Sergey

Sergey

Mi occupo di diritto della previdenza e del lavoro. Mi sono laureato nel 1976 in Giurisprudenza alla Cattolica. Dal 1985 lavoro all'Inps.

Interessati dal provvedimento 6500 lavoratori licenziati unilateralmente tra il 2009 e il 2011 e 2500 in congedo per assistere parenti disabili.

C'è tempo sino al prossimo 26-27 febbraio per la presentazione delle istanze di accesso alla quarta salvaguardia di cui al decreto legge 102 del 31 agosto 2013. A fissare la scadenza per i 9mila esodati è stato il Ministero del Lavoro con la circolare 44 del 12 novembre 2012 con la quale sono stati diffusi i modelli e le istruzioni operative per inviare l'istanza alle Direzioni Territoriali del Lavoro. Tenuti all'adempimento sono:

a) i 6.500 lavoratori indicati nell’articolo 11, Dl 102/2013, licenziati per via unilaterale, il cui rapporto di lavoro è terminato entro il 31 dicembre 2011 ma non prima dell’1 gennaio 2009, a condizione che dopo la cessazione non abbiano conseguito un reddito annuo complessivo superiore a 7.500 euro (e non relativo a contratti dipendenti a tempo indeterminato) e che abbiano i requisiti anagrafici e contributivi che in base alle normativa previgente avrebbero dato diritto all’assegno previdenziale entro il 6.1.2015.

b) i 2.500 lavoratori previsti dall’articolo 11 bis Dl 102/2013 che nel 2011 erano in congedo o fruivano di permessi per assistere parenti disabili, purché perfezionino i requisiti utili per conseguimento dell’assegno pensionistico entro il 6.1.2015.

I soggetti in questione devono presentare istanza di accesso al beneficio della salvaguardia presso la Direzione territoriale del lavoro competente in base alla residenza anagrafica del lavoratore entro il 26 febbraio 2014 (Circolare Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali numero 44 del 12 novembre 2013).

Tenuti al medesimo adempimento, ma entro il 27 Febbraio, sono i lavoratori tutelati dall'articolo 2 commi 5 bis e ter del medesimo decreto legge. Si tratta dei lavoratori dipendenti delle regioni, delle aziende sanitarie locali e degli enti strumentali in esonero dal servizio ai sensi delle leggi regionali di recepimento, diretto o indiretto, dell'Istituto dell'esonero dal servizio, nonché i lavoratori che alla data del 4 dicembre 2011 siano stati esonerati dal servizio.

I lavoratori questione per accedere al beneficio devono trovarsi in esonero dal servizio alla data del 4 dicembre 2011 da intendersi in corso anche in caso di provvedimento di concessione emanato dopo la predetta data a seguito di domanda presentata prima del 4 dicembre 2011.

I soggetti interessati devono presentare istanza di accesso al beneficio della salvaguardia presso la Direzione territoriale del lavoro competente entro il 27 febbraio 2014 (Circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali numero 44 del 12 novembre 2013).

Su oltre 130 mila esodati salvaguardati con i primi tre provvedimenti, il 63% ha ricevuto la lettera di certificazioni ma solo il 27% ha avuto la liquidazione della pensione.

L'Inps ha aggiornato la tabella riepilogativa delle operazioni di salvaguardia attualmente in corso e delle certificazioni inviate ai beneficiari alla data del 31 gennaio 2014. Il documento, a differenza dello scorso rapporto pubblicato il 20 gennaio, fa il punto della situazione anche riguardo ai 40 mila lavoratori in mobilità ordinaria di cui alla seconda salvaguardia.

Relativamente alla prima salvaguardia (Dl 201/2011), su un totale di 65mila soggetti, l'Inps ha inviato 62.401 certificazioni ed ha liquidato un numero di pensioni pari a 31.718. Nella seconda salvaguardia (Dl 95/2012), su un totale di 55mila soggetti salvaguardati, l'Inps ha certificato solo 14.576 posizioni ed ha liquidato 1.881 pensioni. Infine per la terza salvaguardia (legge 228/2012), su un totale di 10.130 posizioni complessivamente tutelate, l'Istituto di Previdenza ha certificato 5.816 posizioni ed ha liquidato 1.602 pensioni.

