Nicola Colapinto

Nicola Colapinto

Nicola Colapinto, avvocato con specializzazione in diritto del lavoro, seguo le principali questioni giuslavoristiche e previdenziali per PensioniOggi.it. 

L'articolo 5 del decreto legge 34/2014 in vigore dallo scorso 21 marzo stanzia nuove risorse per le aziende che ricorrono ai contratti di solidarietà difensivi. Si tratta di strumenti applicabili a quelle aziende i cui dipendenti accedono al trattamento di cassa integrazione straordinaria al fine di facilitarle per evitare gli esuberi.

In favore delle imprese che stipulano contratti di solidarietà accompagnati da cassa integrazione straordinaria, è infatti previsto uno sgravio contributivo per i lavoratori il cui orario viene ridotto di oltre il 20 per cento. 

Il beneficio si applica per un periodo massimo di 2 anni ed è articolato in modo diverso a seconda della ripartizione dell'orario di lavoro: maggiore è la riduzione delle ore lavorate, maggiore sarà lo sgravio contributivo).

Gli sgravi ammontano al 25 per cento della contribuzione che diventano 35 per cento laddove l'accordo disponga una riduzione dell'orario di lavoro maggiore del 30 per cento delle ore in origine lavorate.

I benefici vengono anche articolati in base alla locazione geografica dell'impresa che richiede l'attivazione dei contratti di solidarietà difensivi. Ad esempio nelle aree meridionali ad alta criticità individuate dalla CEE nelle regioni di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia le riduzioni contributive salgono rispettivamente dal 25 al 30% e dal 35 al 40%.

La misura è subordinata alla presenza di risorse economiche nel Fondo per l'occupazione e dello sviluppo che il Ministero del lavoro provvede sulla base delle risorse recuperate la legge di stabilità, a finanziarlo. Fondo che ora, grazie al decreto Poletti, viene rifinanziato con 15 milioni di euro dal 2014.

Un decreto ministeriale Lavoro-Economia dovrà tuttavia stabilire i criteri per individuare le aziende che avranno diritto allo sgravio contributivo.

Il certificato sulla regolarità contributiva delle aziende sarà sempre consultabile via internet dalle imprese e dalle amministrazioni che vi abbiano interesse.

Tra le tante novità che sono entrate in vigore lo scorso 21 marzo con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge Poletti, figura anche la dematerializzazione del DURC, il documento di regolarità contributiva delle aziende. 

Era questa una proposta da molti anni in cantiere e sostenuta da molte parti che dovrebbe consentire al documento unico di regolarità contributiva di essere visualizzato direttamente tramite il web da qualsiasi azienda ed amministrazione che ne abbia necessità.

In pratica l'amministrazione metterà a disposizione le banche dati del DURC che consentono di determinare se un determinato soggetto è in regola con i versamenti contributivi. Il tutto nell'ottica di migliorare e snellire gli adempimenti burocratici per le imprese e le amministrazioni pubbliche. 

Secondo quanto stabilito dall'articolo 4 del DL 34/2014 la visualizzazione della regolarità contributiva avverrà in tempo reale e riguarderà la posizione dei contribuenti rispetto ad Inps ed INAIL nonché dei versamenti presso la Cassa Edile per i datori di lavoro interessati.

È bene precisare tuttavia che la norma dell'articolo 4 non ha una attuazione immediata, ma richiede la pubblicazione di un regolamento interministeriale lavoro-economia che dovrà essere adottato sentito il parere di Inps ed INAIL entro 60 giorni dal 21 marzo 2014. Pertanto se ne parla per fine maggio.

Quando la regolamentazione sarà completa chiunque ne avrà interesse potrà verificare in tempo reale tramite il web la regolarità contributiva. 

L'esito dell'interrogazione avrà una validità di 120 giorni e le sue risultanze sostituiranno ad ogni effetto il vecchio DURC in tutti i casi in cui questo è previsto (ad eccezione delle ipotesi che potranno essere individuate dal decreto attuativo). 

Il DURC smaterializzato riguarderà i pagamenti scaduti sino all'ultimo giorno del secondo mese antecedente a quello in cui si effettua la verifica stessa sempre che sia scaduto anche il termine di presentazione delle relative denunce a carattere previdenziale.

Nel DURC smaterializzato saranno ricomprese sia la situazione dei lavoratori subordinati che dei collaboratori dell'impresa come i cocoPro. 

Attraverso la procedura telematica si potranno anche effettuare le necessarie verifiche disposte in materia di contratti pubblici; ad esempio potranno essere stabilite eventuali cause di esclusione dalle gare di affidamento, dalle concessioni di appalti e subappalti contro quei soggetti che abbiano commesso violazioni gravi, accertate in via definitiva, sulle norme in materia di contributi previdenziali ed assistenziali.

Il taglio al cuneo fiscale sarà coperto attraverso tagli strutturali alla spesa pubblica. Ma resta il nodo delle altre risorse da utilizzare.

