Lavoro

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Solo Cgil e Uil proclameranno lo sciopero generale, mentre la Cisl si tira fuori e lascia la parola alla categoria del pubblico impiego, che annuncia la protesta per il 1 dicembre.

Kamsin La Cgil e la Uil proclameranno insieme a dicembre lo sciopero generale. E' quanto ha riferito il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, dopo aver incontrato i segretari generali di Cgil e Cisl, Susanna Camusso e Annamaria Furlan. «Con la Uil abbiamo convenuto di fare lo sciopero generale il 12 dicembre», ha confermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a margine del XVI congresso della Uil. Parlando con i giornalisti Camusso ha sottolineato «l'importante convergenza» trovata con la Uil sulla legge di Stabilità e sul Jobs act.

«La Cisl - ha riferito Barbagallo - ci ha comunicato che non aderirà». «Sulle modalità di come fare lo sciopero generale - ha proseguito - dovremo approfondire, comunque non il 5 dicembre». «La Cgil ha aderito alla nostra richiesta e la data verrà spostata. Quanto al pubblico impiego «noi speriamo ancora che si possa fare una mobilitazione unitaria», ha aggiunto.

«Noi non ci siamo sfilati, non abbiamo mai valutato di dichiarare lo sciopero generale», ha spiegato il leader della Cisl, Annamaria Furlan. La confederazione sindacale ha invece indetto uno sciopero nazionale di tutte le categorie del pubblico impiego (dalla scuola alla sanità) per il primo dicembre. Dopo questa data, il comitato esecutivo del sindacato ha deciso di proseguire la mobilitazione mettendo in campo tre manifestazioni in tre città il 2, 3 e 4 dicembre, rispettivamente a Firenze, Napoli e Milano. Al centro le richieste di politica economica e sociale.

La scelta di Cgil e Uil suscita invece reazioni negative nel governo e nel Pd: uno sciopero contro la legge di stabilita' e contro il jobs act non ha motivazioni, sostiene il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, presente al Congresso; "un errore" lo giudica Filippo Taddei.

Zedde

Le nuove regole valgono solo per le nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato. Il Governo rinuncia alla vacatio legis per accelerare i tempi di entrata in vigore delle norme.

Kamsin In Commissione Lavoro ha retto l'accordo raggiunto all'interno del Pd sulla riforma del mercato del lavoro. Sarà esclusa per i licenziamenti economici la possibilità di reintegra sul posto di lavoro, verrà sostituita da un indennizzo certo e crescente con le anzianità di servizio. La reintegra resta per i licenziamenti nulli e discriminatori nonchè specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare con tempi, però, certi per impugnare.

La formulazione è ancora vaga, perché il Jobs act è un disegno di legge delega e quindi fissa solo i principi generali che saranno poi dettagliati dalle norme attuative ma in ogni caso il reintegro nel posto di lavoro resterà per i licenziamenti nulli e discriminatori, cioè quelli basati sul credo politico o religioso. Mentre sarà cancellato per i licenziamenti economici, legati all’andamento dell’azienda, per i quali ci sarà solo un «indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità di servizio»; resterà il reintegro per «specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato». I casi concreti verranno indicati nel primo decreto attuativo, quello sul contratto unico a tutele crescenti che il governo vuole emanare il giorno stesso dell’entrata in vigore della delega, cancellando per di più i 15 giorni di vacatio legis che di solito passano tra la pubblicazione in Gazzetta ufficiale e l’entrata in vigore.

I nuovi indennizzi - Per quanto riguarda l'impugnazione del licenziamento economico, secondo i piani del Governo, viene previsto un indennizzo pari a 1,5 mensilità per ogni anno di lavoro del dipendente, con un tetto massimo di 36 mensilità. In caso, invece, di accordo tra le parti l'indennizzo non sarà superiore ad una mensilità per ogni anno di lavoro fino a un massimo di 24 mesi. Le nuove regole si applicheranno, com'è noto, solo ai lavoratori assunti dal prossimo anno. In caso di impugnazione inoltre le nuove regole prevedono tempi certi è più brevi di quelli attuali.

Le altre modifiche - Tra gli altri emendamenti che sono stati formulati dal governo, c'è la specificazione che i controlli a distanza saranno circoscritti ai soli impianti e agli strumenti di lavoro. Un altro emendamento, riformulato dal governo, chiarisce che le collaborazioni coordinate e continuative "sono una forma contrattuale che resterà in vigore fino al suo esaurimento".

Novità anche per la cassa integrazione: l'emendamento riformulato dal governo chiarisce che la norma che vieta la cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività aziendale o di un ramo si applica alle sole cessazioni definitive. Pertanto, se è possibile la prosecuzione dell'attività aziendale, l'erogazione non sarà arrestata. 

