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Riforma Pensioni, Poletti: riflessione sì ma solo dopo il Jobs Act
Sul tavolo del Governo non c'è "in questo momento" un intervento organico sulle pensioni perché la "priorità" è dare attuazione alla riforma del lavoro. Ma "completato questo passaggio, c'è una riflessione da fare" anche sulle pensioni per "trovare una risposta" per gli esodati. Kasim Lo ha affermato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a margine di una conferenza stampa a Palazzo Chigi.
Al giornalista che gli chiedeva le tutele sugli esodati il ministro ha ricordato come lo scorso anno sia stato approvato "dal Parlamento un Odg che impegna l'esecutivo a verificare l'estensione della platea dei salvaguardati in favore di specifiche e limitate situazioni meritevoli di tutela". "Mi risulta che le commissioni Lavoro di Camera e Senato stiano procedendo ad un censimento di questi casi". Ma per ora non ci saranno interventi "organici" su questo fronte: "la priorità è sulla riforma del mercato del lavoro. C'è una situazione di problematicità potenziale per le persone che sono molto avanti nell'età che perdono il lavoro e non maturano i requisiti per il pensionamento".
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Pensioni Quota 96, il Miur fa ricorso in Appello
"Il Miur ha presentato ricorso in Appello contro la decisione del giudice di Salerno che ha riconosciuto, in primo grado lo scorso novembre, la possibilità per 42 docenti di andare in pensione con le vecchie regole in deroga alla Riforma Fornero. Kamsin La decisione della Causa dovrebbe avvenire nel mese di Aprile". E' quanto comunica una nota dello Snals, il sindacato che ha curato il ricorso in primo grado ottenendo, innanzi al tribunale di Salerno, una soluzione positiva per via giudiziaria alle istanze degli insegnanti della cd. quota 96.
Come noto la questione riguarda quel personale docente e Ata della scuola che ha maturato un diritto a pensione tra il 1° gennaio 2012 ed il 31 Agosto 2012, e che, a causa della legge Fornero del 2011, è costretto a rimanere in servizio per altri 4-5 anni.
La decisione di Salerno, ricorda lo Snals, costituisce "un importante precedente a fronte di una giurisprudenza piegata ai poteri forti che non ha mai riconosciuto alcun diritto ai quota 96". Da ultimo, sottolineano dal sindacato, "registriamo anche la recente bocciatura da parte del tribunale del lavoro di Palermo ad un ricorso di una decina di insegnanti presentato sulle medesime fondamenta".
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Riforma Pensioni, nessun provvedimento in Agenda a Febbraio
Secondo la tabella di marcia del premier Matteo Renzi il 20 febbraio è fissato il cdm che dovrebbe approvare i decreti attuativi della delega fiscale e quelli del Jobs act. Atteso anche il provvedimento sulla buona scuola, il ddl concorrenza. Ancora nulla di fatto per le pensioni.
Kamsin Conclusa la partita sull'elezione del Presidente della Repubblica il governo riprende in mano tutti i dossier aperti a partire da quelli sul lavoro. L'agenda di questi due mesi è densa di scadenze decisive sia sul piano parlamentare che su quello europeo. Ed arriveranno anche dati statistici importanti, che permetteranno di capire l'effettiva portata della ripresa in atto. Infatti già giovedì prossimo saranno diffuse le previsioni invernali della commissione europea: da quei numeri si potrà capire se al nostro Paese potranno essere effettivamente applicati i nuovi criteri di flessibilità.
Tra dieci giorni poi, il 12 febbraio, scade il termine per i pareri al governo, da parte delle commissioni Lavoro di Camera e Senato, sui primi due decreti in attuazione del Jobs act. Il primo introduce il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti con le modifiche alle tutele in caso in di licenziamento individuale e collettivo: di fatto per i nuovi assunti, salvo limitatissimi casi, non si applicherà più l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori. L'altro decreto modifica il quadro dei sostegni al reddito per chi perde il lavoro introducendo la Naspi, la Dis-coll e l'Asdi. Due provvedimenti molto rilevanti che potrebbero ridare slancio al mercato del lavoro.
