Pensioni

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Per il presidente della Commissione Lavoro del Senato le risorse avanzate nel fondo istituito per la tutela degli esodati non devono essere distratti per altri scopi.

Kamsin “Al presidente dell’Inps, Boeri, che si e’ chiesto che cosa non funzioni nelle salvaguardie, risponderei che il problema sta, come al solito, nel fatto che le coperture finanziarie pretese a suo tempo dalla Ragioneria erano sovrastimate”. Lo dichiara Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera.

 “Questo – continua Damiano – e’ un bene perche’ sicuramente ci saranno dei risparmi (da riutilizzare) per alcune famiglie di esodati, un male perche’ abbiamo dovuto escludere in quel momento altri lavoratori che potevano essere a loro volta salvaguardati. Poiche’ abbiamo imparato la lezione un po’ di anni fa, in questo caso abbiamo blindato il fondo: sconsigliamo quindi a chiunque di utilizzare gli eventuali risparmi per scopi che siano diversi dalle salvaguardie. Se ci saranno risorse che avanzano, dovranno a nostro avviso essere impiegate per una nuova salvaguardia, la settima, per risolvere i casi di maggiore ingiustizia previdenziale”.

“Per quanto riguarda il ricalcolo delle pensioni in essere, che taluni vorrebbero fare per evidenziare lo scostamento tra calcolo retributivo e contributivo, suggeriamo al Governo di non allarmare inutilmente gli attuali pensionati con la “minaccia” di una tosatura degli assegni attualmente erogati”, aggiunge il presidente della Commissione Lavoro, che conclude: “In ogni caso, le pensioni sono un tema che compete all’esecutivo. Per questo, in Commissione Lavoro chiameremo in audizione il ministro Poletti per affrontare il tema, nostro avviso, prioritario dell’introduzione di un criterio di flessibilita’ nel sistema previdenziale.

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Finirà davanti al Tar del Lazio, con una class action il nodo dell'«opzione donna». Si tratta della possibilità concessa dalla legge 243 del 2004 per le donne con almeno 57 anni d'età e 35 anni di contributi di andare in pensione ma con l'assegno calcolato con il sistema contributivo.

Kamsin E' partita la class action per ottenere la pensione a 57 anni. Il Comitato guidato da Dianella Maroni ha concluso ufficialmente la raccolta delle firme per la promozione del ricorso contro l'Inps volto ad ottenere la revoca o la modifica delle Circolari Inps 35 e 37 del 14 marzo 2012 che impediscono alle lavoratrici che maturano i requisiti nel 2015 di accedere alla cd. opzione donna. Gli avvocati che assistono il Comitato hanno depositato ieri il ricorso innanzi al Tar del Lazio.

L'Inps è intervenuta il 2 dicembre scorso con un messaggio interno ai propri uffici (messaggio inps 9304/2014) con il quale ha riaperto i termini per la domanda in attesa di ricevere istruzioni dai ministeri vigilanti (Lavoro ed Economia), che non risulta siano ancora arrivate. In sostanza gli sportelli lnps devono continuare ad accettare le domande anche nel 2015, ma non si sa se esse poi verranno accolte. Il comitato opzione donna ha ritenuto insufficiente il messaggio Inps e ha quindi deciso di avviare il ricorso collettivo.

Il TAR dovrà ora fissare l'udienza d'ufficio in una data compresa tra il 90mo e il 120mo giorno dal deposito. Pertanto, ricordano dal Comitato, già entro l'estate il Tar potrebbe, se non ci saranno intoppi, esprimersi sulla questione.

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La Funzione Pubblica ha predisposto il decreto con le tabelle di equiparazione per consentire la mobilità fra i comparti come più volte annunciato dallo stesso ministro della Pa Marianna Madia.

Kamsin E' pronto il decreto per ricollocare gli esuberi del personale delle province. «Sono in corso di elaborazione i criteri relativi alla ricollocazione del personale soprannumerario degli enti di area vasta», da definire con decreto del ministro della Pubblica amministrazione, attraverso cui si stabiliranno anche «le procedure di svolgimento dei processi di mobilità». Lo spiega una nota indirizzata ad And, Upi, Inps, Mef il Ministero degli Affari regionali. Il decreto darà inoltre «indicazioni sulla disciplina del trattamento economico del personale trasferito». Sul punto - precisano dal ministero - la riforma garantisce che il passaggio a un altro ente non intaccherà il «trattamento economico fondamentale e accessorio» del personale interessato ma nel caso dei dirigenti, chiarisce la nota, la retribuzione di posizione da mantenere sarà quella prevista dai contratti nazionali, mentre saranno escluse dalla garanzia «eventuali maggiorazioni riconducibili ad atti organizzativi interni».