Con questi numeri l'Inps ha certificato 82.793 posizioni ed ha liquidato 35.201 pensioni al 31 gennaio 2014. Vale a dire che, su un totale di 130.130 soggetti complessivamente salvaguardati con i primi tre provvedimenti, l'Inps ha certificato il diritto per oltre 63% dei lavoratori ed ha liquidato la pensione al 27% degli aventi diritto. 

Dai dati emerge tuttavia che nella seconda salvaguardia le operazioni di certificazione sono ancora piuttosto lente. Soprattutto per quanto riguarda i lavoratori mobilità ordinaria di cui all'articolo 22, comma, 1 lettera a) del dl 95/2012: su una platea di 40.000 soggetti l'Inps ha certificato infatti solo 5.808 posizioni. Questo a causa, secondo i sindacati, della lentezza nell'invio da parte delle aziende dei nominativi dei lavoratori interessati agli accordi per la gestione delle eccedenze occupazionali.

Sulle pensioni liquidate, l'Inps ricorda che i numeri sono fisiologicamente "bassi" in quanto sono state liquidate esclusivamente le pensioni con decorrenza fino a gennaio 2014. Il numero è quindi destinato ad incrementaresì nel corso dei mesi in relazione al raggiungimento della data di accesso al pensionamento da parte dei beneficiari. Molti lavoratori, soprattutto coloro le cui aziende hanno stipulato accordi sindacali entro il 31/12/2011 maturano la decorrenza della prestazione pensionistica non nell'immediato bensì nei prossimi anni (esistono molti lavoratori la cui decorrenza pensionistica è prevista per il 2018).

Nessun dato invece è disponibile per la quarta e per la quinta salvaguardia in quanto le operazioni sono ancora in fase di svolgimento. Per quanto riguarda infatti la quarta salvaguardia (dl 101/2013 e dl 102/2013) i soggetti interessati devono presentare istanza di accesso al beneficio presso la Direzione territoriale del lavoro competente entro il 26-27 febbraio 2014.

Per la 5ª salvaguardia (legge 147/2013) si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto ministeriale firmato la settimana scorsa dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini.

Le questioni sul tavolo del nuovo esecutivo non cambiano. Esodati, revisione dell’età pensionabile e pensioni d’oro saranno alcuni dei principali banchi di prova per il successore di Letta.

E’ ormai chiaro che nei prossimi giorni assisteremo alla nascita dell’esecutivo Renzi, molto probabilmente con la medesima maggioranza che ha sostenuto Letta. Se non ci saranno defezioni dell’ultimo minuto, Renzi riceverà infatti la fiducia da parte del Pd, Scelta Civica e del Nuovo Centro Destra. Un governo che, nelle intenzioni del Leader del Pd, dovrà agire in fretta e fisserà una road map per i primi cento giorni con molta carne sul fuoco.

La svolta renziana potrebbe interessare anche gli innumerevoli problemi in materia di lavoro e previdenza che l’ex premier Letta non è riuscito, suo malgrado, a risolvere. Vediamo dunque quali sono i punti principali che Renzi dovrà affrontare nelle prossime settimane e la linea politica che sarà adottata. 

Esodati - Il governo dovrà proseguire nell’estensione della salvaguardia in favore di chi è rimasto oggi escluso. Ciò potrebbe significare l’inclusione in salvaguardia anche dei lavoratori che maturano la decorrenza della prestazione oltre il 6.1.2015, attuale limite per molte categorie di soggetti. Per Renzi tutti i lavoratori in questione devono ricevere adeguata tutela. Si parla però di ulteriori 100mila soggetti che dovrebbero entrare in salvaguardia e reperire le risorse necessarie potrebbe non essere affatto semplice. Dalle risorse si comprenderà anche il modo in cui si interverrà: sullo sfondo c’è infatti l’alternativa di un provvedimento omnibus, come vorrebbero i renziani (magari con la creazione di un fondo apposito costituito dalle risorse derivanti dai contributi prelevati sulle pensioni d'oro) oppure, piu’ verosimilmente, attraverso il varo di provvedimenti singoli come è avvenuto sino ad oggi.

