Bernardo Diaz

Bernardo Diaz

Bernardo Diaz, dottore commercialista collabora con PensioniOggi.it dal novembre del 2015.  

Il disegno di legge di stabilità proroga per tutto il 2015 le detrazioni previste per il recupero del patrimonio edilizio, del risparmio energetico e del bonus mobili.

Kamsin Proroga per tutto il prossimo anno della detrazione Irpef del 50 per cento sulle ristrutturazioni edilizie, dell'agevolazione prevista per l'acquisto di mobili e grandi elettrodomestici e di quella Irpef e Ires del 65 per cento sui lavori per il risparmio energetico qualificato. È quanto dispone l'articolo 8 del disegno di legge di stabilità, approvato la settimana scorsa dal Consiglio dei ministri.

Nessun intervento, invece, è stato previsto sulla detrazione Irpef e Ires del 65 per cento sugli interventi antisismici cosiddetti qualificati, che dunque sarà ridotto al 50 per cento dal 2015. Via libera anche nel 2015 delle agevolazioni fiscali per i lavori verdi sulle parti comuni condominiali: la bozza del disegno di legge prevede infatti che il bonus del 65 per cento viene prorogato dal 30 giugno 2015 al 31 dicembre 2015.

Vediamo dunque di riassumere in breve le modifiche previste dalla legge di stabilità per il prossimo anno.

Recupero edilizio - L'intervento del governo estende fino alla fine del 2015 la maxi detrazione del 50 per cento sugli interventi di recupero del patrimonio edilizio, cioè le manutenzioni, le ristrutturazioni, gli interventi di restauro e di risanamento conservativo degli edifici. La disciplina vigente prevede invece che le spese sostenute nel 2015 fossero agevolabili al 40 per cento. Dal primo gennaio 2016, comunque, se non ci saranno ulteriori proroghe, si dovrebbe tornare alla percentuale ordinaria di detrazione pari al 36 per cento. 

Risparmio energetico - Il disegno di legge porta sino alla fine del 2015 la detrazione del 65 per cento ai fini Irpef e Ires sugli interventi per il risparmio energetico qualificato degli edifici, bonus in vigore dallo scorso 6 giugno 2013. La disciplina attualmente vigente prevede invece che le spese sostenute nel prossimo anno fossero agevolabili al 50 per cento.

Bonus mobili - L'intervento del governo proroga per tutto il 2015 la detrazione del 50 per cento, nel limite massimo di 10mila euro, per l'acquisto di mobili e grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A (A+ per i forni), finalizzati all'arredo dell'immobile oggetto di ristrutturazione. Dal 2016 il beneficio verrà soppresso.

Condomini - La detrazione del 65 per cento, in vigore dal 6 giugno 2013, viene prorogata fino al 31 dicembre 2015. Si tratta, com'è noto, degli interventi sul risparmio energetico relativi a parti comuni degli edifici condominiali di cui agli articoli 1117 e 1117- bis del codice civile o che interessano tutte le unità immobiliari di cui si compone il singolo condominio.

L'attuale normativa prevede che le spese sostenute fino al 30 giugno 2015 fossero agevolate al 65 per cento, mentre, quelle sostenute dal primo luglio 2015 e sino al 30 giugno 2016 fossero agevolate al 50 per cento. Con la novella viene aumentata, pertanto, la percentuale del bonus del 50 al 65 per cento nel secondo semestre del 2015 ma viene ridotta l'agevolazione nei primi sei mesi del 2016.

Misure antisismiche - L'intervento del governo non incide invece, sulla detrazione Irpef e Ires del 65 per cento prevista sulle misure antisismiche delle abitazioni principali o delle costruzioni adibite ad attività produttive ricadenti nelle zone ad alta pericolosità sismica. Restando immutata l'attuale disciplina, pertanto, solo le spese avvenute tra il 4 agosto 2013 e il 31 dicembre di quest'anno potranno godere dell'agevolazione del 65 per cento, mentre per i pagamenti avvenuti nel 2015 la detrazione scenderà al 50 per cento.

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Maggior peso ai valori mobiliari nel nuovo ISEE. L'indicatore avrà come riferimento anche il valore medio di giacenza annuo dei depositi dei conti correnti bancari e postali.

Kamsin Nella determinazione del nuovo ISEE entreranno in gioco anche le giacenze annue di depositi e conti correnti bancari e postali. E' questo quanto prevede l'articolo 26, comma 12 del disegno di legge di stabilità per il 2015 firmato dal Presidente della Repubblica la scorsa settimana.