Inoltre le amministrazioni pubbliche (Regioni e Comuni) che per le leggi di riordino diventeranno titolari di funzioni prima svolte dalla province «possono procedere, ove necessario, all'ampliamento della propria dotazione organica». 

La Funzione pubblica spiega anche che gli elenchi degli esuberi  - indispensabili per far partire la piattaforma per la mobilità appena messa online dal Governo per incrociare domanda e offerta di lavoro pubblico - possono essere adottati dalle Province «nell'esercizio della propria autonomia».  Questi elenchi, sottolinea Palazzo Vidoni dovranno contenere i nomi e le informazioni necessarie per elaborare le graduatorie che saranno utilizzate per la piattaforma. La nota ricorda, infine, che gli enti di Area Vasta potranno applicare, per il personale in soprannumero che matura la decorrenza della pensione entro il 31.12.2016 la disciplina del collocamento a riposo prevista dal decreto legge 101/2013 concordando con l'Inps ogni utile forma di collaborazione al fine di rendere più celere i rispettivi adempimenti.

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La Rassegna Stampa

Il grande disegno di legge, ora in viaggio tra commissioni di Camera e Senato, sembrava il mezzo ideale per affrontare e risolvere la questione dei Quota 96. Kamsin Sono quei docenti che, arrivati sulla soglia della pensione, nel gennaio 2012 - governo Monti, ministro del Lavoro Fornero - si sono visti cambiare le carte sulla cattedra e hanno visto allontanarsi il loro riposo. Secondo le nuove regole, pensate per cancellare le pensioni d'anzianità, realizzate con l'accetta, gli insegnanti sessantenni prossimi alla quiescenza lavorativa avrebbero potuto salutare gli alunni solo se la somma della loro età anagrafica e contributiva non fosse stata inferiore a 96 (60 anni di età più 36 di contributi, per esempio). O se avevano quarant'anni di contributi. Risultato: almeno quattromila persone hanno visto spostare in avanti, in alcuni casi molto in avanti, il traguardo. Nel 2013, poi, le cose sono progredite in senso peggiorativo. A quella data la quota per la pensione era già salita a 97,3.

I "quota 96" non sono esodati della scuola, come erroneamente vengono chiamati. Non sono pensionati senza pensione. Sono aspiranti pensionati a cui si è chiesto di restare in cattedra ora un anno in più, ora due, ora tre. E loro, logorati da 35 stagioni di insegnamento a 1.300 euro il mese - insegnare a scuola, sì, logora - sono rimasti. Controvoglia. Impedendo a precari più giovani di entrare in ruolo.

Il premier Matteo Renzi aveva promesso che avrebbe preso in mano la situazione, che avrebbe trovato i soldi per chiudere i pasticci forneriani. E due emendamenti di Sel, approvati in aula, sembrarono aver sistemato la faccenda e i cinquemila: pensionamento alla prima finestra utile, settembre 2015. Ma la Ragioneria dello Stato intervenne motu proprio e cancellò gli emendamenti: non c'era copertura finanziaria. Renzi incassò la sconfitta e non riaprì più la questione. Maestri e prof sono tornati in classe e il disegno di legge "La buona scuola" semplicemente li ha ignorati. Anche se il deputato Pd Francesco Boccia aveva detto, dopo la bocciatura degli emendamenti: "La scelta è una ferita aperta tra il governo e la Commissione Bilancio".  Anche se il viceministro dell'Economia, Enrico Morando, aveva assicurato che i soldi si sarebbero trovati proprio con il ddl "La buona scuola".

Dopo tre anni di rinvii a decreti successivi, i "Quota 96" sono fisiologicamente scesi a tremila (una decina di insegnanti sono deceduti, assicurano i sindacati), Visto che il miliardo stanziato per la grande riforma serve ad altro, c'è chi ipotizza di ricollocarli - stanchi, demotivati - nell'organico funzionale della nuova scuola italiana.

Di Corrado Zunino - Repubblica.it

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L'Inps non è un'associazione a delinquere". Il presidente Tito Boeri, intervistato da Radio Anch'io parla degli esodati: "Nel meccanismo delle salvaguardie per i lavoratori esodati c'è qualcosa che non funziona" dato che il numero delle persone che ne beneficiano nella pratica risultano meno di quelle previste.

