Nicola Colapinto

Nicola Colapinto

Nicola Colapinto, avvocato con specializzazione in diritto del lavoro, seguo le principali questioni giuslavoristiche e previdenziali per PensioniOggi.it. 

Oggi pomeriggio in commissione Lavoro il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, darà le indicazioni del governo in merito alla sesta salvaguardia, rinviando però il varo di un provvedimento che affronti in via strutturale il problema degli esodati alla prossima legge di stabilità. La proposta del Ministro dovrebbe essere quella di spostare di un altro anno l'asticella della decorrenza, arrivando al 6 gennaio 2016 dal 6 gennaio 2015. Kamsin  Beneficiari dell'intervento sarebbero le "solite" categorie già individuate con i precedenti cinque interventi e cioè i lavoratori in mobilità, i dipendenti pubblici esonerati dal servizio, i lavoratori in congedo per la cura di parenti disabili, i cessati per accordi individuali o collettivi, i licenziati individuali e i prosecutori volontari. Nella nuova misura, che non avrebbe alcun profilo strutturale, potrebbero risultare salvaguardati anche i lavoratori cessati da un contratto a tempo determinato che si trovassero a 4 anni dalla maturazione dei requisiti previdenziali pre-riforma. Categoria oggi esclusa dalla quarta salvaguardia a seguito di una nota ministeriale del Marzo di quest'anno.  In numeri si tratterebbe di circa 8.500 soggetti in più rispetto al totale generale fissato finora in 132.130 "esodati" salvaguardati, cifra quest'ultima cui è associata una stima di maggiore spesa previdenziale per 11,6 miliardi entro il 2022-2023.

Ancora nulla di fatto invece per la soluzione strutturale. Costa troppo. Lo stesso Poletti aveva parlato di «un ponte», e il suo predecessore Giovannini di «un prestito pensionistico» con anticipo di due anni dalla maturazione dei requisiti attuali ma i costi di rendere strutturale un anticipo dell'età pensionabile sono eccessivi fanno sapere fonti vicine al ministero dell'economia. Difficile quindi che la pdl 224 che arriverà in Aula il 30 giugno possa avere un rapido disco verde.  Costo stimato: oltre 47 miliardi di euro fino al 2025. Netto il no della Ragioneria generale dello Stato per coperture «inadeguate» (individuate nel testo con l'incerto capitolo dell'aumento delle entrate da giochi e lotterie). La proposta che illustrerà oggi Poletti ha lo scopo di congelare il pressing del Parlamento.

Zedde

Dopo oltre una settimana di tira e molla tra Palazzo Chigi e il Colle il decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione è arrivato in Gazzetta Ufficiale ed è dunque legge dello Stato. In questo periodo di gestazione è saltata la norma che vietava ai consiglieri di Stato di far parte dei gabinetti dei ministri e l'unificazione del Pra e della Motorizzazione Civile, ma il decreto prevede il commissariamento del Formez. Kamsin  Il testo conferma le decisioni dell'esecutivo per svecchiare le Pa: per gli statali, da Novembre, sarà abolito il trattenimento in servizio. Non sarà possibile prolungare per altri due anni, come accade oggi, il lavoro.

Per i magistrati la regola subisce un temperamento. Oggi l'età di ritiro del giudici è in pratica, 75 anni. Per le toghe, infatti, il trattenimento in servizio è possibile per cinque anni raggiunta l'età limite che, sempre nel caso dei giudici è di 70 anni. Per evitare di decapitare in un solo colpo tutta la struttura apicale della magistratura (circa 400 posizioni a rischio secondo gli stessi magistrati), il governo ha deciso che l'abolizione del trattenimento in servizio avrà efficacia solo a partire dal 1° gennaio del 2016. Un'eccezione analoga è stata fatta anche peri militari. A differenza del magistrati per loro non c'è il trattenimento in servizio, ma l'ausiliaria che gli consente di allungare l'età per il collocamento in quiescenza da 62 a 67 anni la permanenza. Anche per loro l'abbassamento dell'età entrerà in vigore solo nel 2016.

Tra le norme inserite nel provvedimento c'è anche quella che autorizza le Pa ad obbligare chi ha raggiunto il massimo dei contributi previdenziali, ossia 42 anni e 6 mesi (41 anni e 6 mesi per le donne), a lasciare il lavoro (articolo 1, comma 5 del Dl 90/2014).  Secondo le stime del ministero della funzione pubblica, questa regola potrebbe liberare fino a 60 mila posti in un triennio.