Resta inteso comunque che il nuovo governo dovrà attuare i provvedimenti in scadenza. Che non sono pochi. In particolare c'è la pubblicazione del quinto decreto sulla salvaguardia (legge 147/2013) e soprattutto la pubblicazione del quarto decreto di prolungamento di sostegno al reddito per i lavoratori con decorrenza della pensione nel 2014.

Pensioni Flessibili - Renzi avra' sul tavolo anche il lavoro svolto da Enrico Giovannini per l’introduzione di una maggiore flessibilità in materia pensionistica. L’idea a cui ha lavorato l’ex presidente dell’Istat è di riconoscere la pensione con un anticipo di 2 o 3 anni ai lavoratori che sono rimasti senza impiego e senza ammortizzatori sociali a condizione che abbiano perfezionato almeno 62 anni di età e 35 di contributi attraverso un prestito previdenziale. E' chiaro tuttavia che la Riforma Fornero, nella sua interezza, non sarà messa in discussione da Renzi.

Pensioni d’oro - Tra i capitoli aperti c'è anche quello della spending review sulla quale sta lavorando il commissario straordinario Cottarelli. Qui tra le novità che potrebbero vedere la luce c’è la “sforbiciata” sulle pensioni medio-alte retributive (cioè calcolate sulla base dello stipendio e non sui contributi versati) che non dovrebbero vedere particolari dietrofront da parte del nuovo esecutivo. La Camera ha peraltro di recente ha provato una mozione che impegnava il governo a una puntuale verifica dell'attuazione del contributo di solidarietà approvato con l'ultima legge di stabilità. 

Opzione Donna - Renzi dovrebbe anche affrontare l’estensione del regime sperimentale donna. La Camera dei Deputati ha infatti approvato una mozione che impegna il governo a chiedere all’Inps la fruizione dell’opzione a tutte le donne che maturano i 57 anni (58 per le autonome) e 35 anni di contributi entro il 31.12.2015.

L'opzione donna (articolo 1, comma 9 della legge 243/04) consente alle lavoratrici di accedere alla pensione sino al 31.12.2015 con 57 anni di età (58 se autonome) e 35 anni di contributi a condizione di optare per la liquidazione del trattamento pensionistico con il solo calcolo contributivo. La circolare Inps 35/2012 ha precisato però che - ai fini dell'accesso al regime - entro il 31 dicembre 2015 deve verificarsi la decorrenza del trattamento pensionistico e non la maturazione dei requisiti oltre ad disposto l'applicazione della stima di vita. Ora dal nuovo esecutivo si attende una accelerazione nella risoluzione della questione.

Avanza il progetto di legge che potrebbe salvare dalle nuove regole di pensionamento circa 4mila professori che hanno maturato i requisiti nel corso dell'anno scolastico 2011/2012

La proposta di legge targata Ghizzoni (Pd) e Marzana (M5S) contenente la deroga in materia di pensionamento per il personale della scuola (cd. questione della "Quota 96") potrebbe diventare legge entro il prossimo Aprile. È quanto ha lasciato ieri intendere la relatrice al progetto di legge Barbara Saltamartini (Ncd) che tuttavia non ha nascosto che il Ministero dell'Economia e delle Finanze deve dare ancora il via libera all'operazione. "Stiamo aspettando chiarimenti dal sottosegretario all'Economia Giorgetti relativamente ai costi dell’operazione" ha affermato la Saltamartini.

La proposta, com’è noto, è al centro di una profonda discussione da diversi mesi ormai. Sullo sfondo il problema di diverse migliaia di insegnanti che si sono visti sfumare la possibilità di andare in pensione dopo l’approvazione della Riforma Fornero nel dicembre 2011. L'articolo 24 del Dl 201/2011 infatti non ha riconosciuto la specificità del comparto scuola (i professori vanno in pensione in una data prestabilita, il 1° Settembre - in coincidenza con la fine dell'anno scolastico - per evitare interruzioni didattiche) lasciando gli insegnanti che hanno maturato i requisiti pensionistici dopo il 31.12.2011 soggetti alle nuove regole.

