Redazione

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- Roma, 24 lug. - Qualche piccolo diverbio con la sicurezza, un po' di agitazione da parte delle forze dell'ordine, ma poi la manifestazione inscenata da M5s, Sel e Lega davanti al Quirinale si conclude senza particolari tensioni. Cronaca di una protesta inusuale mentre decine e decine di turisti passano interrogandosi su quanto accade. "E' l'ultimo atto istituzionale", dice Vito Crimi, "poi non risponderemo delle nostre azioni". I piu' agguerriti tra i parlamentari arrivati al Colle per reagire contro la decisione della maggioranza di contingentare i tempi sulle riforme, sono proprio i grillini. "Io qui non sono una signora ma una senatrice, sono loro che hanno infranto le regole", dice Paola Taverna prima di sedersi insieme agli altri colleghi nella piazza antistante al Quirinale. Un breve diverbio con un carabiniere ("io conto come il due di coppe...", e' la risposta del militare), e poi tutti ad aspettare il rientro dei capigruppo ricevuti al Quirinale. I pentastellati indossano una fascia tricolore al braccio. "Dobbiamo essere compatti, un esercito", dicono all'unisono. Qualche metro piu' in la' c'e' la pattuglia dei leghisti, piu' defilati quelli di Sel. L'iniziativa viene organizzata quasi spontaneamente. In una riunione dell'opposizione Mario Mauro e gli altri 'frondisti' avevano ipotizzato di ricorrere all'Aventino ma nessuno aveva accennato alla possibilita' di far visita a Giorgio Napolitano. Di primo mattino il dibattitoin Aula non aveva registrato scontri, qualche trattativa tra i 'ribelli' del Pd e l'ala governativa (c'e' chi ha parlato di una telefonata tra Chiti e Renzi), qualche timido contatto con gli esponenti di Sel e del Carroccio. A scatenare la rabbia di quelli che il premier chiama 'frenatori' delle riforme e' la decisione di applicare la tagliola. "State mettendo la Costituzione sotto i piedi", attaccano i grillini, vola qualche 'vaffa' (piu' di uno della grillina Taverna all'indirizzo dei colleghi del Pd) mentre il leghista Divina strappa la Costituzione e qualche altro senatore del M5s scatta selfie e foto di gruppo di chi non e' d'accordo con la maggioranza e il governo. Maria Elena Boschi nell'Aula non batte ciglio, saluta Paolo Romani che aveva rivolto, tra i mugugni di qualche forzista, l'invito a Sel a ritirare una parte degli emendamenti e poi torna ad ascoltare gli interventi dell'Aula, "si va avanti fino alla fine", ripete, niente slittamento a settembre. Gli epiteti peggiori da parte dei pentastellati sono riservati al capogruppo del Pd Luigi Zanda ("fascista", gli gridano dai banchi M5s), oltre che a Romani, "sembra di ascoltare Renzi", urla qualcuno). Ma Silvio Berlusconi anche ieri sera durante una cena con alcuni azzurri ha confermato che lui manterra' la parola data, anche se non capisce la fretta di Renzi. Il premier e' determinato ad andare avanti a ritmo serrato e allora per i 'frenatori' non resta che cercare la porta di Giorgio Napolitano, "il presidente del Consiglio non ci rappresenta piu". E cosi' parte un corteo silenzioso che passando davanti palazzl Chigi arriva fino al Quirinale. Ad 'aprire' pero' e' il Segretario generale della Presidenza della Repubblica, perche' Napolitano "ha mal di denti - spiega Petrocelli M5s dopo piu' di un'ora di colloquio - ma abbiamo ottenuto attenzione. Marra ci ha detto che il Presidente vigilera' sull'iter delle riforme".

- Roma, 24 lug. - E alla fine sulle riforme scatta la 'tagliola'. Tutto dovra' essere concluso entro l'8 agosto. L'opposizione insorge e va in corteo al Quirinale, dove i capigruppo di 5 Stelle, Lega e Sel vengono ricevuti (non da Napolitano, "era leggermente indisposto", scrivera' in serata Beppe Grillo su twitter, ma dal Segretario generale Marra). Il premier Matteo Renzi, pero', tira dritto, "piaccia o non piaccia le riforme le faremo".

