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Pensioni ed Esodati: ecco i dossier sul tavolo del nuovo governo
Le questioni sul tavolo del nuovo esecutivo non cambiano. Esodati, revisione dell’età pensionabile e pensioni d’oro saranno alcuni dei principali banchi di prova per il successore di Letta.
E’ ormai chiaro che nei prossimi giorni assisteremo alla nascita dell’esecutivo Renzi, molto probabilmente con la medesima maggioranza che ha sostenuto Letta. Se non ci saranno defezioni dell’ultimo minuto, Renzi riceverà infatti la fiducia da parte del Pd, Scelta Civica e del Nuovo Centro Destra. Un governo che, nelle intenzioni del Leader del Pd, dovrà agire in fretta e fisserà una road map per i primi cento giorni con molta carne sul fuoco.
La svolta renziana potrebbe interessare anche gli innumerevoli problemi in materia di lavoro e previdenza che l’ex premier Letta non è riuscito, suo malgrado, a risolvere. Vediamo dunque quali sono i punti principali che Renzi dovrà affrontare nelle prossime settimane e la linea politica che sarà adottata.
Esodati - Il governo dovrà proseguire nell’estensione della salvaguardia in favore di chi è rimasto oggi escluso. Ciò potrebbe significare l’inclusione in salvaguardia anche dei lavoratori che maturano la decorrenza della prestazione oltre il 6.1.2015, attuale limite per molte categorie di soggetti. Per Renzi tutti i lavoratori in questione devono ricevere adeguata tutela. Si parla però di ulteriori 100mila soggetti che dovrebbero entrare in salvaguardia e reperire le risorse necessarie potrebbe non essere affatto semplice. Dalle risorse si comprenderà anche il modo in cui si interverrà: sullo sfondo c’è infatti l’alternativa di un provvedimento omnibus, come vorrebbero i renziani (magari con la creazione di un fondo apposito costituito dalle risorse derivanti dai contributi prelevati sulle pensioni d'oro) oppure, piu’ verosimilmente, attraverso il varo di provvedimenti singoli come è avvenuto sino ad oggi.
Resta inteso comunque che il nuovo governo dovrà attuare i provvedimenti in scadenza. Che non sono pochi. In particolare c'è la pubblicazione del quinto decreto sulla salvaguardia (legge 147/2013) e soprattutto la pubblicazione del quarto decreto di prolungamento di sostegno al reddito per i lavoratori con decorrenza della pensione nel 2014.
Pensioni Flessibili - Renzi avra' sul tavolo anche il lavoro svolto da Enrico Giovannini per l’introduzione di una maggiore flessibilità in materia pensionistica. L’idea a cui ha lavorato l’ex presidente dell’Istat è di riconoscere la pensione con un anticipo di 2 o 3 anni ai lavoratori che sono rimasti senza impiego e senza ammortizzatori sociali a condizione che abbiano perfezionato almeno 62 anni di età e 35 di contributi attraverso un prestito previdenziale. E' chiaro tuttavia che la Riforma Fornero, nella sua interezza, non sarà messa in discussione da Renzi.
Pensioni d’oro - Tra i capitoli aperti c'è anche quello della spending review sulla quale sta lavorando il commissario straordinario Cottarelli. Qui tra le novità che potrebbero vedere la luce c’è la “sforbiciata” sulle pensioni medio-alte retributive (cioè calcolate sulla base dello stipendio e non sui contributi versati) che non dovrebbero vedere particolari dietrofront da parte del nuovo esecutivo. La Camera ha peraltro di recente ha provato una mozione che impegnava il governo a una puntuale verifica dell'attuazione del contributo di solidarietà approvato con l'ultima legge di stabilità.
Opzione Donna - Renzi dovrebbe anche affrontare l’estensione del regime sperimentale donna. La Camera dei Deputati ha infatti approvato una mozione che impegna il governo a chiedere all’Inps la fruizione dell’opzione a tutte le donne che maturano i 57 anni (58 per le autonome) e 35 anni di contributi entro il 31.12.2015.
