Pensioni

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E' stato riammesso dalla Commissione Bilancio, dopo la bocciatura di ieri, l'emendamento per i quota 96 della scuola. Ne ha dato notizia la deputata Annalisa Pannarale (Sel).

Sono una novantina gli emendamenti alla legge di stabilità riammessi oggi dalla Commissione Bilancio. Ieri ne erano stati bocciati 1.600 su un totale di 3.800 circa tra cui c'erano diverse proposte in materia di lavoratori precoci, usuranti e quota 96 della scuola.

Kamsin La Commissione ha riammesso anche l'emendamento in favore dei Quota 96 della scuola a firma Pannarale (12.03) che ora dovrebbe andare alla votazione. Ne ha dato notizia la stessa deputata Annalisa Pannarale (SEL) dalla sua pagina facebook: "Ora avanti fino in fondo. La vostra insipienza e le vostre bugie hanno già sottratto troppi anni di dignità ai lavoratori" (in calce il testo dell'emendamento riammesso in favore dei quota 96 della scuola).

Passano anche gli emendamenti in materia di previdenza complementare e patronati, anticipo del TFR, nuovo regime dei minimi e bonus mamme, proposte che saranno quindi messe al voto della V Commissione Bilancio di Montecitorio da Lunedì. Tra le novità c'è anche la possibilità di una rateazione “semplificata” per tutti i debiti fiscali, con un tasso d'interesse agevolato al 3,69%, per un massimo di 10 anni (senza dover dimostrare di essere in difficoltà). La misura potrà essere applicata a più tipologie di debiti, che vanno dalle cartelle di pagamento di Equitalia, alle ingiunzioni fiscali dei comuni che riscuotono in proprio, passando per gli avvisi di accertamento esecutivo e quelli con adesione emessi dall'Agenzia delle entrate.

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EMENDAMENTO 12. 03 PANNARALE
Dopo l'articolo 12, aggiungere il seguente:
Art. 12-bis.
(Salvaguardia previdenziale del personale docente della scuola).

1. All'alinea del comma 14 dell'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, dopo le parole: «ad applicarsi» sono inserite le seguenti: «al personale della scuola che abbia maturato i requisiti entro l'anno scolastico 2011/2012, ai sensi dell'articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni».
2. Il beneficio di cui al comma 1 è riconosciuto, con decorrenza dalla data del 1o settembre 2015, nel limite massimo di 4.000 soggetti e nei limiti dell'autorizzazione di spesa di cui al comma 3. L'INPS provvede al monitoraggio delle domande presentate, secondo modalità telematiche, definendo un elenco numerico delle stesse basato su un criterio progressivo risultante dalla somma dell'età anagrafica e dell'anzianità contributiva vantate dai singoli richiedenti alla data del 31 dicembre 2012. Qualora dal monitoraggio risulti il raggiungimento del limite numerico non prende in esame ulteriori domande di pensionamento finalizzate ad usufruire dei benefici previsti dalla disposizione di cui al medesimo comma 1. Per i lavoratori che accedono al beneficio di cui al comma 1, il trattamento di fine rapporto, comunque denominato, è corrisposto al momento in cui il soggetto avrebbe maturato il diritto alla corresponsione dello stesso secondo le disposizioni di cui all'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e sulla base di quanto stabilito dall'articolo 1, comma 22, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, nonché secondo le modalità previste a legislazione vigente.
3. Per l'attuazione del presente articolo è autorizzata la spesa di 35 milioni di euro per l'anno 2015, di 105 milioni di euro per l'anno 2016, di 101 milioni di euro per l'anno 2017, di 94 milioni di euro per l'anno 2018 e di 81 milioni di euro per l'anno 2019.
Conseguentemente, all'articolo 26, comma 11, sostituire le parole: è ridotta di 200 milioni di euro a decorrere dal 2015 con le seguenti: è ridotta di 380 milioni di euro a decorrere dal 2015».
12. 03. Pannarale, Marcon, Giancarlo Giordano, Fratoianni, Melilla,

Oltre 162 mila persone salvaguardate, più di 97 mila assegni certificati per un totale di pensioni liquidate che supera le 56 mila. Sono queste le cifre sui cosiddetti esodati riportate dall'Inps, secondo l'ultimo aggiornamento, in occasione di un incontro sul tema in Commissione Lavoro che si è tenuto oggi al Senato.

