Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

Il direttore generale dell'Inps Mauro Nori ha precisato che la prossima settimana saranno liquidate le prime pensioni della quarta salvaguardia.

In audizione informale alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, il direttore generale dell'Inps Mauro Nori ha aggiornato i membri della XI Commissione riguardo agli esodati, al possibile intervento sulle "pensioni d'oro" e sui ricongiungimenti pensionistici onerosi.

Sui procedimenti della salvaguardia Nori ha ricordato che sinora sono state liquidate N. 38716 pensioni su una platea di 142 mila lavoratori potenziali interessati alla salvaguardia. Nori ha anche tranquillizzato la Commissione della correttezza delle stime circa la capienza delle salvaguardie indicando che solo in un caso, quello degli esonerati dal servizio di cui alla prima salvaguardia del DL 201 2011, i posti disponibili sono risultati inferiori alle domande pervenute. 

In molti casi infatti, ha osservato Nori, le domande presentate alle direzioni territoriali del lavoro vengono rigettate dall'Inps in quanto i lavoratori non rispettano il paletto della decorrenza della prestazione pensionistica, 6 gennaio 2015, individuata dalle leggi istitutive. Il direttore generale dell'Ufficio pensioni Uselli hai infine affermato che l'Inps potrà procedere già dalla prossima settimana alla liquidazione delle pensioni nell'ambito della quarta operazioni di salvaguardia, se hanno decorrenza 2014.

Interrogato circa la possibilità di ricalcolare con il metodo contributivo le pensioni d'oro cioè oltre a 5 mila euro netti mensili, il direttore Nori ha osservato che l'Inps non è in grado di fornire dati sulle platee interessate in quanto eccessivamente oneroso soprattutto in termini di personale. "La procedura è molto complessa, ma fare i conti non sarebbe impossibile a condizione però che il gioco valga la candela."

Nori inoltre ha dato la disponibilità dell'ente a contribuire per trovare le coperture relative al taglio dell'Irpef qualora arrivasse una richiesta in tal senso dal governo. Qui il video ufficiale dell'audizione.

I Pensionati "restano esclusi dai benefici perché, data la quantità di risorse disponibili, se avessimo spalmato i benefici su una platea più larga avremmo dato 10 euro, come in passato"

«Credo che il 2014 sarà ancora un anno di grande sofferenza», ha detto il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, in un'audizione alla Camera sulle linee programmatiche del dicastero. Indipendentemente dalle «considerazioni sulle dinamiche del Pil, che sia +0,6% o +1%, la dinamica dell'occupazione per il 2014 continuerà ad essere una dinamica ancora molto, molto pesante».

Secondo Poletti, «la dinamica occupazionale per il 2014 continuerà a essere molto, ma molto pesante. Quest'anno infatti sarà una sorta di terra di mezzo tra effetti di crisi di imprese sviluppatasi magari tre anni fa, e dinamiche di ripartenza Poletti ha ricordato anche che i pensionati «restano esclusi dai benefici perché, data la quantità di risorse disponibili, se avessimo spalmato i benefici», che andranno ai lavoratori dipendenti, «su una platea più larga avremmo finito per parlare di 10 euro, come in passato».

Il ministro chiarisce anche che «la cassa integrazione ordinaria e quella straordinaria non scompariranno. È fuori discussione». Secondo Poletti,«andrà invece a esaurimento quella in deroga che verrà sostituita dalla nuova Aspi». In audizione Poletti aggiunge che «nell'arco di quest'anno abbiamo un problema perchè manca circa un miliardo per la cig in deroga, se guardiamo alle dinamiche dell'altro anno». «Questo tema - aggiunge - ha bisogno di essere affrontato»', avendo presende il rischio che, andando «verso l'esaurimento degli strumenti ordinari, la cig in deroga diventi il rifugio ultimo con un problema gigantesco per la traslazione di problematiche di tipo diverso. Occorre avere garanzie di copertura altrimenti rischiamo di avere problemi sociali immediatamente a valle».

Cgil Cisl e Uil bocciano la proposta di innalzare la pensione anticipata per le donne prevista nel dossier Cottarelli presentato la settimana scorsa al governo. 

I sindacati si dicono fortemente contrari alla proposta contenuta nel dossier Cottarelli che prevede tra l'altro l'allineamento dei requisiti per l'accesso alla pensione anticipata delle donne a quelli previsti per i uomini. La manovra comporterebbe quindi l'innalzamento di un anno, a 41 anni e 6 mesi a 42 anni e 6 mesi dei contributi necessari ad accedere al trattamento anticipato indipendentemente dall'età anagrafica. 