Una norma che ha fatto molto discutere, e che probabilmente continuerà a far discutere, è quella che prevede il divieto per i pensionati di avere incarichi di consulenza, dirigenziali odi vertice in qualsiasi pubblica amministrazione. E questo vale sia che la pensione sia pubblica o privata. Dopo le indicazioni del quirinale però si è deciso un ammorbidimento. Il divieto di conferire incarichi di vertice ai pensionati entrerà in vigore soltanto a partire dai prossimi rinnovi, dunque tutti coloro che attualmente ricoprono queste posizioni rimarranno al loro posto. Non solo. Sarà ancora possibile conferire incarichi a soggetti pensionati nel caso questi siano assegnati a titolo gratuito. Un'altra eccezione, poi, sarà concessa a tutti gli organi costituzionali, come Camera, Senato, Corte Costituzionale e, fin quando ci sarà, anche il Cnel, potranno continuare ad assegnare posizioni a persone in quiescenza.

Le misure tuttavia avranno un costo non indifferente per lo stato. La relazione tecnica che accompagna il decreto ammette che la «staffetta generazionale» peserà per 354 milioni, la cui copertura, ancora una volta, sarà sostanzialmente a carico del commissario alla spesa pubblica Carlo Cottarelli che dovrà incrementare la sua dote di tagli. Confermate anche le regole sulla mobilità, che sarà obbligatoria entro i 50 chilometri, mentre per quella volontaria non ci sarà più bisogno del nulla osta dell'amministrazione di provenienza.

Il decreto allenta poi il blocco del turn over. Per le amministrazioni centrali resta confermata la percentuale di assunzioni rispetto alle cessazioni dell'anno precedente pari al 20% per il 2014, al 40% per il 2015, al 60% per il 2016, 80% per il 2017 e 100% dal 2018. Per le assunzioni non si fa più riferimento ai criteri di spesa e al numero di dipendenti, ma resta solo il criterio della spesa. Per gli enti di ricerca, fermo restando il vincolo dell'80% di spesa delle entrate correnti, il turn over è al 50% della spesa per il personale cessato nell'anno precedente (nel 2014 e nel 2015).

Tra le altre novità c'è il taglio all'attuale 75% al 10% del compenso professionale per l'avvocatura dello Stato (e le avvocature degli enti pubblici), in caso di sentenza favorevole in cui sia previsto il recupero delle spese legali a carico delle controparti. La norma non si applica agli avvocati inquadrati con qualifica non dirigenziale negli enti pubblici e negli enti territoriali. Non è previsto alcun compenso professionale in tutti i casi di pronunciata compensazione integrale delle spese, anche in caso di transazione dopo sentenza favorevole alle amministrazioni pubbliche.

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Sono iniziate oggi le discussioni in sede referente alla Commissione lavoro della Camera della pdl 224 nel testo unificato elaborato dal comitato ristretto della stessa commissione, contenente modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico. Kamsin Discussione che approderà alla Camera lunedì prossimo dopo il rinvio chiesto dal governo per studiare una posizione propria in materia di esodati. La Commissione dovrà tenere conto delle novità in materia previdenziale contenute nel disegno di legge delega approvato dal consiglio dei ministri dello scorso 13 giugno il cui testo, ancora oggi non è stato però comunicato in via ufficiale dal governo.

”Il governo mi pare disponibile a fare un passo avanti, non vorrei che il Ministero dell’economia e la Ragioneria mettessero i bastoni tra le ruote”. Cosi’ il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano. Dopo aver incontrato a Montecitorio il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il deputato del Pd spiega: “La commissione Lavoro ha una proposta, che ha un costo valutato dall’Inps negli anni di 47 miliardi che io credo sia un’esagerazione. In ogni caso dobbiamo fare i conti con i numeri. Vorremmo- aggiunge- che il governo facesse una sua proposta, fissando il principio che tutti i risparmi, che ci sono stati dalle precedenti cinque salvaguardie, siano utilizzati esclusivamente per fare altre operazioni. Una proposta potrebbe essere di spostare la data dal 6 gennaio 2015 al 6 gennaio 2016, vale a dire coloro che matureranno il diritto alla pensione entro quella nuova data possono usufruire delle regole precedenti alla riforma Fornero”.

Inoltre per Damiano bisogna “salvare i lavori a termine che sono stati licenziati e non hanno protezione, cancellare le penalizzazioni per chi utilizza le pensioni di anzianita’ prima dei 62 anni e risolvere il problema dei lavoratori macchinisti”. Rispetto all’atteggiamento del ministro, Damiano riferisce: “Il governo mi pare disponibile a fare un passo avanti, a fare una proposta che vada in questa direzione, non vorrei che il Ministero dell’economia e la Ragioneria mettessero i bastoni tra le ruote perche’ quelle risorse sono dei lavoratori esodati”.