I numeri sono il risultato dell'applicazione dei sei provvedimenti di salvaguardia finora emanati, per tutelare quanti erano rimasti senza stipendio e senza pensione. L'ultimo report dell'Inps, datato 4 luglio 2014 cristallizzava a 89mila le pensioni certificate e a 56 mila quelle liquidate.

Kamsin Tutti salvaguardati fino al gennaio 2015 - Secondo l'Inps, a margine dell'intervento che si è tenuto in Senato a cui hanno partecipato il commissario Tiziano Treu e il dg Mauro Nori "tutti gli esodati sono stati salvaguardati. Sono finiti, restano soli casi specifici". Secondo l'istituto sarebbero stati tutti tutelati i soggetti rimasti senza sostegno a ridosso della riforma Fornero, "quindi fino al 6 gennaio 2015".

A noi di pensionioggi.it tuttavia non risulta così. Come evidenziato anche dall'atto di sindacato Ispettivo avviato dall'Onorevole Luisa Gnecchi (Pd) alla Camera dei Deputati lo scorso 15 Ottobre risultano ancora non salvaguardati i lavoratori in quarta salvaguardia che hanno maturato un diritto a pensione dopo il 31 Ottobre 2012 (ed entro Dicembre 2013).

Lo stesso istituto di previdenza ha indicato, infatti, che il plafond di 2500 posti riservato ai fruitori dei permessi e dei congedi per disabili si è fermato a tale data lasciando fuori chi avesse maturato un diritto a pensione successivamente. Sarebbe utile una comunicazione in favore di tali lavoratori circa il loro destino.

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Il Senatore PD Francesco Russo annuncia la presentazione di un emendamento al ddl di stabilità per impedire che circa 160mila fortunati cumulino i vantaggi del sistema retributivo con quello contributivo.

"Se alla Camera nessuno presentera' un emendamento alla legge di stabilita' per ripristinare un tetto massimo alle pensioni d'oro, lo faro io in Senato". E' quanto ha affermato il senatore del Partito democratico Francesco Russo. "Mi sono arrivate molte segnalazioni relative al famoso comma che cancellerebbe il tetto alle pensioni d'oro - scrive sulla sua pagina Facebook l'esponente Pd -.

Kamsin Sto facendo delle verifiche. Ma come ho gia' scritto privatamente ad alcuni di voi se nessuno lo fara' prima alla Camera presentero' io al Senato un emendamento alla legge di stabilita' per ripristinare quelle famose quattro righe cancellate. Innanzitutto per riparare a una stortura inaccettabile". "E anche per lanciare un messaggio chiaro a chi 'ci prova sempre' - conclude Russo - il tempo dei trucchetti, delle furberie e dei sotterfugi alle spalle del Paese deve finire. Per sempre.

La vicenda è stata rilanciata ieri da un articolo di Gian Antonio Stella dalle pagine del Corriere della Sera che sta avendo una grande eco nella stampa nazionale. Il problema è noto. Infatti tra i lavoratori che sono passati al calcolo contributivo dal 2012, alcuni con retribuzioni molto elevate, possono percepire assegni più elevati, poiché cumulano i benefici di una larga quota della pensione calcolata con il retributivo ed una particolare agevolazione connessa con il contributivo che non è soggetto ad un limite sui contributi.

In tal modo, la quota contributiva accresce una pensione già caratterizzata da un alto tasso di sostituzione grazie al sistema retributivo. La "stortura" era stata segnalata dall'Inps al momento dell'introduzione della Riforma Fornero del 2011 ma, come sottolinea Gian Antonio Stella, il legislatore dell'epoca non intervenne stralciando la correzione suggerita dall'istituto di previdenza.

Oltre a generare una certa ingiustizia sociale la misura comporta anche effetti negativi per le Casse dello Stato. Ricorda Stella infatti che "secondo una tabella riservata fornita al governo dai vertici dell’Istituto di previdenza, infatti, 160 mila persone circa potranno godere sia dei vantaggi del vecchio sistema retributivo sia di quelli del «nuovo» sistema contributivo. E tutto ciò, se non sarà immediatamente ripristinata quella clausola di salvaguardia - continua Stella -, causerà un buco supplementare nelle pubbliche casse di 2 milioni quest’anno, 11 l’anno prossimo, 44 fra due anni, 93 fra quattro e così via. Fino a una voragine fra nove anni di 493 milioni di euro. Per un totale complessivo, di oltre due miliardi e mezzo da qui al 2024".

