Riforma Pensioni, ecco quanto si perderebbe con il ricalcolo contributivo

Davide Grasso Venerdì, 10 Luglio 2015
Se passasse l'ipotesi del ricalcolo con il contributivo gli assegni si ridurrebbero, in maniera permanente di almeno un quinto del proprio valore. Tagli inferiori solo per i piu' giovani.
Assegni piu' magri di almeno il 20 per cento, soprattutto per i lavoratori piu' anziani, quelli che hanno almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. E' quanto potrebbe accadere se passasse l'ipotesi sostenuta dal Presidente dell'Inps, Tito Boeri, di flessibilizzare le uscite al prezzo di un ricalcolo totalmente contributivo dell'assegno.

Naturalmente si tratterebbe solo di un'opzione per i lavoratori e le lavoratrici che quindi potrebbero tranquillamente continuare a lavorare sino alle età naturali stabilite dalla Legge Fornero ma chi dovesse scegliere questa strada rischia un taglio piuttosto consistente dell'assegno. Che poi si porterebbe dietro per tutta la vita in quanto una volta intrapresa questa strada non si torna indietro.

Tre i fattori chiave che segnano l'importo dell'assegno ricalcolato: 1) l'età dell'uscita effettiva, in quanto piu' si ritarda l'uscita maggiori saranno i coefficienti di trasformazione che traducono in pensione il montante accreditato e quindi piu' elevato sarà l'assegno; 2) l'andamento delle retribuzioni negli ultimi anni di lavoro, piu' sono elevate maggiore sarà la perdita del vantaggio riconosciuto dal sistema retributivo sull'assegno; 3) la presenza o meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, dato che solo nel primo caso l'effetto del sistema retributivo sarà piu' intenso sull'entità del rateo.

In linea generale le riduzioni piu' elevate interessano infatti chi ha retribuzioni elevate negli ultimi anni di lavoro e soprattutto chi poteva vantare almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Questi lavoratori infatti hanno, ancora oggi, la maggior parte dell'assegno determinata con il sistema retributivo e quindi l'impatto di un ricalcolo sarebbe molto piu' robusto rispetto ai lavoratori piu' giovani. In media il taglio sarebbe di un 20-25% della pensione che sarebbe stata percepita con il sistema misto, decurtazione che però schizzerebbe oltre il 30% in caso di carriere particolarmente favorevoli negli ultimi anni lavorativi, circostanza non molto frequente ma comunque da tenere presente.

Nella tabella sono riportati alcuni esempi delle riduzioni, elaborate da Progetica, a cui si potrebbe andare incontro qualora il disegno di Riforma ideato da Boeri andasse in porto. Per il momento, dato che Boeri non ha fornito i requisiti anagrafici e contributivi minimi di pensionamento con il nuovo sistema, nelle elaborazioni è stata mantenuta uguale la data di pensionamento, concentrando l'attenzione solo sulla variazione dell’assegno.

Come si vede l'impatto piu' intenso riguarda quei lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima del 1978 per i quali le quote retributive con le quali è calcolato l'assegno sono piu' ampie. Gamsin Si tratta questa di una larga fascia di lavoratori che oggi hanno piu' di 60 anni e che nel 1995 avevano almeno 18 anni di contributi. In tutti gli altri casi l'impatto del passaggio al contributivo è molto piu' contenuto e si aggira intorno al 10%. Per i piu' giovani, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995, l'impatto della Riforma è sostanzialmente a costo zero in quanto il loro assegno è già determinato con il sistema contributivo.

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