Pensioni

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Dopo la sentenza del giudice del lavoro del Tribunale di Salerno, Ippolita Laudati, che ha riconosciuto lo scorso 3 novembre il diritto al pensionamento di 42 prof salernitani in Quota 96, di fatto bocciando la Legge Fornero che li aveva costretti a restare in servizio, si riaccendono le speranze per una soluzione della vicenda dei quota 96 della scuola. Kamsin Secondo Bruno Palmieri, legale dell'Inca Cgil, la sentenza è certamente un "importante precedente" in questa amara vicenda: servono tuttavia delle altre pronunce in tal senso affinchè l'orientamento emerso da Salerno diventi prevalente nella giurisprudenza.

"La sentenza è un primo passo avanti nella giusta direzione ma molti altri ricorsi non sono stati ancora decisi, quindi, non c'è una linea comune in giurisprudenza". Perlatro, ricorda l'esperto, "è molto probabile che sia il Miur che l'Inps proporranno appello e quindi i vincitori del ricorso dovranno continuare a permanere in servizio in attesa della sentenza definitiva".

La decisione di Salerno dovrebbe suggerire a nostro avviso, piuttosto, una soluzione politica rapida della vicenda che vede protagonisti circa 4mila tra personale docente ed Ata che hanno maturato un diritto a pensione entro la fine dell'annno scolastico 2011/2012. Già con la legge di stabilità, che è attualmente in discussione alla Camera, c'è spazio per un emendamento che ponga fine una volta per tutte a questa oscura vicenda. Ma la politica dov'è?

Zedde

La Deputata del Pd fa notare in Commissione Lavoro alla Camera come il Governo abbia disatteso le promesse in favore dei lavoratori precoci e del comparto scuola. "Non ci sono impegni chiari sulla previdenza".

Kamsin "La materia previdenziale è stata poco considerata dal Governo nel disegno di legge di stabilità, non essendo state prese in considerazione misure per risolvere in via definitiva le questioni dei lavoratori esodati, dei lavoratori della scuola appartenenti alla cosiddetta «quota 96» e dei lavoratori precoci, nonostante la Nota integrativa al disegno di legge di bilancio per l'anno 2015 e per il triennio 2015-2017 riferita stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali richiami specificamente gli impegni del Governo in materia previdenziale." E' quanto ha detto Anna Giacobbe (Pd) in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati nel corso dell'esame della legge di stabilità.

La deputata osserva come sarebbe stato opportuno intervenire per alleggerire il carico fiscale sui trattamenti pensionistici e per garantire una perequazione automatica delle prestazioni piuttosto che procedere all'innalzamento dell'aliquota di tassazione dall'11 al 20 per cento per i fondi pensione e dall'11 al 17 per cento per la rivalutazione del trattamento di fine rapporto. Sono interventi che "rischiano di pregiudicare lo sviluppo del settore della previdenza complementare, soprattutto a danno dei giovani" ha concluso.

Per la Giacobbe, inoltre, è grave la riduzione degli stanziamenti per il finanziamento degli istituti di patronato e assistenza sociale. La deputata ha lasciato intendere la possibilità di intervenire su tutti questi aspetti attraverso "opportune" correzioni in sede di esame degli emendamenti al ddl.

La deputata ha fatto notare, quindi, che le disposizioni relative ai trasferimenti a favore di alcune gestioni previdenziali dell'INPS, vanno nella direzione di un consolidamento del processo di separazione tra assistenza e previdenza e che sia effettivamente risolta la questione del pagamento dei trattamenti previdenziali e assistenziali da parte dell'INPS prevista dal comma 3 dell'articolo 26, così come sembra evincersi dagli ultimi sviluppi, garantendone una erogazione dal primo giorno del mese.

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"E' ormai ufficiale quanto da tempo sosteniamo: con il calo pluriennale del Pil si opera un altro taglio alle pensioni pubbliche, per effetto del tasso annuo di capitalizzazione dei montanti contributivi che, per la prima volta, diventa negativo". Lo dicono i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Vera Lamonica, Maurizio Petriccioli e Domenico Proietti. Kamsin "Riproponiamo con forza quanto da noi gia' sostenuto nella piattaforma unitaria su fisco e previdenza - proseguono - va attuata una correzione nel funzionamento del sistema contributivo, prevedendo un tasso di capitalizzazione minimo che impedisca la svalutazione del montante quando il Pil e' negativo.