  Effettivamente quei denari potrebbero essere destinati in favore di altre misure piu' urgenti nel comparto previdenza, un capitolo che fa acqua da tutte le parti.

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L'Inps chiede un parere ai ministeri vigilanti sulla possibilità di sterilizzare la svalutazione dei montanti contributivi. La misura tuttavia necessiterà di adeguate coperture.

L'Inps non applicherà alcuna svalutazione dei montanti contributivi accumulati dai lavoratori che andranno in pensione l'anno prossimo "salvo contrario avviso dei ministeri vigilanti". E' quanto si legge nella lettera di chiarimenti che l'Istituto di previdenza pubblica ha inviato ieri al Ministero del Lavoro e a quello dell'Economia. Oggetto della lettera è se procedere o meno all'applicazione di un tasso di capitalizzazione per la prima volta negativo (-0,9127%) effetto della lunga crisi che ha colpito il Pil italiano.

Kamsin Per le pensioni in liquidazione il prossimo anno pertanto, l'istituto non procederà ad alcuna rivalutazione dei contributi accreditati limintadosi a considerare il valore nominale dei contributi accreditati. Se non ci saranno comunicazioni contrarie da parte dei Ministeri Vigilanti gli assegni dei futuri pensionati saranno, dunque, al sicuro da una svalutazione che avrebbe fatto perdere 20 euro per ogni 10mila euro di montante maturato. 

Nessun effetto per chi è già pensionato o cessa entro fine anno -  In base al meccanismo di calcolo contributivo introdotto nel 1995 dalla riforma Dini, infatti, il montante contributivo viene annualmente rivalutato in base all'andamento della crescita nominale degli ultimi 5 anni. Per la prima volta dopo 18 anni, il parametro (pari a -0,1927%) è finito in territorio negativo e dunque, in teoria, per coloro che andranno in pensione nel prossimo anno, ci sarà un assegno più leggero.

La svalutazione del montante, riguarderebbe, pertanto, i contributi che devono essere valorizzati con il sistema contributivo e solo dai lavoratori che saranno collocati in pensione dal prossimo 1° gennaio 2015 (e probabilmente negli anni successivi se il tasso di capitalizzazione non tornerà in territorio positivo). Nessun effetto per chi, invece, è già pensionato o cessa dal servizio quest'anno: la riforma del 1995 ha previsto che nell'anno di cessazione la rivalutazione montante sia per legge pari ad 1 e quindi l'accumulo dei contributi versati nell'ultimo anno di lavoro, dato dalla somma dei contributi dei lavoratori lavoro, non subisce alcuna rivalutazione nè svalutazione.

L'indice negativo dovrebbe quindi applicarsi, nel 2015, sulle quote di contributi versati, cioè il cosiddetto montante, presenti sul conto assicurativo al 31 dicembre 2013. Per i lavoratori con almeno 18 anni di contributi al 1995, perdita sarà più contenuta, in quanto, nei loro confronti, il sistema di calcolo contributivo si applica pro rata solo dal 1° gennaio 2012. Invece coloro che erano nel sistema misto l'incidenza del calcolo sarà più intensa in quanto costoro si ritrovano la pensione calcolata in buona parte con il sistema contributivo.

La parola adesso passa il Ministero del Lavoro a quello dell'economia, che ieri si sono riuniti per esaminare il dossier prodotto dell'Inps. Già nei giorni scorsi tuttavia la Ragioneria dello Stato aveva segnalato che la mancata svalutazione dei montanti contributivi comporterà un problema di coperture finanziarie.

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Scontro tra Pd e Governo sul prelievo fiscale da applicare ai lavoratori che scelgono l'anticipo del TFR in busta paga. Possibile una revisione del prelievo sulla previdenza complementare. Stop per i quota 96 e i precoci.

La Commissione Bilancio di Montecitorio continuerà oggi e domani l'esame degli emendamenti al ddl di stabilità. Già ieri sono saltati oltre 1500 richieste di modifica anche se oggi, con l'esame dei ricorsi si potrebbe aprire la strada per un ripescaggio di alcune proposte. L'obiettivo resta comunque quello di arrivare ad un pacchetto di circa 500 emendamenti su cui concentrare gli sforzi, sulla base anche delle aperture dell'esecutivo formulate nei giorni scorsi. A saltare sono state tutte le proposte estranee per materia alla legge di stabilità e quelle che introducevano nuove o maggiori spese o minori entrate.

Kamsin I temi su cui si lavorerà saranno quelli più gettonati con gli emendamenti (Tfr in busta paga, tassazione sui fondi pensione e sulle casse previdenziali, bonus mamme, deducibilità Imu degli immobili produttivi, patronati, minimi per gli autonomi). Mentre sono stati dichiarati inammissibili gli emendamenti previsti per i quota 96 della scuola e i lavoratori precoci, temi sui quali Sel e Movimento Cinque Stelle avevano proposto decine di proposte emendative. Su questa vicenda l'ultima parola spetterà tuttavia all'esecutivo. La mancanza di copertura ha fatto scattare la scure anche sulla proposta di Maino Marchi e Marco Causi, entrambi del Pd, di riportare l’anticipo del Tfr ad una tassazione «separata», non cumulabile con gli altri imponibili.

In realtà un ragionamento sulla tassazione del trattamento di fine rapporto il governo non sembra disposto a farlo, mentre sulle aliquote dei fondi pensione si potrebbe scendere dal 20% al 15%, purché le mancate entrate siano compensate con altro gettito. Possibile anche la revisione del taglio ai patronati sui quali ieri il Premier, nell'intervista rilasciata a Porta a Porta, si è reso disponibile a rivedere la misura; e la proroga del prelievo agevolato sui rendimenti delle Casse Professionali (al 20%).

Tecnicamente l’esecutivo non è contrario neanche ad una possibile revisione del tetto di reddito al bonus mamme, fissato nel testo governativo a 90.000 euro. Gli emendamenti per un abbassamento sono decine ma le risorse liberate, spiegano alcune fonti governative, dovrebbero comunque essere destinate a servizi per l'infanzia, come gli asili nido. Allo stesso modo non pare accantonata l'idea di aumentare la deducibilità Imu degli immobili di impresa, anche se ogni aumento di un punto (oggi è al 20%) comporta un aggravio di 20 milioni.

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La Commissione Bilancio di Montecitorio ha tagliato 1500 emendamenti su 3.844 proposte presentate alla disegno di legge si stabilità, Ac-2679-bis in discussione alla Camera dei Deputati. L'obiettivo della Commissione è comunque quello di scremare gli emendamenti sino ad arrivare a 500, traguardo che dovrebbe essere raggiunto domani o al massimo Giovedì. Kamsin I temi su cui si lavorerà sono quelli dedicati al Tfr in busta paga, la tassazione sui fondi pensione e sulle casse previdenziali, bonus mamme, deducibilità Imu degli immobili produttivi, patronati, al nuovo regime dei minimi per i lavoratori autonomi, al pubblico impiego.

Sono stati dichiarati ammissibili quindi gli emendamenti che chiedono di sterilizzare l'aumento del prelievo fiscale sui fondi pensione complementare e sulle Casse previdenziali private. E' stato dichiarato, invece, inammissibile per mancanza di copertura l'emendamento presentato da Sel per quanto riguarda la soluzione della vicenda dei 4mila lavoratori che si riconoscono nel movimento Quota 96. 

Inammissibili emendamenti Pd su tassazione agevolata Tfr - Tra gli emendamenti dichiarati inammissibili quelli di Maino Marchi e Marco Causi (Pd) per riportare l'anticipo del Tfr in busta paga ad un sistema di tassazione separata, ovvero non cumulabile con il resto dell'imponibile. Le proposte di modifica sono infatti prive della necessaria copertura. Stop anche alla proposta di Stefano Fassina per destinare anche agli statali il Tfr in busta paga e per farlo pagare direttamente dai datori di lavoro nelle imprese sotto i 50 dipendenti.

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