Poi si passerà ai nuovi provvedimenti. Sulle prossime tappe il presidente del Consiglio ha già indicato una data fondamentale: venerdì 20 febbraio il Consiglio dei ministri dovrebbe esaminare una nutrita serie di provvedimenti in materia di lavoro, fisco, scuola e concorrenza. In tale occasione l'ormai ex giudice costituzionale Mattarella sarà dunque chiamato alla prima controfirma di almeno un decreto legge: quello della "buona scuola", con la previsione di assunzione di 140mila precari e il varo del primo riassetto del modello formativo. Atteso anche il dlgs di riforma della cassa integrazione, anche se per la complessità della materia potrebbe essere rinviato a un momento successivo.
Nella stessa data il Consiglio dei ministri darà il primo via libera al decreto legislativo sulla certezza del diritto in attuazione della delega fiscale: il provvedimento già varato la vigilia di Natale e poi congelato da Renzi per correggere la soglia di rilevanza penale del 3% del reddito evaso, indicata da molti come norma salva Berlusconi. A questo testo si potrebbero aggiungere altri decreti attuativi della delega fiscale (in primis quello sulla fatturazione elettronica).
Ancora nessuna certezza invece per una revisione approfondita della Legge Fornero sulle Pensioni. Dopo la bocciatura della Corte Costituzione del referendum promosso dalla Lega Nord le chances di un intervento rapido sulla materia si sono ridotte; anche se stando a quanto affermato dal Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nei giorni scorsi, c'è la volontà del Governo a riaprire il dossier pensioni dopo la conclusione dell'approvazione dei decreti del Jobs Act. Se ne parlerà in primavera quindi.
Seguifb
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Militari, stop all'altezza minima per l'accesso alla carriera
Un regolamento da adottare entro Agosto eliminerà il requisito di altezza minimo per l'accesso nelle carriere iniziali delle forze armate e di polizia. I candidati dovranno essere valutati attraverso un giudizio di idoneità fisica allo svolgimento del servizio.
Kamsin Entro Agosto stop al requisito di altezza minimo per l'accesso alle carriere iniziali delle forze armate e di polizia. I candidati dovranno essere valutati, piuttosto, con un diverso parametro che tenga in considerazione la più generale idoneità fisica allo svolgimento del servizio. E' quanto prevede la legge 2/2015, provvedimento approvato dal Parlamento lo scorso 18 Dicembre che entrerà in vigore il 6 Febbraio 2015.
La legge nello specifico modifica il comma 1 dell'articolo 635 del D.Lgs. n. 66 del 2010 del Codice dell'ordinamento militare disponendo che ai fini del reclutamento nelle Forze armate occorre rientrare nei parametri fisici correlati alla composizione corporea, alla forza muscolare e alla massa metabolicamente attiva, secondo successive tabelle stabilite da un regolamento da adottarsi entro 6 mesi dall'entrata in vigore della legge, eliminando, quindi, l'attuale previsione relativa ad un limite minimo di altezza.
I parametri fisici unici e omogenei per il reclutamento del personale delle Forze armate e per l'accesso ai ruoli del personale della forze di polizia ad ordinamento militare e civile e del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, potranno essere differenziati esclusivamente in relazione al sesso maschile o femminile del candidato.
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Statali, nel 2014 calano le assenze per malattia
Complessivamente le assenze per malattia sono state il 5% in meno rispetto al dicembre 2013 e quelle per altri motivi si sono ridotte del 2,9%. Sono diminuite anche le assenze per malattia superiori ai dieci giorni (1,7%).
Kamsin Calano le assenze nelle Pubbliche Amministrazioni. Secondo gli ultimi dati del monitoraggio mensile effettuato dal ministero della Pubblica amministrazione, lanciato dall'allora ministro Brunetta, il 2014 è stato un anno di minori assenze rispetto agli anni precedenti nelle oltre 4mila amministrazioni pubbliche controllate.
Il calo è stato generalizzato in tutti e dodici i mesi, per fino in periodi sensibili come dicembre. Non sono neppure mancate contrazioni a doppia cifra. E il numero medio di giorni di malattia per dipendente, facendo una media annua, starebbe ormai poco sopra i dieci giorni. Anche sul territorio il calo tocca tutte le aree (Nord Est 4,5%, Nord Ovest 3,4%, Centro 5,4%, Sud e Isole 5,8%). Sono pochi i settori della pubblica amministrazione che fanno eccezione, con ribassi che vanno dai ministeri (7,0%, inclusa la presidenza del Consiglio) alle asl (6,2%), passando per i Comuni (2,3%). In controtendenza risultano invece gli enti di previdenza (+20,4%). Insomma gli statali si sono ammalati di meno e hanno chiesto minori permessi e congedi. Complessivamente le assenze per malattia sono state il 5% in meno rispetto al dicembre 2013 e quelle per altri motivi si sono ridotte del 2,9%. Sono diminuite anche le assenze per malattia superiori ai dieci giorni (1,7%).