E' l'epilogo di una giornata convulsa, iniziata questa mattina con il protrarsi dell'ostruzionismo in Aula al Senato, l'immagine plastica dell'impantanamento del ddl Boschi e il rischio che il primo via libera alle riforme slitti a settembre. Dopo un nuovo tentativo di mediazione con le opposizioni (solo Sel e' autrice di circa 6mila emendamenti sui 7.800 totali), tuttavia, il governo detta la linea dura e si va allo scontro. In Conferenza dei capigruppo a spiegare le intenzioni di palazzo Chigi e' il ministro Maria Elena Boschi: nessun rinvio a settembre, "noi andiamo avanti". Per poi aprire un piccolo spiraglio: "siamo disponibili ad approfondire alcune questioni, purche' non stravolgano l'impianto del ddl". Ovvero, e' categorico il ministro, "il Senato non elettivo non si tocca".

'Marcia' sul Colle e 'Vaffa', la protesta dei frenatori

Ma gia' si diffonde la voce dell'intenzione della maggioranza di ricorrere alla 'tagliola', ovvero il contingentamento dei tempi, sia per la discussione che per le votazioni. L'obiettivo del premier, del resto, e' di incassare il primo via libera al ddl costituzionale prima della pausa estiva. E cosi', a nulla valgono gli appelli del Pd e di Forza Italia alle opposizioni a sfoltire l'ingente mole di emendamenti. Dopo una riunione tra M5S, Lega, Sel, Gal, e alcuni dissidenti di Pd e FI, c'e' il secondo round della capigruppo: "Le nostre proposte sono le stesse di sempre - riassume Loredana De Petris - cioe' Senato elettivo, riequilibrio dei poteri con la Camera, referendum. Vogliamo una risposta scritta".

Ma la trattativa, per il premier e la maggioranza (piu' morbida, invece, la posizione degli azzurri) e' ormai giunta alla dead line. E cosi', si decide per la 'tagliola', le opposizioni insorgono, scoppia la bagarre in Aula quando il presidente Pietro Grasso elenca il timing: 135 ore complessive in due settimane per ddl riforme e decreti in scadenza, di cui 120 per le riforme. E ancora, 20 ore dedicate al dibattito, 80 alle votazioni. Secondo Calderoli, una scelta inutile, visto che "sara' comunque impossibile licenziare il ddl entro l'8 agosto".

Lega, 5 Stelle e Sel annunciano battaglia, accusano Renzi di aver dato un colpo ferale alla democrazia e abbandonano l'Aula per andare in corteo al Colle. Il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, va giu' duro: "Invece di occuparsi di disoccupazione e immigrazione, Renzi pensa al Senato. Incapace!". Beppe Grillo, in un tweet, non e' da meno: "La democrazia e' stata uccisa. Noi non molliamo". Ma non ha alcuna intenzione di mollare nemmeno Renzi, che in un'intervista garantisce: "Non mollo. Basta con quelli che dicono sempre no". Poi taglia corto: "Piaccia o non piaccia le riforme le faremo".

Mentre, via social network, il ministro Boschi annuncia: "L'ultima parola sulle riforme sara' dei cittadini. Referendum comunque!". Secondo i maliziosi, una 'mossa' per evitare l'accusa di modifiche alla Costituzione fatte a suon di maggioranza. Il clima, quindi, resta teso. E non solo per la dura contrapposizione tra maggioranza e opposizione, che porta il solitamente 'pacato' capogruppo Pd Luigi Zanda ad alzare la voce in Aula e accusare i grillini di pronunciare "parole luride". Ma perche' anche all'interno degli stessi partiti che sostengono le riforme, Pd e FI in testa, resta alto il malumore.

Lo stesso leader azzurro, Silvio Berlusconi, 'silente' ufficialmente, non condivide fino in fondo la linea dura dettata da Renzi, che amplia i dubbi sulle reali intenzioni del leader Pd: mira al voto anticipato, e' la riflessione, ma cosi' rischia di andare a sbattere. Tuttavia, nessun passo indietro sulle riforme, FI manterra' la parola fino in fondo, e' la garanzia ribadita all'inquilino di palazzo Chigi, e tanto per assicurarsi che i dissidenti in casa forzista non facciano scherzi, l'ex premier incontra a palazzo Grazioli Fitto, che al Senato guida una pattuglia di almeno 7-9 senatori.