Com'è noto l'ISEE è l'indicatore, in vigore dal 1998, che viene utilizzato per valutare e confrontare la situazione economica dei nuclei familiari per regolare l'accesso alle prestazioni sociali e socio sanitarie erogate da diversi livelli di governo. Ad esempio, l'ISEE viene utilizzato per l'applicazione di tariffe differenziate in relazione alla condizione economica oppure per la fissazione di soglie oltre le quali non è ammesso l'accesso alla prestazione. Nel solo 2012 sono state presentate ai fini ISEE circa 6,5 milioni di dichiarazioni sostitutive uniche (Dsu), corrispondenti a più di 5,8 milioni di nuclei familiari, circa il 30 per cento della popolazione.

Le regole attuali prevedono che la situazione economica della famiglia sia valutata tenendo conto del reddito di tutti i componenti, del loro patrimonio (che viene valorizzato il 20 per cento) e, attraverso una scala di equivalenza, della composizione del nucleo familiare (cioè del numero dei componenti e loro caratteristiche).

La scala di equivalenza consente di tenere conto delle "economie di scala" nella spesa familiare derivanti dalla convivenza. È un parametro basato sul numero dei componenti il nucleo familiare, ma anche di alcune caratteristiche di quest'ultimo rilevanti ai fini della valutazione della condizione economica, come la presenza del nucleo familiare di più di due figli a carico, di genitori lavoratori e di figli minorenni (in particolare se hanno meno di tre anni) o di nuclei monogenitoriali.

Dal prossimo anno, l'Inps e l'Agenzia delle Entrate, nella determinazione del nuovo ISEE dovranno prendere in considerazione anche il valore medio di giacenza annuo di depositi e conti correnti bancari e postali, che sino ad oggi era stato escluso dalla componente mobiliare del nucleo familiare.

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Il 1° Novembre termina il periodo transitorio dei trattenimenti in servizio già concessi nelle Pubbliche Amministrazioni. Il personale interessato sarà collocato in pensione d'ufficio.

Kamsin Ancora pochi giorni prima dello stop definitivo ai trattenimenti in servizio nella Pubblica Amministrazione. L'articolo 1, comma 2 del Dl 90/2014 convertito con legge 114/2014 ha abolito l'istituto del trattenimento in servizio prevedendo una disciplina transitoria per quei trattenimenti che erano già stati concessi alla data di entrata in vigore del Dl 90/2014 (25 Giugno 2014). Tali trattenimenti sono stati fatti salvi, infatti, sino al 31 ottobre 2014 (o fino alla loro scadenza, se anteriore) mentre i trattenimenti in servizio disposti ma non ancora efficaci a tale data sono stati revocati.

Alla luce di questa normativa il personale in parola dovrà, pertanto, essere obbligatoriamente posto in quiescenza dal 1° novembre 2014 non potendo piu' beneficiare del periodo transitorio.

Unica eccezione è prevista per i magistrati ordinari, amministrativi, contabili, militari. In loro favore si è previsto, per garantire la funzionalità degli uffici giudiziari, che i trattenimenti in servizio (anche quelli non ancora disposti al 25 Giugno 2014) saranno fatti salvi fino al 31 dicembre 2015 (o fino alla loro scadenza, se anteriore).

Con la misura dunque viene meno quella possibilità che consentiva ai dipendenti pubblici, previo accoglimento della richiesta da parte dell'amministrazione di appartenenza in base alle proprie esigenze organizzative e funzionali, di restare in servizio per un biennio oltre il compimento dell'età pensionabile, cioè sino all'età di 68 anni (67 anni se è stato raggiunto un diritto a pensione prima del 2012).

L'entrata in vigore della misura è stata anticipata per il personale scolastico. Infatti la legge ha previsto che al fine di salvaguardare la continuità didattica e di garantire l’immissione in servizio fin dal 1° settembre i trattenimenti in servizio del personale della scuola sono fatti salvi fino al 31 agosto 2014 o fino alla loro scadenza (se anteriore).

Riforma Pensioni, ecco le nuove regole nelle PaZedde

L'Adepp critica la stangata prevista dalla legge di stabilità sulla previdenza privata. Sale infatti dall'11 al 20 per cento il prelievo sui fondi pensione e viene incrementata dal 20 al 26 per cento l'aliquota sui rendimenti delle Casse previdenziali private. 

Kamsin "Portare l'aliquota sui rendimenti al 26 per cento, dopo che una precedente norma di legge aveva stabilito una tassazione del 20 per cento in attesa di una ulteriore armonizzazione del sistema di primo e secondo pilastro, costituirebbe un unicum in Europa e un danno irreparabile per le future prestazioni pensionistiche, in particolare dei giovani professionisti". È duro il giudizio di Andrea Camporese, presidente dell'Adepp, al doppio colpo previsto dalla legge di stabilità sulle Casse private e i fondi pensione.