Intanto sulle assenze per malattia si profila una nuova stretta. Nel disegno di legge per la riforma della pubblica amministrazione è stato presentato un emendamento per realizzare un polo unico della medicina fiscale, dando all'Inps la piena competenza sui controlli (oggi nel pubblico impiego le verifiche sono invece condotte dalle asl). E a breve, forse già in settimana, ma più probabilmente la prossima, si dovrebbe già cominciare a votare sul provvedimento, al suo primo passaggio in Parlamento. L'obiettivo è fare entrare in vigore le nuove regole entro la primavera. Per cui i furbetti sono avvisati.
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Indennità di Frequenza, l'Inps precisa i limiti per l'erogazione
In caso di minore iscritto alla scuola primaria o secondaria di primo e secondo grado, il requisito della frequenza si intende rispettato se la presenza è pari, di norma, ad almeno i 3/4 dell'orario scolastico annuale stabilito per legge. Kamsin E' quanto ha chiarito l'Inps, con il messaggio 728/2015. L'indennità va corrisposta - precisa inoltre l'istituto - per le ordinarie frequenze scolastiche, per il periodo ottobre-giugno; nel caso di minori che frequentino scuole professionali per un periodo non sovrapponibile con il normale calendario scolastico, l'indennità va corrisposta per tutta la durata del corso.
Nel caso di pluriminorazione, l'indennità è incompatibile con quella speciale ai ciechi parziali, con quelle di comunicazione, di accompagnamento per i ciechi assoluti e per gli invalidi civili, fatto salvo naturalmente il diritto di opzione per il trattamento più favorevole.
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Pensioni, Panizza: emendamento per la staffetta generazionale
Promuovere il ricambio generazionale nel settore pubblico e privato attraverso il ricorso al part-time. E’ questo l’obiettivo di un emendamento presentato al disegno di legge di Riforma della Pubblica Amministrazione (ddl 1577) dal senatore del Patt Franco Panizza. Kamsin ”Tutti gli enti pubblici potranno promuovere il ricambio generazionale mediante la riduzione dell'orario di lavoro da parte del personale in prossimità della maturazione dei requisiti pensionistici, consentendo nel contempo l'assunzione di nuovo personale". "Si tratta di una norma che era stata anticipata dal Ministro Madia la scorsa primavera ma che, inspiegabilmente, è stata stralciata dal testo del provvedimento presentato dall'esecutivo ed in discussione in Senato", ricorda Panizza.
"Il nostro obiettivo è quello di favorire la staffetta generazionale sia nel settore privato che in quello pubblico su base volontaria"; per farlo viene comunque salvaguardato il versamento della contribuzione piena: "ai fini della maturazione del diritto a pensione al personale in questione spetterà comunque il trattamento di quiescenza e previdenza che avrebbe percepito se avesse continuato a prestare servizio nel regime di orario svolto al momento della presentazione della domanda di part-time" conclude Panizza. "Vedremo se la maggioranza accoglierà questa nostra proposta".
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(Promozione del ricambio generazionale nei settori pubblico e privato)
1. Le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, possono promuovere il ricambio generazionale mediante la riduzione dell'orario di lavoro da parte del personale in prossimità della maturazione dei requisiti pensionistici, consentendo nel contempo l'assunzione di nuovo personale. Ai fini del trattamento di quiescenza e previdenza il personale in regime di ricambio generazionale è considerato nel regime di orario svolto al momento della domanda. Alla maturazione del diritto a pensione al personale in questione spetta il trattamento di quiescenza e previdenza che avrebbe percepito se avesse continuato a prestare servizio nel regime di orario svolto al momento della domanda.