L'opzione donna (articolo 1, comma 9 della legge 243/04) consente alle lavoratrici di accedere alla pensione sino al 31.12.2015 con 57 anni di età (58 se autonome) e 35 anni di contributi a condizione di optare per la liquidazione del trattamento pensionistico con il solo calcolo contributivo. La circolare Inps 35/2012 ha precisato però che - ai fini dell'accesso al regime - entro il 31 dicembre 2015 deve verificarsi la decorrenza del trattamento pensionistico e non la maturazione dei requisiti oltre ad disposto l'applicazione della stima di vita. Ora dal nuovo esecutivo si attende una accelerazione nella risoluzione della questione.
Esodati, Giovannini: "la questione è di assoluta centralità per il governo"
Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha ricordato ieri in occasione del question time alla Camera dei Deputati che la situazione degli esodati rimane sotto stretta osservazione da parte dell'esecutivo. Il Ministro ha sottolineato che questa settimana l'Inps ha diffuso i dati aggiornati al 20 gennaio nei quali è emerso che gli esodati che hanno ottenuto effettivamente la liquidazione della pensione sono stati 33.147 su un totale di 162.147 posti salvaguardati in tutti e cinque i provvedimenti.
Rispondendo alle interrogazioni parlamentari, Giovannini precisa che questo numero così basso non deve stupire posto che solo una minima parte dei lavoratori hanno maturato il diritto al trattamento pensionistico nel corso degli anni 2012 e 2013 conseguendo così la pensione in regime di salvaguardia. Il Ministro ha ricordato infatti che non tutti i destinatari delle misure di salvaguardia vi accedono immediatamente poiché la normativa attualmente in vigore dispone che i lavoratori questione possono maturare i requisiti in un tempo piuttosto lungo come evidenziano le tabelle Inps. Secondo Giovannini è questo il caso di quei lavoratori i cui accordi sindacali stipulati entro la fine del 2011 hanno previsto l'accesso alla pensione negli anni successivi. Tali accordi prevedono decorrenze pensionistiche fino al 2022.
Inps, Vittorio Conti è il nuovo commissario
Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha individuato in Conti quel profilo di garanzia in linea con il Ddl anti conflitto di interessi per i manager degli enti pubblici.
Il Ministro del Lavoro Enrico Giovannini ha nominato ieri il nuovo commissario dell'Inps Vittorio Conti. Il neo dirigente avrà l'incarico di traghettare l'istituto per 6 mesi in attesa che il governo approva riforma della governance dell'ente previdenziale entro fine anno. Vittorio Conti, ha sottolineato il ministro Giovannini, avrà una carica temporanea, sino al 30 settembre prossimo, e rispetta quel profilo di garanzia delineato nel ddl licenziato dal Cdm due settimane fa per prevenire il conflitto d'interessi dei manager degli enti pubblici dopo lo scandalo Mastrapasqua. I 6 mesi di incarico tuttavia già appaiono non sufficienti a completare la riforma della governance dell'Inps: pertanto alla scadenza del mandato probabilmente il governo dovrà rinnovare l'incarico o nominare un nuovo presidente.
Il neo commissario, 71 anni, ha un curriculum di tutto rispetto maturato nel settore bancario: dopo la laurea alla Cattolica in Economia, Conti ha conseguito una specializzazione Oxford e successivamente è entrato nel Servizio Studi della Banca d'Italia per poi approdare alla Banca Commerciale Italiana. Docente di economia politica alla Cattolica dal 1976, nel 2000 Conti entra in Intesa San Paolo sotto l'amministrazione di Corrado Passera; nel 2006 l'ultimo step: il governo Prodi lo promuove commissario presso la Consob.
Quota 96, i Prof sperano nella soluzione della questione entro Aprile
Avanza il progetto di legge che potrebbe salvare dalle nuove regole di pensionamento circa 4mila professori che hanno maturato i requisiti nel corso dell'anno scolastico 2011/2012
La proposta di legge targata Ghizzoni (Pd) e Marzana (M5S) contenente la deroga in materia di pensionamento per il personale della scuola (cd. questione della "Quota 96") potrebbe diventare legge entro il prossimo Aprile. È quanto ha lasciato ieri intendere la relatrice al progetto di legge Barbara Saltamartini (Ncd) che tuttavia non ha nascosto che il Ministero dell'Economia e delle Finanze deve dare ancora il via libera all'operazione. "Stiamo aspettando chiarimenti dal sottosegretario all'Economia Giorgetti relativamente ai costi dell’operazione" ha affermato la Saltamartini.