Zedde

E' possibile recuperare i giorni di malattia solamente nel caso in cui la malattia del prestatore di lavoro sia incompatibile con la funzione del riposo ed il recupero delle energie psico fisiche di cui avrebbe usufruito il soggetto se fosse stato in ferie in condizioni normali.

Kamsin Con l'avvicinarsi delle vacanze natalizie arrivano le tanto sospirate ferie. Purtroppo, a volte, questa atmosfera di gioia rischia di essere cancellata quando arriva una malattia. In questo caso però i lavoratori possono evitare di perdere i giorni ferie che erano stati chiesti, prima della malattia, al datore di lavoro. Ma per salvare i restanti giorni il lavoratore dipendente deve mettere in atto alcuni adempimenti burocratici.

In primo luogo l'interessato deve chiamare il medico per documentare la situazione, e ottenere, in questo modo, la prognosi e la diagnosi della malattia. Il medico dovrà, quindi, spedire i certificati per via telematica all'Inps, che a sua volta dà notizia al datore di lavoro della prognosi. In caso di ricovero ospedaliero, o nei casi in cui il medico non è in condizione di usare il computer, o si è all'estero, l'interessato deve inviare i certificati cartacei a Inps e azienda. Il malato "sfortunato" dovrà, inoltre, rispettare le fasce di reperibilità giornaliera, anche durante i giorni festivi, per evitare che l'eventuale controllo fiscale vada a vuoto con conseguente perdita della indennità di malattia.

Si ricorda, tuttavia, che solo le malattie piu' gravi consentono di fare salve le ferie e di attivare l'indennità di malattia. Secondo la Corte costituzionale, infatti, bloccano le ferie le malattie che non permettono al lavoratore di recuperare le energie psicofisiche.

In altre parole, la malattia che insorge durante il periodo di ferie ne interrompe il decorso solamente nel caso in cui la malattia del prestatore di lavoro sia incompatibile con la funzione del riposo ed il recupero delle energie psico fisiche di cui avrebbe usufruito il soggetto se fosse stato in ferie in condizioni normali. Ad esempio, dunque, non annullano le ferie episodi quali raffreddori, una febbre blanda, i dolori mestruali, i mal di testa, mal di gola, i dolori alla schiena. I lavoratori sono avvisati.

Zedde

Ci sara' soltanto un indennizzo economico per i lavoratori licenziati ingiustamente per motivi economici. E' quanto prevede l'emendamento del governo al jobs act che esclude "per i licenziamenti economici la possibilita' della reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, prevedendo un indennizzo economico certo e crescente con l'anzianita' di servizio". Kamsin L'emendamento al comma 7 del ddl delega sul lavoro, quello che modifica l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, prevede infatti "il reintegro per specifici casi di licenziamento disciplinare ingiustificato".

L'emendamento esclude "per i licenziamenti economici la possibilita' della reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, prevedendo un indennizzo economico certo e crescente con l'anzianita' di servizio e limitando il diritto alla reintegrazione ai licenziamenti nulli e discriminatori e a specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato".

L'elencazione delle fattispecie, frutto dell'accordo raggiunto con la minoranza Dem, sarà prevista all'interno di un decreto delegato che il Governo si è impegnato ad approvare entro il 1° Gennaio 2015 una volta convertito in legge il ddl delega.

La modifica sembra trovare d'accordo anche Ncd: "Siamo vicinissimi ad un accordo con il Pd sul lavoro" ha detto Angelino Alfano ai microfoni di Agora', su RaiTre. Il leader Ncd ha spiegato di aver sentito telefonicamente nella notte "il senatore Maurizio Sacconi e credo che ci siamo". Le parole di Angelino Alfano e Maurizio Sacconi sembrano quindi stemperare le tensioni. Sul Jobs act, ha invece detto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, "la determinazione del governo e del presidente del Consiglio ad andare avanti e' assolutamente ferrea". 

Zedde

Il voto finale sulla delega per la Riforma del Mercato del Lavoro è previsto per il 26. Il termine per la presentazione degli emendamenti in Aula è fissato per venerdì.

Kamsin Nuove tensioni sul Jobs act e sull'articolo 18 tra il Governo e la maggioranza. Il sottosegretario al ministero del Lavoro, Teresa Bellanova, ha annunciato che oggi presenterà in commissione Bilancio della Camera di un emendamento sul tema dell'articolo 18 e ha cosi' innescato le critiche del Nuovo centrodestra, principale alleato del Pd di Renzi.

