Pensioni, Damiano: Pronti alla pensione di cittadinanza per i giovani

redazione Lunedì, 07 Agosto 2017
L'Ex ministro del Lavoro rilancia l'urgenza di un intervento in favore dei giovani con carriere discontinue che pagheranno pesantemente il passaggio al sistema interamente contributivo.  
Il presidente della Commissio­ne Lavoro della Carnera, Cesare Damiano (Pd) rilancia il tema delle pensioni dei giovani, in particolare per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996. In vista della prosecuzione del confronto tra governo e sindacati sulle modifiche al sistema pensionistico l'ex ministro del lavoro ricorda che uno temi centrali sul tavolo è la proposta della pensione di cittadinanza, una forma di garanzia finanziata dalla fiscali­tà generale, ma anche in parte dalla previdenza. "È prevista nella proposta di leg­ge 2100 Gnecchi-­Damiano: pre­vede che per tutti i lavoratori an­dati in pensione dal '96 con il contributivo si assicuri un asse­gno base pari a quello sociale, circa 500 euroPoi ciascun lavo­ratore aggiungerà i suoi contri­buti: ma questo assegno base è finanziato dalla fiscalità genera­le e in parte dalla stessa previ­denza" ricorda Damiano.

"E una misura di civiltà, si evita che ci sia un esercito di nuovi poveri, prendendo come standard di dignità un assegno di 1500 euro lordi e integrando la parte mancante a tale soglia. Lo stesso principio è contenuto nel verbale firmato da governo e Cgil, Cisl e Uil lo scorso settembre. Chi ha alle spalle una carriera fatta di contratti a termine, li­cenziamenti, voucher, stage, non avrà i contributi sufficienti per un assegno dignitoso. Le risorse si possano trovare anche modificando i meccanismi interni allo stesso sistema previdenziale. Ad esempio con il contributivo non esiste più l'integrazione al minimo: reinvestiamo quei mi­liardi per la pensione dei giova­ni di oggi".

"Per assicurare a chi lavora una continuità in vista di una pensione dignitosa - prosegue Damiano -  che è parte necessaria della cit­tadinanza ­bisogna rivede­re in più punti la normativa sul lavoro e sugli ammortizzatori sociali. A partire dalla normativa sull'articolo 18, che per quanto riguarda i licenzia­menti collettivi e quelli discipli­nari, dovrebbe vedere il ripristino in alcuni ca­si la reintegra. Poi devi rendere strutturali gli incentivi alle as­sunzioni a tempo indetermina­to in modo da rendere questo contratto meno costoso di quel­li flessibili: finora gli incentivi sono stati solo uno spot, alti nel 2015 e adesso quasi spariti; infine, gli ammortizzatori sociali: va ripristinata, in termini ecce­zionali e mirati, la mobilità, per­ché se perdi il lavoro intorno ai 60 anni e l'età di pensione è sta­ta spostata di 5 o 6 anni, ti ritro­vi un gap che non puoi più col­mare con gli attuali sostegni. Noi abbiamo già fatto la prima parte, permettendo con l'Ape di anticipare l'uscita a 63 anni: adesso dobbiamo riformare gli ammortizzatori. Quest'anno ci sono già 185 mila lavoratori che finita la mobilità non avranno più l'incentivo alla ricollocazio­ne e non è detto che arrivino al­la pensione: sono nuovi disoccu­pati potenziali".

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