Riforma Pensioni, Flessibilità in uscita a partire dai 63 anni

Bernardo Diaz Sabato, 23 Aprile 2016
Prende piede anche l'ipotesi di un intervento sulla previdenza integrativa con l'obiettivo di alleggerire la tassazione sui rendimenti dei fondi pensione.
Nel pacchetto di misure sulle pensioni allo studio del Governo c'è un particolare capitolo dedicato alla previdenza integrativa. L'obiettivo del Governo sarebbe quello di rendere più appetibile e di fatto obbligatoria l'adesione ai fondi pensione. Il pacchetto di misure in arrivo potrebbe anzitutto prevedere un alleggerimento del peso della tassazione con la riduzione di 3­-4 punti dell'aliquota fiscale sui rendimenti dei "fondi" (oggi al 20% dopo essere stata a quota 11,5%) e l'incremento della deducibilità fiscale dei versamenti. Potrebbe poi essere prevista la destinazione obbligata di almeno una parte del Tfr alle forme di previdenza complementare. Tra le ipotesi che si stanno valutando c'è anche quella di un legame più marcato tra la pensioni integrative e i contratti aziendali. Il Governo punterebbe a far salire nel medio periodo del 10-­15% il peso della previdenza integrativa nella copertura pensionistica dei lavoratori.  

Per rendere flessibili le uscite verso la pensione Palazzo Chigi sta esaminando l'ipotesi elaborata dal Presidente dell'Inps Tito Boeri lo scorso anno che prevede un pensionamento sino a 3 anni prima della soglia di vecchiaia (cioè da 63 anni e 7 mesi) con una penalità del 3,3% per ogni anno di anticipo. Più difficile, si apprende da fonti vicine a Palazzo Chigi, dare il via libera al ddl Damiano, attualmente all'esame della Camera, che prevede misure di maggior favore per lavoratori e lavoratrici, in particolare dei precoci. Resta sul piatto anche il prestito pensionistico, un tipo di intervento che piace molto ai tecnici del Mef perchè potrebbe attivato con il coinvolgimento delle banche senza intaccare il bilancio dello Stato e dunque creare nuovo deficit, ma poco appetibile per i lavoratori dato che erogherebbe loro un assegno ridotto, pari a 600-800 euro al mese sino alla pensione di vecchiaia.

C'è da dire che queste ipotesi, per ora, potrebbero coinvolgere solo i lavoratori in esubero nelle crisi aziendali, ai disoccupati senior (cioè over62) e ai soggetti impiegati in mansioni usuranti. Cioè coloro che si trovano in una condizione di disagio economico ai quali è urgente una risposta di flessibilità non eccessivamente penalizzante sulla pensione. Tuttavia se si troverà la quadra sul capitolo risorse le misure potrebbero coinvolgere anche gli altri lavoratori, una flessibilità più ampia.

Soluzione diversa per chi è in attività lavorativa ma vorrebbe uscire in anticipo: tra i dossier presenti sul tavolo di Palazzo Chigi si ipotizza la possibilità di estendere l'opzione donna anche agli uomini accettando una pensione in anticipo in cambio di un assegno interamente calcolato con il sistema contributivo. E quindi più magro. Anche se si dovrebbero mettere in conto ulteriori costi rispetto a quelli già contabilizzati con la proroga di quest'anno. Con l'intervento sulle pensioni l'esecutivo potrebbe, peraltro, affrontare il tema chiesto dall'Ue di parificare i requisiti di contribuzione necessaria per l'accesso alla pensione anticipata tra uomini e donne. Per le aziende che vogliano attivare processi di riduzione del personale potrebbe essere rilanciata anche la cd. staffetta generazionale. La discussione sarà tuttavia lunga in quanto queste modifiche saranno contenute nella prossima legge di stabilita', che sarà presentata in autunno. Dunque per avere un quadro più chiaro sarà necessario attendere almeno la seconda parte del 2016. 

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