La proposta, com’è noto, è al centro di una profonda discussione da diversi mesi ormai. Sullo sfondo il problema di diverse migliaia di insegnanti che si sono visti sfumare la possibilità di andare in pensione dopo l’approvazione della Riforma Fornero nel dicembre 2011. L'articolo 24 del Dl 201/2011 infatti non ha riconosciuto la specificità del comparto scuola (i professori vanno in pensione in una data prestabilita, il 1° Settembre - in coincidenza con la fine dell'anno scolastico - per evitare interruzioni didattiche) lasciando gli insegnanti che hanno maturato i requisiti pensionistici dopo il 31.12.2011 soggetti alle nuove regole.
“I lavoratori del comparto scuola che maturavano i requisiti nel corso dell'anno scolastico 2011/2012 dovevano essere trattati tutti allo stesso modo. Invece hanno subito conseguenze diverse a seconda se i requisiti sono stati perfezionati prima o dopo del 31.12.2011, data in cui sono entrate in vigore le nuove regole” spiega Bruno Palmieri del Patronato Inca di Roma. “Chi ha maturato i requisiti entro il 31.12.2011 ha potuto beneficiare del vecchio regime, gli altri sono rimasti soggetti alle nuove regole. Una questione non da poco perchè significa dover rimanere sul lavoro per almeno altri 3-4 anni”.
Ora il progetto di legge potrebbe affrontare il problema e concedere la pensione a decorrere dal 1º settembre 2014 per gli insegnanti che hanno perfezionato i requisiti di pensionamento previgenti all'entrata in vigore della riforma Fornero entro la fine l'anno scolastico 2011/2012. Secondo la Saltamartini i tempi devono essere però rapidi. Entro il 30 Aprile la proposta di legge dovrebbe essere approvata per consentire ai Prof di presentare la domanda all'Inps entro il 31 maggio e quindi poter conseguire la pensione dal prossimo 1° Settembre.
La graduatoria - La proposta di legge stanzia risorse sufficienti per garantire il mantenimento delle previgenti regole solo per 4mila insegnanti. Qualora il numero delle domande di pensione presentate dai professori risultassero superiori, l’Inps sarà costretto a stabilire una graduatoria formulata sulla base della somma dell'età anagrafica e dell'anzianità contributiva posseduta dall’insegnante alla data di scadenza della domanda.
Gli interessati - I professori interessati dalla novità sono coloro che hanno raggiunto entro il 31 agosto 2012 i vecchi requisiti pensionistici (quelli in vigore prima del Dl Salva Italia). Parliamo cioè della vecchia quota 96 (60 anni e 36 di contribuzione o 61 anni e 35 di contribuzione) oppure 40 anni di contribuzione per la pensione di anzianità; oppure 65 anni d'età (61 se donne) con 20 di contributi per la pensione di vecchiaia.
Esodati, Giovannini firma il 5° decreto di salvaguardia
Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini ha precisato nel corso del question time di aver firmato il quinto decreto sulla salvaguardia di cui alla legge 147/2013. Il provvedimento è stato inviato al Ministro dell'Economia Saccomanni per acquisirne la controfirma. La pubblicazione del decreto avverrà dunque nelle prossime settimane dopo la registrazione presso la Corte dei Conti.