2. Qualora i medesimi enti, nell'ambito delle loro competenze sostengano il ricambio generazionale nel settore privato od i contratti di solidarietà espansivi di cui all'articolo 2 del decreto-legge 30 ottobre 1984, n. 726, convertito dalla legge 19 dicembre 1984, n. 863, gli stessi sono autorizzati al versamento del differenziale di contribuzione riferito all'orario di lavoro a tempo pieno direttamente all'ente previdenziale di iscrizione ed a favore del lavoratore senior»
Statali, nelle Pa restano solo i "vecchi"
L'età media dei dipendenti pubblici continua a salire per effetto del blocco del turnover e dall'inasprimento dei requisiti per andare in pensione.
Kamsin L'età media nel pubblico impiego sale sempre piu'. A discapito dei giovani. E' quanto emerge dal resoconto annuale della Ragioneria generale dello Stato. Solo nel 2013 l'età media «è aumentata di sette mesi, sfiorando ormai i 50 anni». I giovani appiano così sempre più come «mosche bianche», tanto che gli under 30 sono appena 108 mila, il 3,3% del totale. E se si porta l'asticella fino ai 34 anni la quota resta comunque inferiore al dieci per cento (8,6%).
La rappresentanza giovanile potrebbe essere ancora più bassa se non si considerasse l'apporto dato dalle force armate e da quelle di polizia (quasi sette under 30 su dieci sono loro). I numeri parlano chiaro e «l'invecchiamento» del pubblico impiego avanza. Basti pensare che nell'ultimo decennio l'età media è aumentata di quattro anni. Un innalzamento che non è privo di conseguenze, come fa notare la stessa Ragioneria nell'analisi dei dati, avvertendo: «il mantenimento prolungato» delle poIttiche di contenimento del turnover. scattate per la generalità dei comparti nel 2008, «finirà per porre in pochi anni un problema di sostenibilità dei servizi erogati». Il ricambio, uno a uno, con un neoassunto per ogni pensionato, potrà tornare solo nel 2019.
Intanto in diversi settori l'età media ha già superato la soglia dei 50 anni, dalla scuola all'università, dai ministeri alle Regioni e alle autonomie locali. Sotto i 40 anni resta un solo comparto, quelle delle forze armate. Nel dettaglio, l'età media degli insegnanti a tempo indeterminato sfiora i 52 così come quella dei medici; per i professori universitari l'età è di oltre 56 anni, mentre per i dirigenti ministeriali di prima fascia quasi 57. E si sale ancora nelle prefetture visto che per i prefetti l'età media è poco sotto i 60 anni.
I comparti più pesanti sono l'istruzione pubblica, il servizio sanitario nazionale e gli enti locali, ma nell'elenco non mancano anche gli altri settori, tra cui gli enti pubblici non economici (Inps, Inail, ordini professionali) e le agenzie (Entrate, Demanio e Dogane).
Intanto l'età per andare in pensione si allontana sempre più. È stato infatti già stabilito che a partire dal 2016 per uscire saranno necessari quattro mesi in più, quindi nella pubblica amministrazione significa che si passa a 66 anni e sette mesi (oggi 66 e tre mesi).
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Riforma Pensioni, alla Camera la proposta per gli sportivi professionisti
E' stata presentata alla Camera la proposta di legge per uniformare i criteri di accesso alla pensione per gli sportivi professionisti. Prevista anche l'applicazione dell'indennità di disoccupazione e degli assegni familiari.
Kamsin Recentemente, su iniziativa di alcuni deputati, è stata presentata una proposta di legge riguardante l'aspetto previdenziale ed assistenziale per gli sportivi professionisti. Si tratta della pdl 2689, prima firmataria l'onorevole Maria Luisa Gnecchi (Pd). Avendo presenti i provvedimenti legislativi precedenti, si può affermare che la grande maggioranza di questa categoria è rappresentata dai calciatori. E subito da precisare che il fondo previdenziale degli sportivi professionisti inizialmente gestito dall'Enpals (Ente per i Lavoratori dello Spettacolo) è stato in seguito trasferito all'Inps (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale).
Gli onorevoli presentatori della proposta di legge ammettono (che questo ci lascia un po' perplessi) che le loro conoscenze sul mondo degli atleti professionisti sono da sempre limitate a quanto viene riportato dalle televisioni e dai quotidiani circa "performance" che questi atleti ci regalano in occasioni di competizioni sportive nazionali ed internazionali. Dichiarano poi che in altri momenti apprendono notizie sulla vita di questi atleti attraverso le storie di "gossip" diffuse dai giornali, oppure li vedono, soprattutto quelli più famosi, negli spot pubblicitari.