Un incontro, viene spiegato, lungo e proficuo ma che non viene definito risolutivo. Il gelo tra i due non e' piu' tale, viene ancora spiegato, ma i 'nodi' restano, con distanze di posizione per quel che riguarda la linea politica di Forza Italia (anche sulle riforme) e le modalita' di selezione della nuova classe dirigente (leggasi, primarie a tutti i livelli, leadership e premiership comprese). A fine giornata M5S avverte: "Se Napolitano resta sordo al grido di allarme nulla sara' piu' come prima".

- Roma, 24 lug. - Nella prima avanguardia c'e' unnutrito pacchetto di leghisti, in prima linea Divina che tiene tra le mani una copia della Costituzione. Piazza del Quirinale comincia a riempirsi, questa volta di eletti dal popolo e non da cittadini che protestano. E' la clamorosa protesta delle opposizioni contro la 'tagliola' al Senato sulle riforme. Contenuti da un corposo cordone sicurezza, i parlamentari, tra i quali alcuni con fascia tricolore al braccio, si ammassano via via davanti all'accesso principale del Quirinale. Secondo gli scambi tra le forze dell'ordine, che suggeriscono una collocazione un po' piu' defilata, e i manifestanti, non e' escluso che una piccola delegazione possa essere ricevuta, magari dal Segretario generale del Colle. "Solidarietà di Fratelli d'ItaIia ai gruppi di opposizione al Senato in marcia verso il Quirinale", twitta Giorgia Meloni. "Una delegazione di Fdi-An si unirà a loro", aggiunge. .

- Roma, 24 lug. - Alla fine e' calata la ghigliottina, anzi la 'tagliola', come era ampiamente nelle attese. Contingentamento dei tempi del dibattito in aula al Senato sulle riforme, con l'obiettivo di arrivare a votare il ddl entro l'8 agosto.

Le opposizioni hanno subito reagito, e sono salite questa sera al Colle in segno di protesta. I pentastellati hanno inscenato un sit-in di protesta, seduti sul piazzale del Quirinale, con la fascia tricolore al braccio. I capigruppo di Sel, Lega e M5S sono stati ricevuti al Quirinale. Gianmarco Centinaio per il Carroccio, Vito Petrocelli in rappresentanza dei grillini e Loredana De Petris per Sel sono arrivati al Colle, insieme ai colleghi di partito, per protestare contro la decisione della maggioranza di contingentare i tempi sulle riforme.

Intanto il premier Matteo Renzi, in un'intervista a Alan Friedman che sara' trasmessa stasera su La 7, insiste sulla necessita' di fare presto le riforme. "Non mollo, basta con quelli che dicono no"", dice Renzi. "In Italia", sostiene il presidente del Consiglio, "c'e' un gruppo di persone che dice "no!" da sempre. E noi, senza urlare, diciamo "si'!". "Piaccia o non piaccia, le riforme le faremo!", aggiunge Renzi.

- Roma, 24 lug. - La maggioranza, in Conferenza dei capigruppo al Senato, ha stabilito che nelle prossime due settimane, che equivalgono in tutto a 135 ore complessive, saranno 20 le ore dedicate al ddl riforme, da licenziare, con contingentamento dei tempi, entro e non oltre l'8 agosto.

Opposizioni: decisione grave

Resta, come da calendario gia' stabilito, che la prossima settimana, sulle riforme, le sedute saranno anche notturne, fino alle 24, e l'Aula si riunira' anche il sabato e la domenica.

Alla luce del fatto che il calendario non e' stato modificato, hanno precisato i capigruppo di 5 Stelle, Petrocelli, e della Lega, Centinaio, in Capigruppo non c'e' stato un vero e proprio voto, ma solo una posizione della maggioranza, assieme a Forza Italia che si e' detta favorevole. Dunque, ora l'Aula del Senato non dovra' esprimersi su quanto stabilito in Capigruppo. .

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