Secco il giudizio della Uil che reputa la proposta di Cottarelli "fuori dalla realtà". È un'idea" bislacca" secondo la Uil perché non tiene conto delle penalizzazioni già subite dalle lavoratrici negli ultimi anni: "se si vogliono equiparare i requisiti il governo abbassi a 41 anni i contributi per tutti i lavoratori" ha detto il segretario Angeletti.  "Non ci sembra giusto penalizzare lavoratrici che già hanno visto ridursi le possibilità di optare per il regime contributivo da un lato e innalzarsi requisiti per la pensione di vecchiaia dall'altro."

Dura anche la Cgil che in un comunicato chiede al governo di non spaventare i lavoratori e di prendere una posizione chiara su cosa vuole fare sulle pensioni: "bisogna aiutare tutti coloro che sono rimasti intrappolati nelle maglie della riforma Fornero e che cercano maggiore flessibilità. Altro che innalzare la pensione anticipata". 

Per la Cisl invece contano le parole di Matteo Renzi che ha smentito Cottarelli. "Chiediamo piuttosto che si trovi una soluzione sugli esodati e sugli altri capitoli aperti."
Proprio la settimana scorsa il ministro Poletti aveva precisato su questo fronte che il governo è al lavoro per trovare una soluzione finale e definitiva sul caso esodati. Il ministro ha ribadito che fino a fine anno le coperture finanziarie ci sono e c'è la volontà del nuovo esecutivo di affrontare il problema nella sua integralità. "Non vogliamo trovare le risorse per 5mila persone ma per trovare una misura complessiva che perimetri il problema e trovi una soluzione".

Renzi annuncia che per i dirigenti delle Pubbliche Amministrazioni il tetto massimo delle stipendio sarà equiparato alla retribuzione del Presidente della Repubblica.

Secondo il progetto presentato dal premier Matteo Renzi i dirigenti pubblici saranno al centro di un progetto di riforma della pubblica amministrazione.  Sul fronte del pubblico impiego del resto il governo è intenzionato a perseguire due strade.  La prima, più impervia, è quella del taglio degli uffici che, secondo le stime fornite dal commissario Cottarelli, potrebbe determinare fino a 85 mila esuberi; l'altra, da attuare in tempi molto rapidi, già da aprile secondo indiscrezioni, è quella di stabilire che nessun manager pubblico possa guadagnare più del Presidente della Repubblica. In pratica la retribuzione dovrebbe scendere a 239.181 euro l'anno contro i 311.658 euro, tetto fissato dal precedente governo Monti e ancorato allo stipendio del primo presidente di Corte di Cassazione. 

La misura ovviamente dovrà essere chiarita nelle sue modalità di applicazione, ma dovrebbe interessare anche gli amministratori di società controllate e partecipate dallo Stato e non quotate nei mercati regolamentati. In pratica Ferrovie dello Stato, Poste e Cassa depositi e prestiti, mentre non sarebbero toccati i dirigenti di Eni ed Enel. Interessati ovviamente i dirigenti apicali dei Ministeri delle amministrazioni centrali pubbliche e i vertici della Cassazione e delle altre magistrature amministrative e contabili. 

La sezione penale della Corte di Cassazione nella sentenza 12541 del 2014 ha affermato che il sequestro preventivo funzionale alla successiva confisca per reati commessi contro la pubblica amministrazione può essere consentito solo nei limiti del quinto dell'importo della pensione. 

La questione era nata dal sequestro preventivo disposto nei confronti di un pensionato titolare di pensione di invalidità ed indennità di accompagnamento pari alla somma ritenuta indebitamente erogata nella sua totalità. I giudici della Suprema Corte hanno stabilito che il sequestro preventivo funzionale alla successiva confisca per equivalente del controvalore di entità monetarie costituenti il prezzo o il profitto di reati commessi dal pubblico dipendente in pregiudizio della Pubblica Amministrazione di appartenenza è consentito esclusivamente dei limiti del quinto. 

I giudici osservano anche che il DPR 180/1950 nel prevedere l'insequestrabilita', l'impignorabilita' e l'incedibilita' degli stipendi dei pubblici dipendenti, ha esteso tali misure anche nei confronti dei titolari di reddito da pensione. I giudici hanno pertanto annullato il provvedimento di sequestro limitatamente ai quattro quinti sugli importi maturati dalla data del sequestro e sui ratei maturandi delle pensioni.

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