Si ricorda che il quinto decreto ha per oggetto la tutela di 23mila esodati appartenenti alle seguenti categorie:
a) i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione anteriormente al 4 dicembre 2011 i quali possano far valere almeno un contributo volontario accreditato o accreditabile alla data del 6 dicembre 2011, anche se hanno svolto, successivamente alla data del 4 dicembre 2011, qualsiasi attivita', non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;
b) i lavoratori il cui rapporto di lavoro si e' risolto entro il 30 giugno 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente piu' rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo il 30 giugno 2012, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;
c) i lavoratori il cui rapporto di lavoro si e' risolto dopo il 30 giugno 2012 ed entro il 31 dicembre 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente piu' rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo la cessazione, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;
d) i lavoratori il cui rapporto di lavoro sia cessato per risoluzione unilaterale, nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, successivamente alla data di cessazione, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;
e) i lavoratori collocati in mobilita' ordinaria alla data del 4 dicembre 2011 e autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione successivamente alla predetta data, che, entro sei mesi dalla fine del periodo di fruizione dell'indennita' di mobilita' di cui all'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223, perfezionino, mediante il versamento di contributi volontari, i requisiti vigenti alla data di entrata in vigore del citato decreto-legge n. 201 del 2011;
f) i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione anteriormente al 4 dicembre 2011, ancorche' al 6 dicembre 2011 non abbiano un contributo volontario accreditato o accreditabile alla predetta data, a condizione che abbiano almeno un contributo accreditato derivante da effettiva attivita' lavorativa nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2007 e il 30 novembre 2013 e che alla data del 30 novembre 2013 non svolgano attivita' lavorativa riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato.
I soggetti in questione possono accedere al beneficio a condizione che la data di decorrenza del trattamento pensionistico - calcolata secondo le regole previgenti al Dl 201/2011 - si apra entro e non oltre il 6.1.2015.
Per i soggetti interessati dalla quinta salvaguardia il trattamento pensionistico non potrà avere decorrenza anteriore al 1º gennaio 2014.
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Pensioni, si fa strada l'ipotesi del prestito per anticipare l'età pensionabile
Il governo studia l'ipotesi di introdurre un assegno mensile da rimborsare con gradualità per l'uscita di lavoratori con 35 anni di versamenti e 2 o 3 anni dalla pensione
Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini ha confermato la settimana scorsa che il governo sta studiando l'introduzione del cd. "prestito pensionistico" per consentire, a talune categorie di lavoratori dipendenti, la possibilità di accedere ad un sostegno economico con un anticipo di alcuni anni rispetto alla decorrenza della pensione. Secondo fonti vicine al ministero si tratterebbe di uno strumento coniato ad hoc e fruibile in particolare dai dipendenti delle imprese più piccole (meno di 15 dipendenti) per concedere loro la possibilità di ottenere un sussidio economico transitorio in attesa del perfezionamento di requisiti pensionistici. Sussidio che poi dovrà essere però restituito con gradualità una volta ottenuta la pensione.
In ogni caso non si tratterebbe di una modifica sistema previdenziale Fornero in quanto non sarebbero introdotte deroghe ai requisiti di accesso per la pensione di vecchiaia o anticipata. Verosimilmente lo strumento dovrebbe funzionare analogamente a quanto prevede l'articolo 4 della legge 92/2012 per le grandi imprese. Com’è noto, l’articolo 4 concede alle imprese che occupano più di 15 dipendenti, nei casi di eccedenze di personale, la possibilità di stipulare con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello aziendale piani di incentivazione all'esodo dei lavoratori più anziani. Stipulato l’accordo l’impresa procede al licenziamento e si impegna a corrispondere al lavoratore una prestazione di importo pari trattamento di pensione che spetterebbe in base alle regole vigenti fino al raggiungimento dei requisiti minimi del pensionamento.
Il prestito pensionistico - Nelle intenzioni del governo l’impianto descritto dovrebbe essere trasferito anche nelle piccole medie imprese che registrano una eccedenza di manodopera e manifestano l'intenzione di licenziare. L’idea è quella di evitare in maniera stabile di ricreare il fenomeno “esodati” cioè di personale maturo difficilmente rioccupabile che non ha ancora i requisiti per andare in pensione. A differenza tuttavia di quanto prevede l'articolo 4 della legge 92/2012, al “prestito pensionistico” dovrebbero contribuire, oltre alle imprese, anche lo Stato e soprattutto i lavoratori. Infatti questi ultimi si troverebbero, una volta ottenuta la pensione, a dover restituire gradualmente nei primi 15 anni di pensionamento una parte del “prestito” con una trattenuta Inps che dovrebbe pesare sulla busta paga per circa il 10 -15 %.