Il disco verde alla riduzione del cuneo fiscale da parte di Palazzo Chigi dovrebbe arrivare tra la fine della prossima settimana di aprile e quella successiva e comunque in anticipo rispetto alla scadenza del 15 aprile. Entro questa data verrà infatti varato il Documento di economia e finanza e il programma nazionale di riforme da inviare a Brussel, documenti che metteranno nero su bianco quali coperture il governo vuole utilizzare per finanziare il taglio dell'irpef.

Nelle settimane scorse il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan aveva escluso il ricorso a misure una tantum e dunque resta da comprendere quali voci aggiuntive rispetto alla sola spending review saranno utilizzate per dare una boccata d'ossigeno a 10 milioni di lavoratori dipendenti.

Il governo potrebbe immediatamente utilizzare il tesoretto derivante dalla minor spesa per interessi sul debito dovuti al calo dello spread in questi ultimi mesi. 

Per finanziare l'intervento di riduzione del cuneo fiscale il governo dovrebbe recuperare circa sei miliardi di euro quest'anno e 10 miliardi su base annua. E dalla spending review, questo è l'unico punto fermo per il momento, si dovranno recuperare per quest'anno circa 5 miliardi. All'appello manca quindi circa un miliardo che via Venti Settembre sta cercando di recuperare.

L'ipotesi a cui è al lavoro l'esecutivo porterebbe a garantire già dal prossimo maggio un aumento in busta paga mensile di 80 euro per i lavoratori dipendenti che dichiarano al fisco tra i 15 e i 20 mila euro annui. Una misura che dovrebbe essere attuata attraverso una riscrittura della curva delle detrazioni IRPEF.

Ma i tempi stringono. Se il decreto non verrà licenziato in tempi rapidi il rischio concreto è che i sostituti d'imposta non avranno la possibilità tecnica di erogare il bonus alla platea interessata.

Sul tavolo c'è poi il nodo dei cosidetti lavoratori incapienti cioè di quei contribuenti che dichiarano meno di 8.000 euro annui e sarebbero pertanto esclusi dalla tassazione e di conseguenza dallo sconto Irpef.

Nei giorni scorsi è circolata l'ipotesi che anche questi soggetti potessero conseguire il beneficio tramite un bonus erogato dall'Inps. Ma secondo il ministro dell'Economia Padoan l'ipotesi avrebbe alti costi ed effetti ridotti per uno stimolo e consumi.

È stato siglato a Mestre l'accordo tra azienda e sindacati per prorogare di un anno gli ammortizzatori sociali.

A Mestre Electrolux e i sindacati hanno siglato un accordo per consentire la proroga degli ammortizzatori sociali negli stabilimenti italiani. L'accordo riguarda il sito di Solaro in provincia di Milano che vedrà gli ammortizzatori sociali partire dal 1° giugno 2014 al 31 marzo 2015, il sito di Porcia in provincia di Pordenone dal 3 agosto 2014 al 2 agosto 2015 e lo stabilimento di Susegana in provincia di Treviso dal 1° aprile 2014 al 31 marzo 2015. 

I contratti di solidarietà riguarderanno 3079 lavoratori impiegati nei tre siti e consentirà di evitare i licenziamenti e ridistribuire il carico di lavoro. L'accordo è stato raggiunto anche grazie alle novità introdotte dal Governo con il Decreto Lavoro che sostiene con incentivi contributivi le imprese che usufruiscono dei contratti di solidarietà per salvaguardare l'occupazione e contestualmente investono in innovazione e ricerca.

Al ministero dell'Economia si procede in questi giorni nella preparazione del Def, il Documento di economia e finanza, che deve essere presentato entro il 10 aprile e che conterrà la cornice finanziaria del taglio delle tasse per i lavoratori dipendenti.

Si tratta dei famosi 80 euro in più al mese per chi guadagna 1.500 euro netti promessi dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi nelle scorse settimane. Il sottosegretario all'Economia, Giovanni Legmini, ieri ha aperto alla possibilità che lo sgravio sia esteso anche agli incapienti, cioè a chi ha un reddito annuo inferiore a 8 mila euro lordi. «Sono in corso elaborazioni, bisogna decidere», ha detto in tv a Sky Tg24. Il problema è complesso da risolvere dato che mentre sopra 8 mila euro lo sconto può finire in busta paga con un aumento delle detrazioni da lavoro dipendente (fino a 25 mila euro lordi) il gioco non vale sotto gli 8 mila.

Sotto tale soglia non operano infatti le detrazioni e quindi il governo sta studiando se erogare una somma attraverso l'Inps, per esempio, riducendo i contributi previdenziali. I pensionati, ha detto ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, dovrebbero comunque restare fuori dal taglio delle tasse altrimenti i benefici non sarebbero evidenti per nessuno.

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati