Pensioni

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Critiche da parte dell'ex Ministro del Lavoro Pd Cesare Damiano alla stangata prevista dalla legge di stabilità sulla previdenza complementare. "Possibili modifiche al testo in sede Parlamentare".

Kamsin "E' necessario che il Governo rispetti gli impegni assunti nelle scorse settimane di fronte ai lavoratori. Serve un meccanismo che assicuri maggiore flessibilità in uscita e che cancelli le penalizzazioni per i lavoratori precoci". E' quanto ha dichiarato l'Onorevole Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, a margine dei lavori sulla discussione della legge di stabilità 2015 iniziati la scorsa settimana a Montecitorio.

L'ex ministro del Lavoro auspica che il Governo voglia accogliere le proposte emendative al ddl di stabilità che saranno presentate dai gruppi parlamentari nei prossimi giorni. Sul tavolo Damiano rilancia anche la soluzione dei quota 96 della scuola, un dossier che per ora sembra essersi del tutto arenato dopo la brusca retromarcia della scorsa estate con cui Renzi stralciò dal Dl sulla Pa l'emendamento che avrebbe consentito la soluzione della vicenda. Ora i circa 4mila docenti protagonisti (che nel frattempo potrebbero essersi ridotti numericamente), per far sentire nuovamente la propria voce, si uniranno in piazza ai lavoratori in occasione dello sciopero generale indetto per il 14 Novembre.

Ma a suscitare il malumore della componente di sinistra del Pd sono anche i pesanti prelievi fiscali che il disegno di legge di stabilità chiede alla previdenza complementare e alle Casse professionali. Un prelievo che, se confermato, rischia di mettere ulteriormente in pericolo i rendimenti di coloro che hanno cercato di integrare la propria pensione di tasca propria. "La previdenza integrativa, prosegue Damiano, dovrebbe essere sostenuta ed incentivata per consentire soprattutto alle giovani generazioni di aggiungere alla pensione pubblica una pensione di natura privata".

Mandelli (FI): No all'aumento delle tasse sulle pensioni
"L'aumento della tassazione sulle Casse previdenziali e sulla previdenza complementare e' un errore: le audizioni in corso sulla Legge di Stabilita' lo stanno confermando con chiarezza". Lo dichiara, in una nota, il senatore Andrea Mandelli, responsabile di Forza Italia per i rapporti con le professioni. "Il futuro previdenziale dei professionisti - prosegue - non e' una questione marginale, perché se oggi il governo sbaglia il problema si riproporra', con forza, domani.

Perché rischiare di dover correre precipitosamente ai ripari quando possiamo evitare, da subito, di penalizzare la previdenza integrativa? In Parlamento siamo pronti a fare la nostra parte, ma non accetteremo che il governo se la cavi aspettando emendamenti che riparino alla sua miopia. Perché se l'esecutivo non correggera' da solo la rotta, dovra' comunque assumersene la responsabilita'", conclude Mandelli.

Zedde

Una lettura di pensionioggi.it sulle modalità d'ingresso alla sesta salvaguardia di cui alla legge 147 2014 riportata dal nostro collaboratore Franco Rossini secondo la quale la possibilità di accedere al profilo di tutela dedicato ai lavoratori che hanno maturato un diritto a pensione entro i 12 mesi successivi alla scadenza dell'indennità di mobilità sia limitata al solo requisito contributivo, e non dunque estesa al requisito anagrafico, è stata da alcuni lettori non condivisa. Kamsin Legittima una diversa lettura ma, per quanto ci riguarda, ribadiamo che tale diversa interpretazione dovrà essere fornita in modo chiaro dagli organi competenti in primo luogo l'Inps e Ministero del Lavoro nei prossimi giorni.

Ciò in quanto una analoga disposizione prevista nella quinta salvaguardia di cui alla legge 147/2013 (lettera e del dm 14 febbraio 2014) ha previsto che l'attivazione di questo ulteriore periodo dopo la scadenza dell'indennità di mobilità ordinaria sia a vantaggio dei soli lavoratori non riuscissero a maturare il requisito contributivo entro la scadenza dell' indennità di mobilità ordinaria, per l'appunto.

Naturalmente noi auspichiamo per una eventuale estensione del regime derogatorio in senso tale da poter includere anche coloro che maturino requisito anagrafico successivamente alla scadenza dell'indennità di mobilità ordinaria.

Zedde

Il Comitato Opzione Donna diffida l'Inps a rimuovere i paletti che accorciano di un anno i termini per l'accesso al regime sperimentale donna. L'Istituto avrà 90 giorni di tempo per rispondere. Successivamente partirà l'azione collettiva al Tar.

Kamsin Il Comitato Opzione donna ha ricevuto l'appoggio dell'Onorevole MariaLuisa Gnecchi (Pd) e dell'Onorevole Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati lo scorso 31 Ottobre a Montecitorio, all'avvio del ricorso collettivo per ampliare la fruizione del regime sperimentale donna per tutte le lavoratrici che maturano i requisiti nel corso del 2015.

Com'è noto, l'Inps ha chiesto, con le Circolari 35 e 37 del 2012, ai fini dell'accesso al regime di cui all'articolo 1, comma 9 della legge 243/04, che le lavoratrici devono conseguire, al 31 Dicembre 2015, l'apertura della finestra mobile anticipando, di fatto, di oltre un anno i requisiti anagrafici e contributi utili per l'esercizio dell'opzione in parola.

L'indicazione dell'Inps, ha ricordato la Gnecchi, è inaccettabile perchè ha l'effetto di restringere occultamente, dato che la legge 243/04 non prevedeva tale condizione, il regime sperimentale donna, unica possibilità lasciata dopo la Riforma Fornero dall'ordinamento per anticipare l'uscita (a caro prezzo dato che chi sceglie questa strada ottiene un assegno calcolato con il sistema contributivo e dunque piu' basso).

La Gnecchi ha ricordato anche come il Parlamento abbia approvato, invano, due risoluzioni per chiedere al Governo la soluzione della vicenda ma che la Ragioneria dello Stato ha chiesto adeguate coperture per l'allargamento della platea delle beneficiarie, richiesta anch'essa inaccettabile - ha detto la Gnecchi - in quanto le coperture per la misura erano state già previste nella legge istitutiva del regime sperimentale, la legge 243/04.

Il Comitato, promosso da Daniella Maroni, lo scorso 22 Ottobre ha dunque presentato una diffida formale all'Inps a riformare, entro 90 giorni dalla ricezione della stessa, le Circolari 35 e 37 del 2012. Dopo i 90 giorni, ricordano, se non ci sarà un esito positivo della vicenda, il Comitato avrà un anno di tempo per presentare un ricorso collettivo al Tar del Lazio per ottenere la rimozione in via giurisdizionale delle Circolari. L'azione, precisano, sarà aperta a chiunque abbia un interesse con le stesse caratteristiche di quello delle ricorrenti (c'è un bacino di 6mila lavoratrici potenziali aderenti, stimano dal Comitato) che dunque potranno unirsi all'azione collettiva sino a 20 giorni prima della fissazione dell'udizienza preliminare al Tar del Lazio.

Oltre all'azione collettiva, precisano dal Comitato, le lavoratrici potranno comunque perseguire la strada individuale presentando ricorso individuale presso il Giudice del lavoro (per le lavoratrici del settore privato) o alla Corte dei conti (per le lavoratrici del pubblico impiego) nei confronti del diniego all'accesso alla prestazione che sarà comunicato dall'Inps. 

Zedde

Il Comitato Opzione Donna ha avviato una class action contro l'Inps per ottenere la rimozione dei paletti che accorciano di un anno i termini per l'accesso al regime sperimentale donna.

Kamsin Una giornata di mobilitazione nazionale unitaria delle organizzazioni sindacali Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil per chiedere al governo interventi urgenti su reddito da pensione, fisco, welfare, sanità e non autosufficienza. E' quella che hanno annunciato le tre sigle sindacali per il prossimo 5 novembre a Milano, al Teatro Nuovo (Piazza San Babila), a Roma, all'Auditorium della Conciliazione (Via della Conciliazione 4), con le conclusioni di Gigi Bonfanti, Segretario generale Fnp-Cisl; a Palermo, al Teatro Politeama (Via Castrofilippo 90).  Le manifestazioni si terranno nella mattinata, con inizio intorno alle 9.30 e termine intorno alle 13.30.