Bisogna intervenire con urgenza correggendo questa grave anomalia per non impoverire ulteriormente il futuro pensionistico di milioni di italiani. Chiediamo al Governo e al Parlamento un emendamento in tal senso alla legge di stabilita', che si unisca all'altro, egualmente indispensabile, di eliminazione del previsto aumento dall'11,5% al 20% sui rendimenti annuali dei fondi pensione. Colpire la previdenza pubblica, per effetto della recessione, e quella integrativa, per effetto di una scelta politica sbagliata, produce conseguenze disastrose che non sono piu' tollerabili".

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Una sentenza del Giudice del Lavoro di Salerno ha accolto il ricorso di 42 docenti salernitani promosso dallo Snals. Gli insegnanti potranno essere collocati in pensione con effetto giuridico dal 1.9.2012.

Kamsin ll giudice del lavoro del Tribunale di Salerno, Ippolita Laudati, ha riconosciuto con sentenza numero 31595 del 3 novembre il diritto al pensionamento di 42 prof salernitani in Quota 96, di fatto bocciando la Legge Fornero che li aveva costretti a restare in servizio. Secondo quanto si legge nel dispositivo, il ricorso dei 42 docenti salernitani «deve essere accolto e per l'effetto accertato e dichiarato il diritto dei ricorrenti al collocamento in quiescenza alla data dell'1.9.2012». La sentenza, a quanto ci risulta, non è immediamente esecutiva in quanto il Miur e/o l'Inps hanno ancora tempo per effettuare ricorso.

Nella citata sentenza, il giudice ha fondato il proprio pronunciamento sulla richiamata specificità della scuola “laddove il DPR n. 358/98 stabilisce una sfasatura tra data di maturazione del diritto e data di collocamento a riposo che coincide con la fine dell’anno scolastico, ossia il 31.8.2012 nel caso di specie”.

Al contempo il giudice ha intravisto una incongruenza insita nella citata circolare n. 2 dell’8.3.2012 del dipartimento della Funzione Pubblica che “non sembra invece preoccuparsi dei problemi relativi ad eventuali sfasature temporali tra il momento in cui si verificano i fatti costitutivi del diritto (età-anzianità contributiva) ed il termine dal quale si può far valere tale diritto (cessando di fatto la prestazione lavorativa)." Sempre secondo la sentenza: "La circolare della quale si sta discorrendo distingue la data di maturazione del diritto dai termini di cessazione dei servizio, ossia distingue i fatti costitutivi del diritto a pensione dai momento afferente la decorrenza. Dunque, se la legge nuova non si occupa della decorrenza, avendo presente come discrimen il momento di maturazione dei requisiti di età/anzianità, il termine di decorrenza è regolato dalla vecchia normativa… Poiché per evitare un disservizio e garantire la continuità didattica al docente viene “imposto” di continuare a lavorare fino al 31.8.2012, appare irragionevole che proprio in forza di questa esigenza egli subisca gli effetti (negativi o positivi poco importa) di leggi successive che modificato il suo diritto già acquisito e non ancora esercitato”.

Come già anticipato da pensionoggi.it ad analoghe considerazioni era giunto nel 2012 il giudice dr.ssa Baroncini del Tribunale di Roma, collocando in quiescenza due docenti in deroga alla vigente riforma Fornero, senza che il M.I.U.R. proponesse specifico ricorso in appello. Mentre altri giudici del Lavoro si sono espressi differentemente da quelli di Roma e Salerno: in taluni casi hanno respinto la richiesta dei ricorrenti; in altri si sono dichiarati incompetenti per materia e hanno rinviato alla Corte dei Conti; in altri, ancora, hanno rinviato alla Corte Costituzionale per eventuali profili di incostituzionalità.

La Consulta, il 19 Novembre 2013, si è espressa sull’inammissibilità del ricorso per la sua formulazione: conseguentemente, due ricorsi sono stati ripresentati (da parte dei tribunali di Siena e Ragusa) e sono in attesa di sentenza della Corte stessa.

Tra le particolarità della sentenza che ci appaiono interessanti c'è il fatto che il personale ricorrente sarà posto in quiescenza dal 1° settembre 2012. Ciò dovrebbe far pensare che il tribunale abbia ritenuto inapplicabile anche l'articolo 1, comma 21 del decreto legge 138/2011 che aveva introdotto, dal 1° gennaio 2012, la finestra mobile "suppletiva" anche al comparto in parola.