Precisano però che un articolo apparso ancora nel marzo 2014 sul quotidiano "La Repubblica" ci rappresenta invece l'altra faccia di questo mondo; ci parla di migliaia di ragazzi, perché tali ancora possano essere definiti, che sono stati espulsi dal mondo dello sport, anche prima di aver compiuto i 30 anni e che si ritrovano dopo 10-15 anni di professionismo sportivo senza un'altra esperienza professionale. Solo una piccola parte di professionisti sportivi alla fine della carriera riesce a collocarsi nell'ambiente come allenatore, preparatore atletico o dirigente di una società sportiva. L'inizio dell'attività sportiva per un ragazzo comporta molto spesso un disinteresse rispetto allo studio. Da una ricerca effettuata qualche anno fa su un campione di circa 3.000 professionisti è emerso che quasi il 30% ha solo il diploma di scuola secondaria di primo grado, il 66% il diploma di scuola secondaria di secondo grado.
Va sottolineato che quasi il 70% degli sportivi professionisti, durante la loro attività agonistica, arriva a percepire un reddito di 50mila euro annui. Ed è da tener presente che gli importi di pensione erogati, anche a professionisti cosiddetti "top player" non superano l'importo di 1.800 euro lordi per tredici mensilità.
Appare quindi evidente, scrivono i presentatori della proposta di legge, che a parte quei professionisti famosi, che riescono ad accumulare consistenti patrimoni durante la loro carriera o a ricollocarsi proficuamente nell'ambiente sportivo, il resto di questi ragazzi, migliaia di casi, ha estreme difficoltà ed accade sempre più frequente che si ritrovino in situazioni di emarginazione estrema, passando dagli stadi alla strada: "30.000 calciatori in fila per un lavoro", titolava Repubblica. Con questa proposta di legge, dunque, i nostri deputati intendono intervenire sia sull'aspetto previdenziale, sia sull'assistenza per questa particolare categoria di lavoratori, troppo spesso abbandonata a se stessa dopo l'attività di sportivo professionista.
I Contenuti. La proposta di legge intende quindi intervenire sia sull'aspetto previdenziale, sia sull'assistenza per questa particolare categoria di lavoratori. In particolare si uniformano i requisiti di accesso alla pensione per gli sportivi professionisti superando il limite dell'iscrizione al Fondo ante o post 31 dicembre 1995, nonché estendendo il criterio per calcolo misto-contributivo della pensione, già in vigore da tempo per le categorie speciali del settore spettacolo.
Attualmente, infatti, gli iscritti ante 1995 possono conseguire la pensione al raggiungimento di 53 anni (49 anni le donne) ai sensi del Dpr 157/2013; gli iscritti dopo tale data, cioè nel sistema contributivo, devono raggiungere il 57° anno di età, anche se gli è consentito aggiungere alla propria età anagrafica, ai fini del conseguimento dell’età pensionabile, un anno ogni quattro di lavoro effettivamente svolto nella qualifica, fino ad un massimo di 5 anni. In pratica, l’età pensionabile può essere anticipata a 52 anni se ci sono almeno 20 anni di contributi. Un doppio binario che gli onorevoli si propongono di eliminare e di portare al 53° anno di età anagrafica per gli uomini e al 49° anno di età anagrafica per le donne. Tale requisito verrebbe poi innalzato per le donne a 50 anni a decorrere dal 1° gennaio 2020 e a 53 anni a decorrere dal 1° gennaio 2022.
La proposta, inoltre, intende estendere a questa categoria l'accesso all'indennità di disoccupazione (l'Aspi), e l'accesso agli assegni familiari per gli sportivi professionisti.
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a cura di Sergio Campana
Pensioni, stasera "Il buco delle pensioni" su Rai Tre
Nella puntata odierna di Presadiretta, in onda su Rai3 dal titolo Il buco delle pensioni di Christina De Ritis, un'inchiesta che racconta tutta la verità sullo stato di salute del nostro sistema pensionistico. C'è un buco nei conti dell'Inps tale da giustificare un allarme sulle pensioni delle future generazioni? E possibile che lo Stato sia diventato un evasore di contributi previdenziali? Un viaggio nell'universo contraddittorio delle pensioni. Dalle conseguenze della Riforma Fornero alla cattiva gestione dell'immenso patrimonio immobiliare dell'Inps.
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