Continua a trovarsi invece in stallo la proposta di legge Ghizzoni/Marzana che, come è noto, prevede di estendere la possibilità di accedere al trattamento pensionistico con i requisiti anagrafici e contributivi previsti dalla normativa previgente l'entrata in vigore dell'articolo 24 del decreto legge 2012/2011, anche al personale della scuola che aveva maturato tali requisiti entro il 31 agosto 2012.  L'esame della proposta non risulta essere all'ordine del giorno di questa settimana in nessuna commissione di Palazzo Madama. La situazione di stallo nella quale si è venuta a trovare la proposta è dovuta sempre al silenzio del governo, alle incertezze e ai dubbi della commissione bilancio sul reperimento delle risorse finanziarie e alla tenace resistenza esercitata dal ministero dell'economia e delle finanze.

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Con la fiducia votata ieri dalla Camera il Dl Iperf è stato finalmente convertito in legge in via definitiva. Kamsin Il provvedimento conferma il bonus da 80 euro nel 2014 per i lavoratori dipendenti con un reddito annuo tra gli 8mila e i 24mila euro senza concedere ulteriori estensioni in favore delle famiglie monoreddito; ribadisce il taglio strutturale dell'Irap del 10% finanziato dall'aumento dal 20% al 26% della tassazione sulle rendite finanziarie (per le casse di previdenza l'aumento sarà però piu' contenuto: dall'11% all'11,5%).

Molte anche le novità introdotte nel corso dell'esame in Parlamento del testo. Se da un lato rimane la tassa sulla rivalutazione dei beni d'impresa (con il pagamento scadenzato però in tre tranche, 16 giugno, 16 settembre e 16 dicembre, anziché in un'unica soluzione come previsto originariamente) c'è la novità della proroga a ottobre del versamento della Tasi per i Comuni ritardatari, cioè che non hanno fissato le aliquote entro lo scorso 31 maggio. Sale poi a 73,50 euro il contributo per il passaporto ma viene eliminato l'esborso annuale da 40,29 euro.

Con il provvedimento arriva il via libera alla riammissione alla rateizzazione delle cartelle Equitalia per i contribuenti decaduti con il vecchio regime. I contribuenti ritardatari, che non hanno rispettato i termini di pagamento delle cartelle Equitalia potranno accedere di nuovo alla rateizzazione, a condizione che la violazione sia antecedente al 22 giugno 2013. I contribuenti potranno accedere alle nuove norme, chiedendo al massimo la dilazione in 72 rate. La richiesta dovrà essere presentata entro il 31 luglio di quest'anno. C'è poi lo slittamento al 15 settembre del termine per il pagamento delle concessioni demaniali; lo sblocco di una nuova tranche di pagamenti di debiti della Pa alle imprese (con la precisazione che queste avranno due mesi in piu' per ottenere la certificazione); lo slittamento al 2016 dell'obbligo di pubblicare solo online i bandi di gara delle Pubbliche Amministrazioni.

Resta confermata la stretta di 150 milioni sulla Rai con una norma di favore però per tutelare le sedi regionali; un giro di vite sulla Difesa che dovrà tagliare 400 milioni il budget, una riduzione delle auto blu e un taglio di 2,1 miliardi sugli acquisti di beni e servizi della Pa.

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Parte lo sciopero per i 347 avvocati dello Stato contro i tagli minacciati dal Governo Renzi agli onorari.  Anche se non si è visto il testo ufficiale del provvedimento, approvato lo scorso venerdì dal Consiglio dei ministri, pare assodato che termineranno i tempi d'oro per questa categoria, corpo d'elite dal quale le Pubbliche Amministrazioni attingono per essere rappresentate innanzi alle giurisdizioni civili. Kamsin.

Un'iniziativa destinata a fare scalpore perchè le retribuzioni degli avvocati dello stato non sono certamente modeste. Il loro costo (fonte il sito Internet dell'Avvocatura) è di 81,3 milioni l'anno, pari, in media, a circa 234 mila euro annui ciascuno, una busta paga decisamente non bassa. A cui però si aggiunge una importante appendice. Una norma del 1933 stabilisce infatti che agli avvocati dello Stato venga corrisposto anche un onorario per le cause vinte o per quelle nelle quali il giudice abbia stabilito la compensazione delle spese fra le parti; una voce che, tradotta in soldoni, comporta per lo stato un esborso aggiuntivo di circa 40 milioni di euro l'anno. E' proprio questa la voce che Renzi vuole cancellare con un colpo di penna. "L'avvocato dello stato infatti già percepisce una retribuzione per un contratto a tempo indeterminato e quindi non c'è alcuna necessità di un ulteriore compenso per aver svolto il suo lavoro in modo "vittorioso" da un punto di vista processuale" si legge nella nota diffusa a margine del Consiglio dei ministri della scorsa settimana.

Il decreto stabilirà dunque che quando il giudice compensa le spese, gli avvocati dipendenti dello Stato non avranno più diritto ad alcun onorario. Nel caso invece di cause vinte con liquidazione della parcella ai legali del vincitore, l'onorario dovrebbe essere ridotto in misura drastica: anche al 10% per cento.

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