Al centro della mobilitazione unitaria ci sarà il rilancio della piattaforma unitaria delle tre organizzazioni, con la richiesta specifica al governo di politiche a sostegno dei pensionati e degli anziani, a partire dalla estensione anche a loro del bonus di 80 euro, più volte promessa dal Presidente del Consiglio. I sindacati ritengono, inoltre, grave la scelta di ridurre il Fondo nazionale per le non autosufficienze (già inadeguato nello stanziamento dell'anno precedente) e di procedere ancora una volta con tagli lineari alla sanità e agli enti locali, che si tradurranno inevitabilmente in una ulteriore riduzione dei servizi di welfare e di assistenza alle persone anziane.

In settimana, inoltre, il Comitato opzione donna ha promosso una Class action contro l'Inps per Circolari 35 e 37 del 2012, che hanno modificato l'applicazione della legge Maroni del 2004, la quale permetteva in via sperimentale alle donne con 57 anni e 35 di contributi, di andare in pensione con il sistema retributivo fino al 2015 (opzione donna). L'iniziativa è stata presentata a Montecitorio dalla presidente del Comitato e dalla parlamentare del Pd della commissione Lavoro Marialuisa Gnecchi.

Zedde

Il Disegno di legge di stabilità conferma la stangata sulla previdenza integrativa. Tagliato il fondo per i lavoratori usurati, meno soldi anche ai Patronati.

Kamsin Stretta sulle pensioni integrative, tassazione piu' elevata per le rendite delle Casse Professionali, pagamenti delle pensioni unificati il 10 di ciascun mese ma solo per chi ha piu' trattamenti. Sono state tutte confermate con l'arrivo in Parlamento del disegno di legge di stabilità per il 2015 le novità anticipate da pensionioggi.it nei giorni scorsi in materia previdenziale. Tra le novità c'è anche il taglio dei fondi destinati ai lavoratori addetti alle masioni particolarmente usuranti. Vediamo dunque di riassumere cosa potrebbe cambiare dal prossimo anno.

Stretta sulla previdenza integrativa - La legge di stabilità prevede, per le casse di previdenza professionali l'incremento  della tassazione delle rendite finanziarie dal 20 al 26 per cento, un livello che sarà equiparato agli investimenti effettuati da qualsiasi altro investitore privato. La misura, in pratica, non ha prorogato al 2015 il credito d'imposta, previsto dall'articolo 4, comma 6-bis, decreto legge 24 aprile 2014, n. 66 (decreto bonus-Irpef 2014), sui “redditi di natura finanziaria” delle Casse professionali (decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509 e decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103), concesso solo per il secondo semestre 2014 e pari alla differenza tra le ritenute e le imposte sostitutive del 26% da applicare e quelle del 20 per cento.

Per effetto di tale credito d'imposta (applicabile però solo da luglio a dicembre 2014), le rendite delle Casse professionali sono state tassate al 20% anche dopo il generale aumento al 26% dello scorso primo luglio. Senza il credito d'imposta, quindi, dal primo gennaio 2015, anche queste rendite saranno tassate al 26 per cento.

Sale anche il prelievo sui fondi di previdenza complementare ai quali fisco chiederà non più l'11,5% ma il 20% (articolo 44, comma 1 del Disegno di legge).

Data unica per il pagamento delle pensioni - L'articolo 26 della bozza del disegno di legge di stabilità 2015 prevede che, dal prossimo 1° gennaio 2015, al fine di razionalizzare ed uniformare le procedure ed i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall’Istituto nazionale della previdenza sociale, i trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e le indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro  sono poste in pagamento il giorno 10 di ciascun mese o il giorno successivo se festivo o non bancabile, con un unico pagamento, ove non esistano cause ostative, nei confronti dei beneficiari di più trattamenti.

L'unificazione riguarda solo i titolari di piu' trattamenti (circa 800mila soggetti) gestiti dall’Istituto a seguito della soppressione dell’INPDAP ed ENPALS, in quanto le elargizioni, in tali casi, attualmente vengono erogate con cadenze mensili, ma in giorni diversi. Dalla norma non sono interessati dunque coloro che hanno la pensione a carico di una sola gestione previdenziale: questi continueranno a vedere la pensione accreditata con le regole attuali.