"L'aumento della tassazione, inoltre, sottrae risorse oggi indispensabili per permettere agli enti di continuare ad assicurare quel welfare integrato ed allargato resosi necessario per far fronte ad una delle peggiori crisi che abbia mai investito il sistema. Un sostegno che ha superato i 540 milioni di euro, che ha registrato un 65 per cento in più in termini nominali di azioni del Welfare messi in campo dalle casse di previdenza", ricorda Camporese.

La protesta contro i maxi rincari tributari arriva dopo la decisione del Governo di alzare il prelievo fiscale sulla previdenza privata. Un sistema che dovrebbe sorreggere le prestazioni obbligatorie per consentire ai giovani la percezione di una trattamento di quiescenza adeguato e compensare l'introduzione del sistema contributivo da cui scaturiranno assegni più magri rispetto al passato.

L'intervento del governo prevede infatti un duro innalzamento del prelievo fiscale sui rendimenti delle Casse private, che passerebbe dal prossimo anno dal 20 al 26 per cento, e l'incremento dall'11,5 al 20 per cento del prelievo sui fondi pensione. La stangata non risparmierà neanche i fondi di categoria o aziendali introducendo, di fatto, un regime fiscale  che li equiparerà, sostanzialmente, ai fondi di investitori privati a carattere speculativo.

"Equiparare quasi i fondi a un qualsiasi operatore speculativo di mercato significa travisare la missione istituzionale e costituzionale della previdenza obbligatoria penalizzando la contribuzione versata alle casse rispetto a quanto previsto per quella corrisposta all'Inps", osserva Camporese. Che chiede lo stralcio dell'aumento del prelievo fiscale in occasione della discussione della legge di stabilità: "l'iter parlamentare di approvazione della legge di stabilità dovrà consentire la correzione di questo grave atto di ingiustizia nei nostri confronti".

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Tra le novità compare l'ennesima proroga dell'uscita di scena di Equitalia, il cui termine viene portato al 30 giugno 2015 nell'attesa che il decreto attuativo della riforma fiscale evidenzi il nuovo quadro normativo.

Kamsin La legge di stabilità chiede ai Comuni un taglio ulteriore di 1,2 miliardi di euro ai propri bilanci. In cambio arriva una magra consolazione. Il disegno di legge offre, dall'altro piatto della bilancia, il taglio degli obiettivi da rispettare per il patto di stabilità 2015. La base di calcolo sarà rappresentata dalla spesa media 2010-2012, in cui comuni dovranno applicare il moltiplicatore 7,71 (invece del precedente 14,07) e le Province avranno un moltiplicatore del 7,83 (invece del 17). Una minore stretta che vale circa 3 miliardi ma sempre se i Comuni avranno in cassa denari da spendere.

Il ddl cancella il patto di stabilità integrato, cioè quella possibilità di ridistribuire autonomamente gli obiettivi di finanza pubblica tra gli enti di una regione, purché rimanga invariato l'obiettivo complessivo a livello regionale. Nelle gestioni associate, viene imposto che la redistribuzione degli obiettivi dagli enti capofila agli altri comuni possa essere disposta solo in presenza di un accordo tra loro.

Novità in arrivo anche per le partecipate. Ciascuna regione dovrà approvare entro marzo, ed attuare entro fine anno, un piano di razionalizzazione per tagliare il numero di società partecipate presenti nella regione. Per incentivare il compito si introducono sconti fiscali e bonus sul patto di stabilità degli enti locali, oltre alla possibilità di prevedere forme di mobilità del personale fra le società oggetto del piano di razionalizzazione.

Viene poi rilanciato l'obbligo di gestire gli affidamenti di servizi pubblici locali tramite ambiti ottimali, cancellando il ruolo dei singoli enti.

Disco verde anche al fondo per la giustizia. L'articolo 10 del ddl prevede un fondo presso il Ministero di Grazia e Giustizia, con una dotazione di 50 milioni di euro nel 2015, risorse che saranno portate a 90 milioni 2016 e raggiungeranno quota 120 milioni nel 2017. Obiettivi del fondo sono il ricupero dell'efficienza del sistema giudiziario nonché  il completamento del processo telematico.

Tra le ultime conferme c'è la ennesima proroga dell'uscita di scena di Equitalia, il cui termine di operatività viene portato ora al 30 giugno 2015 sempre in attesa che il decreto attuativo della delega fiscale chiarisca il nuovo ruolo dell'ente nella riscossione dei tributi locali.

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