Riforma Pensioni, Durigon: Quota 100 durerà sino al 2021

redazione Martedì, 04 Dicembre 2018
Il sottosegretario al welfare conferma l'avvio della quota 100 da aprile 2019 nonostante la bocciatura Ue dei conti pubblici. La misura avrà però carattere temporaneo, durerà sino al 2021.
Uno degli obiettivi principali dell'agenda del Governo resta il superamento della legge Fornero. Lo ha assicurato ieri il sottosegretario al welfare Caludio Durigon rispondendo a margine dei lavori parlamentari sulla legge di bilancio per il 2019. Una in particolare chiedeva conto delle modalità attuative della quota 100 che l'esecutivo si accinge a presentare nelle prossime settimane nonostante la bocciatura Ue della manovra italiana.

Durigon conferma che la Quota 100, basata sulla combinazione nota di 62 anni e 38 anni di contributi partirà nel 2019 e durerà tre anni, sino al 2021. I lavoratori del settore privato che hanno maturato i requisiti entro il 31.12.2018 potranno uscire il 1° Aprile 2019, poi ci saranno altre tre finestre di uscita fisse ogni anno (luglio, ottobre e gennaio) a seconda del trimestre in cui sono stati maturati i requisiti pensionistici. Ad esempio un assicurato che raggiunge la quota 100 nel I trimestre del 2019 potrà pensionarsi al 1° luglio 2019; chi li matura nel II trimestre potrà uscire il 1° Ottobre 2019 e così via.

Per il pubblico impiego le uscite saranno posticipate di sei mesi, per cui la prima data utile sarebbe a questo punto il 1° Ottobre. "Per i dipendenti pubblici, oltre alla finestra trimestrale, stiamo ragionando su un preavviso di sei mesi per consentire al ministro della Funzione pubblica, Giulia Bongiorno, di svolgere i concorsi pubblici necessari a sostituire il personale che lascerà il lavoro. Vanno evitate carenze di lavoratori nella Pubblica amministrazione» ha detto Durigon. Resterebbe però da comprendere il meccanismo per il comparto scuola al quale dovrà essere garantita comunque l'uscita fissa al 1° settembre di ogni anno.  L'esponente governativo conferma anche la presenza del divieto di cumulo reddito/pensione sino ad un massimo di cinque anni (cioè sino al perfezionamento dell'età di vecchiaia) ed il coinvolgimento di circa 350 mila persone nel solo 2019.

Al termine del triennio l'esecutivo punta alla possibilità di uscire con 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica, un obiettivo per ora solo di carattere programmatico, che non sarà cioè contenuto nel pacchetto sulla quota 100, ma da attuare nei prossimi anni, sulla base dei risultati di quanti avranno aderito alla quota 100.  

"Per ciò che riguarda il nostro sistema pensionistico riteniamo non più rinviabili la previsione di nuovi canali di uscita che consentano, in presenza di una congrua contribuzione da parte del lavoratore, il conseguimento della prestazione pensionistica" ha detto il sottosegretario. "L'obiettivo è quindi quello di approntare tutte quelle modifiche necessarie per agevolare l'uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse, nella consapevolezza di dover rispettare non solo i vincoli di bilancio, ma altrettanto importanti parametri costituzionali come l'articolo 36 della Carta, che ci impone di garantire ad ogni lavoratore una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro, e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa". 

Per quanto riguarda le misure assistenziali Durigon anticipa che il Governo sta esaminando la possibilità che l'assegno sociale possa venire ancorato all'ISEE, cioè alla condizione patrimoniale del beneficiario, concentrando così l'erogazione del beneficio solo a quei nuclei famialiari che più ne avrebbero bisogno. Come già accade per il Reddito di inclusione. Una proposta che era stata formulata nel 2015 da Carlo Cottarelli per ridurre la spesa pubblica.

Segui su Facebook tutte le novità su pensioni e lavoro. Partecipa alle conversazioni. Siamo oltre cinquantamila

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati