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Nessuna sanzione sino al 31 Marzo per chi non ha versato l'Imu sui terreni agricoli entro la scadenza del 10 febbraio. Confermate le regole di esenzione per i terreni totalmente montani.

Kamsin E' arrivato il via libera definitivo della Camera al disegno di legge, già approvato dal Senato, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 4, recante misure urgenti in materia di esenzione IMU per i terreni agricoli. Vediamo dunque le novità.

I Terreni Esenti dal pagamento dell'IMU

Il testo del provvedimento prevede che l'esenzione totale dall'IMU si applichi ai terreni, anche non coltivati, ubicati nei comuni classificati come totalmente montani, mentre per quelli parzialmente montani godono dell'esenzione esclusivamente i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali iscritti alla previdenza agricola (anche qualora affittino o concedano in comodato i terreni a coltivatori diretti o imprenditori agricoli) e quelli non montani non hanno diritto ad alcuna esenzione. Dal pagamento dell'imposta sono esentati anche coloro che affittano o conc

Non vengono, invece, esentati dal pagamento dell'imposta i proprietari di terreni agricoli non coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali che intendono affittare o dare in comodato i terreni.

È stata poi introdotta l'esenzione per i terreni nelle isole minori ed una detrazione di 200 euro per la cosiddetta «collina svantaggiata» ovvero quei comuni che sono ubicati in un'area compresa nei comuni di pianura e quindi totalmente privi di esenzione. Comuni che erano nell'elenco della circolare del 1993, ma che non rientrano più nei criteri di classificazione dell'ISTAT né come montani, né come parzialmente montani e che di fatto si ritrovavano ad essere equiparati alla pianura e, quindi, con pagamento totale, avendo invece caratteristiche e redditività nella più parte dei casi molto differente rispetto alla pianura.

Slittamento delle sanzioni sino al 31 Marzo 2015

I contribuenti che non rientrano nei parametri per l'esenzione, hanno dovuto versare l'imposta per l'anno 2014 entro il 10 febbraio 2015. Dato che sono cambiate le regole piu' volte il testo del provvedimento ha introdotto una modifica che prevede la non applicazione di sanzioni ed interessi nel caso di ritardato pagamento rispetto alla data del 10 febbraio, a condizione che il versamento dell'imposta per il 2014 avvenga entro il 31 marzo 2015. In pratica si introduce un'ulteriore proroga del termine di pagamento ad una data successiva. 

Rimborso dell'Imu non dovuta

Altra disposizione introdotta durante l'esame al Senato, è quella che dispone, per i contribuenti che hanno già effettuato versamenti di IMU non dovuta – a fronte dei nuovi criteri per i quali risultavano ora esenti – il diritto ad un rimborso da parte del comune di quanto versato o alla compensazione, qualora il medesimo comune abbia previsto tale facoltà, con proprio regolamento.

Abolizione disposizioni Fiscali sull'Agricoltura

Infine nel provvedimento vengono abolite le disposizioni fiscali a favore dell'agricoltura, introdotte recentemente, che consentivano ai produttori agricoli che rientrassero nell'ambito di applicazione dell'IRAP alcune deduzioni dalla base imponibile del medesimo tributo con riferimento ai lavoratori agricoli dipendenti a tempo determinato con contratto di durata almeno triennale impiegati nel periodo di imposta e con almeno 150 giornate lavorative.

Il Governo ha giustificato l'abrogazione di questa disposizione con la mancata ricezione della necessaria autorizzazione da parte della Commissione europea.

seguifb

Zedde

E' quanto prevede un disegno di legge presentato ieri in Senato dagli Onorevoli Susta e Spillabotte (Pd). L'obiettivo è consentire un accesso anticipato ai lavoratori con almeno il 60% di invalidità.

Kamsin Riconoscere a decorrere dall’anno 2015 agli invalidi per qualsiasi causa, ai quali sia stata riconosciuta un’invalidità superiore al 60 per cento il diritto all’accesso al trattamento pensionistico in presenza di un’anzianità contributiva pari o superiore a trentacinque anni e di un’età pari o superiore a 57 anni per i lavoratori dipendenti e a 58 anni per i lavoratori autonomi. E' quanto prevede il ddl 1808 depositato ieri in Senato da un gruppo di Senatori del Partito Democratico (il primo firmatario è l'onorevole Susta).

Il disegno di legge, che sarà assegnato alla Commissione Lavoro di Palazzo Madama, intende correggere una stortura creata dalla Riforma Fornero che ha equiparato, di fatto, i lavoratori invalidi ai fini pensionistici, ai lavoratori sani. La Riforma, scrivono i Senatori, non ha infatti adeguato la normativa alla realtà dei lavoratori invalidi che dovranno continuare a lavorare fino a 70 anni di età nonostante la loro condizione di salute.

Secondo i promotori "risulta sbagliato prevedere nei confronti dei lavoratori, portatori di un’invalidità superiore ad una certa soglia, la normale prosecuzione dell’attività lavorativa nonostante le loro precarie condizioni di salute, considerato inoltre che, fra l’altro, dopo tanti anni di lavoro questi risentono, in misura maggiore rispetto agli altri lavoratori, dell’usura derivante dallo svolgimento dell’attività lavorativa. Si tratta di persone sofferenti che improvvisamente hanno visto allontanarsi l’età pensionabile. Contro l’evidenza dei fatti ed il buon senso persiste e si acuisce la palese disparità di trattamento nei confronti di questi lavoratori svantaggiati per i quali non è prevista la possibilità di accedere ad un pensionamento anticipato".

A tal fine il disegno di legge, in cui tuttavia non c'è alcun cenno relativo ai costi e alle relative coperture, prevede per gli invalidi per qualsiasi causa, ai quali sia stata riconosciuta un’invalidità superiore al 60 per cento (stimabili in una platea di 250.000 lavoratori), la possibilità di accedere al pensionamento anticipato in presenza di un’anzianità contributiva pari o superiore ad anni trantacinque e di un’età pari o superiore a 57 anni per i lavoratori dipendenti ed a 58 anni per i lavoratori autonomi o con contribuzione mista.

seguifb

Zedde

Tramite il programma Garanzia Giovani le imprese che assumono un "neet" possono ottenere un incentivo sino a 6mila euro. il Bonus è cumulabile con il nuovo esonero contributivo introdotto dalla recente legge di stabilità.

Kamsin Ci sono incentivi assegnati ai datori di lavoro privati che assumono giovani inseriti nel programma nazionale chiamato "garanzia giovani". È un programma che nasce in Europa, durerà fino a giugno 2017 (per una spesa complessiva di 189 milioni di euro) e che i giovani faranno bene a non sottovalutare. È un programma che tenta di ridurre quello spaventoso 43% di disoccupazione giovanile. Con esso c'è l'opportunità, ma ovviamente non la certezza, di essere assunti. Per dare il via all'operazione la prima mossa è proprio dei giovani. I giovani interessati al programma sono in via potenziale 1.723.000. Di essi solo circa il 20% si sono registrati.

Vediamo chi sono i giovani interessati e cosa devono fare per facilitare l'assunzione.

La procedura

La misura è destinata ai giovani che vanno dai 15 ai 29 anni e sono in regola con la scuola obbligatoria. Si tratta dei cosiddetti "Neet", acronimo inglese per definire giovani che: 1) non studiano; 2) non hanno un lavoro; 3) non sono inseriti in programmi di formazione professionale. Per accedere al programma gli interessati devono registrarsi al " Programma garanzia giovani" con il modulo disponibile sul sito apposito. A questo punto il centro per l'impiego o altra persona accreditata li contatterà per un colloquio nel quale saranno verificate le capacità del soggetto e in base ad esse sarà stabilito il grado, la possibilità di trovare lavoro.

I livelli si occupabilità sono classificati tra basso, medio, alto, molto alto; l'assegnazione è influenzata direttamente dalla posizione del giovane: più è istruito e voglioso di lavorare, più dimostra nel colloquio capacità professionali, più diventa alto il grado di occupabilità e quindi più basso diventa l'incentivo per l'azienda.

La domanda all'Inps

Le aziende devono intanto inoltrare all'Inps domanda preliminare di ammissione tramite il modulo di domanda "Gagi" sul sito ww.inps.it. indicando i dati relativi al giovane.

L'Inps: a) determina l'importo dell'incentivo spettante in relazione al tipo di assunzione e alla classe di profilazione attribuita al giovane; b) verifica la disponibilità residua delle risorse della Regione o Provincia autonoma di pertinenza e in caso positivo comunica che è stato prenotato in favore del datore di lavoro l'importo dell'incentivo. Quindi, entro 7 giorni lavorativi dal momento in cui ricevono dall'Inps la comunicazione che è stata accettata la prenotazione, devono provvedere ad assumere il ragazzo. Infine, entro 14 giorni dalla comunicazione Inps devono comunicare l'avvenuta assunzione, senza la quale tutta la procedura decade. Attenzione: nella comunicazione devono chiedere anche la conferma della prenotazione. L'istanza di conferma diventa in pratica la domanda definitiva di ammissione all'incentivo.

Gli incentivi

La misura dell'incentivo è differente in base al tipo di assunzione e al grado di difficoltà del giovane.  Per le assunzioni a tempo determinato al di sotto dei 12 mesi l'incentivo riguarda solo le difficoltà alta e molto alta e offre un bonus di 1.500 - 2.000 euro. Per le assunzioni a tempo determinato dai 12 mesi in poi il bonus sale rispettivamente a 3.000 e 4.000 euro. Per le assunzioni a tempo indeterminato sono previsti tutti e quattro i gradi di difficoltà e il bonus è rispettivamente di 1.500, 3.000, 4.500 e 6.000 euro. Nessun incentivo è previsto per le assunzioni di apprendisti, colf, badanti e per lavori accessori. L'incentivo, peraltro, è cumulabile con il nuovo esonero contributivo per l'assunzione dei lavoratori a tempo indeterminato introdotto nel 2015 con la legge di stabilità 2015.

seguifb

Zedde

A cura di Bruno Benelli

Un giovane lavoratore con partita iva con redditi medio-bassi si troverà a percepire una pensione che sarà pari piu' o meno all'importo dell'assegno sociale

Kamsin Può darsi che il sistema pensionistico, privato e pubblico, d'Italia regga. Ove ciò continui a verificarsi, forse uno o due cittadini d'Italia finiranno con il riconoscere i meriti del ministro Elsa Fornero, che abolendo le pensioni di anzianità ha consentito questo miracolo. Un meccanismo nel quale si poteva andare in pensione (ordinariamente, e cioè salvi meccanismi agevolativi speciali) a 47 anni, avendo pagato per trenta anni il 35 per cento del salario, e continuare a vivere per altri 30 anni conseguendo il 70 per cento di esso, non era in realtà sostenibile.

Si pensi anche all'assurdità delle regole del sistema contributivo. Con queste regole oggi un giovane lavoratore con partita iva con redditi medio-bassi si troverà a percepire una pensione che sarà pari piu' o meno all'importo dell'assegno sociale (circa 450 euro al mese). La stessa cifra che prenderebbe uno che non ha mai lavorato. La Riforma penalizza dunque il lavoro. 

Ora, occorre rifarsi i conti e sperare che tornino. Se ciò non fosse, mi permetterei di suggerire un rimedio. Si consideri l'intera platea di coloro che sono andati in pensione con meno di 20 anni di effettivo lavoro (o di lavoro considerato effettivo), nonché di contributi effettivamente versati. Parte consistente di questi trattamenti pensionistici è stata ed è prodotta da regole che la classe politica (ed uso la parola classe non casualmente) ha stabilito, a vantaggio assai spesso di se medesima ed accollando a tutti, ed in primo luogo ai lavoratori, i costi conseguenti.

La mia opinione è quella che, se vi è effettivo problema, sarebbe corretto ed equo attribuire a questi pensionati non altro che il valore corrispondente all'importo dei contributi versati da loro o per conto loro da terzi. Naturalmente, questo importo dovrà essere attualizzato e il corrispondente trattamento mensile risulterà dalle regole attuariali oggi correntemente seguite. Una volta che si sia chiarito chi abbia effettivamente, sul piano civile, diritto a che cosa, potranno affrontarsi due problemi.

Anzitutto, quello dell'"assegno di sopravvivenza": nel nostro diritto civile vi è l'obbligo dei familiari a soccorrere il nullatenente; tra i soggetti tenuti a queste prestazioni va a mio avviso annoverato lo Stato, come "assicuratore di ultima istanza" nel caso di indigenza del beneficiario e di assenza di altri soggetti che siano tenuti ad assisterlo. Questo non è certo il "reddito di cittadinanza", per il quale, con ogni probabilità, mancano oggi le risorse, ma può essere un aiuto effettivo alle persona in difficoltà e va comunque nella direzione giusta. Il meccanismo descritto dovrà essere finanziato con la fiscalità generale, e cioè da noi tutti a seconda del reddito di ciascuno. Occorre chiedersi (e questo è il secondo problema) se il lavoratore non abbia ugualmente titolo, in caso di effettivo bisogno e tenendo ben conto della pensione di cui benefici, a somme finanziate dalla fiscalità generale, ed in quale misura.

Qualche segno di apertura nella direzione indicata può riscontrarsi nel decreto legislativo n. 22 del 4 marzo 2015: è prevista, in esso, un'ulteriore tutela per i lavoratori disoccupati che siano usciti, per decorso dei termini, dal sistema ordinario degli ammortizzatori sociali (l'Asdi). L'assegno di cui si tratta è collegato a valutazioni concernenti la situazione di bisogno del lavoratore ed è condizionato alla sua adesione a un progetto personale d'impegno, nonché alla sussistenza effettiva delle risorse destinate al finanziamento di esso.

Il fondo, come è corretto, è finanziato dalla fiscalità generale. Al di là di questi "segnali", occorrerebbe, a mio avviso, riconoscere che il sistema assistenziale e pensionistico va, in Italia, riformato radicalmente, approfittando dello spazio di sopravvivenza che il ministro Fornero ci ha consentito. Ciò sarebbe comunque opportuno; vi è, tuttavia, il serio rischio che a soluzioni "radicali" noi si sia costretti dalle circostanze a porre mano. Naturalmente, il fine di un riesame delle posizioni pensionistiche non è quello di punirne i percettori, i quali legittimamente (anche se in condizioni di oggettivo conflitto di interessi) ne hanno lucrato.

seguifb

Zedde

A cura di Federico Pica

E' arrivato il sì della Commissione Affari Costituzionali ad un pacchetto di correttivi sul riordino delle Forze di Polizia. Atteso il parere del relatore sulla staffetta generazionale.

Kamsin Procede in Commissione Affari Costituzionali del Senato l'esame e l'approvazione degli emendamenti al disegno di legge delega di riforma della pubblica amministrazione. Il testo sarà in Aula per la prima lettura, però, non prima del 31 marzo nonostante l'accelerazione impressa dalla Commissione negli ultimi giorni. Ieri la Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama ha infatti dato la precedenza al decreto sull'anticorruzione e sulle banche popolari. 

Corpi di Polizia. Nella giornata di ieri sono stati però approvati gli emendamenti agli articoli 6 e 7 ed oggi si dovrebbero esaminare gli articoli 8, 9 e 10. Tra le novità da annotare c'è l'assorbimento del Corpo Forestale dello stato nelle altre forze di polizia ed un riordino generale delle funzioni di polizia al fine di evitare sovrapposizioni. Riordino che interesserà anche i corpi di polizia provinciale che però non saranno assorbiti.

Intercettazioni. Un altro emendamento a firma Lucrezia Ricchiuti e Doris Lo Moro (Pd) dà il via alla riduzione del 60% «della tariffa riconosciuta ai gestori di reti telefoniche e del prezzo dei supporti adoperati» per le intercettazioni telefoniche. L'obiettivo è farle diventare meno care.

Poteri del Governo. Palazzo Chigi avrà, inoltre, un ruolo più forte e una sorta di regia allargata per quel che riguarda la vigilanza sulle agenzie governative nazionali, comprese quelle fiscali. Il tutto nell'ambito di un processo di rafforzamento dei poteri del premier, previsto dalla stessa riforma della Pa targata Madia, che riguarda anche le nomine dei manager pubblici.

Enti inutili. Tra gli emendamenti approvati ieri al Senato in commissione Affari costituzionali c'è anche la soppressione degli enti inutili o "in rosso", la possibilità di rafforzare le strutture efficienti «che erogano prestazioni ai cittadini e alle imprese», e la «riduzione degli uffici e del personale anche dirigenziale destinati ad attività strumentali».

Corruzione. Per rafforzare la lotta alla corruzione il Governa dovrà, inoltre, intervenire in tema di incompatibilità per gli incarichi nella Pa ed emanare entro 6 mesi dall'entrata in vigore della riforma i decreti attuativi per «integrare» le regole su pubblicità, trasparenza e diffusione delle informazioni nelle pubbliche amministrazioni con il vincolo di precisare gli obblighi per il contrasto alla corruzione.

Pensioni. Nei prossimi giorni saranno invece discusse alcuni emendamenti in materia di pensioni presentati dalla lega per le autonomie e dal movimento 5 stelle. Sul tavolo c'è la proposta di introdurre la staffetta generazionale nelle Pubbliche Amministrazioni e la possibilità per i ferrovieri di andare in pensione a 58 anni con 38 anni di contributi. Due misure su cui tuttavia è probabile il parere negativo del relatore.

Seguifb

Zedde

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