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"Di promesse non si vive. I pensionati vogliono risposte certe". È lo slogan che ha aperto ieri la protesta contro il governo guidata dai sindacati dei pensionati della Cgil, Cisl e Uil. I sindacati di ieri hanno messo in campo una giornata di mobilitazione nazionale in 3 città contemporaneamente: Roma Milano e Palermo. Kamsin I manifestanti hanno chiesto al governo la modifica della legge di stabilità al fine di consentire la soluzione dei diversi problemi che li vedono protagonisti. 

Al centro delle richieste c'è l'estensione del bonus di 80 euro e la rivalutazione degli assegni "perché la soglia di povertà si allarga sempre più" si legge nel comunicato diffuso dalla Cgil. Ma tra le richieste di ieri c'era un espresso riferimento anche alla necessità di eliminare le penalizzazioni per i lavoratori precoci e l'introduzione di uno scivolo pensionistico in grado di attenuare le rigidità dell'età pensionabile prevista dalla riforma Fornero del 2011 che oggi chiede di raggiungere oltre i 66 anni di età per il conseguimento della pensione di vecchiaia. I lavoratori chiedono in particolare il ripristino della pensione di anzianità abolita nel 2011 soprattutto per fare spazio ai giovani. 

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I lavoratori interessati dalla sesta salvaguardia potranno da oggi formalmente presentare istanza di accesso ai benefici. C'è tempo sino al 5 Gennaio 2015. Ma mancano ancora i moduli.

Kamsin La legge 147/2014 che consente ad altri 32.100 lavoratori di accedere alla pensione in deroga alla Riforma Fornero del 2011 entra in vigore oggi. Il provvedimento, la sesta salvaguardia, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale numero 246 lo scorso 22 ottobre con un periodo di vacatio legis di alcuni giorni. 

Da oggi dunque parte il conto alla rovescia per la presentazione delle istanze di accesso da parte dei lavoratori che vogliono partecipare ai benefici; c'è tempo sino al 5 gennaio 2015 per l'adempimento, cioè 60 giorni dalla data dell'entrata in vigore della legge 147/2014.

Ad oggi, tuttavia, non sono ancora uscite le istruzioni del Ministero del Lavoro e/o dell'Inps per la compilazione delle istanze di accesso e, dunque, nè gli interessati, nè gli operatori dei patronati sanno come comportarsi. La legge 147/2014 è, infatti, molto generica al riguardo e prevede che si applichino per ciascuna categoria di lavoratori salvaguardati le specifiche procedure previste nei precedenti provvedimenti in materia di salvaguardia da ultimo stabiliti con il decreto del Ministero del Lavoro 14 febbraio 2014 pubblicato in Gazzetta Ufficiale numero 89 il 16 aprile scorso.

È facile immaginare pertanto che i lavoratori dovranno presentare le istanze di accesso, a seconda del proprio profilo di tutela, all'Inps o alla Direzione territoriale del lavoro. 

L'Inps provvederà al monitoraggio delle domande di pensionamento inoltrate sulla base della data di cessazione del rapporto di lavoro; probabilmente, tuttavia, per i lavoratori che hanno fruito dei congedi per l'assistenza dei familiari con disabilità l'ordine della graduatoria dovrà avvenire sulla base della data di maturazione del requisito previdenziale (come previsto dal messaggio inps 522/2014 per la quarta salvaguardia) dato che, molti di loro non hanno ancora cessato l'attività lavorativa. 

Si attende, inoltre, che i provvedimenti attuativi regolino anche il destino per i lavoratori rimasti esclusi dalla quarta salvaguardia per l'esaurimento del plafond a loro dedicato. Si tratta dei lavoratori che hanno fruito nel corso del 2011 dei congedi e dei permessi straordinari per l'assistenza di familiari con disabilità che hanno maturato un diritto a pensione, con la vecchia normativa, dopo il 31 Ottobre 2012 (ed entro Dicembre 2013). Per questi soggetti, come già anticipato sulle pagine di questo giornale, si dovrebbero attivare i cd. vasi comunicanti (articolo 1, comma 193 della legge 147/2013) per consentire loro di uscire con la salvaguardia senza gravare numericamente sul plafond destinato alla sesta salvaguardia. Ma è necessaria una conferma ufficiale in tal senso.

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