede lo sblocco in particolare della proposta di legge presentata Antonio de Poli (Scelta civica) ed attualmente su un binario morto in Commissione Lavoro a Palazzo Madama.

Il ddl consentirebbe l'uscita dal servizio - ricorda il comunicato - a 58 anni e 38 anni di contributi in ragione della particolare usura, delle specifiche aspettative di vita e dell'obbligo di mantenimento degli speciali requisiti psico-fisici che garantiscano la sicurezza del trasporto ferroviario, del personale operante nelle imprese ferrroviarie e nelle imprese dei gestori delle infrastrutture ferroviarie con mansioni di: addetto alla condotta dei treni, addetto alla scorta dei treni, addetto alla manovra/traghettamento/formazione treni ed il personale imbarcato a bordo delle navi traghetto.

Il sindacato ricorda come la Riforma Fornero del 2011 abbia infatti soppresso i requisiti pensionistici più favorevoli ai lavoratori iscritti al Fondo speciale istituito presso l'INPS ai sensi dell'articolo 43 della legge 23 dicembre 1999, n. 488.

La normativa previgente aveva un "occhio di riguardo" in favore del personale mobile occupato in attività di condotta dei mezzi di trazione ferroviari ed alle attività di sicurezza e di assistenza alla clientela a bordo treno; del personale navigante a bordo dei traghetti gestiti dal gestore dell'Infrastruttura per la garanzia della continuità territoriale; nonchè del personale addetto alle attività di manovra/formazione/traghettamento negli scali ferroviari. 

Tali soggetti potevano maturare un requisito pensionistico più favorevole (cinquantotto anni di età ed una anzianità di servizio di almeno venticinque anni), dettato dalla oggettiva gravosità, pesantezza e rischio insito nelle mansioni di questi profili.

Va ricordato - si legge nel comunicato - che l'aspettativa di vita per i lavoratori addetti alla condotta dei treni e del personale navigante risulta -- da studi di settore -- molto inferiore rispetto a quella media degli altri ferrovieri (per il personale mobile di circa otto anni) e tale quadro tende ad aggravarsi per l'aumento della produttività pro-capite, la riduzione dell'equipaggio treno, delle squadre di manovra e delle tabelle di armamento delle navi traghetto FS.

E' altresì acclarato come in Europa nessun ferroviere con le mansioni in questione accede così tardi al diritto di pensione.

È, dunque, fondamentale - continua il comunicato - evitare lo sfruttamento psico-fisico in età avanzata del personale ferroviario di condotta, accompagnamento, manovra e navigante quale condizione atta ad evitare problemi alla sicurezza ferroviaria ed a garanzia dell'aspettativa di vita di questi lavoratori.

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 Sono in attesa di un rinnovo del contratto di lavoro 7,6 milioni di dipendenti, di cui circa 2,9 milioni nel pubblico impiego. E' quanto ha rilevato l'Istat spiegando che a settembre non si e' registrato il recepimento di nuovi accordi. Kamsin  Pertanto alla fine di settembre, sono in vigore 35 contratti che regolano il trattamento economico di circa 5,3 milioni di dipendenti che rappresentano il 38,9% del monte retributivo complessivo.

I contratti invece in attesa di un rinnovo sono 40, di cui 15 appartenenti alla p.a. L'indagine dell'Istat permette anche di calcolare la quota dei contratti collettivi nazionali di lavoro che resterebbero in vigore nel semestre successivo nell'ipotesi di assenza di rinnovi. Per il totale dell'economia l'incidenza dei contratti collettivi in vigore rispetto a quella rilevata a settembre 2014 rimarrebbe stabile fino a dicembre 2014 e subirebbe una lieve contrazione a partire da gennaio 2015 (37,3%). Per il solo settore privato la quota di settembre, pari al 53,3%, si ridurrebbe da gennaio al 51,1%.

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