Gli interessati - Secondo i tecnici dell'esecutivo la misura dovrebbe riguardare i lavoratori che hanno necessità di perfezionare 2 o 3 anni per raggiungere il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia o di quella anticipata ed hanno almeno 35 anni di contributi accreditati (o comunque una quantità di contributi tali da garantire un assegno pensionistico pari a circa due volte il minimo).
Il governo difende il progetto in quanto si tratterebbe di una misura che accantona l’idea – circolata sino alla scorsa estate - di introdurre forme più flessibili di pensionamento. Secondo Giovannini infatti non ci sono i margini per un ritocco ai requisiti previdenziali introdotti con il decreto Salva Italia del 2011.
La Germania è pronta ad anticipare l'età pensionabile
Il Governo guidato da Angela Merkel ha licenziato una mini-riforma previdenziale che ingrana la retromarcia sull'età pensionabile.
In un momento in cui i partner europei, in primis il Bel Paese, sono stati chiamati a grandi sacrifici i tedeschi si preparano ad una riforma previdenziale che consentirà di anticipare, seppur di poco, l'età pensionabile. L'esecutivo guidato da Angela Merkel ha infatti approvato una riforma del sistema previdenziale che consentirà il collocamento a riposo già a 63 anni con un anticipo di almeno 2 anni rispetto alle norme attuali.
L'economia del paese teutonico del resto va a gonfie vele. E dopo le riforme degli ultimi 20 anni i tedeschi in un momento di crisi si possono permettere di pagare 160 miliardi di euro da qui ai prossimi 20 anni. Parliamo comunque di un paese che ha, dopo le Riforme del 2007, uno dei sistemi previdenziali piu’ duri dell’intero vecchio continente: il pensionamento di vecchiaia è in generale fissato a 67 anni, quello anticipato a 65 anni con 45 di contributi. Esistono poi penalità che consentono di anticipare l’accesso alla pensione a 63 anni (con 35 di contributi) ma al prezzo di una riduzione di circa il 3,5% per ciascun anno di accesso prima dei 67 anni. Riduzioni molto significative se comparate con quelle italiane (che oscillano invece tra l’1% il 2% l’anno e solo per il pensionamento anticipato conseguito prima dei 62 anni).
Le ragioni della Riforma Previdenziale - Un eventuale temperamento di questa normativa era dunque nell'aria quantomeno per correggere alcune criticità e concedere maggiore flessibilità ai lavoratori precoci. Se la legge sarà approvata nei tempi previsti, dal 1° luglio prossimo i tedeschi potranno ritirarsi anticipatamente tra i 63 e i 67 anni senza alcuna penalità, a condizione di aver maturato almeno 45 anni di contributi. E le imprese dovranno sostenere un aumento delle aliquote contributive di almeno un punto percentuale da qui al 2020.
Le reazioni - La proposta sta suscitando diverse reazioni in Germania: CDU e gli imprenditori sono particolarmente preoccupati per gli elevati costi e la perdita di competitività che le aziende tedesche subirebbero. Persino l'ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroder si è detto contrario al progetto di riforma: “stiamo dando un segnale assolutamente sbagliato specialmente nei confronti dei nostri partner europei quali abbiamo giustamente che su riforme strutturali dei loro sistemi pensionistici”.
Sigmar Gabriel, leader della SPD, si è detto invece particolarmente orgoglioso di firmare un progetto di legge che restituisca una maggiore dignità ai lavoratori. “La proposta se andiamo a vedere non regala nulla perchè parliamo di persone che devono comunque maturare 45 anni di contributi. Non sono pochi” ha osservato il Ministro del Lavoro Andrea Nahles firmatario del progetto di legge. “Vogliamo solo proteggere i lavoratori precoci, cioè coloro che hanno maturato parecchi contributi nel corso della loro vita lavorativa: persone che hanno iniziato a lavorare a 14 anni a cui riconosciamo la possibilità di andare in pensione con un paio di anni di anticipo senza penalità come accade oggi” ha concluso il Ministro.
