Pensioni, Ecco come saranno rivalutati gli assegni oltre le 4 volte il minimo

Venerdì, 10 Febbraio 2023
A marzo i conguagli ai pensionati coinvolti nelle nuove fasce di perequazione previste dalla Finanziaria 2023. I chiarimenti in un documento dell'Inps che aggiorna le procedure. Aumenti ridotti per gli assegni superiori a 2.100€ lordi al mese.

Dal 1° marzo 2023 al via la rivalutazione delle pensioni superiori a quattro volte il trattamento minimo inps, cioè oltre 2.101,52€ lordi al mese (al dicembre 2022). Lo rende noto l’Inps nella Circolare n. 20/2023 in cui spiega che in tale occasione saranno corrisposti anche gli arretrati maturati a gennaio e febbraio 2023.

Come noto la Finanziaria 2023 ha rivisto per il biennio 2023-2024 la perequazione delle pensioni di importo superiore a quattro volte il trattamento minimo. Queste pensioni dal 1° gennaio 2023 vengono rivalutate in senso più sfavorevole rispetto all’anno passato. Di conseguenza, per evitare la formazione di indebiti pensionistici, l’Inps ha provveduto all’aggiornamento dal 1° gennaio 2023 solo delle rendite non coinvolte nel nuovo modulo perequativo, cioè quelle di importo non superiore a 4 volte il minimo (2.101,52€ al mese ai valori lordi del dicembre 2022) rinviando l’appuntamento per quelle superiori alla definitiva approvazione della Finanziaria 2023. Ora spiega di aver completato le operazioni e che, pertanto, dal 1° marzo 2023 anche i trattamenti superiori a quattro volte il minimo vedranno applicata la rivalutazione secondo le previsioni della Finanziaria 2023 (in tabella gli aumenti).

Si rammenta che gli aumenti scattano sempre sul trattamento lordo virtuale del dicembre 2022, cioè quello spettante al lordo del conguaglio dello 0,2% scattato a novembre 2022 per il recupero dell’inflazione 2021 e al netto dell’eventuale anticipo del 2% corrisposto ad ottobre 2022 sugli assegni non superiori a 2.692€ al mese dal D.L. n. 115/2022.

Fasce di Garanzia

Come anticipato nelle scorse settimane su questa rivista gli aumenti avverranno per scaglioni complessivi di importo (non per fasce progressive) con erosione, pertanto, del potere d’acquisto piuttosto sensibile considerando la spinta inflattiva che stiamo attraversando. Con questo criterio sono quindi ripristinate le «cd. fasce di garanzia» grazie alle quali si impedisce che il trattamento pensionistico raggiunga, per effetto della rivalutazione della fascia corrispondente, un livello inferiore rispetto al più alto trattamento localizzato nella fascia precedente. In tal caso, pertanto, viene garantita la rivalutazione più elevata della fascia precedente. Così, ad esempio, i trattamenti lordi tra 2.101,52€ e 2.123,19€ localizzati tra quattro e cinque volte il minimo dovrebbero rivalutati in misura pari al 6,205%. Siccome il calcolo porterebbe ad un risultato inferiore a quello riconosciuto al più alto trattamento localizzato nella fascia precedente viene attribuita quest’ultima rivalutazione, cioè 2.254,93€ (ovvero il 7,5% di 2.101,52€).     

Si rammenta che nessuna rivalutazione è corrisposta sui trattamenti di accompagnamento alla pensione come l’isopensione, gli assegni straordinari di sostegno al reddito, l’indennità mensile nel contratto di espansione.

Pensioni Minime

Ancora in stand-by, invece, l’aggiornamento delle pensioni minime a cui, come si ricorderà la legge di bilancio 2023 ha riconosciuto una rivalutazione straordinaria dell’1,5% (6,4% per i pensionati con almeno 75 anni). Che raggiungeranno, pertanto, i 572€ al mese (600€ gli ultra 75enni).

Documenti: Circolare Inps 20/2023

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