“I lavoratori del comparto scuola che maturavano i requisiti nel corso dell'anno scolastico 2011/2012 dovevano essere trattati tutti allo stesso modo. Invece hanno subito conseguenze diverse a seconda se i requisiti sono stati perfezionati prima o dopo del 31.12.2011, data in cui sono entrate in vigore le nuove regole” spiega Bruno Palmieri del Patronato Inca di Roma. “Chi ha maturato i requisiti entro il 31.12.2011 ha potuto beneficiare del vecchio regime, gli altri sono rimasti soggetti alle nuove regole. Una questione non da poco perchè significa dover rimanere sul lavoro per almeno altri 3-4 anni”.

Ora il progetto di legge potrebbe affrontare il problema e concedere la pensione a decorrere dal 1º settembre 2014 per gli insegnanti che hanno perfezionato i requisiti di pensionamento previgenti all'entrata in vigore della riforma Fornero entro la fine l'anno scolastico 2011/2012. Secondo la Saltamartini i tempi devono essere però rapidi. Entro il 30 Aprile la proposta di legge dovrebbe essere approvata per consentire ai Prof di presentare la domanda all'Inps entro il 31 maggio e quindi poter conseguire la pensione dal prossimo 1° Settembre.

La graduatoria - La proposta di legge stanzia risorse sufficienti per garantire il mantenimento delle previgenti regole solo per 4mila insegnanti. Qualora il numero delle domande di pensione presentate dai professori risultassero superiori, l’Inps sarà costretto a stabilire una graduatoria formulata sulla base della somma dell'età anagrafica e dell'anzianità contributiva posseduta dall’insegnante alla data di scadenza della domanda.

Gli interessati - I professori interessati dalla novità sono coloro che hanno raggiunto entro il 31 agosto 2012 i vecchi requisiti pensionistici (quelli in vigore prima del Dl Salva Italia). Parliamo cioè della vecchia quota 96 (60 anni e 36 di contribuzione o 61 anni e 35 di contribuzione) oppure 40 anni di contribuzione per la pensione di anzianità; oppure 65 anni d'età (61 se donne) con 20 di contributi per la pensione di vecchiaia.

La legge di stabilità 2014 ha riconosciuto l'idoneità della contribuzione figurativa maturata attraverso i permessi della legge 104/92 ad evitare le penalizzazioni. 

Con il nuovo anno si ampliano i periodi di contribuzione figurativa utile ad escludere le penalizzazioni previste per chi accede alla pensione anticipata prima di aver compiuto i 62 anni di età.

Com'è noto, l’articolo 6, comma 2-quater del decreto legge 216/2011, per favorire i cd. lavoratori precoci, aveva stabilito l'esclusione dalla decurtazione dell’assegno pensionistico a quei lavoratori che raggiungessero i requisiti contributivi utili per la pensione anticipata entro il 31.12.2017 a condizione che la contribuzione risultasse composta solo da prestazione effettiva di lavoro e da limitati periodi di contribuzione figurativa quali l’astensione obbligatoria per maternità, l’assolvimento degli obblighi di leva, infortunio, malattia e cassa integrazione guadagni ordinaria.

Il Governo, sotto la pressione dei partiti della maggioranza, aveva già arricchito con il Dl 101/2013 i periodi di contribuzione figurativa utili ad escludere la penalizzazione ricomprendendo sia quella derivante dalla donazione di sangue e di emocomponenti sia quella dei congedi parentali di maternità e paternità previsti dal Dlgs. 151/ 2011. Ora la legge di stabilità 2014 (articolo 1, comma 493, legge 147/2013) è intervenuta nuovamente sulla materia aggiungendo alla contribuzione figurativa utile ad escludere la penalizzazione anche quella derivante dai congedi e permessi per l'assistenza di parenti con gravi disabilità secondo quanto previsto dall'articolo 33 della legge 104 del 92.

"Si tratta di un rimedio atteso da tempo" afferma Bruno Palmieri del Patronato Inca di Roma: "penalizzare quei lavoratori che hanno fruito dei permessi per assistere i portatori di handicap era assurdo ed è stato piu' volte segnalato al Ministero e all'Inps. Va sottolineato però che non sono ancora valorizzabili tutti gli altri periodi sottoposti a contribuzione figurativa: cioè la mobilità, cassa integrazione straordinaria o in deroga, le giornate di sciopero e le aspettative senza assegni conseguite a qualsiasi titolo. Ci aspettiamo che il governo intervenga anche su questi fronti" ha detto il sindacalista.

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