Esodati, ecco i numeri Inps sulla salvaguardia
Secondo i dati diffusi dall'Istituto previdenziale avanzano almeno 7mila posizioni dai primi tre decreti di salvaguardia. Si attendono i dati relativi agli ultimi due provvedimenti.
L'Inps ha diffuso ieri un rapporto sulle operazioni di salvaguardia al 20 gennaio scorso. Secondo i dati Inps i lavoratori che effettivamente sono riusciti a ottenere la liquidazione della prestazione pensionistica, a due anni dall’entrata in vigore della Riforma Fornero, sono stati 33.147 a fronte di un totale di 130.300 posizioni salvaguardate nei primi tre provvedimenti sino ad oggi attuati.
L'Inps precisa anche che le posizioni certificate, sempre alla data del 20 gennaio 2014, sono pari a 82.458 di cui 62.383 relative alla prima salvaguardia (su 65mila posizioni salvaguardate), 14.450 relative alla seconda salvaguardia (su 55mila posizioni disponibili) e 5.625 alla terza salvaguardia (su 10.300 posizioni disponibili). In definitiva solo il 25% dei lavoratori salvaguardati nei primi tre decreti ha ottenuto la liquidazione della pensione mentre circa il 60% ha conseguito il riconoscimento della propria posizione in salvaguardia.
Il rapporto tuttavia non tiene il conto di 40mila lavoratori in mobilità di cui all’articolo 22, comma 1, lettera a) del Dl 95/2012 convertito con legge 135/2012. Ciò significa che, a conti fatti, le 14.450 domande della seconda salvaguardia potrebbero in realtà raggiungere le 54.450 unità (su 55mila disponibili).
Ad ogni modo, anche immaginando che le 40mila posizioni in questione siano state tutte impegnate, dai numeri diffusi avanzano almeno 7.500 posizioni di salvaguardia che sono già state finanziate all'interno dei primi tre provvedimenti e che non sono state ancora erogate. Numeri e risorse che potrebbero essere impiegati per estendere la salvezza a quei lavoratori esodati che maturano la decorrenza della prestazione pensionistica oltre la data del 6.1.2015, l'attuale tagliola per essere ammessi in salvaguardia.
La 4° e 5° salvaguardia - Il rapporto dell'Inps aggiorna anche i lavoratori riguardo alle ultime salvaguardie contenute nel DL 101/13 e nella recente legge di stabilità (legge 147/2013). In relazione alla quarta salvaguardia (9mila posizioni) l'Inps ricorda che è in corso la presentazione delle domande alle direzioni territoriali del lavoro: i termini scadenza sono fissati al 26 e 27 febbraio a seconda della categoria di appartenenza del lavoratore. La certificazione di queste posizioni dovrebbe concludersi entro giugno 2014.
Relativamente alla quinta salvaguardia (23.000 posizioni) l'Inps ricorda che deve essere ancora pubblicato il decreto interministeriale attuativo e l'attività di certificazione sarà conclusa entro fine anno.
Lavoratori Precoci, i permessi ex legge 104 escludono la penalizzazione
La legge di stabilità 2014 ha riconosciuto l'idoneità della contribuzione figurativa maturata attraverso i permessi della legge 104/92 ad evitare le penalizzazioni.
Con il nuovo anno si ampliano i periodi di contribuzione figurativa utile ad escludere le penalizzazioni previste per chi accede alla pensione anticipata prima di aver compiuto i 62 anni di età.
Com'è noto, l’articolo 6, comma 2-quater del decreto legge 216/2011, per favorire i cd. lavoratori precoci, aveva stabilito l'esclusione dalla decurtazione dell’assegno pensionistico a quei lavoratori che raggiungessero i requisiti contributivi utili per la pensione anticipata entro il 31.12.2017 a condizione che la contribuzione risultasse composta solo da prestazione effettiva di lavoro e da limitati periodi di contribuzione figurativa quali l’astensione obbligatoria per maternità, l’assolvimento degli obblighi di leva, infortunio, malattia e cassa integrazione guadagni ordinaria.