Lavoratori Usurati - Il comma 6 dell'articolo 45 del ddl prevede, in materia di accesso anticipato al pensionamento per gli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, la riduzione da 383 a 233 milioni di euro a decorrere dall’anno 2015 delle risorse del Fondo costituito al fine di concedere il diritto al  pensionamento anticipato ai lavoratori dipendenti impegnati in particolari lavori o attività che maturano i requisiti per l’accesso al pensionamento a decorrere dal 1° gennaio 2008; conseguentemente, prevede una corrispondente riduzione di 150 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2015 delle risorse del medesimo Fondo.

Comunicazioni telematiche - Un'altra novità riguarda l'obbligo di comunicare il decesso del pensionato all'Inps da parte del medico necroscopo attraverso il sistema telematico già presente per la comunicazione dello stato di malattia. Il certificato di accertato decesso dovrà essere trasmesso dal medico entro 48 ore dall'evento e ciò per ridurre i casi di indebita erogazione.

Cure Termali - Il disegno di legge prevede eliminazione degli oneri finanziari degli enti previdenziali per l’erogazione di prestazioni che non rientrino nei livelli essenziali di assistenza di carattere accessorio, quali quelle relative al soggiorno presso le strutture alberghiere, restando a carico del Servizio sanitario nazionale l’erogazione delle prestazioni di assistenza termale previste dalla normativa vigente, identificate con decreto del Ministro della salute, nonché agli assicurati dell’INPS e dell’INAIL. 

Patronati - Il ddl prevede, inoltre, la riduzione di 150milioni di euro dei fondi destinati per i patronati.

Zedde

Cresce l'attesa per conoscere il destino dei lavoratori che sono rimasti fuori dalla quarta salvaguardia per l'esaurimento dei posti. I lavoratori chiedono l'attivazione dei cd. vasi comunicanti.

Kamsin Ancora nulla di ufficiale circa l'attivazione dei cd. vasi comunicanti per la tutela dei lavoratori rimasti esclusi dalla quarta salvaguardia dopo l'esaurimento dei posti.

Come si ricorderà, per tale platea l'INPS aveva stimato l'esistenza di 2.500 beneficiari, ma in un recente messaggio il medesimo Istituto ha comunicato che la platea si è esaurita consentendo di salvaguardare solo i lavoratori che maturino i requisiti entro il 31 ottobre 2012. Sono pertanto rimasti fuori dalla tutela i lavoratori che hanno maturato il diritto previdenziale dal 1° Novembre 2012 al 31 dicembre 2013. Si tratta, secondo stime sindacali, di almeno 4-5mila persone.

Per questi lavoratori esiste, tuttavia, la possibilità di essere salvaguardati comunque. Infatti, l'articolo 1, comma 193 della legge 147/2013 (legge di stabilità 2014) consente, previa l'adozione di un decreto interministeriale, il trasferimento delle risorse nell'ambito delle platee delle precedenti salvaguardie rimaste sotto-utilizzate, per tutelare proprio eventuali carenze in altre platee di lavoratori.

Proprio sul punto l'Onorevole Gnecchi (Pd) nell'interrogazione alla Camera dello scorso 15 Ottobre ha indicato al Sottosegretario al Welfare Luigi Bobba la necessità di attivare al piu' presto la suddetta procedura al fine di consentire l'uscita dei lavoratori rimasti attualmente senza tutela. Se tale valvola di sfogo, infatti, non dovesse essere attivata in tempo utile questi lavoratori si troverebbero costretti a fare domanda per l'ammissione alla sesta salvaguardia con il rischio di sottrarre i posti disponibili per i lavoratori di tale contingente.

La procedura prevista dall'articolo 1, comma 193 della legge di stabilità 2014 prevede infatti il trasferimento delle risorse nell'ambito delle platee previste dalla legislazione vigente, in relazione all'effettivo utilizzo delle somme stanziate previa adozione di un decreto interministeriale Lavoro-Economia. "Come testimoniato dalla copertura finanziaria della cosiddetta «sesta salvaguardia», - ricorda la Gnecchi - , esistono sovrastime, anche consistenti, nella determinazione di alcune platee, mentre sussistono ancora diverse categorie di soggetti esclusi dalle salvaguardie per questioni prevalentemente nominalistiche".

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