Per questo a giugno l'Inps presenterà al Governo una "proposta organica su assistenza e previdenza": le misure sull'assistenza, spiega Boeri, sono quelle preannunciate per chi è "in una situazione di disagio" in "quella fascia di 55-65 anni". Per gli esodati "si pensa ad una forma di reddito minimo come già c'è per le altre fasce di età ed in ogni caso dopo una verifica della situazione reddituale". Ribadisce che "c'è una operazione di equità su cui stiamo riflettendo" che punterà "non a prendersela con chi ha pensione molto alta", ma su quelle non giustificate dai contributi. "Ci sono degli squilibri, delle condizioni relativamente di privilegio, persone che hanno ricevuto molto di più rispetto ai contributi versati".

Ancora presto però, frena, per capire quale è la soglia oltre la quale le pensioni verranno considerate molto alte. Interventi in questa direzione, precisa avranno proprio l'obiettivo di "finanziare interventi assistenziali per persone in quella fascia di età tra 55-65 anni". Boeri ha anche ribadito, dopo l'annuncio di ieri sera, che dal primo maggio l'Inps inizierà a fornire a tutti i lavoratori una simulazione sulla pensione futura, le codeste "buste arancioni": si partirà da maggio con "sette milioni ed ottocentomila persone" per poi allargare la platea a tutti.

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L'idea è garantire un ammortizzatore sociale di 700 euro al mese per i disoccupati over 55 in condizioni disagiate. Le risorse sarebbero reperite tramite un nuovo intervento sugli assegni piu' elevati.

Kamsin "A mio giudizio c’è un problema di equità che andrebbe affrontato. Si può chiedere qualcosa a chi ha delle pensioni molto alte che non sono giustificate dai contributi per contrastare la povertà soprattutto nella fascia 55/65 anni. Parola del presidente dell’Inps, Tito Boeri, intervistato ieri da Ballarò.

Il Piano Boeri
Per queste persone il presidente dell'Inps ipotizza un sostegno pari a circa 700 euro al mese (cioè 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale), da erogare solo in presenza di determinate condizioni di reddito. Non sarebbe quindi una pensione vera e propria ma una sorta di reddito minimo per il quale andrebbero reperiti 1,5 miliardi di euro. Parte della somma sarebbe individuata tramite una revisione delle pensioni più elevate nelle quali ci sia un divario tra quanto si è versato con i contributi e quanto si percepisce come pensione retributiva.

"Chiarisco che l’Inps non ha potere legislativo, ha sottolineato. «Saranno il Governo e il Parlamento a decidere. Noi, utilizzando tutti i dati di cui disponiamo, faremo delle proposte articolate. La filosofia di fondo è quella dell’equità, noi faremo queste proposte per equità non per fare cassa». "Riteniamo che ci sono delle persone che hanno delle pensioni molto alte che non sono giustificate dai contributi che hanno versato durante l’intero arco della vita lavorativa. A mio giudizio c’è un problema di equità che andrebbe affrontato». In particolare - è l’ipotesi - «si può chiedere a queste persone di poter dare qualcosa per contrastare la povertà, soprattutto nella fascia 55/65 anni. Vogliamo per queste generazioni trovare un modo per contrastare la povertà e dare la possibilità di andare in pensione prima in modo sostenibile, quindi avendo una pensione più bassa».

Cantone (Cgil): ok a Boeri ma si tocchino solo le pensioni d'oro.
Siamo d’accordo con un intervento di equità sulle pensioni purché si lascino in pace quelle da lavoro i cui contributi sono stati accantonati uno per uno. Si intervenga piuttosto su quelle regalate, su quelle che sono veramente d’oro, su chi prende tre o quattro pensioni, sui vitalizi e sui grandi privilegi. Questa sarebbe una vera equità”. Così il Segretario generale dello Spi-Cgil Carla Cantone in merito a quanto dichiarato dal Presidente dell’Inps Tito Boeri.

“Ho piena fiducia nell’operato di Boeri – continua Cantone – ma ricordo sommessamente che l’Inps è di proprietà dei lavoratori e dei pensionati e che ogni decisione andrà discussa nel merito. Noi vogliamo confrontarci con il governo, a partire dalla necessaria revisione della legge Fornero fino al problema che nessuno ha mai voluto affrontare finora della crescente povertà degli anziani e dei pensionati”.

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