Il Governo, sotto la pressione dei partiti della maggioranza, aveva già arricchito con il Dl 101/2013 i periodi di contribuzione figurativa utili ad escludere la penalizzazione ricomprendendo sia quella derivante dalla donazione di sangue e di emocomponenti sia quella dei congedi parentali di maternità e paternità previsti dal Dlgs. 151/ 2011. Ora la legge di stabilità 2014 (articolo 1, comma 493, legge 147/2013) è intervenuta nuovamente sulla materia aggiungendo alla contribuzione figurativa utile ad escludere la penalizzazione anche quella derivante dai congedi e permessi per l'assistenza di parenti con gravi disabilità secondo quanto previsto dall'articolo 33 della legge 104 del 92.
"Si tratta di un rimedio atteso da tempo" afferma Bruno Palmieri del Patronato Inca di Roma: "penalizzare quei lavoratori che hanno fruito dei permessi per assistere i portatori di handicap era assurdo ed è stato piu' volte segnalato al Ministero e all'Inps. Va sottolineato però che non sono ancora valorizzabili tutti gli altri periodi sottoposti a contribuzione figurativa: cioè la mobilità, cassa integrazione straordinaria o in deroga, le giornate di sciopero e le aspettative senza assegni conseguite a qualsiasi titolo. Ci aspettiamo che il governo intervenga anche su questi fronti" ha detto il sindacalista.
Pensioni Pa, la cessazione scatta solo al compimento dei 65 anni
I dipendenti pubblici che hanno raggiunto i requisiti per la pensione ante Riforma Fornero entro la fine del 2011 sono soggetti al vecchio regime, ma non sono obbligati a sfruttarli fino ai 65 anni di età.
Secondo una nota interpretativa del Ministero della Funzione pubblicata la scorsa settimana, i dipendenti pubblici che hanno maturato i requisiti per l'accesso alla pensione secondo le regole antecedenti alla riforma Fornero entro il 31 dicembre 2011 rimarranno obbligatoriamente soggetti al vecchio regime pensionistico e alle relative decorrenze.
La nota interpreta gli effetti dell'articolo 2, comma 4 del recente decreto pubblico impiego (Dl 101/2013) che aveva sollevato dubbi da parte di diverse amministrazioni comunali. In primo luogo il Ministero chiarisce che il lavoratore pubblico che abbia raggiunto un diritto a pensione entro il 31/12/2011 non può esercitare l'opzione di andare in pensione con il nuovo regime. Questi soggiace obbligatoriamente al regime previgente. Per cui, ad esempio, resta preclusa la possibilità di rimanere in servizio sino al perfezionamento dei nuovi requisiti per la pensione di vecchiaia previsti dalla normativa Fornero (66-67 anni).
In secondo luogo la nota chiarisce che il dipendente può continuare a rimanere in servizio fino a che non abbia raggiunto i limiti ordinamentali per il collocamento a riposo previsti dalla disciplina ante Fornero, cioè i 65 anni. In pratica il perfezionamento del diritto a pensione, laddove non siano stati compiuti i 65 anni, non comporta automaticamente il collocamento a riposo.
E' questo il caso di quei dipendenti pubblici che abbiano raggiunto la vecchia quota 96 per la pensione di anzianità o i 40 anni di contributi (oppure i 61 anni e 20 anni di contributi se donne per la pensione di vecchiaia) entro il 31.12.2011. In tali casi i lavoratori possono decidere se andare in pensione o se rimanere in servizio sino al perfezionamento dei 65 anni di età. E solo al compimento di tale età l'amministrazione pubblica dovrà procedere obbligatoriamente al loro collocamento a riposo.
Resta comunque salva la possibilità della concessione del trattenimento in servizio per un ulteriore biennio secondo quanto previsto dall'articolo 16 del Dlgs. 503 del 92 se i dipendenti dichiarino la propria disponibilità e l'Amministrazione intenda sfruttarla.
La nota infine ricorda che per questi soggetti restano in vigore le finestre mobili annuali secondo quanto disposto dall'articolo 12, commi 1 e 2 del Dl 78 del 2010.