"Il Governo" ha detto il Sottosegretario Bellanova, "presentera' un emendamento per finalizzare il reintegro per i licenziamenti disciplinari con la definizione del perimetro delle tipologie di indennizzo, che prevedono il reintegro". La proposta di modifica, secondo quanto si apprende, sara' solo una riformulazione e non conterra' novita' di merito. In particolare sara' introdotto il reintegro nei casi di licenziamento disciplinare in cui le motivazioni addotte dall'azienda vengano riconosciute nulle o inesistenti. L'annuncio, come detto, non e' piaciuto al partito di Angelino Alfano. Maurizio Sacconi, capogruppo di Ncd a palazzo Madama ed ex ministro del Lavoro, e' stato chiaro: "Se vedessimo un testo diverso da quello che conosciamo ce ne andremmo dalla Commissione e si aprirebbe un bel contenzioso nella maggioranza".

Ma è la stessa Bellanova a gettare acqua sul fuoco precisando che resta ferma la reintegra per i licenziamenti discriminatori, per i licenziamenti economici e' previsto un indennizzo economico crescente con l'anzianita', mentre per i licenziamenti disciplinari ingiustificati e' previsto il reintegro sul posto di lavoro per talune specifiche fattispecie che definiremo nei decreti delegati. Non capisco", ha concluso, "le ragioni del pandemonio che si e' creato".

Ieri, intanto, è stato approvato un altro emendamento che limita lo stop alla cassa integrazione: non arriverà più, come stabilito nel testo approvato dal Senato, in caso di semplice cessazione di attività ma solo in caso di «cessazione definitiva di attività». Gli assegni continueranno ad essere pagati, in sostanza, se c’è la concreta possibilità di una riconversione dell’impianto anche se la produzione è ferma ormai da tempo.

Una volta finito l’esame in commissione, il Jobs act arriverà in Aula entro il 21 novembre, con il voto finale previsto per il 26.

Zedde

E' iniziato l'esame dei 480 emendamenti al disegno di legge delega sulla Riforma del Mercato del Lavoro. Il Provvedimento è atteso venerdì in Aula per il voto finale.

Kamsin Delega sul Jobs Act al rush finale. I lavori in Commissione a Montecitorio dovranno concludersi entro giovedì in quanto il giorno successivo il provvedimento è atteso dall'Assemblea per il voto finale. Poi il testo della delega dovrà poi tornare al Senato per la terza lettura. E' questa la tempistica con cui il provvedimento vedrà la luce secondo il calendario di marcia fissato da Palazzo Chigi. Una volta ottenuto il via libera dal Parlamento sulla delega, il governo intende approvare, entro la fine di dicembre, almeno un paio di decreti attuativi che daranno sostanza e contenuto al Jobs act. Soprattutto per quanto riguarda l'introduzione del contratto a tutele crescenti.

Ed è su questo terreno il nodo più difficile con lo scontro sui licenziamenti disciplinari. Il governo si prepara a compilare una lista di fattispecie che comporteranno il reintegro invece che l’indennizzo. Ma sull’estensione della casistica dentro la maggioranza si scontrano filosofie opposte. L’Ncd chiede che il reintegro sia limitato a pochi casi assimilabili alla discriminazione mentre la minoranza Pd auspica che il licenziamento sia confinato alle violazioni più gravi. 

Secondo quanto anticipato dal Governo i casi specifici in cui sarà ammissibile il reintegro dipenderà dalla “procedibilità”: se il reato di cui è ingiustamente accusato il dipendente licenziato è “procedibile d’ufficio” allora il giudice potrà anche disporre il reintegro; se invece il reato di cui si è accusati è procedibile solo a querela, allora - sempre casomai fosse un’accusa falsa e insussistente - il licenziato avrà solo l’indennizzo monetario.

I capitoli su cui si interverrà, oltre all'articolo 18, riguardano il controllo a distanza, il sostegno alle cure parentali e una tutela aggiuntiva per le donne che hanno subito violenza.

Cesare Damiano, presidente pd della commissione, tra i protagonisti della mediazione, è ottimista: «Se tutto fila liscio, si va spediti». Quanto ad altri aggiustamenti: «Se c’è qualcosa che non mette in discussione l’impianto della delega, si fa». Terreno minato, perché l’Ncd sembra intenzionato a resistere, come spiega il capogruppo in commissione Sergio Pizzolante: «I contenuti dell’articolo 18 sono quelli concordati tra il ministro Poletti e il senatore Sacconi e non quelli interni al Pd. Le modifiche al testo del Senato possono riguardare solo limitatissimi casi assimilabili ai licenziamenti discriminatori». Riferimento alla novità (rispetto al Senato) del reintegro per i licenziamenti disciplinari. Fattispecie che sarà dettagliata solo nei decreti delegati (emanati dal governo, dopo il via libera dato dal Parlamento con la legge delega).

Ieri è stato respinto un emendamento M5S che chiedeva la soppressione della delega, con 23 voti contrari e 15 a favore. In commissione, il governo conta su una maggioranza di 26 membri su 46 (21 pd, 2 ncd e 3 centristi).

Zedde

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